Femminicidio : una logica di repressione

Marzo 9, 2022 Il Great Reset del WEF

La preminenza della competitività, della forza bruta, della gerarchia, sono in questo caso funzionali ad una dialettica di guerra, di reattività, di risposta alla paura.

Veronica Baker


Femminicidio : una logica di repressione

Un altro post di archivio.
E purtroppo, a distanza di anni si vede nitidamente che lo scenario allora paventato era corretto.


Giugno 8, 2014


Femminicidio : una logica di repressione
Una logica di repressione della femminilità…

La parola femminicidio (termine veramente brutto come tutte le parole composte che usano il termine latino “cidius”) da un punto di vista legale ha ben poco valore.
Ogni vita umana è preziosa.
Ogni omicidio di qualsiasi essere umano è sempre un reato gravissimo.

Invece in questi ultimi anni evoca un simbolo.
L’uccisione, o meglio la soppressione, il controllo, della femminilità, della bellezza interiore, della tranquillità, dell’amore materno, della solidarietà.

Da una parte il ricordo ossessivo che tutto questo è costantemente minacciato può generare forse un risveglio delle coscienze ed indignazione.

Dall’altra può al contrario funzionare come arma a doppio taglio, scoraggiando od annichilendo chi si riconosce realmente in quel tipo di valore e in quel tipo di società.

La preminenza della competitività, della forza bruta, della gerarchia, sono in questo caso funzionali ad una dialettica di guerra, di reattività, di risposta alla paura.
Come una vera e propria strategia della tensione e della paura dell’altrui persona da istillare giorno dopo giorno nella mente.

Una logica di repressione

Insieme al femminicidio si parla molto diffusamente di omofobia, soprattutto in occasione di suicidi di ragazzi gay in giovane età.
Suicidi di questo genere purtroppo ce ne sono sempre stati.
L’omofobia era sicuramente molto più diffusa nel nostro Paese fino a 10/15 anni fa di quanto non lo sia adesso.
Ma era protetta a livello sociale da un forte muro di omertà, soprattutto istituzionale.

Oggi invece se ne parla anche troppo diffusamente.
Questo fatto mi fa ritenere che anche nel continuo dibattere riguardo l’omofobia, così come del femminicidio, sia presente la medesima logica.
Generare una globale indignazione e provocare una risposta di segno opposto, cioè di repressione.

In entrambi i casi i media interpellano fortemente le coscienze delle persone.
Costringendole a fare i conti in primis con la propria coscienza.

Questo fatto nelle personalità irrisolte o disequilibrate può scatenare all’improvviso panico interiore ed in seguito generare risposte violente.

I numeri sul femminicidio non tornano

Femminicidio ed EcoAnemia Her Own Destiny
Dati ufficiali anno 2008 fonte O.N.U. Il tasso di omicidi femminili in Italia è uno dei più bassi al mondo, il secondo più basso in Europa, dietro solo alla Grecia, e 6 volte più basso della media mondiale

E’ molto facile per altro smascherare da un punto di vista statistico la frottola sui femminicidi, come da dati di pubblico dominio del Ministero degli Interni1.

L’analisi condotta sui 127 omicidi commessi in Italia nel 2010 aventi come vittime una o più donne – ed indicati nel ddl 3390 come prova di una presunta “emergenza femminicidio in Italia” (uccisione di una donna in quanto donna, compiuta da un uomo con l’implicita volontà di riaffermare un potere storicamente ineguale fra i generi) – ha portato ai seguenti risultati :

5 casi : è ignoto il sesso dell’autore
5 casi : fra gli autori vi sono anche donne (esecutrici materiali o mandanti)

3 casi : preterintenzionali
15 casi : compiuti da soggetti incapaci d’intendere e di volere

2 casi : frutto di errore di rilevazione (un caso verificatosi all’estero ; nell’altro la vittima risultava contestualmente assassina dell’uomo)

30 casi (31 vittime) : movente totalmente estraneo alla sfera relazionale-passionale (e dunque a presunte concezioni “patriarcali” sulle “ineguaglianze di Genere”), ma comune, invece, a centinaia di altri omicidi, compiuti da uomini in danno di uomini (e donne in danno di donne), in Italia, nel 2010 ; ed in particolare :

12 casi (13 vittime) : movente economico-patrimoniale
6 casi (7 vittime) : movente di rancore maturato in ambito professionale, familiare-allargato, di vicinato

9 casi : omicidio eutanasico
2 casi : rapina o per procurarsi l’impunità da un reato comune

Pertanto, l’analisi criminologica certifica “soltanto” 66 donne uccise da uomini, in Italia, nel 2010, per movente relazionale-passionale.

Peraltro, nello stesso anno, sono stati 18 gli uomini uccisi da donne, in Italia ; di questi :

1 caso : compiuto da soggetto incapace d’intendere e di volere
3 casi : preterintenzionali
5 casi : movente economico-patrimoniale
1 caso : per rapina
8 casi : movente relazionale-passionale

In questa macabra contabilità le “poste” uguali e speculari si elidono a vicenda.
Per cui è corretto affermare che in Italia, nel 2010, sono state uccise, per movente relazionale-passionale, 58 donne “in più” degli uomini.
Un dato fisiologico ed ineliminabile.

Così come ad esempio sono considerati gli uomini morti per incidenti sul lavoro.
Assai superiori rispetto alle donne perchè evidentemente le donne si cimentano molto meno in professioni rischiose fisicamente.

Non solo l’emergenza femminicidio non esiste proprio in Italia.
Ma anzi, è il paese più sicuro d’Europa per le donne da quel punto di vista, come è attestato da statistiche sia dell’OMS che dell’ONU.

Parassitismo statale

Ma allora, appurato che il femminicidio è una falsa emergenza, a cosa è dovuto il grande clamore che gli dedicano giornalisti e soprattutto politici ?
Oltre ai motivi spiegati in precedenza, il principale è solo squallidamente materiale :

All’art. 20 (“Copertura finanziaria”) del ddl 3390 (Serafini-PD) si legge: “Agli oneri derivanti dalla presente legge, pari a 85 milioni di euro, si provvede a decorrere dal 2013…”

Ecco quindi svelato il disegno :

La gestione delle case e dei centri per le donne è assicurata attraverso convenzioni tra gli enti locali e i loro consorzi ed una o più associazioni o cooperative di donne… nelle convenzioni può essere previsto l’apporto di idoneo soggetto bancario (…) al fine di garantire la regolarità delle erogazioni…

EccoCapo VIII, art. 35, Fondo per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne.

È istituito presso la Presidenza del Consiglio…un apposito fondo destinato al cofinanziamento degli interventi di cui alla presente legge, con le seguenti finalità :…finanziamento degli interventi in corso… per l’attività delle case e dei centri delle donne…

Al fondo affluiscono…il 5% delle disponibilità del Fondo unico giustizia…

A favore delle regioni…che redigono…un programma triennale per favorire l’attività delle case e dei centri delle donne, che preveda finanziamenti o conferimenti di beni o di strutture, possono essere disposti trasferimenti a carico del fondo di cui al comma 1

Alle province, ai comuni e ai loro consorzi che stipulano…convenzioni…è riservato…almeno il 50% delle disponibilità annuali del fondo di cui al comma 1…

…i presidenti delle province e i sindaci delle aree metropolitane… presentano al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali…un programma per la promozione di nuove case e centri delle donne…

Quindi sindacalismo rosa in servizio permanente effettivo.
Il personale operante nelle “case delle donne” e nei nuclei speciali istituiti presso le ASL, le Questure sarebbe esclusivamente femminile.
Volto ad accaparrarsi ulteriori fette privilegiate – nel più puro spirito di casta – di welfare parassitario.
Trattasi, infatti, di spesa del tutto improduttiva.

Quindi esclusivamente una finta empatia verso le vittime femminili.
In realtà cinicamente strumentalizzate.
Allo scopo di creare artificiosamente occupazione femminile parassitaria del welfare.

Tutto questo non significa invece che il maschilismo non esista.
Il maschilismo esiste, eccome se esiste, ed è presente.

Solo che i suoi segni distintivi sono altri.
Per esempio l’ultima colonna a destra di un qualsiasi giornale di tiratura nazionale.


Note

1 Dati del Ministero dell’Interno, 2012


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