Giugno 23, 2008 EcoAnemia
Deflazione, benvenuta
Siamo destinati in pochi anni alla deflazione : tassi di interesse a zero e inflazione negativa (Japan docet).
Naturalmente passata la fiammata inflazionistica delle materie prime, che durerà ancora per un bel po’.
Questo è l’unico segnale (peraltro irreversibile) sul lungo periodo della nostra economia :
Pressione fiscale al 50%.
Cinque milioni di famiglie hanno mutui per la casa : pignoramenti aumentati del 20%.
Assegni protestati : aumentati di circa il 30%.
Mercato dell’auto : “un disastro”, secondo la dichiarazione di Venerdì dell’AD Fiat Marchionne (non certo una novità per chi legge questo blog).
Si moltiplicano i dati che indicano consumi zero o negativi (leggere altri post in precedenza sul tema).
Le persone che lavorano sono 22 milioni su 58 milioni di italiani ; questo dato significa che la pressione fiscale su chi effettivamente lavora non è il 50% ma ben più alta, dato che nel calcolo della pressione fiscale al denominatore si utilizza il PIL, che include l’intera popolazione, dagli infanti ai novantenni, ai disoccupati a chi lavora in nero.
Il 50% è solamente la media : chiunque abbia un reddito da lavoro tutto o quasi visibile e fatturabile paga sul 65-70% del reddito che produce in tasse, dato che su di lui incidono tutte le tasse indirette sul consumo.
Questo è assolutamente demenziale e fa sì che per tirare avanti la massa dei lavoratori si indebiti, i consumi si fermino e con loro l’economia.
Simultaneamente invece il debito dello stato italiano continua a salire.
Di conseguenza in Italia è diventato impossibile stimolare l’economia, lo stato si mangia la maggioranza del reddito nazionale e spreca gran parte di queste risorse.
L’unica che potrebbe essere stimolata è quella privata, quella statale segue leggi che non sono economiche ; ma quando l’economia è più del 50% statale si ferma e comincia ad accumulare debiti.
L’unica soluzione sarebbe esportare molto come la Germania, ma con l’€ e la concorrenza cinese sta diventando per noi molto difficile.
Per cui entro due o tre anni anche qui in Europa taglieremo i tassi di interesse più o meno a zero per “stimolare” con la politica monetaria qualcosa che andrebbe fatto con quella fiscale : tagliare la spesa pubblica e le tasse, cosa però di fatto impossibile qua da noi.
In Cina la pressione fiscale è inferiore al 25% del PIL (ok, i dati sono taroccati ed il costo del lavoro è da fame), in Russia ed Est Europa idem e in Asia in genere è sotto il 30%.
Questo è il loro ingrediente di successo economico (come anche quello dell’Irlanda, almeno fino a quando si sono messi a speculare in maniera folle con il credito facile).