Dicembre 23, 2004 EcoAnemia
Euro a 1.35
L’euro brucia i record fino a sfondare quota 1,35 dollari.
La moneta europea ha segnato il nuovo massimo assoluto a 1,3507 dollari per poi assestarsi attorno a 1,3490 dollari da 1,3390 degli ultimi scambi di ieri. Un rally avviato già nella prima parte della giornata e che conferma una volta di più la situazione di debolezza strutturale del biglietto verde messo sotto pressione dalla voragine del doppio deficit statunitense.
Gli operatori sono ormai convinti che l’amministrazione Bush continuerà anche nel 2005 a non contrastare la discesa agli inferi della moneta americana, nel tentativo di spingere le esportazioni e riequilibrare almeno in parte i propri conti.
Quanto basta per enfatizzare la grande fuga dall’area del dollaro, proprio nell’imminenza della chiusura dei mercati finanziari per le festività natalizie, soprattutto se si considera la forte diffidenza degli investitori sulla effettiva capacità degli Usa di attrarre capitali stranieri sufficienti ad arginare il disavanzo record delle partite correnti.
Il biglietto verde sembra così destinato a inabissarsi sempre di più, a dispetto del sostenuto ritmo di crescita dell’economia Usa, che ha archiviato il terzo trimestre 2004 con il Pil in rialzo del 4%, e della prospettiva di nuovi rialzi dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
Nel 2004 la divisa americana ha totalizzato un ribasso di circa il 7% contro euro e del 3,3% sullo yen.
Ma finora la strategia del dollaro debole non ha prodotto risultati apprezzabili in termini di riduzione del deficit.
Ciò significa che per vedere i primi effetti benefici sui conti americani, il dollaro dovrà scendere ancora molto, almeno fino a 1,40-1,50 per euro.
Questa è la previsione dell’ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Kenneth Rogoff, secondo il quale per vedere un taglio del deficit il dollaro deve deprezzarsi del 15%.
Ma, avverte Rogoff, i mercati potrebbero “andare ben oltre” e spingere giù il dollaro anche del 35%.
Un crollo che rischia di far saltare gli equilibri globali, mentre le autorità finanziarie hanno dimostrato di avere armi spuntate.
Quanto all’eurozona, la Banca centrale europea potrebbe resistere mettendo mano a consistenti vendite di valuta, ma “sarebbe una perdita di tempo”, osserva Rogoff, il quale invece giudica necessario un taglio dei tassi di interesse qualora l’euro toccasse quota 1,50 dollari.
Ma già ora il supereuro offusca le prospettive di Eurolandia.
L’indice generale della fiducia delle imprese in Francia è sceso a dicembre a quota 104 da 105 di novembre, segnando il secondo calo consecutivo proprio per le ricadute del supereuro sull’export. E martedì scorso, l’Ifo ha tagliato nuovamente le stime di crescita dell’economia tedesca nel 2005 portandole all’1,2% dal +1,5% comunicato ad ottobre.
La ripresa degli investimenti e dei consumi, infatti, non viene giudicata sufficiente a compensare il rallentamento delle esportazioni causato dall’eccessiva forza della moneta europea.
Il biglietto verde, insomma, va sempre più a fondo e oggi il mercato ha preso a pretesto il rallentamento dei consumi americani e degli ordinativi di beni durevoli per vendere dollari.
A novembre la spesa personale ha segnato un +0,2% dal +0,8% di ottobre, mentre i redditi hanno segnato un +0,3% contro +0,1% del mese precedente.
Gli ordinativi di beni durevoli, sempre a novembre hanno registrato una crescita dell’1,6%, superiore alle stime, ma al netto dei Trasporti si è evidenziato un inatteso calo dello -0,8%.
Il mercato ha invece ignorato il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori americani con l’ indice Michigan che a dicembre è salito a 97,1 punti in base al dato definitivo contro 95,7 della stima preliminare e 92,8 segnato a novembre.