Aprile 25, 2008 EcoAnemia
Fine della corsa (temporanea) per le commodities ?
Sui banchi della “Bangkok Center Grocery”di Chinatown il prezzo del riso sale a vista d’occhio, e trattandosi dell’alimento più consumato lungo Mott Street la notizia suscita timore.
Ma Tom Pongsopon, gestore del negozio che negli ultimi giorni ha aumentato il costo di un pacco di riso jasmine – 12,5 kg – da 15 a 20 dollari, alza le braccia desolato e spiega che non è colpa sua e non aveva molta scelta in ragione del fatto che il tanto ambito prodotto “non è più disponibile come prima”.
Tutto nasce dalla decisione presa da due delle maggiori catene di supermercati – Sam’s Club e Costco – di limitare la vendita al pubblico del riso di importazione e in particolare delle qualità jasmine, basmati e di chicco lungo.
In base alle nuove norme ogni cliente non può acquistare più di quattro pacchi da 10 chili per il semplice fatto che, come spiegano i portavoce di Sam’s Club, “i Paesi produttori hanno ridotto l’export verso gli Stati Uniti” […]
[…]Di fronte al tam tam sull’allarme-riso che rimbalza dai network ai siti Internet la Federazione americana dei produttori di riso è corsa ai ripari affidando al portavoce David Coia il compito di rassicurare i consumatori : “Non c’è alcuna carenza di riso negli Stati Uniti”. […]
[…]Al CBOT i contratti di luglio per la vendita di riso hanno avuto da inizio dell’anno un’impennata del 62%, raggiungendo la quota record di 24,85 dollari per 50 chili.[..]
Fermo restando che sul lungo periodo i prezzi di tutte le materie prime non possono fare altro che aumentare, per i motivi già più volte citati in questo blog, le bolle sulle materie prime possono durare al massimo qualche mese, a differenza ad esempio dei titoli azionari, dove in teoria se aumenti la disponibilità di moneta possono aumentare all’infinito (causando però inflazione, il vero nemico da combattere per i prossimi anni).
La ragione principale del rialzo delle materie prime nell’ultimo anno è dovuto principalmente agli ETF ed ai fondi che all’improvviso dall’inizio dell’anno hanno deciso tutti insieme di buttarsi sulle materie prime per “fame di rendimenti” (si stima che circa l’80% del raccolto di frumento sia in mano ai fondi). Fra poco qualcuno inizierà a tirare la catena e fioccheranno i limit down al CBOT, con il risultato che molti fondi salteranno (anche perchè sulle commodities si lavora con future ove è prevista la consegna fisica della merce).
Sono giorni che alcuni istituzionali stanno vendendo titoli legati alle materie prime (agricoli, minerari, acciaio), un caso ? No.
Di solito, quando il panico (o l’euforia) si diffonde fra la gente, siamo arrivati alla fine del trend.