Ottobre 15, 2024 Storie di sport e di vita
In poche parole, un vero mito.
Bob Morse. Un grande cestista, con un tiro formidabile, eccellente rimbalzista
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Bob Morse è nato il 4 gennaio 1951 nel Maryland (USA).
Arrivò alla Ignis nel campionato 1972/73, spinto dalla mania di perfezionismo dell’allenatore bosniaco Aza Nikolic, preoccupato di ristabilire la supremazia sull’Olimpia Milano e, di conseguenza, sul Campionato Italiano.
Nikolic riteneva necessario trovare un’ala di statura superiore rispetto a Manuel Raga.
Sostituire il messicano, amatissimo dal pubblico varesino, sembrava un’iniziativa completamente sbagliata e molti la considerarono un vero affronto.
Oggi sappiamo che Nikolic aveva ragione.
Forse è un caso, ma nel suo primo anno alla Ignis, lo statunitense vinse tutti i trofei in palio : Coppa dei Campioni, Campionato Italiano, Coppa Intercontinentale e Coppa Italia.
A titolo informativo, occorre sottolineare che questi successi sono stati ottenuti dal 22 marzo 1973 (finale di Coppa dei Campioni a Liegi contro il CSKA Mosca, 71-66) all’11 maggio 1973 (finale di Coppa Italia con il Saclà Asti, 94-65), con l’intermezzo della vittoria nel vittorioso spareggio scudetto di Bologna il 25 aprile. 74-70 sul Simmenthal e della Coppa Intercontinentale a San Paolo del Brasile contro Sirio (BRA), Bayamont (Portorico), Yugoplastika (Spalato, Jugoslavia) e Marathon Oil (USA).
Questo resta l’unico grande slam del basket italiano, in quanto è stato conquistato nella stessa stagione sportiva, con gli stessi giocatori e lo stesso allenatore.
Bob Morse iniziò la sua carriera a Varese a ventuno anni.
Nelle prime cinque gare del torneo ’72/’73 : 27 punti contro il Saclà ad Asti (81-70) ; 45 punti in casa con la Fortitudo Bologna (89-53) ; 30 punti a Napoli contro la Partenope (92-65) ; 39 punti a Varese contro la Reyer Venezia (89-66) e 35 punti a Milano contro il Mobilquattro (101-64).
Fu sempre presente a tutti gli incontri di quella memorabile squadra di basket che, in Italia, fino a quel momento, non ha avuto eguali.
Questi dati sono un po’ il viatico e la norma per i suoi nove anni a Varese, anche se, dopo il ’79, a causa dell’indebolimento della formazione dopo gli anni, non fu più possibile ripetere un successo così grande.
Bob Morse giocò 645 incontri, vincendone 504 e perdendone 141, con una percentuale di vittorie pari al 78.14%.
Morse lasciò Varese al termine della stagione 1980/81, l’ultimo anno della gestione Guido Borghi, quello più travagliato e difficile a causa delle note difficoltà finanziarie.
Giocò per tre stagioni ad Antibes, nel campionato francese, a causa di una norma cervellotica del regolamento italiano di allora che vietava il cambio di squadra ai giocatori stranieri già tesserati per società di basket italiane di serie A1, che potevano essere ceduti solo a squadre neopromosse nella massima serie.
Qui si fermò per tre anni prima di tornare in Italia a chiudere la carriera da giocatore tra le file della Cantine Riunite Reggio Emilia dopo altre due stagioni da protagonista.
Il 27 maggio 1986, Bob Morse presentò il suo libro “Io, Bob Morse” presso la libreria Veroni di Varese e, tre giorni dopo, giocò a Reggio Emilia la sua partita d’addio in una gara amichevole davanti a 4.000 spettatori.
Nel primo tempo si schierò con i vecchi compagni della gloriosa Ignis, mentre nel secondo tempo giocò con la Cantine Riunite, la sua ultima squadra, contro la DiVarese.
Era un grande cestista, con un tiro formidabile, eccellente rimbalzista e difensore come pochi.
Un atleta correttissimo, serio e meticoloso negli allenamenti così come nella vita quotidiana.
In poche parole, un vero mito.