Novembre 12, 2024 Chemtrails, Global Warming, Grafene, Studi scientifici
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Geoingegneria solare e ruolo degli aerogel : iniezione di aerosol a base di grafene nell’atmosfera
Studio di riferimento
Vukajlovic, J.; Wang, J.; Forbes, I..; Ciller, L. (2021). Diamond-doped silica aerogel for solar geoengineering. Diamond and Related Materials, 108474. https://doi.org/10.1016/j.diamond.2021.108474
Introduzione
Dopo aver analizzato la capacità di assorbimento di CO2 dell’ossido di grafene, le sue implicazioni per la nucleazione del ghiaccio nell’atmosfera e la sua più che probabile dispersione nei gas di combustione degli aerei, è evidente che gli effetti di condensazione causati dalle turbine dei jet generano vapore acqueo, inseminano le nuvole e, cosa più che probabile, contaminano con residui di fuliggine e ossido di grafene, il che spiegherebbe anche la presenza di ossido di grafene nelle acque piovane.
Ulteriori ricerche sono in corso per scoprire il legame tra l’ossido di grafene e l’iniezione di aerosol nell’atmosfera.
Tenendo conto che l’ossido di grafene “GO” possiede proprietà che gli consentono di adsorbire la CO2, sembrerebbe logico diffonderlo nell’atmosfera per contrastare l’effetto serra e, allo stesso tempo, generare nuvole che, da una parte, causerebbero un raffreddamento della temperatura e, dall’altra, precipitazioni che raggiungerebbero le falde acquifere.
In breve, l’obiettivo del cosiddetto Climate Control, o geoingegneria climatica.
A tal fine, è stata avviata una ricerca sulla relativa letteratura scientifica che si occupi delle tecniche di geoingegneria che utilizzano il grafene “G” o l’ossido di grafene “GO“.
Una ricerca preliminare sul web ha rivelato una notizia di grande rilevanza, rimasta inosservata per un lungo periodo.
Il progetto, ancora in fase embrionale, prevede l’impiego del grafene o dell’ossido di grafene per contrastare il cambiamento climatico (Berardelli, J. 2018).
In merito, si consiglia la lettura dell’articolo scientifico di Smith e Wagner (2018), che propone l’impiego di una flotta di 100 velivoli in grado di eseguire 4.000 missioni annue su scala globale, con l’obiettivo di contribuire alla salvaguardia del pianeta dal cambiamento climatico.
Tali velivoli, secondo gli autori, sarebbero in grado di irrorare minuscole particelle di solfato nella bassa stratosfera, a circa 60.000 piedi sopra il livello del mare.
L’obiettivo di tale progetto è quello di contribuire alla protezione del pianeta da una quantità eccessiva di luce solare, al fine di mantenere basse le temperature.
Un ulteriore obiettivo dello studio è l’analisi dei costi associati a tale progetto, come evidenziato nel seguente passaggio : “I ricercatori hanno esaminato quanto sarebbe pratico e costoso avviare un ipotetico progetto di geoingegneria solare tra 15 anni“.
In particolare, per la prima volta viene usato il termine “geoingegneria solare“, che non significa altro che un intervento sul clima attraverso il rilascio di nanoparticelle nell’atmosfera per ridurre l’incidenza della radiazione solare, evitando l’effetto di rifrazione solare, già citato nel progetto SCoPEX finanziato da Bill Gates (Figueroa, A. 2021 | Neslen, A. 2017).
Il progetto in questione può essere considerato come avente caratteristiche di stravaganza, in quanto la sua attuazione, che consiste nel rilascio di nanoparticelle nell’atmosfera al fine di mitigare il riscaldamento globale, comporta un intervento diretto nei processi climatici naturali e può produrre conseguenze di difficile previsione.
Come sottolineato da Moreno-Cruz e Keith (2013), “l’incertezza relativa al progetto SRM (Solar Radiation Management) è considerevole e i responsabili devono deliberare sulla partecipazione a una ricerca finalizzata alla riduzione di tale incertezza“.
In altre parole, i ricercatori non possiedono conoscenze approfondite sugli effetti della geoingegneria solare, tuttavia sottolineano che questa rappresenta una soluzione rapida ed economica per contrastare il cambiamento climatico.
A conferma di ciò, si possono citare le seguenti parole : “Il Solar Radiation Management (SRM) possiede due caratteristiche che lo rendono utile per la gestione del rischio climatico : è rapido ed economico.
Si propone, pertanto, l’implementazione di un modello economico semplificato per analizzare l’interazione tra l’incertezza delle risposte climatiche ai rischi di CO2 e l’inerzia del ciclo del carbonio, considerando il SRM come una soluzione per mitigare il cambiamento climatico“.
Infine, si asserisce : “Il SRM si rivela un strumento di notevole valore per la gestione del rischio climatico, non per il suo costo contenuto, ma per la sua capacità di essere implementato con celerità in caso di impatti climatici significativi, come in una situazione di emergenza climatica“.
Questo suggerisce che i ricercatori propongono ricerche e test sulla geoingegneria solare senza considerare gli effetti negativi che potrebbero generare, basandosi su stime di costi/benefici e senza prove scientifiche.
È degno di nota che, a distanza di cinque anni, alcuni problemi come la possibilità che “la geoingegneria solare causi un raffreddamento eccessivo” (Abatayo, AL; Bosetti, V.; Casari, M.; Ghidoni, R.; Tavoni, M., 2020) siano ancora citati.
Gli autori sostengono che l’implementazione di tale tecnologia permetta ai paesi di influenzare unilateralmente la temperatura globale.
La geoingegneria solare potrebbe innescare interventi contrastanti da parte di paesi che aspirano a temperature diverse ; la teoria economica suggerisce che i paesi che desiderano un clima più fresco potrebbero imporre tale condizione agli altri.
Altri paesi potrebbero adottare contromisure di controgeoingegneria.
È interessante notare come molti autori diano per scontata la capacità di inferire il clima attraverso la geoingegneria solare e spostino il dibattito su argomenti di tipo geopolitico, come la “governance globale” (McLaren, D. 2021; Reynolds, J.L. 2019; Jinnah, S. Nicholson, S. Flegal, J. 2018; Bunn, M. 2019; Lloyd, I.D.; Oppenheimer, M. 2014).
Le fonti bibliografiche esaminate includono gli studi di Corry (2021), Reynolds (2019), Jinnah et al. (2018), Bunn (2019) e Lloyd e Oppenheimer (2014).
Tali contributi sono accessibili tramite query come “geoingegneria solare” o “governance“.
Fatti analizzati
I ricercatori (Vukajlovic, J.; Wang, J.; Forbes, I.; Šiller, L., 2021) formulano l’ipotesi, nel loro studio teorico, che l’iniezione di aerosol nella stratosfera solare venga sviluppata al fine di ridurre l’incidenza della radiazione solare.
A tal fine, sono stati impiegati aerosol solfati, sebbene presentino lo svantaggio di degradare lo strato di ozono e di fungere da sorgenti di assorbimento della radiazione infrarossa.
Questi concetti sono spiegati come segue : “Sebbene l’iniezione di aerosol nella stratosfera sia una delle tecniche di geoingegneria solare più promettenti, gli aerosol di solfato, suggeriti per tale applicazione, presentano svantaggi significativi come l’assorbimento dell’infrarosso (IR) e la degradazione dell’ozono.
Si rende pertanto necessario lo sviluppo di nuovi materiali per tale applicazione che presentino una diffusione significativa verso l’alto e un assorbimento non IR, al fine di garantire un effetto di raffreddamento efficace“.
Questa spiegazione presuppone che la geoingegneria solare abbia anche l’obiettivo di ridurre la temperatura o produrre un effetto di raffreddamento, pertanto questa metodologia si inserisce nel contesto della lotta ai cambiamenti climatici.

Il composto proposto nei progetti di iniezione di aerosol è l’aerogel di silice altamente poroso (una proprietà condivisa anche con l’ossido di grafene), che consente anche la diffusione di nanoparticelle di diamante.
Questo conferirebbe al materiale una capacità di riflessione diffusa, ovvero la capacità di ridurre o riflettere la radiazione solare.
Gli autori riconoscono altresì la possibilità di impiegare altri aerogel per tali finalità, in particolare l’aerogel di grafene.
Come riportato in Lamy-Mendes, A., Silva, RF., Durães, L. (2018), “Sono state sviluppate anche strutture composte da aerogel di silice con diverse nanostrutture di carbonio sotto forma di nanotubi, nanofibre e grafene.
Inoltre, le particelle PM2,5 (particelle inferiori a 2,5 μm) sono considerate dannose per l’uomo durante la respirazione.
Per tale ragione, si consiglia che le particelle presenti nell’aerosol debbano rientrare in un intervallo di dimensioni compreso tra 0,1 e 1 μm, al fine di minimizzare i rischi per la salute“.
Questo aspetto è particolarmente rilevante, poiché denota una consapevolezza da parte degli autori riguardo ai potenziali rischi per la salute associati all’uso dell’ossido di grafene negli esseri umani.
Tuttavia, raccomandano ancora una dimensione delle nanoparticelle compresa in un range di 0,1-1 μm, che risultano facilmente inalabili superando la barriera di qualsiasi tipo di maschera, compresa quelle nucleari (Sharma, S.; Pinto, R.; Saha, A.; Chaudhuri, S.; Basu, S. 2021).
Merita inoltre di essere approfondito il dettaglio dell’uso dell’ossido di grafene come componente per realizzare l’aerogel di silice.
Gli autori citano l’articolo di Lamy-Mendes, A., Silva, R. F. e Durães, L. (2018) che analizza ulteriori possibili nanomateriali derivati dal carbonio, tra cui “nanotubi di carbonio, nanofibre di carbonio, grafene e aerogel di carbonio“.
Il rapporto, che si estende per oltre 70 pagine, include una sezione dedicata al grafene e all’aerogel di ossido di grafene, dove si sottolinea che “l’impiego dell’ossido di grafene (GO) è giustificato dalla presenza di numerosi gruppi contenenti ossigeno (gruppi epossidici e idrossilici, tra gli altri), che migliorano sia la solubilità del grafene nei solventi che l’interazione con la rete di silice“.
Questo implica che l’ossido di grafene è un materiale adatto alla produzione di aerogel per applicazioni nella geoingegneria solare.
In effetti, nelle loro conclusioni (Lamy-Mendes, A.; Silva, RF; Durães, L., 2018), gli autori evidenziano che “sebbene gli aerogel di silice presentino proprietà eccezionali, come bassa densità apparente e conduttività termica, nonché un’elevata superficie specifica, nell’ultimo decennio è stato intrapreso un sforzo per ottenere materiali con caratteristiche distintive rispetto agli aerogel di silice nativi.
Sono già state studiate varie strategie per la modifica degli aerogel, con l’aggiunta di particelle, polimeri o fibre come possibili additivi per fornire e/o migliorare diverse proprietà degli aerogel di silice.
Come evidenziato in questa rassegna, è stato sviluppato un nuovo approccio per la modifica di tali aerogel, introducendo nanostrutture di carbonio, quali nanotubi di carbonio, nanofibre di carbonio, grafene e aerogel di carbonio”.
Questo dimostra che l’ossido di grafene può essere utilizzato nell’iniezione di aerosol nell’atmosfera per scopi di geoingegneria solare.
Questa affermazione è condivisa anche da Qu, ZB; Feng, WJ; Wang, Y.; Romanenko, F. e Kotov, NA (2020), i quali sottolineano che i nanosheet di grafene, noti come “GQD” (Graphene Quantum Dots), possono essere impiegati nella geoingegneria solare, probabilmente anche per le proprietà di riflessione ottica dell’ossido di grafene nei cristalli di silice fotonica (Lee, CH; Yu, J. ; Wang, Y.; Tang, AYL; Kan, CW; Xin, JH 2018), secondo il materiale aerogel a cui si riferiscono (Vukajlovic, J.; Wang, J.; Forbes, I.; Šiller, L. 2021).
Ossido di grafene e aerogel Fe3O4
Prima di procedere con l’esame di questa sezione, è fondamentale sottolineare che l’ossido di ferro (Fe3O4), comunemente noto come magnetite, rappresenta uno dei materiali più frequentemente associati all’ossido di grafene, a causa della sua notevole versatilità applicativa.
Ad esempio :
Nanoparticelle di ossido di grafene-Fe3O4 presentano proprietà di assorbimento elettromagnetico (Ma, E.; Li, J.; Zhao, N.; Liu, E.; He, C.; Shi, C., 2013) ;
Nanoparticelle superparamagnetiche di ossido di grafene-Fe3O4 per la somministrazione di farmaci, biocidi, fertilizzanti e pesticidi (Yang, X.; Zhang, X.; Ma, Y.; Huang, Y.; Wang, Y.; Chen, Y. 2009 |CN112079672A). 2020) ;Somministrazione di vaccini a DNA per trattamenti sperimentali oncologici e terapie geniche (Shah, MAA; He, N.; Li, Z.; Ali, Z.; Zhang, L. 2014; Hoseini-Ghahfarokhi, M.; Mirkiani, S.; Mozaffari, N.; Sadatlu, MAA; Ghasemi, A.; Abbaspour, S.; Karimi, M. 2020);
Altri trattamenti antitumorali basati su terapie a base di platino (Yang, YF; Meng, FY; Li, XH; Wu, NN; Deng, YH; Wei, LY; Zeng, XP, 2019).Terapie contro il cancro basate su nanoparticelle magnetiche (Zhang, H.; Liu, XL; Zhang, YF; Gao, F.; Li, GL; He, Y.; Fan, HM, 2018);
Estrazione di ibuprofene, fenolo, bisfenolo A, metil-parabene e propil-parabeni dal sangue (Yuvali, D., Narin, I., Soylak, M. e Yilmaz, E., 2020; Abdolmohammad-Zadeh, H. e Zamani, A., 2020);Neuromodulazione e trattamenti per malattie neurodegenerative e disturbi psichiatrici (Owonubi, SJ; Aderibigbe, BA; Fasiku, VO; Mukwevho, E.; Sadiku, ER 2019);
Numerosi altri esempi possono essere reperiti nella literatura scientifica, come dimostrato dalle pubblicazioni “Fe3O4-graphene oxide” o “graphene oxide“, “Fe3O4“.
I nanocompositi magnetici di Fe3O4 con ossido di grafene GO sono noti almeno dal 2010, quando sono stati citati come possibile biomarcatore per il rilevamento del cancro (Swami, M. 2010).
Il loro metodo di preparazione è stato oggetto di un articolo di Cao, L.L.; Yin, S.M.; Liang, Y.B.; Zhu, J.M.; Fang, C.; Chen, Z.C. (2015), nel quale sono state scoperte le loro proprietà magnetiche, la capacità di generare campi magnetici, la loro zeta potenziale e la capacità di superare la barriera ematoencefalica.
Inoltre, questi nanocompositi si sono rivelati altamente stabili in un amplio intervallo di pH, mostrando anche la capacità di separare Fe3O4 dall’ossido di grafene tramite l’applicazione di un campo magnetico esterno.
Tali proprietà potrebbero fornire una spiegazione del fenomeno magnetico associato ai cosiddetti “vaccini” contro il SARS-CoV-2, presumibilmente composti da ossido di grafene e magnetite, come riportato nello studio di Campra P. (2021).
Prima di approfondire la questione degli aerogel, è necessario definirne il concetto.
Un aerogel è un materiale ultraleggero e poroso a base di gel, le cui proprietà fisiche ne impediscono il collasso, con una densità leggermente superiore a quella dell’aria.
In secondo luogo, si può affermare che esistono aerogel di ossido di grafene e Fe3O4, come indicato nello studio di Kopuklu, B.B., Tasdemir, A., Gursel, S.A. e Yurum, A. (2021).
In tale contesto, la ricerca ne adatta l’impiego per lo sviluppo di batterie con prestazioni superiori alla tecnologia agli ioni di litio.
Inoltre, gli aerogel di ossido di grafene e magnetite Fe3O4 sono stati sviluppati come attuatori magnetici mediante rivestimento con polidopamina (Scheibe, B. ; Mrówczyński, R. ; Michalak, N. ; Załęski, K. ; Matczak, M. ; Kempiński, M. ; Stobiecki, F. 2018).
La polidopamina, denominata anche PDA, è un polimero ottenuto dall’ossidazione della dopamina e viene ampiamente impiegato in “varie applicazioni in biologia, biomedicina, membrane, catalisi, materiali e purificazione dell’acqua“, secondo Liebscher J. (2019).
Questo aspetto risulta di notevole interesse, in quanto la polidopamina non è solamente un composto chimico, ma altresì un neurotrasmettitore di fondamentale rilevanza per il corretto funzionamento del cervello umano, in particolare del sistema nervoso centrale, del sistema di ricompensa (desiderio, piacere, condizionamento), della dipendenza da eventuali sostanze o della volontà di socializzazione.
È fondamentale sottolineare che l’assenza di dopamina può determinare lo sviluppo di malattie e disturbi psichiatrici, tra cui la depressione (Moghaddam, B., 2002) e persino disturbi neurodegenerativi (David, R. et al., 2008).
Riflessioni finali
Numerosi studi hanno ormai dimostrato che l’iniezione di aerosol/aerogel a base di ossido di grafene nell’atmosfera ha lo scopo di effettuare interventi di geoingegneria solare e climatologica.
Come riportato dai ricercatori nell’articolo (Vukajlovic, J. ; Wang, J. ; Forbes, I. ; Šiller, L. 2021), l’iniezione di aerosol è un campo di ricerca in fase di sviluppo e sperimentazione da anni, come evidenziato in (Cao, L. 2019 | Zhao, L.; Yang, Y.; Cheng, W.; Ji, D.; Moore, JC 2017 | Dykema, JA; Keith, DW; Anderson, JG; Weisenstein, D. 2014 | Keith, D. ; Dykema, J. A.; Keutsch, F. N., 2017).
Tutti questi elementi confermano ulteriormente la presenza del fenomeno delle scie chimiche, assimilabile a progetti di geoingegneria solare e climatica.
Le informazioni scientifiche esaminate evidenziano che la dispersione di ossido di grafene o suoi derivati sotto forma di aerosol nell’atmosfera comporta rischi significativi, in quanto :
a) E’ una fonte di inquinamento che colpisce l’atmosfera, la terra, gli oceani e i mari, agricoltura, cibo, fonti d’acqua, animali e persone che finiscono per respirare l’aria inquinata.
b) Provoca effetti negativi e danni che possono essere fatali per la salute delle persone.
c) Alterare il clima causa effetti di disidratazione nell’atmosfera, perdita di ozono (Weisenstein, DK; Keith, DW; Dykema, JA 2015) ed altri effetti collaterali non ancora completamente dimostrati scientificamente.
L’implementazione dell’iniezione di aerosol come parte del processo di geoingegneria solare può essere attuata su scala globale senza la necessità di una consultazione preventiva con la popolazione, senza il dovuto dibattito e l’analisi scientifica aperta che una questione di tale rilevanza, come una possibile alterazione del clima, richiederebbe.
In questo contesto, Parker e Irvine (2018) sottolineano che, una volta avviata la sperimentazione della geoingegneria solare, sarebbe impossibile tornare indietro a causa delle conseguenze catastrofiche dell’interruzione.
Nel loro riassunto, gli autori affermano : “Se la geoingegneria solare dovesse essere implementata e poi improvvisamente interrotta, ci sarebbe un aumento rapido e dannoso delle temperature.
Questo fenomeno, noto come “shock di terminazione”, rappresenta un concetto fondamentale“.
Gli autori precisano che, a seconda della metodologia e del modello di geoingegneria solare, nonché del numero di paesi coinvolti, gli effetti dei cambiamenti climatici potrebbero essere mitigati, in particolare le catastrofi climatiche, ma non si soffermano sull’eventualità che la geoingegneria solare stessa possa essere la causa di tali catastrofi.
Altri autori, tra cui Kravitz, B. e MacMartin, D.G., Robock, A., Rasch, P.J., Ricke, K.L., Cole, J.N. e Yoon, J.H. (2014), sostengono nelle loro conclusioni che “esistono numerosi altri effetti che potrebbero essere inclusi negli studi regionali riguardanti la geoingegneria solare.
Questi includono ulteriori effetti climatici, come le variazioni nella frequenza di eventi estremi.
Tuttavia, l’iniezione di aerosol di solfato stratosferico può potenzialmente aumentare la riduzione dell’ozono e generare ulteriori effetti dinamici che, a loro volta, potrebbero influenzare la temperatura locale e i modelli di precipitazione, differenti dagli effetti della geoingegneria consistenti nell’ombreggiamento parziale del sole.
È importante riconoscere che la salute delle piante terrestri non è determinata esclusivamente dalle precipitazioni e dalle variazioni di temperatura.
Le future valutazioni dei cambiamenti idrologici indotti dalla geoingegneria potrebbero altresì incorporare variazioni nell’evaporazione, nell’umidità del suolo e nel deflusso”.
A seguito di un’attenta analisi dei contenuti proposti in questo articolo, emerge con chiarezza l’esistenza di studi approfonditi condotti dai ricercatori riguardanti la geoingegneria solare, i suoi modelli, i metodi di applicazione e previsione, nonché l’iniezione di aerosol nell’atmosfera/stratosfera a quote comprese tra i 7 e i 18 km.
In effetti, lo studio condotto da Horton, JB; Keith, DW; Honegger, M. (2016), le cui conclusioni evidenziano che “il SRM rappresenta un complemento alla mitigazione delle emissioni di CO2“, e che “l’analisi SRM (Solar Radiation Management) risalente a decenni fa ha costantemente dimostrato che potrebbe abbassare le temperature superficiali, ma sussistono considerevoli incertezze riguardo alla sua capacità di rallentare il cambiamento climatico regionale e sui suoi effetti sulle altre variabili di rilievo, quali le precipitazioni, l’innalzamento del livello del mare e gli eventi estremi“.
In merito alle possibilità di realizzazione, lo studio sostiene che “sembrerebbe che alcune forme del SRM potrebbero essere implementate a un costo molto contenuto (inferiore allo 0,1% del PIL mondiale) utilizzando le tecnologie esistenti“, senza però chiarire o specificare quali forme siano.
L’articolo riveste particolare importanza per la comprensione del contesto geopolitico in cui, a partire dal 2016, si inseriscono la geoingegneria solare e l’iniezione di aerosol di ossido di grafene nell’atmosfera.
Tali attività hanno condotto a un accordo (non divulgato pubblicamente) riguardante l’impiego delle tecnologie SRM.
L’uso sperimentale del SRM è documentato da articoli che riportano gli effetti ottenuti, come quelli citati di seguito : (Malik, A.; Nowack, PJ; Haigh, JD; Cao, L.; Atique, L.; Plancherel, Y. 2019 | Kim, DH; Shin, HJ; Chung, IU 2020).
Considerando le possibilità e gli aspetti geopolitici implicati dal controllo climatico, la geoingegneria solare può essere considerata come un’arma militare, come suggerito da Bunn (2019).
Pertanto, emerge con chiarezza che la lotta al cambiamento climatico non è ciò che appare, ma piuttosto una guerra latente tra blocchi politici, informazioni parziali scientifiche, disinformazione e opacità, al fine di instaurare un’unica governance mondiale non democraticamente eletta e la cui legittimità è nulla.
Il controllo climatico solleva interrogativi inquietanti : “Chi decide o impone il clima nel mondo ? Quali principi etici guidano le decisioni relative ai cambiamenti climatici ? Quale fondamento etico giustifica la manipolazione del clima ? Quali saranno le conseguenze, i costi e i benefici di tali interventi ?” (McLaren, DP 2018).
Queste e altre domande simili sono cruciali per comprendere appieno la complessità e le implicazioni dei cambiamenti climatici.
L’interazione con ciò che non si comprende può spesso generare conseguenze imprevedibili e quasi sempre disastrose.
In conclusione, è opportuno commentare brevemente l’articolo di Buck, Geden, Sugiyama e Corry (2020), nel quale si presenta la risposta all’emergenza del virus SARS-CoV-2 come esempio di implementazione della geoingegneria solare, al fine di giustificare l’iniezione di aerosol stratosferici.
A tal fine, gli autori citano cinque lezioni che devono essere apprese :
a) Le metriche ristrette, sebbene possano apparire semplici da utilizzare, potrebbero in realtà dar luogo a nuovi problemi.
b) La governance globale risulta frammentata o assente.
c) Le tecnologie dei media generano nuove instabilità per la scienza e la politica
d) I politici potrebbero agire per il gusto di agire, o persino per ragioni contrarie
e) L’obiettivo è guadagnare tempo, disponendo di un piano limitato.
Questi errori sembrano essere quelli che gli autori ritengono non si possano commettere nella prossima sfida “pandemica“, per cui è necessaria una ricerca anticipatoria, come si evince dalle seguenti parole : “Il COVID-19 è stato un test di stress per le interazioni tra scienza, media e politica, sia a livello nazionale che globale, e ha rivelato dinamiche complesse e potenzialmente dannose nei collegamenti tra queste sfere.
La risposta alla pandemia sottolinea la necessità di una governance proattiva, ma anche di una ricerca transdisciplinare proattiva prima di un’emergenza reale“.
Sembra quindi emergere un legame assai stretto fra la gestione delle emergenze da SARS-CoV-2 e una “prossima” pandemia climatica.
La geoingegneria solare emerge come un tema che potrebbe assumere un ruolo preponderante nelle agende globali.
Bibliografia
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