Ancora sul problema della parità di genere

Aprile 28, 2014 Memorie dal sottoscala


Non bisogna imparare a scrivere ma a vedere.
Scrivere è una conseguenza.

A. De Saint Exupery

Ancora sul problema della parità di genere

Da anni sento ripetere che le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini.
E purtroppo è vero.
Sento poi dire che le donne sono considerate “inferiori” e che spesso il nascere uomo comporta dei privilegi.
Questo invece è falso.

Mi spiego meglio.
La donna ha una posizione di inferiorità se si considerano come parametri positivi alcuni modelli maschili stereotipati.

Se arrivare a una posizione di potere (sia esso politico, economico o sociale) è un valore positivo, allora è vero che la donna ha avuto una posizione di inferiorità per secoli.
Se avere rapporti sessuali con cinque partner a settimana è un valore positivo, allora sì, la donna è in una posizione di inferiorità, perché in questo caso entrano in gioco dei fattori che fanno sì che l’uomo sia considerato un “figo” e la donna una “troia”.

In questi casi, la donna è in netto svantaggio rispetto all’uomo e lo è ancora in molte zone del pianeta.

Pensiamo alla nostra storia.
In Italia, il diritto di voto alle donne è stato concesso solo nel 1946, cioè pochissimo tempo fa ; fino al 1975 il marito era il capo della famiglia e la donna era tenuta a seguirlo.
Inoltre, fino al 1943 era legale per il marito picchiare la moglie, a condizione che non le provocasse ferite visibili, oppure si verificava il cosiddetto “delitto d’onore”, abrogato solo nel 1981.

Si tratta di norme fortunatamente scomparse solo da poco tempo, segno che i tempi in cui ci sarà una vera parità di diritti sono ancora lontani.

A dimostrarlo sono le leggi sulle cosiddette “quote rosa” (o più in generale tutti i discorsi sulla parità di genere), che, introducendo l’obbligo per i partiti di inserire una certa quantità di donne nelle liste elettorali, in realtà mortificano il principio di parità che vorrebbero tutelare.
Se una persona è veramente alla pari, non c’è ragione di ribadirlo con una legge : se un concetto viene ribadito dalla legge, semplicemente vuol dire che non è acquisito dalla maggioranza della popolazione.

A questo punto, però, è necessario fare alcune considerazioni che in genere non vengono mai fatte.

Dividendo il mondo in donne e uomini, infatti, ci si dimentica che ogni essere umano è una persona e non una categoria maschile o femminile (o “altro”, come talvolta si legge oggi).

Molti uomini, per carattere, per educazione o per altri motivi, non vogliono adeguarsi ai parametri della società maschilista che li vorrebbe di successo, privi di emozioni e grandi playboy.
Magari un uomo è mite, timido e gracile.
La società maschilista costringe gli uomini che non rientrano in questi parametri ad adeguarsi, con quali risultati è possibile immaginare.


Ancora sul problema della parità di genere


Inoltre, ci si dimentica che la donna, dalla sua situazione di (presunta) “inferiorità”, non ha solo svantaggi.

Ne hanno sicuramente le donne che vogliono arrivare all’apice della carriera e che spesso non ci riescono a causa di una finta meritocrazia in ambienti di lavoro particolarmente sessisti (ne so qualcosa in prima persona, ad esempio), oppure quelle che vogliono portarsi a letto un uomo al giorno, penalizzate da una cultura clerical-bigotta.

Ma non quelle che invece non vogliono lavorare e vogliono farsi mantenere dal marito o dall’amante (e sono ancora tante), quelle a cui piace essere corteggiate e vivere la propria posizione di donna facendosi aprire lo sportello dell’auto, farsi portare fiori e molti altri esempi simili.

Quello che voglio dire è che una società in cui i ruoli sono fissi dà esclusivamente dei vantaggi a quelle persone che si riconoscono in quei ruoli e svantaggi a quelle che vorrebbero uscire da questi schemi.
E questo succede sia agli uomini che alle donne.

Quindi la società maschilista ha nuociuto e nuoce ancora oggi ad alcune donne, e ha giovato ad altre.
Ha nuociuto anche a molti uomini.
La donna, insomma, negli ultimi anni non ha avuto una posizione di svantaggio, ma semplicemente una posizione diversa.

Ricordo un mio amico al liceo: era bellissimo, molto corteggiato e invidiato, uno di quelli per cui, ancora oggi, la gente pensa che “la donna deve stare a casa e il marito a lavorare, altrimenti si perdono i valori tradizionali“.

Un giorno venne da me e mi confessò che una bella ragazza del liceo ci stava provando con lui.
Lui non voleva andarci insieme, ma non sapeva come fare.
In pratica, non aveva alternative, altrimenti gli amici lo avrebbero deriso e preso per “frocio” ; inoltre, mi confessò che gli era già capitata tantissime altre volte.

Questo episodio riassume alla perfezione i guasti a cui può portare una cultura maschilista spinta all’eccesso, con un uomo che è costretto ad avere rapporti con una donna che non gli piace per dimostrare agli altri la sua virilità e con i suoi amici che provano sensi di inferiorità perché non fanno la stessa cosa.


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Per non parlare di chi sente delle spinte omosessuali e le nega per decenni, fino a quando non diventano incontrollabili intorno ai 40-50 anni (gli esempi sono migliaia !).

Perché, ovviamente, vivendo in una società maschilista, l’omosessuale si vergogna del suo lato femminile e, molto spesso, fatica ad ammetterlo e ad accettarlo, con quali disastri psicologici è facile intuire.

Certo, oggi le cose sono molto migliori rispetto agli anni ’70, ma per molti è ancora un tabù.
Fra gli altri, ho due parenti omosessuali, uno maschio e uno femmina, che si sono sposati per tranquillizzare i loro genitori e i paesani del luogo in cui vivono.
In pubblico sono una coppia ufficiale, in privato invece sono single omosessuali.

Ci sono poi altri svantaggi dell’uomo nella diversità dei generi, ne cito solamente alcuni :

In genere, dopo una separazione, l’affidamento del bambino non viene praticamente mai assegnato all’uomo, mentre la custodia dei figli spetta di solito alla madre, salvo rarissime eccezioni.
L’uomo che viene licenziato è un fallito, la donna invece “può stare a casa più a lungo“.

L’uomo evirato (ossia la trans operata, o più semplicemente la trans non più attraente dal punto di vista sessuale) suscita solo compassione, mentre la donna che perde le sue caratteristiche femminili viene semplicemente ignorata.
La donna che nel suo tempo libero sale su una moto e va a 200 km/ora è una donna in gamba, quindi “una con le palle” ; l’uomo che nel suo tempo libero va a vedersi negozi di moda è invece un “coglione“.

Per non parlare dell’uomo a cui piace essere sottomesso sessualmente.
Se qualcuno viene a sapere che a una donna piace essere frustata o che ama il BDSM, la reazione è solitamente questa :

“Ma sì, ognuno ha la sua libertà sessuale, viviamo in una società moderna !”

Se invece è un uomo, viene guardato con occhi diversi, quasi con compatimento, e appena lui passa si fanno dei commenti e si ride sottovoce.

Una società che riconosca davvero la parità di genere deve dare a tutti le stesse opportunità ; quindi non solo alle donne di avere un amante al giorno e diventare (forse) Papa, ma anche agli uomini di mettere il grembiule e piangere perché la moglie arriva tardi a casa (ovviamente sto volutamente ingigantendo il concetto).


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Inoltre, in una società in cui i parametri di riferimento non sono esclusivamente il denaro e il potere, ma soprattutto il valore della persona viene misurato sulla sua capacità di essere felice, si cesserebbe immediatamente di parlare di inferiorità della donna.

A quel punto, si parlerebbe solo di “diversità” e non di “parità”, perché il valore aggiunto della persona sarebbe la sua capacità di raggiungere la pace interiore, a prescindere dalla sua condizione lavorativa, economica e sessuale.
Ed ecco allora che una suora di clausura potrebbe diventare un modello di riferimento positivo superiore a quello di un imprenditore di successo.

Quindi, la società maschilista non nuoce solo alle donne, ma a tutte le persone.
Nuoce alla libertà di tutti, uomini e donne.

C’è poi un’altra cosa che non ho mai digerito del rapporto che le persone hanno con il sesso.
Puttana” e “troia” sono due termini dispregiativi, perché è considerato molto negativo fare sesso a pagamento.

In tutta sincerità, non ho mai capito il motivo di questa cosa.
Perché fare sesso a pagamento dovrebbe essere disdicevole ?

Questo concetto sottintende un concetto alla base quantomeno molto discutibile (concetto che in Italia va molto di moda, oggi ancora di più che tre anni fa).

Secondo me, fare sesso a pagamento non è necessariamente disdicevole ; tutt’altro.

È disdicevole, piuttosto, gran parte del sistema (spesso criminale o quantomeno ai limiti della legalità) che ruota attorno alla prostituzione, a partire dalle condizioni di lavoro.
Questo fenomeno, peraltro, si verifica anche nei paesi dove la professione è legalizzata (Svizzera, ad esempio).

Fare sesso per denaro non è affatto un male, perché ci sono molte categorie, rispettabili socialmente, che vendono qualcosa di ben più grave : l’anima.

Un avvocato che difende un mafioso o un politico e poi viene eletto in parlamento facendo delle leggi a favore del suo assistito, fa una cosa molto più grave, perché per soldi vende il suo cervello e quindi la sua anima.

I magistrati che vengono pagati per agire “in nome del popolo italiano” e poi truccano le sentenze in nome di qualche “fratellanza“, hanno venduto l’anima.

Lo stesso vale per il medico che prescrive un farmaco o una cura solo perché è pagato dalla casa farmaceutica o per il politico che accetta una mazzetta per costruire una discarica in una zona non consentita : i loro danni immensi si ripercuotono su centinaia, migliaia di persone.
Hanno venduto l’anima.

In poche parole : vendere il proprio corpo è un male, mentre mandare a morire milioni di persone o mentire a milioni di cittadini mandandoli sul lastrico come fanno i banchieri ogni giorno no.

Inoltre, oggi la stragrande maggioranza dei giornalisti svolge un lavoro assai peggiore di quello delle prostitute.
Perché hanno venduto il loro cervello e la loro dignità in cambio di potere.

Ad esempio, molti giornalisti (e ovviamente politici) che si dichiarano “antisistema” si occupano di tantissimi argomenti : problemi sociali, questioni politiche, questioni morali…

Però (guardacaso !) evitano accuratamente di nominare un problema fondamentale, probabilmente il più importante : la massoneria.

A quel punto, bisognerebbe domandare loro :

Ma non vi siete mai accorti che esiste un’organizzazione che controlla sia la destra che la sinistra (nonché tutte le principali istituzioni dell’UE e, in ultima analisi, di tutto il mondo ?
Il termine generico “lobbies” non rende giustizia alla loro potenza di fuoco, escluso per le lobbies ebraico/bancarie.

Vi siete mai accorti che l’Italia non ha solo la mafia (e Berlusconi, ovviamente) come problema (passato e presente) ?

Certo, alcuni non si occupano mai del problema massonico semplicemente perché non hanno raggiunto (o non riescono a raggiungere) un livello di consapevolezza sufficiente per comprendere il sistema nella sua interezza, e allora, in buona fede, ignorano certe problematiche.

Altri (e molti) invece conoscono benissimo il sistema.
E sono palesemente in malafede, perché ne fanno parte e quindi ne tacciono gli aspetti peggiori, perché non devono informare la gente.

I primi sono in buona fede e quindi non si può biasimarli.
I secondi, invece, hanno venduto l’anima.

La Massoneria (nonostante in apparenza sembri il contrario) è il vero problema che impedisce una crescita economica e politica reale, la sconfitta delle varie mafie in tutta Europa e nel mondo.
Cioè, rappresenta il vero potere di cui tanto parlano i giornalisti e i politici “finti-antisistema“, ma di cui in definitiva la stragrande maggioranza di loro fa semplicemente finta di interessarsi perché ne fa parte in tutto e per tutto.

Peraltro, ritornando al tema iniziale, ignorando il problema massonico è impossibile approfondire la diversità tra uomo e donna, perché la storia della Chiesa cattolica romana (e di conseguenza della Massoneria) può essere letta anche come la storia millenaria del tentativo di cancellare la femminilità dalla società, di sopprimerla con la demonizzazione di tutto ciò che riguarda la sessualità umana a fini di controllo sociale.

Per contribuire alla parità di genere, quindi, non è necessario rivolgersi né alle donne né agli uomini, ma a quel sistema cattolico/massonico, facce della stessa medaglia, di cui troppo spesso fanno parte e a cui prima vendono l’intelletto e poi l’anima.

Quindi, nella maggior parte dei casi, il mestiere di giornalista non è certo migliore di quello della prostituta, anzi, è proprio il contrario.
Giornalismo = prostituzione intellettuale (non a caso nel mondo siamo al 78° posto per libertà di stampa).

Imparare a crittografare i messaggi in codice che lasciano ogni giorno e di cui ben pochi sono in grado di comprendere (anche perché si tratta di persone dotate di una cultura e di una capacità intellettuale davvero superiore alla media mondiale) è l’unica chiave per comprendere il nostro destino.

Questo è quanto.
Sic et simpliciter.


Veronica