Gennaio 7, 2008 Il lato oscuro degli scacchi, Memorie dal sottoscala
Adiòs !
È giunto il momento dell’addio.
Non è facile.
Soprattutto, non è una scelta mia.
Ma sono costretta dal nocciolo duro della mia società.
Non ho alternative : la dignità umana e, soprattutto, il rispetto non possono essere calpestati impunemente in questo modo.
I problemi si trascinavano da tempo, ma nelle ultime settimane la situazione è precipitata.
Non sono abituata a fare del vittimismo, non mi piace e non mi è mai piaciuto fare notare certi atteggiamenti, che sono prima di tutto completamente idioti.
Inoltre, ritengo che per superare certi pregiudizi sia necessario scendere in mezzo alla gente e cercare di far capire che gli stereotipi sono sbagliati.
Inizialmente pensavo che i miei fossero solo dei fraintendimenti.
Purtroppo, però, quando vivi certe situazioni sulla tua pelle, capisci al volo quando puoi passare sopra a certe cose o quando vengono fatte apposta per ferire.
Certo, non mi è stato detto esplicitamente di no, ma hanno scelto una via molto più velata che però ho intuito immediatamente.
Un mobbing sempre meno nascosto.
Atteggiamenti di intolleranza mostrati sempre più apertamente.
Ho tollerato a lungo la mancanza di dialogo riguardo agli argomenti più elementari, la mancanza di tatto, i problemi organizzativi, le battute velenose, le frecciatine più o meno sarcastiche e gli intoppi improvvisi che capitavano sempre a casaccio.
Ma non consegnare personalmente la coppa del campionato sociale, appoggiandola sul tavolo senza stringere la mano né degnare di uno sguardo la vincitrice (pardon, “campione”) è stata una caduta di stile troppo pesante, soprattutto davanti a una folta platea.
Ecco il motivo per cui non sono state scattate foto durante l’evento.
Così come verbalizzare l’esclusione della sottoscritta dal progetto giovanile per il 2008, nonostante l’anno scorso, dalla fine di settembre fino a metà dicembre, avessi dedicato tutte le domeniche mattina (e gran parte del mio tempo libero durante la settimana) allo sviluppo e alla pianificazione della didattica.
Con che animo avrei potuto affrontare qualsiasi programma formativo per il futuro ?
Era evidente che qualcosa non andava per il verso giusto, soprattutto dopo l’altra tristissima vicenda riguardante il muv:mi (vicenda ampiamente già trattata in precedenza).
Guardacaso, l’organizzazione era sempre la stessa.
Forse qualcuno non ha gradito il fatto che sono diventata istruttrice federale e ha iniziato a fare pressioni sul mio circolo per rendermi la vita più difficile?
È singolare che la situazione sia iniziata a degenerare proprio da allora.
Tralascio dall’elenco molte altre “stranezze”, cui probabilmente non avrò mai risposta.
Bastava parlarne.
Invece, si è preferito agire alle spalle degli altri.
No, così non va bene.
Non me la sento più di combattere.
Preferirei cercare altre opportunità, dove negli ultimi mesi è stato più volte richiesto il mio contributo.
Non mi sono certo proposta io.
È un nuovo inizio, ancora una volta.
Ci sono abituata, nella mia vita ho già dovuto affrontare momenti ben peggiori e situazioni ben più difficili.
Non avrei mai voluto una cosa del genere ; ero e sono affezionata a questo ambiente, mi mancherete terribilmente.
Non sono certo entusiasta della scelta, per usare un eufemismo.
Proprio per nulla.
Ok, divento socia di un club forse più prestigioso, ma non è certo un affare per me, è solo una soluzione alternativa.
Non mi aspetto nulla di particolare, proprio nulla.
L’inizio non è stato dei migliori, tutt’altro.
I miei obiettivi sono cercare di fare bene e basta.
In ogni caso, però, i ricordi dei molti momenti belli passati insieme e, soprattutto, le vere amicizie che ho stretto e che porterò sempre nel cuore, rimarranno per sempre con me.
Questo momento mi rende molto triste.
Questa è una sconfitta per tutti noi.
Un’ultima considerazione di carattere generale.
Il muro contro muro non ha mai portato a nulla di buono.
E temo che questa sia solo la prima puntata di una vicenda destinata a proseguire in ben altri ambiti.
Adesso sono preparata a ogni situazione.
Se si dovessero ripetere certe situazioni, d’ora in poi sarò molto meno tollerante.
Attraverso il lavoro quotidiano, il sacrificio, il racconto di sé e la serietà, si possono aprire le menti delle persone.
Ma il prezzo che sto pagando è probabilmente troppo alto.
Fare fatica a farsi ascoltare, ad avere apprezzamenti reali e non solo delle finte pacche sulle spalle, non ricevere il rispetto per la persona né per le idee proposte.
È giunto il momento di cambiare.
Spero di trovare un giorno qualcuno che abbia il coraggio di lottare con me per questi ideali.
E di seguirmi in questa avventura.