Dipendenza da trading : una malattia dei nostri tempi

Agosto 5, 2008 Appunti di trading


Dipendenza da trading : una malattia dei nostri tempi

A Wall Street i broker hanno ormai i nervi a pezzi.
Tutta colpa della crisi finanziaria innescata dal ciclone dei mutui subprime, che nell’ultimo anno ha portato alle stelle il livello di stress in borsa.

Sono sempre più gli operatori finanziari che ricorrono a psicofarmaci per aumentare la propria concentrazione e gestire meglio le emozioni : secondo un’indagine della rivista Investment Dealer’s Digest, il consumo di Ritalin, Adderall, Vicodin e Oxycontin è in continua crescita tra i broker.

Fonte : El Pais


Dipendenza da trading


Una brutta storia.
Se per lavorare sono necessari degli antidepressivi o comunque dei farmaci, forse sarebbe meglio cambiare professione.

Tuttavia, il fenomeno non deve essere affatto sottovalutato ; a suo tempo, questa vicenda mi colpì molto, in quanto a mio parere era sintomatica.
Il tema è la dipendenza dal trading.


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La fonte è un articolo dal titolo “Drogati di Borsa, quando il trading diventa dipendenza“, scritto da Andrea Franceschi.

[…] “Facevo fatica ad addormentarmi la notte.

Aspettavo solo che facesse mattina per collegarmi e fare i primi ordini.
Durante l’orario di lavoro, appena ne avevo la possibilità, tornavo a casa per controllare l’andamento delle azioni.

Compravo, vendevo, speculavo.

Qualche volta andava bene, qualche altra meno.
Alla fine, però, mi sono ritrovato senza più un soldo” […]


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Una passione che è sfociata in dipendenza.

Un pallino, quello del trading online, diventato una sorta di schiavitù, paragonabile all’alcolismo o alla droga, anche se forse il paragone più azzeccato è con il gioco d’azzardo. […] ha puntato i suoi soldi su azioni e strumenti finanziari complessi al “tavolo verde” della Borsa Italiana.

Operazioni rischiose, effettuate solo tramite un portatile e una connessione a internet, che gli hanno fatto perdere oltre 150.000 euro.

Si tratta di un disturbo mentale della famiglia degli “internet addiction disorder“, noto come “gioco in Borsa compulsivo“.

Come la dipendenza da chat, da pornografia online o dai videogiochi.
Il trader compulsivo si comporta proprio come un giocatore d’azzardo.


trading


Si fa guidare dall’istinto più che dalle competenze e dalla ragione, non sa mai quando fermarsi, non riconosce i propri limiti e, come spesso accade ai giocatori di poker, finisce per perdere grosse cifre.

Non ci sono statistiche al riguardo, ma gli specialisti concordano nel dire che si tratta di un fenomeno “molto sottovalutato“.
Dai medici, dai professionisti della finanza e dalla società in generale.

È molto difficile individuare un problema di dipendenza da trading […] chi passa la giornata davanti al videopoker è chiaramente malato.
Chiunque lo riconosce.

Per chi fa trading, invece, è diverso.
Fare investimenti in azioni o obbligazioni è un’attività socialmente accettata.

Perciò, chi ha subito grosse perdite non è necessariamente una persona con dei problemi psichiatrici.
Nella maggior parte dei casi si tratta di una persona che ha fatto un investimento sbagliato.

Non esiste una causa specifica che scateni la compulsività.
Nella maggior parte dei casi, è la combinazione di diversi fattori a determinare la comparsa della patologia.

Ad esempio, c’è una predisposizione fisiologica.

Alcune persone, per esempio, hanno una percezione più acuta del livello di rischio a cui vanno incontro e riescono a mantenere la lucidità e a prendere decisioni giuste anche in condizioni di stress.

Altri invece si fanno più facilmente prendere dall’emotività.
Questi ultimi sono i soggetti più a rischio.

Ci sono poi fattori esterni che possono incidere.
Un esempio è un crollo inaspettato dei listini che vanifica un investimento.

Per alcuni, l’inizio della fine è coinciso con il crack Parmalat del 2003.

Me lo ricordo bene : da un giorno all’altro persi quasi 30.000 euro.
E pensare che la settimana precedente ne avevo guadagnati mille“. […]

Ero ossessionato dall’idea di recuperare […] e così iniziai a fare investimenti sempre più rischiosi. […]

Ogni giorno compravo e vendevo, compravo e vendevo.

Mettendoci sempre più soldi.

Senza accorgermene, diventai dipendente“.
[….] cerca in tutti i modi di nascondere la verità ai suoi familiari.
Ma sua moglie si rende conto che c’è qualcosa che non va.

Inizia a chiedere aiuto.
Si rivolge a psichiatri, psicologi e anche al SerT (il Servizio tossicodipendenze che aiuta anche i malati di gioco d’azzardo).

Nel migliore dei casi, però, si sente rispondere : “Signora, suo marito sta benissimo, ha solo fatto degli investimenti sbagliati“.

Qualcuno le consiglia addirittura di divorziare.
Intanto, però, la situazione finanziaria della famiglia precipita.

È il mese di marzo del 2007 quando […] tocca il fondo.
Un ribasso del titolo Tenaris e il suo conto in banca si svuota : in pochi anni ha dilapidato 150.000 euro.


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Fu allora che confessai tutto a mia moglie, che fino a quel momento non sapeva quanto avevo investito.

D’accordo con lei, decisi di intestarle quanto restava dei miei risparmi e di affidarle la gestione del conto corrente“.

Ma a quel punto […], per reazione all’astinenza da Borsa, cade in depressione.

Appena recupera dei contanti li va a giocare al videopoker o al gratta e vinci.

Nel mese di ottobre, si ricovera al San Raffaele di Milano.
Una scelta obbligata, considerata la gravità del suo problema.

Per quindici giorni io e mio figlio ci davamo i turni per sorvegliarlo, perché c’era sempre il rischio che fuggisse e andasse al bar a giocare al gratta e vinci“.


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Dopo il ricovero, ha iniziato un ciclo di sedute di psicoterapia con cadenza settimanale, che ora sono mensili.
Oggi sta cercando faticosamente di ricostruirsi una vita.


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