Gennaio 3, 2025 Il Great Reset del WEF, Totalitarismo
Il Conformismo è la prigione della libertà.
Gli psicopatici politici. Non siamo numeri senza volto né ingranaggi di una macchina
Pare che molti non abbiano ancora compreso che il problema fondamentale è l’aberrante concetto di “uguaglianza” promosso dalla cosiddetta “cultura moderna” (WEF e simili), quando invece si dovrebbe parlare di pari opportunità per tutti gli esseri umani che, invece, sono tutti diversi tra loro.
Esattamente come accade per Madre Natura, che ama la biodiversità.
Purtroppo, però, una sua parte, la cosiddetta Umanità, la odia.
Il mondo, dopo la farsa del cosiddetto “virus”, ha ingranato rapidamente la retromarcia e sta rapidamente dirigendosi verso l’obiettivo dei globalisti : il ritorno a una società feudale, intrisa di bigottismo e ignoranza, che purtroppo si sta nuovamente diffondendo a macchia d’olio in tutto il mondo.
Non bisogna guardare a chi è una persona, a quale religione professa, a quale etnia appartiene, a cosa fa nella vita privata, a chi vota, ma a cosa può concretamente fare, a quale contributo può dare in una certa situazione.
In passato, molti ambienti sono cresciuti in modo esponenziale proprio perché c’era un grande apprezzamento per la diversità delle persone che ne facevano parte ; solo da punti di vista ed esperienze diverse, infatti, nascono i contributi più preziosi.
Le aziende e i centri di ricerca più produttivi e innovativi erano proprio quelli in cui c’erano mentalità molto diverse e persone che, confrontandosi, riuscivano a fornire idee creative e innovative.
Temo che tutto questo ormai non esista più.
E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
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Molti anni fa, un titolo di giornale si chiedeva : “Qual è la differenza tra un politico e uno psicopatico ?”
La risposta, allora come oggi, rimane la stessa : nessuna.
Non c’è alcuna differenza tra gli psicopatici e i politici.
Non c’è alcuna differenza tra lo scempio perpetrato su vite innocenti da criminali insensibili, privi di sentimenti, egoisti, irresponsabili e parassiti e i politici eletti che mentono agli elettori, scambiano favori in cambio di contributi per la campagna elettorale, imbrogliano i contribuenti, favoriscono l’élite delle multinazionali e rafforzano il complesso militare-industriale senza minimamente preoccuparsi dell’impatto che le loro leggi frettolosamente approvate potrebbero avere sui cittadini inermi.
Sia gli psicopatici che i politici hanno la tendenza a essere egoisti, insensibili, irresponsabili, bugiardi patologici, disinvolti truffatori senza rimorsi.
I politici carismatici, così come gli psicopatici, non si assumono mai la responsabilità delle loro azioni, hanno un’eccessiva autostima, sono instabili e instabili, hanno stili di vita socialmente devianti e spesso obiettivi irrealistici, tutti accomunati dalla stessa natura, dal fascino apparentemente facile e dalla mente calcolatrice.
Questi leader finiscono per creare sempre delle patocrazie, ossia società totalitarie votate al potere, al controllo totale e alla distruzione della libertà, operando contro gli interessi del proprio popolo, se non per favorire alcuni gruppi, e di conseguenza si assiste a una deliberata polarizzazione dei cittadini, a azioni illecite e all’acquisizione massiccia e inutile di debiti.
Esattamente tutto quello a cui stiamo assistendo in questo momento in gran parte dell’Occidente.
In altre parole, eleggere uno psicopatico a una carica pubblica equivale a un harakiri nazionale, ovvero un atto rituale di auto-annullamento, auto-distruzione e suicidio, che segna la fine di un governo democratico e getta le basi per un regime totalitario, militarista, intollerante e, soprattutto, disumano.
Tra i tratti distintivi dei politici sociopatici vi sono la spietatezza, l’insensibilità e l’assoluta mancanza di coscienza, nonché la volontà di anteporre il potere a ogni altra cosa, compreso il benessere dei cittadini.
Quando un governo non considera più i propri cittadini come esseri umani dotati di dignità e valore, ma come oggetti da manipolare, manovrare, sfruttare, maltrattare, imprigionare e punire senza rimorsi, rifiutando di ammettere i propri errori, non stiamo più operando in una repubblica costituzionale.
Ancor più grave, la psicopatologia non si limita a coloro che occupano alte posizioni di governo, ma si diffonde rapidamente tra la popolazione.
La tirannia non fiorisce perché chi la perpetua è impotente e ignaro delle proprie azioni.
Fiorisce perché si identifica attivamente con coloro che promuovono atti viziosi come “virtuosi”.
In una patocrazia, il popolo, attraverso la propria identificazione personale con un determinato leader, partito o sistema sociale, prima diventa e poi si identifica come “agente” del bene o del male.
Molto dipende dal modo in cui i leader coltivano un senso di identificazione con i propri seguaci.
È piuttosto ovvio che i politici parlano ormai quasi esclusivamente di “noi” piuttosto che di “io” ; la loro leadership consiste nel coltivare questo senso di identità condivisa di “noi” e nel far sì che le persone vogliano agire in termini di “noi”, in modo tale da promuovere interessi collettivi.
L’obiettivo del moderno stato corporativo è piuttosto ovvio : promuovere, coltivare e radicare un senso di identificazione comune tra i suoi cittadini.
A questo scopo, “noi il popolo” può diventare “noi lo Stato di polizia”.
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Stiamo rapidamente diventando schiavi di un sistema governativo e burocratico totalitario, senza volto e senza nome, che erode inesorabilmente le nostre libertà attraverso innumerevoli leggi, statuti e divieti.
La resistenza a questi regimi dipende dalla forza delle opinioni di chi decide di reagire.
Ciò significa che “noi cittadini” dobbiamo stare molto attenti a non essere manipolati e a non marciare di pari passo con un regime oppressivo.
I cittadini devono impegnarsi a informarsi su ciò che il governo sta facendo e su come giudicarlo responsabile delle proprie azioni.
Spesso, invece, permettono a sé stessi di esistere esclusivamente in uno spazio di eco che si limita alle opinioni con cui sono d’accordo.
Non si espongono a più fonti mediatiche, indipendenti e tradizionali, e soprattutto non pensano più con la loro testa.
Le elezioni non sono mai state un mezzo per opporsi a uno Stato di polizia, semplicemente perché una “resistenza” richiede persone attive a tutti i livelli.
Non siamo numeri senza volto né ingranaggi di una macchina.
Siamo esseri umani e, almeno per ora, abbiamo ancora l’opportunità di rimanere liberi, a patto di difendere instancabilmente i nostri diritti.