Febbraio 11, 2005 MacroEcoAnemia
Crisi industria italiana da 500.000 addetti
Dati alla mano, non sono tempi tranquilli per l’Azienda Italia: nel 2005 le imprese in crisi sono 3.267, contro le circa 2.500 del 2004, il 38,8% in più ; in aumento anche il numero di lavoratori a rischio, pari oggi a 430.000 addetti, di cui 190.000 già in cassa integrazione.
“Le cose non stanno andando per niente bene“, ha sentenziato Savino Pezzotta, leader della Cisl, nel presentare i dati emersi dalla “Mappa della crisi industriale nazionale“.
Pezzotta ricorda infatti che sotto l’ombra della crisi sono finiti i principali settori chiave del tessuto produttivo nazionale : rispetto alle rilevazioni dell’anno precedente, spiega il rapporto, si assiste a una vera e propria impennata degli ammortizzatori sociali nell’elettronica-telecomunicazioni (48%), nel metalmeccanico (46%), nel tessile e abbigliamento (36,2%) e nell’edilizia e nel legno (32%).

E a Nord come a Sud : secondo la Cisl, l’incertezza economica non ha colpito solo le già difficili situazioni del Mezzogiorno, ma anche zone industrialmente avanzate del Nord.
“Rispetto al 2004 – si legge nel rapporto – aumenta notevolmente anche il numero delle aziende in crisi in Toscana (piccole imprese del settore tessile), in Friuli Venezia Giulia (settore legno e indotto), in Abruzzo (settore elettronica), in Trentino (settore tessile e indotto), in Liguria (settore legno, elettronica), nelle Marche (settore tessile, calzature e indotto) e in Piemonte (settore Fiat e indotto)“.
A preoccupare via Po è anche l’analisi dei dati sulla mobilità.
“Oltre il 60% dei lavoratori in mobilità è nella fascia 50-59 anni“, ha dichiarato il segretario confederale Giorgio Santini.
“Lavoratori troppo giovani per la pensione e troppo vecchi per lavorare“.
Ma non solo.
Il leader della Cisl punta il dito sugli stanziamenti previsti.
“Per imprimere una svolta, infatti, non bastano gli 800 milioni di euro di cui si parla“, ha spiegato Santini, aggiungendo che l’ammontare complessivo deve essere almeno di un miliardo di euro.
Il leader della Cisl non esclude poi la possibilità di un nuovo sciopero generale, già indicata nei giorni scorsi dal segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani : “Non è ancora deciso.
Dopo il periodo elettorale, però, valuteremo la situazione e le iniziative che si renderanno necessarie”, spiega il segretario generale della Cisl.
Dipenderà anche dalle risposte che avremo dal Governo“, aggiunge.