Dicembre 3, 2024 Memorie dal sottoscala
Non si può mai sfuggire ai propri difetti.
Difetti. Non preoccupartene
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Da giovane sognavo di essere perfetta.
Educata, per lasciare il segno con il mio savoir-faire.
Istruita, per sbalordire con la mia cultura.
Intelligente, per attirare l’ammirazione di chi mi stava intorno.
Ero anche in cerca della forma fisica perfetta, perché volevo lasciare tutti a bocca aperta.
Lo volevo solo per far piacere a qualcuno: ai miei genitori, ai miei parenti, ai miei amici, al mio partner.
Così, guardandomi negli occhi di chi mi ammirava, avrei potuto imparare ad amarmi un po’ anche io.
Tuttavia, non si può sfuggire ai propri difetti.
Purtroppo, ho continuato ad averne, e davvero troppi : un temperamento praticamente indomabile, un’incontrollabile incoscienza, una risata troppo forte, una voce troppo alta, un sedere un po’ abbondante, un’anima troppo sensibile, un inguaribile e talvolta immotivato idealismo.
Finché un giorno è successo qualcosa di molto importante per me : ho smesso di considerare gli altri, di ascoltare i loro giudizi, di preoccuparmi di quello che pensavano di me.
All’improvviso, non ho più sentito il desiderio di piacere a tutti i costi.
In poche parole, ho smesso di conformarmi alle aspettative di chi mi stava intorno.
Così, è scomparso immediatamente ciò che comunemente viene definito “desiderio di accettazione sociale”.
Così, sono diventata giudice di me stessa.
Sono diventata l’unica in grado di valutarmi fino in fondo.
Certo, non è stato facile.
Nonostante la mia ossessione di piacere agli altri fosse ormai scomparsa per sempre.
Invece, ho trovato una critica ancora più feroce, più aspra e davvero più esigente.
Ero molto meno tollerante e incline al compromesso rispetto a chiunque altro.
Però, almeno gli standard, i riferimenti, le aspirazioni erano i miei ed esclusivamente i miei.
Così come lo erano i sogni, le speranze, le sfide e i desideri.
Fu allora che iniziai a osare di più.
Sempre di più.
Certo, spesso sono inciampata e sono caduta rovinosamente.
Ma da ogni caduta ho imparato tanto, davvero tanto.
Ho imparato sempre qualcosa da ogni ferita aperta, da ogni lacrima versata, da ogni difetto che ho avuto il coraggio di mostrare.
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Perché se volevo essere davvero libera, dovevo prima di tutto liberarmi dal giudizio altrui.
E dovevo farlo da sola, senza l’aiuto di nessuno.
A questo punto ho imparato che sono le persone che per prime ti lodano e ti adulano quando dimostri di essere sempre al massimo a puntarti il dito contro per ogni cosa che non è all’altezza delle loro aspettative.
Sì, proprio loro.
Quelle che poi sussurrano alle tue spalle e spettegolano senza avere nemmeno il coraggio di guardarti negli occhi.
E alla fine ti rendi conto che in fondo si tratta solo di invidia.
Ti invidiano perché sei semplicemente te stessa.
Perché hai avuto il coraggio di fare quello che a loro non sarebbe nemmeno passato per la testa.
Ma soprattutto perché hai visto troppi colori, provato troppe sensazioni, vissuto troppe esperienze che a loro non è mai stato concesso provare.
E quel giorno ti penti amaramente di tutti i sacrifici che un tempo facevi solo per renderle felici, illudendoti che la tua vicinanza potesse essere lusinghiera per loro.
Ma quando te ne rendi conto è davvero troppo tardi.
Il tempo perduto non torna più.
E quello che abbiamo elargito con tanta generosità a chi non se lo meritava non tornerà mai indietro.
Quindi, non farti ingannare come ho fatto io.
Fin da subito, non preoccuparti di quello che dicono di te.
Sii sempre dissacrante, rompi il muro dell’ipocrisia e, soprattutto, non preoccuparti dei giudizi altrui.
Anche se tutti quanti si metteranno subito di traverso per ostacolarti e impedirti di essere chi vuoi essere.
La tua libertà, credimi, fa paura a molti.
Non starli ad ascoltare.
Vai avanti come un treno e spazzali via.