Aprile 23, 2008 Il lato oscuro degli scacchi
Always on my mind
In questi ultimi giorni ho deciso di commentare dieci delle mie partite più importanti, non tanto per il loro contenuto tecnico, ma per il loro significato al di fuori della scacchiera.
Ciò che contava era l’atmosfera, le emozioni e i sentimenti provati.
Questo è ciò che era importante in quei momenti, non solo quello che succedeva sulla scacchiera tabellone.
A quanto pare, questo blog è seguitissimo e continua ogni giorno che passa ad aumentare i suoi lettori, con un trend in continuo aumento che sta iniziando a dare numeri interessanti e impensati all’inizio.
Tuttavia, il dialogo che ho con loro è quasi inesistente, eccetto per quei pochi (che, tra l’altro, nella maggior parte dei casi conosco personalmente) che ringrazio di cuore per i commenti che lasciano ogni tanto, sempre graditi, o con tutti coloro con cui parlo “de visu” dei contenuti di quello che ho scritto qui.
Devo ammettere, quindi, che lo scopo che animava questa iniziativa degli ultimi giorni è parzialmente fallito.
Peccato.
È impossibile scherzare e sdrammatizzare.
Ma è anche impossibile intavolare dei discorsi seri (e credo che leggendo fra le righe i post se ne potessero fare molti di vario genere), perché a quanto pare non interessano nemmeno questi.
Il mondo è permeato da una grande falsità di base.
Tutti vogliono sapere e basta.
O si frequenta o si ha un rapporto (anche virtuale) con una persona perché se ne ha un interesse (che può spaziare dalle più diverse motivazioni) e nient’altro.
Tornando al tema iniziale, ho come l’impressione che molti dei lettori provenienti da un certo ambito vengano esclusivamente per conoscere le mie varianti preferite e il mio repertorio di aperture, così da potermi preparare delle novità da sperimentare quando giocheremo in partita viva.
Senza ovviamente rendersi conto che ciò che viene pubblicato qui ha una rilevanza bassissima in tal senso.
Sto ricominciando ad avere un rifiuto nei confronti dell’ambiente, quantomeno di una certa parte di esso.
Non appena fai notare queste cose elementari o provi a fare semplicemente una battuta, immediatamente ti riempiono la testa di frasi come “il solito vittimismo“, “cosa ci puoi fare“, “è giusto così” e altre con lo stesso tono.
Se cerchi solo un dialogo, non si può, non posso linkare il tuo blog perché è vietato ai minori (rotfl, ma mi è davvero capitato di sentirmi dire queste parole), sei fuori tema, eccetera.
Il nostro mondo è profondamente classista fin nelle sue fondamenta.
Anche qui non c’è molto da fare se non prenderne atto e comportarsi di conseguenza, cosa che, d’altra parte, faccio già da tempo.
Comportamenti di questo genere non mi suscitano più alcuna emozione; io vado semplicemente avanti per la mia strada.
Sarebbe interessante conoscere ancora una volta il parere dei tanti lettori, silenti e non.
Ma, ancora una volta, temo che non ci sarà nessuna risposta, o che le risposte verranno da persone che già conosco.
Always on my mind.
Ho capito (ancora una volta) la lezione.