Settembre 22, 2011 EcoAnemia
Do not lose any money
C’è ancora un mondo che è completamente slegato dal resto dell’universo.
Quello di chi lavora in banca (e, più in generale, nelle istituzioni finanziarie).
Un ambiente in cui c’è ancora chi finge di non capire lo scempio che hanno creato nel corso degli anni.
Un ambiente di arrivisti, di persone vuote che truffano il prossimo.
Un tempo pensavo che nessuno credesse più alla retorica del denaro e delle apparenze come indicatore del valore della persona.
E invece, per certi versi, in quell’ambiente sembra ancora di essere nel 1850 o giù di lì.
Inoltre, gli organigrammi societari e le selezioni del personale non si basano mai sulle reali capacità oggettive.
Ma si basano sul politically correct e soprattutto sulla simpatia.
Infatti, solitamente fanno carriera gli “imbucati”.
Ma soprattutto chi racconta barzellette ai clienti.
Vediamo un po’ – oggi sono in vena – quello che è capitato la settimana scorsa ad UBS, dove evidentemente la selezione del personale segue regole decisamente singolari e basate solo sul politically correct, a Londra come a Zurigo.
Il protagonista è un ghanese di buona famiglia che ha studiato in un liceo privato inglese e che, nel 2002 (all’età di 23 anni), viene assunto nel back office di UBS a Londra.
Per chi non lo sapesse, il “back office” è in pratica la contabilità : un lavoro banale e noioso che non richiede nessuna specializzazione, se non l’abilità d’uso del computer.
Nel 2008, a 28 anni, viene “promosso” (se così si può dire) “market maker” (cosa ben diversa dal “trader“) : il market maker esegue trades, non li sceglie e non li decide lui, ma immette solo bid ed ask (infatti spesso sono semplicemente dei software).
Ma inizia anche ad agire di testa sua e, due anni dopo, “casualmente“, in UBS scoprono che ha sempre falsificato i conti delle sue operazioni dall’inizio, dal 2008.
Di gente che falsifica i propri conti ce n’è sempre stata molta, almeno il 90% dei cosiddetti “trader professionisti”.
Il problema è che il trader ghanese ha preso posizione in leva 10 (Future Eurostoxx50) sul mercato per almeno 10 miliardi di euro di controvalore (diciamo qualche migliaia di contratti accumulati nella fase laterale) ed alla prima violenta oscillazione al ribasso (nel mese di agosto) ha perso il 20% (con questa leva basta una oscillazione del 2-3% rispetto alla media di acquisto.
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Per una volta, lasciamo da parte le facili ironie su uno pseudo-trader che ha solo utilizzato il tastino blu o verde e ignorava l’esistenza di quello rosso (probabilmente non aveva mai sentito parlare di quello arancione di sell short).
Ma è possibile che in UBS, che sulla carta è la migliore banca svizzera, prendano uno studente ventenne impiegato in amministrazione, lo promuovano a trader e non si accorgano che sta falsificando tutti i conti “giocando” con il capitale della banca ?
E tutto questo con a capo Grunwald, un ex trader che, per rilanciare l’immagine della banca disastrata dal tracollo del 2008, aveva pubblicizzato il motto “Do Not Lose Any Money” per tutti gli operatori della banca ?
Sì, è possibile, vista la modalità con cui le banche (UBS compresa) effettuano le selezioni del personale, soprattutto per i posti da trader, basate non sulle capacità oggettive, ma sul politically correct.
Preferisco però non scendere nei dettagli.
Inoltre, in una sala trading di una qualsiasi banca o broker (figuriamoci in una così importante come quella di UBS) esistono controlli immediati e a cascata, in base ai poteri delegati.
Nessuno può mai sottrarsi a tali richieste di autorizzazioni.
Il malcapitato giovane trader è solo il classico capro espiatorio.