Novembre 17, 2024 Chemtrails, Grafene, Studi scientifici
E’ stato verificato chiaramente che esiste un diverso pattern radiometrico che dimostra l’esistenza di scie chimiche od iniezione di aerosol troposferici TAG.
Geoingegneria degli aerosol troposferici TAG : prove radiometriche della esistenza delle chemtrails
Studio di riferimento
Herndon, JM; Hoisington, RD; Whiteside, M. (2020). Chemtrails are Not Contrails : Radiometric Evidence. Journal of Geography, Environment and Earth Science International, 24 (2), pp. 22-29. https://www.researchgate.net/profile/J-Herndon/publication/340348307_Chemtrails_are_Not_Contrails_Radiometric_Evidence/links/5ec86491458515626cc3077b/Chemtrails-are-Not-Contrails-Radiometric-Evidence.pdf
Introduzione
La geoingegneria dell’aerosol troposferico, nota come TAG, è spesso confusa con la geoingegneria solare, che avviene nella stratosfera per ridurre l’incidenza della radiazione solare.
Sebbene entrambe prevedano l’iniezione di aerosol, le sostanze impiegate per l’irrorazione possono variare, così come i livelli di diffusione del materiale.
Ad esempio, l’irrorazione ad altitudini stratosferiche richiederebbe aerei militari, palloni/droni sperimentali o aerei commerciali appositamente preparati per raggiungere tali altitudini.
L’irrorazione troposferica, tuttavia, si verifica alle quote in cui operano gli aerei commerciali, cioè intorno ai 5-10 km di altitudine.
Il vantaggio dell’irrorazione troposferica è il suo costo inferiore, perché in questo modo si può utilizzare qualsiasi aereo a reazione civile.
Di contro, l’altezza alla quale potrebbe essere irrorato non sarebbe sufficiente per una copertura maggiore, pertanto si renderebbe necessaria una strategia di irrorazione lineare e in quadranti, un po’ come un trattore che ara un campo.
Purtroppo, la letteratura scientifica sulla geoingegneria degli aerosol troposferici è limitata, come ci si potrebbe aspettare, dato che è strettamente legata al fenomeno delle scie chimiche o chemtrails.
Questo articolo analizza lo sudio di (Herndon, JM; Hoisington, RD; Whiteside, M. 2020), nel quale si dimostra empiricamente la presenza di chemtrails.
Prima di addentrarsi nello studio delle frequenze delle radiazioni ionizzanti nell’atmosfera e della loro interazione con le nuvole chimiche dietro le chemtrails, è necessario identificare alcuni tipi di nubi chimiche prodotte da questo fenomeno.
Fatti analizzati
Gli autori intendono scoprire la verità su alcune delle scie lasciate dagli aerei.
“Vengono compiuti sforzi concertati per indurre il pubblico a credere erroneamente che le scie di aerosol dell’astrofisica dei jet, chiamate da alcuni scie chimiche, siano scie innocue di cristalli di ghiaccio formatisi per l’umidità nei gas di scarico dei motori degli aerei.
Il nostro obiettivo è utilizzare misurazioni radiometriche nell’intervallo 250-300 nm per dimostrare che una tipica scia chimica non è una scia di condensazione e generalizzare tale constatazione con dati aggiuntivi“.
Le “contrails” sono le tipiche scie di condensazione, prodotte dal calore dei motori a reazione di un aereo.
Da non confondere con le “chemtrails”, tipiche delle irrorazioni.
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Dato l’interesse della spiegazione fornita dai ricercatori, viene riportata integralmente per analisi : “L’assorbimento UV durante il tempo di transito del sensore radiometrico attraverso la scia di aerosol è una prova radiometrica inequivocabile che la scia chimica non è una scia di cristalli di ghiaccio, in quanto l’assorbimento UV da parte del ghiaccio, lungo la lunghezza d’onda misurata nell’intervallo di lunghezza d’onda considerato, è trascurabile.
Il coefficiente di assorbimento del ghiaccio, k-ice, a 300 nm è ≤ 0,1 m-1 e 0,665 m-1 a 250 nm.
La quasi totale riflettività della neve è un’ulteriore prova dell’assorbimento spettrale estremamente basso del ghiaccio.
Infatti, tra 300 e 600 nm, l’assorbimento da parte del ghiaccio è talmente debole che, per alcuni scopi geofisici, può essere azzerato, ad esempio, quando si calcola l’assorbimento della radiazione solare da parte delle nuvole di ghiaccio atmosferico, perché le lunghezze dei percorsi dei fotoni attraverso i cristalli di ghiaccio atmosferico sono molto piccole rispetto alla lunghezza di assorbimento.
Tuttavia, l’assorbimento dei raggi UV da parte del particolato, comprese le ceneri volanti di carbone, è pienamente coerente con i dati raccolti.
Sono state analizzate anche le scie di particelle sospese nell’aria, comprese le cosiddette “chemtrails”, ossia le scie bianche e le scie nere.
Le scie bianche sono bianche perché una percentuale elevata di luce incidente viene dispersa e solo una piccola parte viene assorbita.
Le tracce nere sono nere perché c’è pochissima dispersione; la maggior parte della luce incidente viene assorbita.
Non possono essere tracce di cristalli di ghiaccio, perché, come discusso sopra, il ghiaccio ha un basso assorbimento non solo dei raggi UV, ma anche della luce visibile.
Altre manifestazioni fisiche di scie di aerosol sono incompatibili con le scie di cristalli di ghiaccio.
Queste includono la dispersione anziché l’evaporazione, la produzione spontanea di scie di particelle start-stop-start e l’origine delle scie che a volte non è associata allo scarico del motore“.
Ciò significa che l’intensità dei raggi UV non è quella prevista per una scia di condensa e cristalli di ghiaccio, come si può vedere nella figura 2.
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Sottolineano inoltre che “il materiale particolato nella troposfera è riscaldato dalla radiazione solare e da quella terrestre, trasferisce quel calore all’atmosfera attraverso collisioni molecolari, riduce la convezione atmosferica e, contemporaneamente, la perdita di calore dalla superficie, causando sia il riscaldamento locale che quello globale.
Tale fenomeno si verifica in combinazione con altre tecniche che sciolgono i ghiacci polari“.
Ciò giustifica anche il fatto che il riscaldamento globale sia antropico, ma non necessariamente causato dai gas serra CO2.
Gli autori attribuiscono la causa di questi effetti all’irrorazione troposferica, qualificando questa azione come “irrorazione aerea nascosta per provocare deliberatamente caos climatico, inondazioni, siccità e scarsi raccolti“.
Pertanto, affermano che “lo spruzzo di particolato aereo è un inquinamento atmosferico deliberato“.
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In conclusione, i ricercatori affermano che “abbiamo presentato misurazioni radiometriche che provano inequivocabilmente la falsità di questa caratterizzazione per un caso specifico, ma che è tipica di questa situazione.
In un quadro più generale, mostriamo che le manifestazioni fisiche delle tracce aeree sono incompatibili con le scie cristalline di ghiaccio, ma del tutto coerenti con le tracce di particelle di aerosol“.
In altre parole, concludono che il fenomeno osservato nel cielo non corrisponde agli effetti delle nuvole di condensa, in quanto non si ottengono letture radiometriche tipiche dei cristalli di ghiaccio, il che dimostra che è in atto un fenomeno diverso che si adatta all’irrorazione o all’iniezione di aerosol troposferici.
Citano anche le possibili cause o ragioni dell’inganno : “Perché la diffusa disinformazione sulle scie di particelle sospese nell’aria/aerosol troposferici ?
Probabilmente perché sia lo scopo dell’irrorazione aerea che la salute umana e ambientale hanno conseguenze negative che ripugnerebbero l’opinione pubblica“.
Infine, i ricercatori chiedono che “per il bene della vita sul nostro pianeta, la modifica dell’ambiente naturale mediante l’uso dell’irrorazione aerea del particolato e di altre metodologie deve cessare immediatamente e definitivamente“.
Riflessioni finali
I ricercatori, attraverso un’approfondita analisi scientifica, dimostrano che le cosiddette “scie di condensazione” di alcuni velivoli non corrispondono alla logica condensazione e cristallizzazione del ghiaccio causata dal calore dei motori a reazione.
È stato chiaramente verificato che esiste un diverso pattern radiometrico che dimostra l’esistenza di scie chimiche o di iniezione di aerosol troposferici TAG.
D’altra parte, gli autori sono molto chiari riguardo alle conseguenze e alle possibili cause del fenomeno.
Sarebbe opportuno poter ripetere il test in diversi Paesi, in modo da non rendere il suo studio un caso isolato e da ottenere il rafforzamento della comunità scientifica.
I loro test aprono la strada a ulteriori ricerche sui componenti utilizzati nell’irrorazione troposferica e sull’ipotesi che tali componenti abbiano la capacità di eccitare o ripetere o moltiplicare le onde elettromagnetiche, con capacità di ionizzazione.
Tali aspetti verranno affrontati in ulteriori studi.
Tuttavia, alcuni tipi di materiali come il grafene possono già essere considerati forti candidati per la fumigazione troposferica, grazie alle indicazioni fornite da (Herndon, JM; Hoisington, RD; Whiteside, M. 2020), in particolare tutti gli aerogel/idrogel geoingegnerizzati che causano reazioni chimiche nella troposfera, aumentano il riscaldamento globale e la produzione di gas serra e allo stesso tempo possono potenziare l’effetto delle onde elettromagnetiche ai loro livelli ionizzanti, come farebbe un’antenna fotoconduttiva per l’emissione di Terahertz.
Sebbene si possano trovare indizi nella letteratura scientifica, sembra necessario approfondire l’evidenza fisica del materiale precipitato dopo le irrorazioni.
È necessario disporre di fotografie del materiale, di possibili reazioni al perossido di idrogeno, al fine di escludere la presenza di Fe₃O₄, nonché di analisi di laboratorio per la localizzazione di grafene o altri materiali, e di una sistematizzazione della raccolta dei materiali.
Ciò potrebbe aiutare a determinare i resti delle reazioni chimiche prodotte nell’atmosfera e quindi a elaborare l’ingegneria inversa necessaria per chiarire la natura dei composti e dei materiali con cui è stata fumigata.
Numerosi blog tematici il fenomeno in maniera molto approfondita.
E molto probabilmente nemmeno questo studio servirà realmente a qualcosa in questa battaglia contro le élite che, giorno dopo giorno, sembra sempre di più essere una missione impossibile.
Però è necessario provare almeno a farlo.