Aprile 9, 2024 Ologrammi proibiti di vita reale
Non sarà mai più trattata come una bestia.
Giovani donne vendesi

Da sempre si parla invariabilmente di “comunità di recupero” per le prostitute.
Che siano laiche o religiose, private o pubbliche, queste comunità, all’interno delle quali le ragazze sono “tirate fuori” da quella che è stata la loro dimensione di sfruttamento e di semi-schiavitù, vengono invariabilmente descritte come “persone da recuperare”.
Occorre a questo punto precisare che non tutte coloro che si dedicano alla prostituzione lo fanno perché costrette.
Un numero sempre più crescente di ragazze sceglie di “vivere l’avventura” per motivi differenti, frutto di scelte individuali ed autonome che possono nascere sia dal desiderio di diventare ricche in poco tempo, sia dal volersi sentire ricercate dagli uomini, sia da una certa curiosità per le situazioni “borderline”.
Nonostante questo, però, il numero di coloro che sono costrette a prostituirsi, e che quindi non lo fanno per libera scelta, è in ogni caso davvero altissimo.
Ma non comprendo perché nel loro caso si debba continuare ad usare il termine “recupero” come se si trattasse di persone con un problema simile a quello degli alcolisti, dei giocatori d’azzardo o dei tossicodipendenti.
La prostituta, anche quella tolta dalla strada e sottratta dalle grinfie del più bieco dei papponi, non deve assolutamente essere “recuperata” da alcunché.
“Recuperati” (tassativamente dopo un lunghissimo soggiorno in qualche carcere) devono essere quelli che l’hanno portata, per costrizione, ad una scelta che non voleva compiere, e “recuperati” (in questo caso in una comunità che si occupa di “disintossicazione”) devono essere coloro che in tale condizione non libera hanno soddisfatto con lei i loro desideri sessuali più “proibiti”.
Lei invece ha solo bisogno di essere aiutata.
Aiutata a non avere paura, aiutata a camminare con le proprie gambe, aiutata a ragionare con la propria testa, aiutata a scegliere, aiutata a sbarazzarsi dei pregiudizi, aiutata a riconquistare la sua dignità.
E nel caso, alla fine di tutto questo, decidesse di tornare liberamente a prostituirsi, aiutata anche a non sentirsi sporca e discriminata.
Rabbrividiva.
Avvolta da una coperta che la riparava dal freddo della notte, fino a pochi istanti prima Lorena era una delle tante ragazze in vendita nell’orribile mercato della carne umana dove il sesso è ormai l’unico vero business.
Alcune parole le uscivano a fatica e nascevano dalla paura.
“Perché hai preso questa strada ? Stiamo tornando indietro, ti prego, non portarmi da loro…”
Queste erano le parole che Lorena mormorava dal sedile posteriore dell’auto, a mano a mano che la casa in cui era stata segregata si allontanava dietro di lei.
Era appena stata comprata, al costo di 300$.
Alcuni giorni prima era Natale, e lei lo aveva passato legata ad una catena dentro una gabbia per cani.
Ma ora la stavi portando al sicuro, lontana dai suoi aguzzini, in un luogo sicuro riservato alle vittime di questo ignobile traffico di esseri umani.
“Mi hanno picchiata. Mi hanno anche fatto male.
Vuoi vedere cosa mi hanno fatto ? Guarda, me lo hanno fatto con un coltello.
Ti piaccio ? Hai voglia di fare sesso ?
Sono molto brava, sai…”

Lorena non lo sapeva ancora, ma stava per risvegliarsi da un incubo.
Da un’esistenza vissuta nell’angoscia di essere percossa anche per i motivi più insignificanti, stava per approdare in un luogo sicuro dove avrebbe trovato un pasto caldo, un letto pulito, delle persone che le avrebbero voluto bene e la possibilità di una vita completamente differente.
Sottrarla a quel mondo disumano era stato il coronamento del tuo lungo viaggio in quell’inferno dove la prostituzione viene quasi sempre associata alla schiavitù.
“Mi vuoi sposare ? Vuoi spogliarmi ?
Vuoi fare l’amore con me ? Ho tanta fame.
Mi lasciano senza cibo. Promettimi che mi darai sempre da mangiare.
Mi piace il cioccolato…”
Non riusciva a smettere di mangiare.
Chiedeva in continuazione del cibo e prima ancora di arrivare al rifugio aveva già divorato due grossi panini, un enorme pacchetto di patatine e tre barrette di cioccolato.
Al pari di molte altre giovani donne spinte dal bisogno economico e molto spesso dalla mancanza di una famiglia, Lorena era stata costretta ad una vita spaventosa.
Oggetto di un traffico efferato, abusata e torturata, venduta e costretta a vivere come una bestia.
Solo la mostruosità di un simile crimine ti aveva convinto ad attraversare la barriera che separa il lecito dall’illecito per salvarla.
Insieme ad un complice ti sei addentrato nel regno dei trafficanti di esseri umani.
Mentre fingevi di essere un interprete, il tuo collega recitava la parte di uno straniero intenzionato a comprare una ragazza.
Questo ti ha permesso di entrare in contatto con quell’orribile ambiente di papponi, intermediari e schiavisti, in cui la vita non ha alcun valore, e dove conta solo il denaro.
Tutto era iniziato con un tassista…
“Ciao, il mio amico è uno straniero e vorrebbe incontrare una bella ragazza per divertirsi.
Ne conosci una ?”
“Certo che la conosco ! Ti porterò lì.
Sono sicuro che ti piacerà. È un’amica.
Vive in un appartamento vicino alla stazione ferroviaria.
Non è di quelle che vanno per strada.
È una che sceglie i suoi clienti.
È pulita, giovane e non costa molto : solo 20$ all’ora.
Se al tuo amico non piace, possiamo andare a cercarne altre”.

Dopo essere stati condotti in vari luoghi dove era possibile trovare ragazze che si prostituivano, hai pensato che per quella sera poteva essere sufficiente.
Non avevi scoperto nulla di nuovo.
Nei giorni successivi hai interrogato i portieri degli hotel più costosi della città.
Tutti erano in grado di procurare ragazze.
Di solito erano quelle che stavano nelle hall e nei bar degli stessi alberghi, oppure bastava una semplice telefonata perché venissero direttamente in camera.
Ma anche in questo caso non si trattava di nulla di diverso da quello che succedeva in qualsiasi altra grande città dell’America Latina.
Tuttavia, avevi notato che un quartiere non lontano dal centro si riempiva di papponi e prostitute il sabato sera, diventando un vero e proprio mercato del sesso.
Quando sei arrivato lì, hai visto l’auto della polizia parcheggiata a pochi metri da un gruppo di papponi.
Pensavi di essere stati sfortunato, ma con tua grande sorpresa quelli, stranamente, sembravano non preoccuparsi degli agenti.
Un uomo, uscendo dall’auto della polizia, si è dapprima avvicinato ai papponi e poi, dopo aver conversato con loro per un po’, si è accostato a voi e ti ha chiesto se volevi una ragazza.
“Ti piacerebbe averne una ? È economico e ti divertirai.
Non preoccuparti dei poliziotti. Quelli sono miei amici”.
Hai rifiutato l’offerta e te ne sei andato.
Avevi capito che per quella sera era sufficiente.
Perchè avevi accertato che era proprio questo il quartiere giusto da cui iniziare.
Sei tornato lì alcuni giorni dopo.
Un uomo sulla quarantina, scuro di carnagione e con folti baffi neri, era intento a fumare, seduto davanti a una casa che forse un tempo era bellissima.
Di quell’antica bellezza erano rimasti solo i muri scrostati ed il ricordo di epoche passate.
“È possibile avere una ragazza ?”
“Certo. E tu chi sei ?”
“Sono qui con un amico… è straniero e vorrebbe portarsi a casa una ragazza… per un paio di mesi.
E’ possibile ?
“Quindi lui la vorrebbe per un lungo periodo ?
Va bene. Entra… vieni in casa… Ho qualcosa per te”.
E puntando verso la porta, disse :
“Sono il Colombiano… tutti qui mi chiamano così”.
Dopo averlo seguito in casa, ti ha portato in una stanzetta scarsamente illuminata, attigua ad un’altra stanza separata da una tenda.
Il Colombiano ti ha detto di attendere un attimo, e poco dopo è ritornato con una ragazza minuta, dai capelli scuri e vestita con una lunga maglietta che fungeva da gonna.
“Domanda al tuo amico se gli piace.
Ha una pelle perfetta, senza ferite o piaghe.
Palpale i seni… sono belli e sodi”.
Queste furono le parole del Colombiano, accarezzandole le natiche come fanno i venditori di bestiame quando presentano la loro merce.
La ragazza era rimasta in silenzio e non era possibile osservarla negli occhi perché li teneva abbassati.
Solo per un attimo un sorriso amaro attraversò il suo bel viso.
Mentre rientrava nella sua stanza al di là della tenda, un uomo che aveva parcheggiato davanti alla casa entrò e la seguì.
“È un ragazzo che è qui per una sveltina”, disse il Colombiano.
“Se tu e il tuo amico volete provarla, vi faccio un prezzo di favore.
È brava…”, continuò l’uomo, descrivendo a gesti ciò che era in grado di fare.
Avevi visto e soprattutto sentito abbastanza.
Temendo di perdere l’affare, l’uomo ti rivolse una proposta.
“Guarda, ho deciso una cosa.
Te la vendo per 400$.
Dammi i soldi e poi fai quello che vuoi con lei”.
“Fammi parlare con il mio amico.
Potrebbe essere interessato, ma prima avrei bisogno di alcune informazioni.
Quanti anni ha la ragazza ?
Cosa succede se la polizia ci ferma ?
Come ci prendiamo cura di lei ?
In questo genere di cose non siamo esperti e tu potresti fornirci a riguardo qualche consiglio”.
Lieto di poter insegnare qualcosa a qualcuno, l’uomo iniziò a rispondere.
“A chi ti chiede l’età della ragazza, rispondi che ha più di diciotto anni e che non ha documenti perché le sono stati rubati.
Tienila chiusa in casa e non lasciarla mai uscire da sola.
Dalle da mangiare e da bere e non avrai problemi con lei.
Non ne ho mai avuti”.
Ma non mi fare aspettare troppo.
La terrò a tua disposizione e non la farò lavorare nelle prossime ore… Rischio di perdere soldi se non torni”.
Uscisti dalla casa rassicurando l’uomo.
In quel momento non sapevi se sareste mai tornati in quel posto così terribilmente squallido.
Quella scena ti sconvolse talmente tanto che per un attimo ti balenò il dubbio di voler abbandonare tutto.
Ma poi ripensasti a quella ragazza ed a tutte quelle come lei.

Nei giorni successivi hai indagato in altre zone della città, incontrando altri trafficanti, e quasi tutti avevano qualche ragazza da vendere.
Un protettore ne vendeva una per 1000$.
Indicava il prezzo tracciando la cifra con la punta del piede sulla terra che ricopriva la strada e poi, sempre con il piede, la cancellava.
La decisione finale fu presa quando la direttrice di un’organizzazione che accoglie le vittime del traffico di esseri umani si rese disponibile ad ospitare la ragazza che tu saresti riuscito a portare da lei.
Poche persone avrebbero accettato di oltrepassare il limite della legalità sborsando denaro destinato a finire nelle tasche dei malviventi che gestiscono quel traffico, rischiando anche la vita, ma se volevi entrare nel vivo di quell’orrendo commercio ed avere gli elementi per dimostrarne l’entità, non esisteva alcuna altra strada.
Due giorni dopo eri di nuovo nella zona in cui lo avevate incontrato per la prima volta.
Hai bussato alla porta della casa dai muri scrostati, ma nessuno aprì.
L’uomo non era in casa.
Dopo un breve giro in macchina lo hai trovato poco distante con altri protettori.
“Salve, come vedi siamo tornati.
Vorremmo concludere”.
Sorridendo, l’uomo si sedette sul sedile posteriore, e quelli che stavano chiacchierando con lui lo guardarono con un po’ di invidia mentre vi allontanavate.
“Ho aspettato quindici giorni, mi avevate promesso che sareste tornati presto.
Che cosa è successo ? Ho perso dei soldi quella volta”, disse seccato.
Hai risposto che il tuo amico aveva dovuto trovare i soldi, ma che ora li aveva con sé ed era pronto a comprare la ragazza.
L’uomo rispose che quella che ti aveva mostrato era già stata venduta, ma si offrì di accompagnarvi dove avreste potuto trovarne un’altra.
Vi condusse in una casa e ti presentò Juan, uno spacciatore di eroina e trafficante di ragazze.
Lo trovaste sdraiato su un letto sporco, con siringhe e tutto il necessario per bucarsi a vista sul comodino.
Era talmente “fatto” che aveva persino difficoltà a parlare, infatti a stento riuscì a dire che in quel periodo non aveva “fidanzate”.
“Andremo da Ricardo”, disse il Colombiano.
“Sicuramente ne ha una”.
Incontrasti per la prima volta Lorena a casa di Ricardo.
Era in vendita. Il Colombiano ha spiegato che eravate buoni amici e che avresti comprato la ragazza.
“C’è così tanta concorrenza ora…”, Ricardo si lamentò con il Colombiano.
“Le belle ragazze arrivano dal Venezuela ed io sto perdendo un sacco di soldi.
“Nessuno vuole più le nostre ragazze” – fece eco la moglie di Ricardo – “Preferiscono quelle con le gambe lunghe anche se costano di più. È davvero un brutto momento…”
“Va bene Colombiano, deciditi, la vuoi o no ? – chiese Ricardo, strattonando Lorena verso la luce più forte per farla osservare meglio.
Sembrava avere sedici, forse diciassette anni, ma la moglie di Ricardo assicurò che ne aveva quasi venti.
“È molto in forma.
L’unico problema è che ha sempre fame.
Chiede continuamente del cibo”, aggiunse la donna.
Il Colombiano ottenne la cifra pattuita.
Lorena indossava solo una camicetta ed una minigonna.

Non portava calze e i suoi piedi erano nudi.
Solo sandali con tacchi alti.
“Fa troppo freddo… datele qualcosa da mettere”.
“Non abbiamo niente per lei.
Siamo poveri ed anche noi non abbiamo vestiti, non vedi ?
È abituata al freddo.
Stai tranquillo che non morirà”, rispose la moglie di Ricardo senza alzare lo sguardo, concentrata com’era a controllare i soldi.
Hai coperto Lorena mettendole il cappotto e poi, tenendola per mano, l’hai accompagnata alla macchina perché sul marciapiede la ragazza, con i tacchi alti, scivolava.
Era frastornata e ti chiedeva continuamente cosa avresti fatto di lei.
Il Colombiano la rassicurò.
Le disse che andava tutto bene, che non doveva preoccuparsi perché la sua vita stava per cambiare e tutto sarebbe andato bene.
Hai scaricato il Colombiano davanti alla sua casa, dopo aver pagato la provvigione che gli era dovuta.
“Hai concluso fatto un ottimo affare.
Lasciami il tuo numero di telefono, così ti chiamo se ne ho un’altra da vendere”.
Dopo avere rifiutato la sua proposta te ne sei andato in fretta e furia, dicendogli che ti saresti messo in contatto con lui se ne avessi avuto la necessità.
Durante il viaggio che ti separava dal luogo sicuro che l’organizzazione umanitaria ti aveva offerto, Lorena continuava ad esprimere le sue paure.
Era così agitata da non credere che la stavi portando da chi si sarebbe preso cura di lei.
Dal sedile posteriore dell’auto continuava ad offrire ciò che era costretta a dare quando era nelle mani dei suoi aguzzini : il suo corpo.
Ad una stazione di servizio lungo la strada ti fermasti per comprarle qualcosa da mangiare e da bere : panini, patatine, Coca Cola e la cioccolata che tanto desiderava.
Era quasi l’una di notte quando sei arrivato al rifugio.
E da quel momento Lorena ha iniziato a raccontarti la sua storia.
È probabile che qualcuno dei fatti raccontati da Lorena negli anni successivi alla sua liberazione non sia del tutto vero, ma non posso non crederle quando racconta ciò che ha dovuto sopportare durante il periodo in cui è stata nelle mani dei trafficanti.
I segni delle catene erano visibili anche dopo diverse settimane.
Di solito queste ragazze mentono solo quando si tratta di rivelare qualcosa che potrebbe portare alla loro vera identità, perché non intendono tornare dalle loro famiglie da cui sono state allontanate in modo traumatico, a volte addirittura vendute, ma non mentono quando raccontano quello che è successo mentre erano costrette a prostituirsi.
Aiutare Lorena non è certo stato facile.
Ad esempio, è stato impossibile il suo inserimento in una scuola.
A quanto pare non ne ha mai frequentata una e non sa né leggere né scrivere.
Ha comportamenti talvolta anomali e si comporta come molte ragazze che sono state costrette a crescere per strada.
L’organizzazione si è occupata di trovarle un posto sicuro dove qualcuno si prenda cura delle sue necessità, tentando di restituirle una nuova esistenza.
Attualmente vive in una città sconosciuta ed aiuta altre ragazze come lei, aiutandole a far crescere la comunità.
I segni delle catene sono scomparsi ed i suoi occhi ora brillano di una nuova luce grazie ad una certezza : non sarà mai più trattata come una bestia.
E, ogni volta che può, si rimpinza di Nutella.