Maggio 9, 2024 Global Warming
I politici che promuovono questa apocalittica Agenda Climatica si aggrappano disperatamente ai loro privilegi, mentre nel mondo milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile, agli elettrodomestici e alle automobili.
Colonialismo verde

Il presidente della Guyana, Irfaan Ali, è l’ultimo leader di una nazione in via di sviluppo a sottolineare pubblicamente l’ipocrisia di tutti coloro che fanno pressione su Paesi in via di sviluppo come il suo, chiedendo loro di rinunciare alla propria crescita economica per perseguire la propria agenda “verde“.
In risposta a una domanda provocatoria di un intervistatore della BBC sul “diritto” della Guyana di emettere anidride carbonica per sviluppare riserve di petrolio e gas per 150 miliardi di dollari, il presidente Ali ha messo in dubbio il “diritto” del giornalista di impartire lezioni sul cambiamento climatico.
Non è certo una novità, ma è comunque sconcertante che molti leader delle nazioni economicamente più avanzate assumano una posizione di superiorità morale, muovendo critiche ai Paesi in via di sviluppo con economie in espansione e, di conseguenza, con crescenti emissioni di anidride carbonica.
Ben saldi sulle loro poltrone, da Bruxelles a Washington, puntano il dito contro di loro, trascurando i secoli di utilizzo di carbone, petrolio e gas naturale proprio da parte dei Paesi occidentali.
Questo doppio “standard” non riconosce le necessità urgenti dei Paesi meno avanzati che cercano di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni da sempre in stato di indigenza.
Un esempio è la Guyana, il terzo Paese sudamericano più piccolo per superficie.
Il Presidente della Guyana, rivolgendosi al giornalista britannico, ha dichiarato che è ipocrita chiedere ai Paesi più poveri di ridurre le emissioni di CO₂, mettendo inoltre in dubbio l’autorità morale di coloro che hanno beneficiato della Rivoluzione Industriale guidata dagli idrocarburi, il cui impulso tecnologico più importante è stato il motore a vapore alimentato a carbone.
“Negli ultimi 50 anni il mondo ha perso il 65% della sua biodiversità“, ha affermato il presidente Ali, il cui Paese ospita una grande foresta pluviale.
“Noi abbiamo conservato la nostra biodiversità.
La state valorizzando ?Siete disposti a pagare per questo ?
Un giorno il Primo Mondo pagherà per tutto questo, oppure voi giornalisti siete a loro libro paga ?“.
D’altra parte, dal punto di vista di un Paese in via di sviluppo, questi pseudo-attivisti milionari radical chic sono particolarmente irritanti, perché viaggiano regolarmente in jet privati che consumano litri e litri di carburante per raggiungere i luoghi esclusivi dove si svolgono le conferenze sul clima organizzate dall’ONU.
La quantità di CO2 rilasciata da un solo di questi voli supera le emissioni annue di una persona che vive in un Paese in via di sviluppo.
Basse emissioni di CO2 pro capite e scarsità di energia elettrica sono sinonimo di indigenza
Se si esclude l’energia nucleare, i combustibili fossili sono la forma di energia più efficiente per sostenere la crescita economica.
Il loro utilizzo, e le relative emissioni di CO2, hanno quindi una relazione diretta con il livello di ricchezza di un Paese.
Le economie con un basso tasso di povertà hanno emissioni pro capite elevate o hanno attraversato una fase della loro storia in cui le emissioni sono state elevate, a causa del ruolo centrale che i combustibili fossili hanno svolto nel loro sviluppo.
Pertanto, a eccezione di alcuni Paesi che dispongono di abbondanti risorse idriche per la produzione di energia idroelettrica o di centrali nucleari, basse emissioni di CO2 pro capite indicano povertà.
Nel 2022, le emissioni globali di CO2 pro capite erano di poco superiori a 4 tonnellate, mentre quelle dell’India erano inferiori a 2 tonnellate.
Nel Regno Unito, invece, le emissioni erano di quasi 5 tonnellate.
L’Africa ha emissioni pro capite inferiori a 1 tonnellata.
Ad esempio, la Repubblica Centrafricana ha emissioni pari a 0,05 tonnellate per abitante e il 70% dei suoi cittadini vive in condizioni di estrema povertà, il che la rende il quinto Paese più povero del mondo.
Un altro Paese africano tra i cinque più poveri è la Repubblica Democratica del Congo, con appena 0,04 tonnellate pro capite.
Secondo la World Bank, il 4,6% dei congolesi vive con meno di 2,15 $ al giorno.
I politici che promuovono questa apocalittica agenda climatica si aggrappano disperatamente ai loro privilegi, mentre milioni di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile, agli elettrodomestici, alle automobili.
Il presidente della Guyana e gli altri leader di paesi in via di sviluppo hanno pienamente ragione a denunciare la loro ipocrisia e la loro mancanza assoluta di morale.