Marzo 20, 2012 MacroEcoAnemia
Dumping salariale
Gentile Signora XXXX,
con grande rammarico, Le comunichiamo quanto segue.
Come Le abbiamo anticipato, il cambio euro/franco svizzero ci impone di adeguare il suo orario di lavoro.Attualmente 35 ore a settimana, dal mese di agosto l’orario passerà a 40 ore.
Nel caso in cui la quotazione dovesse risalire oltre 1,35 CHF per almeno tre mesi di seguito, l’adeguamento all’orario di lavoro precedente avverrà in maniera retroattiva a partire dal momento in cui la quotazione ha superato tale limite.Le ore aggiuntive saranno compensate con ore di riposo equivalenti.
Resta alla nostra discrezione il pagamento in parte o totalmente delle ore lavorate nel periodo indicato.Se entro il 31 luglio non dovesse accettare la modifica, questa lettera avrà valore di lettera di disdetta del contratto di lavoro.
Il contratto cesserà il 30 settembre 2011 e lo stipendio attuale Le verrà versato fino a tale data.
Con i nostri migliori saluti,ERG Petroli (Suisse) SA
Alcune aziende italiane provano a salvarsi stabilendo la propria sede in Ticino.
Al momento, per le grandi imprese di servizi e per le multinazionali rappresenta ancora un affare : si ritrovano un carico fiscale alleggerito, si portano dietro il loro personale dall’Italia (quindi non devono sottostare a contratti collettivi di lavoro), retribuiscono i loro dipendenti in euro e non in franchi svizzeri (il tasso di cambio attuale è penalizzante, nonostante il peg a 1.20).
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Sono italiana (ma, fra le altre cose, ho un’attività indipendente che risente pesantemente della crisi dei consumi) e non ammettere che questa situazione è penalizzante per l’economia locale sarebbe rinnegare il lavoro svolto per anni su questo blog.
Si tratta sempre dello stesso schema e dello stesso concetto : feudalizzazione dell’economia.
Il dumping è sicuramente una realtà, soprattutto perché il salario di riferimento per l’assunzione, fissato in euro, risente visibilmente dei parametri vigenti oltre confine e permette di sottopagare i dipendenti.
Tuttavia, i residenti devono sottostare sia a un costo della vita più alto, sia pagare tutti i servizi aggiuntivi che in Italia (almeno in teoria) sono a carico dello Stato.
Una situazione che ha un duplice impatto.
In primo luogo, le retribuzioni : i salari, giocoforza, scendono a livello generale nell’intera zona, indistintamente e per tutti.
Inoltre, il profilo occupazionale vede la manodopera locale avere difficoltà ad accedere al mondo del lavoro, perché le imprese locali non hanno interesse ad assumere personale residente, ma solo frontaliero, perché costa di meno.
La stessa cosa che succede in Italia con la concorrenza delle ditte cinesi che hanno costi di produzione ridicoli o delle imprese edili che assumono personale extracomunitario.
Inoltre, anche qua i consumi crollano, esattamente come in Italia: se da noi l’oppressione fiscale e i balzelli impoveriscono la gente, qua gli alti costi sociali – pagati dal cittadino – e il costo della vita più alto stanno ottenendo il medesimo risultato.
La lettera che ho riportato sopra è reale e rappresenta esattamente ciò che ogni lavoratore dipendente è destinato a ricevere prossimamente anche in Italia con l’approvazione dell’articolo 18.
Il dumping salariale è la nuova schiavitù, e io ho deciso di ribellarmi almeno in parte a questo fenomeno.