Luglio 3, 2007 Il lato oscuro degli scacchi
Omaggio a Daniele Vismara

Aveva solo 25 anni quando, una notte tre anni fa, ci ha lasciati.
Nel silenzio.
È scomparso quasi in punta di piedi.
Quando ho letto la notizia, non riuscivo a crederci.
Era qualche anno che non lo vedevo più : l’ultima volta che ci eravamo incrociati era stata quattro anni prima, in un semilampo in Svizzera.
Vittima di un disagio esistenziale e di problemi interiori mai compresi dagli altri.
Uno dei più grandi talenti degli ultimi anni.
Tre norme di IM, un quarto posto al Campionato Italiano nel 2001 (se avesse vinto all’ultimo turno sarebbe stato il primo assoluto), innumerevoli tornei vinti.
Sempre disponibile, sorridente, pronto ad analizzare con chiunque, mai arrogante o spocchioso con nessuno.
Anni prima era stato protagonista di polemiche riguardo alla sua presunta volontaria perdita di Elo per giocare per un semestre nelle categorie inferiori e poter quindi vincere molti premi.
Ricordo processi sommari su Internet da parte di organizzatori e scacchisti che giudicavano il povero Daniele colpevole di non so quale tipo di truffa, comportamento antisportivo e scarsamente etico (gli stessi personaggi che oggi organizzano e tollerano tornei chiusi taroccati, ma tant’è).
Una vera caccia all’eretico, una vera accozzaglia di personaggi che avrebbero potuto dare lezioni a Torquemada.
Gli stessi che, al momento in cui è stata comunicata la notizia del suo tragico gesto, non si sono risparmiati paroloni di condoglianze e pomposissimi ricordi grondanti ipocrisia a non finire.
Prima di giudicare una persona, bisognerebbe conoscerla, parlarci e sentire le sue ragioni.
È evidente che il comportamento di allora era già una spia del disagio esistenziale che Daniele stava vivendo in quel momento.
Bastava guardarlo negli occhi per vedere la sua tristezza interiore.
È troppo facile fare dei facili moralismi senza conoscere le cause.
Probabilmente Daniele, che in quel momento era il giovane più talentuoso, aveva voluto protestare in questo modo contro la mancanza di aiuto da parte della Federazione, frustrando di fatto le sue possibilità di affermarsi ad alto livello.
Per ottenere risultati sono necessari impegno, tempo e, purtroppo, denaro, soprattutto se non si ha l’appoggio di qualcuno.
Daniele inizia l’attività scacchistica intorno ai 16-17 anni, ma per la nostra federazione era già troppo vecchio.
Intorno alla metà degli anni ’90, inizia a vincere sistematicamente tutti i tornei di categoria a cui partecipa, diventando rapidamente maestro.
Un’impresa non certo facile, che però è stata sistematicamente snobbata da tutti.
Nel frattempo, la federazione non si accorge minimamente di lui, forse a causa della sua residenza in una città un po’ decentrata rispetto alla stragrande maggioranza dell’attività, o più probabilmente per non avere i giusti santi in Paradiso.
Già nel 1998 aveva scritto una lettera di protesta nei confronti della Federazione.
Per cui, è stato lasciato solo sistematicamente e l’unico modo che aveva per protestare contro le ingiustizie subite era “fare notizia”.
Dopo un periodo di due o tre anni in cui aveva del tutto mollato gli scacchi, decise di retrocedere volontariamente per un semestre nella categoria inferiore, al fine di procurarsi i fondi economici necessari per potersi permettere in seguito la partecipazione a tornei più importanti.
Cosa che, appunto, si verificò.