Downgrade dell’abbronzato

Agosto 6, 2011 MacroEcoAnemia


Downgrade dell’abbronzato

Mentre la mafia europea lanciava i suoi strali contro il nanetto, quella americana agiva di concerto e di fatto ha lanciato un siluro nucleare (peraltro atteso da tempo) contro l’abbronzato, le cui possibilità di rielezione nel prossimo mandato da questo momento in poi appaiono nulle se non eseguirà fedelmente e totalmente gli ordini che gli provengono dall’alto.

Nel clima di guerra finanziaria che si è venuto a creare a partire dalla settimana scorsa, è probabile che, dopo la BNS e la BoJ, anche la Bank of China, tramite i suoi canali non ufficiali, abbia seguito l’onda.

Sulla carta, adesso il dollaro potrebbe addirittura rafforzarsi e diventare improvvisamente uno strong buy dopo la reazione emotiva della notte, ma non è affatto chiaro cosa succederà nei prossimi giorni nelle valute, ci sono troppe variabili al momento fuori controllo.

Ed anche in questo caso, sarà l’uomo che passerà alla storia come il presidente del primo downgrade di rating.

Ma ecco il testo nel dettaglio :

Il rating a lungo termine degli Stati Uniti d’America è stato abbassato a “AA+” a causa dei rischi politici e dell’aumento dell’onere del debito ; l’outlook è negativo.

Abbiamo abbassato il nostro rating sovrano a lungo termine sugli Stati Uniti d’America a “AA+” da “AAA” e confermato il rating a breve termine “A-1+”.

Abbiamo inoltre rimosso sia il rating a breve che quello a lungo termine dal CreditWatch negativo.

Il declassamento riflette la nostra opinione che il piano di consolidamento fiscale recentemente concordato dal Congresso e dall’Amministrazione sia inadeguato a stabilizzare la dinamica del debito pubblico a medio termine.

Più in generale, il declassamento riflette la nostra opinione che l’efficacia, la stabilità e la prevedibilità della politica e delle istituzioni politiche americane si siano indebolite in un periodo di continue sfide fiscali ed economiche, più di quanto avessimo previsto quando abbiamo assegnato un outlook negativo al rating il 18 aprile 2011.

Da allora, abbiamo modificato la nostra opinione sulle difficoltà nel colmare il divario tra i partiti politici in materia di politica fiscale, il che ci rende pessimisti riguardo alla capacità del Congresso e dell’Amministrazione di far leva sull’accordo raggiunto questa settimana per ottenere un piano di consolidamento fiscale più ampio che stabilizzi la dinamica del debito pubblico in tempi brevi.Le prospettive del rating a lungo termine sono negative.

Potremmo abbassare il rating a lungo termine a “AA” entro i prossimi due anni, qualora dovessimo constatare che una riduzione della spesa inferiore a quella concordata, tassi d’interesse più elevati o nuove pressioni fiscali nel periodo in questione dovessero portare a una traiettoria del debito pubblico superiore a quella attualmente ipotizzata nel nostro scenario di base.

Abbiamo abbassato il nostro rating a lungo termine sugli Stati Uniti perché riteniamo che la prolungata controversia sull’innalzamento del tetto del debito pubblico e il relativo dibattito sulla politica fiscale indichino che ulteriori progressi a breve termine nel contenimento della crescita della spesa pubblica, in particolare dei diritti, o nel raggiungimento di un accordo sull’aumento delle entrate siano meno probabili di quanto ipotizzato in precedenza e che il processo rimarrà conflittuale e incerto.

Riteniamo inoltre che il piano di consolidamento fiscale concordato dal Congresso e dall’Amministrazione questa settimana sia inferiore all’importo che riteniamo necessario per stabilizzare l’onere del debito pubblico entro la metà del decennio.

Non c’è che dire, hanno teso un’imboscata vera e propria ai mercati questa volta, ed è per questo che si spiega l’intensità e la violenza del crollo nell’ultima settimana.

L’Italia è stata usata solo come capro espiatorio, e la notizia è uscita alla fine del movimento, non prima, guarda caso, due giorni prima dell’attesa decisione della Fed sul QE3, ma dal NFP si era già capito che non ci sarebbe stato.


Downgrade dell'abbronzato


La mia previsione di un crack in stile 1987 entro il prossimo lunedì è, a questo punto, pressoché certa (anche se, nella notte, proveranno a metterci una pezza per evitare sfracelli domani mattina in Europa).

È molto probabile un buy the news sull’ipervenduto folle che si è venuto a creare in settimana, ancora di più nel caso di un ulteriore gap down.
È evidente che hanno deciso di andare pesantemente al ribasso, e anche in fretta.

P.S.: la storia dell’errore di calcolo sui 2.000 miliardi di dollari non conteggiati è l’ennesima sceneggiata che sta andando in onda in diretta via satellite da New York City.
Sicuramente Moody’s risponderà che la tripla A sarà mantenuta, ma il danno è fatto.


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