Maggio 28, 2008 Identità di genere
DIG nell’infanzia : perplessità teoriche, ma certezze pratiche
[…] Come non condividere le perplessità della presidente dell’Associazione australiana dei medici, Rosanna Capolingua, secondo la quale sarebbe meglio rinviare il trattamento di cambiamento di sesso, da femminile a maschile, di una ragazzina di soli 12 anni, decretato dal tribunale di Melbourne ?
Quel tribunale ha, infatti, stabilito che tale procedura sarebbe «nei suoi migliori interessi».
Questa preadolescente dovrà, pertanto, vivere un mutamento che diventerà una mutazione, all’interno di un altro mutamento che è quello della pubertà.
Ma se tale «mutazione» dovrà avvenire, essa non potrà, e me lo auguro, che verificarsi con estrema graduale lentezza, ovvero attraverso un continuum, ben regolato e ben controllato, a livello psicologico ed ormonale, affinché quella ragazzina possa accettare il mutamento della rappresentazione di sé legato allo schema corporeo che ne deriverà.
Soprattutto in considerazione del fatto che, già proprio nella pubertà, il problema dei ragazzi è anzitutto quello di accettare i mutamenti fisici e psicologici che in loro avvengono.
Non conosciamo, poi, le motivazioni profonde che spingono questa ragazzina a tale mascolinizzazione.
Vero è che il verdetto del tribunale di Melbourne è stato raggiunto con l’ausilio di medici e psichiatri.
Colpisce, però, l’opposizione del padre a tale trasformazione.
Ma chi si sente intrappolato in un corpo che non riconosce come suo; chi ha voglia di vivere e di agire, fin da piccino, come un maschio e viene, invece, dal mondo intorno, riconosciuto e trattato come una femmina, fa l’esperienza di un profondo maltrattamento, di un abuso e di un disagio al quale, se la scienza e la competenza e l’amore possono rispondere in modo adeguato, è opportuno che lo facciano[…]
Fonte : Ilgiornale.it
Tutta la questione è davvero complicata e difficile da comprendere per chi non l’ha vissuta in prima persona, ma studiandola a fondo dal punto di vista scientifico, la questione è invece piuttosto semplice da capire.
Perché in realtà è proprio a questa età (e in certi casi anche prima) che si dovrebbe, nei limiti del possibile, iniziare a intervenire con una terapia HRT di tipo ormonale.
L’articolo è piuttosto confusionario e l’intervento di SRS, in questo caso l’intervento di metoidioplastica, fra l’altro molto costoso e non ancora tecnicamente perfetto, non avverrà prima di 4-5 anni, come da protocollo medico.
Qui in Europa, mi risulta che siano utilizzati protocolli di questo tipo, e anche piuttosto frequentemente, in Olanda, Belgio e Germania (basta fare delle ricerche in rete, nemmeno tanto approfondite).
A questa età (e proprio questa è la più critica, a partire dai 10 anni circa) chi soffre di disforia di genere conosce già perfettamente la propria situazione (lo stesso valeva per me alla medesima età), vivendo in uno stato di profonda inquietudine.
Nella quasi totalità dei casi, subisci talmente tanti condizionamenti esterni di diverso tipo (quelli obiettati dai giornalisti e dai commentatori da strapazzo che stanno inondando i vari forum di commenti moralistici, quando invece questa è una questione esclusivamente medica), che allora cerchi di autoconvincerti che puoi “guarire” ed essere come gli altri.
Ma in realtà, peggiori solo la situazione.
Più presto si inizia (rimanendo ovviamente in completo anonimato, vista l’ignoranza della gente “normale”), più si risparmiano tante di quelle sofferenze e disagi che chi non c’è passato non può nemmeno lontanamente immaginare.
I comportamenti, il modo di fare, i test, i pensieri e anche i giochi e le preferenze sono sempre e comunque inequivocabili.
La prima volta che ho visto i metodi utilizzati per i bimbi per il riconoscimento della DIG (giochi, oppure semplici ed innocui videogiochi in stile Playstation, ma ricchi di significati profondi), sono scoppiata a piangere a dirotto, perché mi sono ricordata della mia infanzia.
Allora nessuno si era mai accorto di nulla.
Durante il XV World Sexology Congress, tenutosi a Parigi nel 2001, un dottore francese affermò testualmente : “Non esiste una cura per la disforia di genere”.
Una frase completamente errata, ovviamente.
Tuttavia, sono ancora molte le persone che pensano che sia così.
Oggi, nella maggior parte dei casi, è possibile correggere il corpo in modo da renderlo coerente con la propria realtà interna, ovvero con il cervello, la mente e l’identità di genere.
Fino al 2001, la maggior parte delle persone, come il dottore francese appena citato, riteneva che non esistesse alcuna cura per le situazioni di disforia di genere.
Oggi, invece, disponiamo di numerose cure che portano a risultati praticamente perfetti.
Non ci sarà invece mai una cura per l’ignoranza e la stupidità, e probabilmente non sarà mai trovata.
Spesso la stupidità umana non conosce limiti.
Anche dopo una perfetta cura e una completa armonia tra il proprio corpo e la propria anima, alcuni affermano che non è possibile alcuna cura.
Una persona transessuale che raggiungerà l’armonia solo in età adulta, porterà purtroppo molto probabilmente dentro di sé alcune cicatrici che non guariranno mai.
Il suo corpo sarà a posto, ma le cicatrici rimarranno per sempre dentro di lei.
Ma le cicatrici rimarranno per sempre dentro di lei.
In ogni caso, non sarà mai facile raggiungere un equilibrio interiore.
Pertanto, è necessaria una diagnosi di GID in età infantile, il prima possibile.
Può essere avviata a partire dai 6 anni di età e avere una diagnosi completa intorno ai 10 anni.
Dopo la diagnosi, si può iniziare la transizione e seguire una terapia ormonale sostitutiva (HRT = Hormone Replace Therapy) dai 10 ai 14 anni.
A partire dai 16 anni, o più spesso dai 18, si può sottoporsi all’intervento di SRS (SRS = Sex Reassignment Surgery).
Ciò che definisce la nostra identità di genere è ciò che abbiamo nel cuore.
Questo è l’unico modo per poter vivere in pace.
È un diritto umano inalienabile poter vivere in pace con se stessi o con se stesse.