I cammelli somali non sono a rischio estinzione

Gennaio 15, 2025 Global Warming

Le notizie sui cambiamenti climatici che danneggiano l’allevamento dei cammelli sono allarmismi infondati.

Veronica Baker


I cammelli somali non sono a rischio estinzione

Da secoli i pastori somali fanno affidamento sui cammelli per il sostentamento delle loro famiglie, per il trasporto e per il loro status sociale.
Negli ultimi decenni, l’allevamento dei cammelli si è evoluto fino a diventare un’attività molto redditizia.


I cammelli somali


Tuttavia, i mass media tradizionali, utilizzando immagini di terre aride, vorrebbero far credere che anche questa fiorente attività sia minacciata dal cambiamento climatico causato dall’uomo.

I cammelli, noti anche come “navi del deserto“, sono creature straordinarie, perfettamente adattate a vivere nelle regioni aride e spazzate dal vento di tutto il mondo.

Negli aridi bassopiani dell’Africa orientale, dalle distese sabbiose della Somalia e del Sudan agli aspri terreni dell’Etiopia, attraverso le pianure del Kenya e nella desolata natura di Gibuti, questi maestosi animali sono nutriti con cura e la loro presenza testimonia la lunga tradizione di allevamento di cammelli in queste terre.



Oltre il 35% del bestiame somalo è costituito da cammelli, e più della metà della popolazione dipende dagli introiti del settore, che rappresentano oltre il 50% del prodotto interno lordo del Paese.
I cammelli rappresentano inoltre la prima voce delle esportazioni di bestiame somalo.

Nella regione del Benadir, si stima che il 31,2% delle famiglie consumi carne di cammello una volta alla settimana, mentre il 68,8% lo faccia una volta al mese.

Anche in Etiopia, alcune regioni classificano il cammello come la specie di bestiame economicamente più importante.

Data l’importanza dei cammelli per queste comunità e la frequenza delle siccità nella regione, le storie apocalittiche con immagini di paesaggi aridi possono rivelarsi strumenti efficaci per diffondere la paura del cambiamento climatico.

Un servizio di TRT World intitolato “Just2Degrees : How Climate Change Affects Global Security” afferma che il riscaldamento globale sta distruggendo le comunità di pastori somali e la loro capacità di allevare cammelli in modo redditizio.



Tuttavia, la realtà è diversa.

Le popolazioni di cammelli della Somalia sono invece aumentate negli ultimi decenni, grazie a condizioni ideali per l’allevamento e ai crescenti incentivi economici che gli allevatori ricevono dalla vendita della carne e del latte di cammello.

La popolazione di cammelli è raddoppiata tra il 1961 e il 2020 nelle zone settentrionali e occidentali dell’Africa (Algeria, Tunisia, Marocco meridionale o ex Sahara occidentale, Mauritania, Burkina Faso) e nel Corno d’Africa (Sudan, Etiopia, Somalia).



In Mali, Niger, Ciad, Nigeria, Kenya e Gibuti, la popolazione è aumentata di 12 volte dal 1963.

Gli scienziati ritengono inoltre che “nonostante una probabile sottostima della popolazione mondiale di cammelli (stimata a circa 40 milioni di capi nel 2020), la loro crescita è superiore a quella degli altri erbivori allevati“.

Ne consegue quindi che l’impatto della siccità nella regione è stato sovrastimato.
In effetti, le siccità ricorrenti sono da sempre il problema delle zone rurali africane.

Ad esempio, la catastrofica carestia etiope dal 1888 al 1892 ha causato la morte di un etiope su tre, un periodo buio noto come “kifu qan‘” o “giorni del male“.



Inoltre, le malattie e i metodi di allevamento inadeguati rappresentano i veri problemi per l’allevamento dei cammelli.
In un recente sondaggio condotto nella regione somala del Benadir, il 92% dei pastori ha dichiarato che le malattie dei cammelli rappresentano il principale ostacolo alla loro produzione.

Gli scienziati che hanno analizzato la diversità genetica della popolazione di cammelli in Somalia hanno di conseguenza affermato che “il miglioramento genetico dei cammelli porterà ad un aumento della loro produttività, incluso lo sviluppo di razze specializzate per la produzione di carne, latte e pelle“.

Ancora una volta, le notizie sui cambiamenti climatici che danneggerebbero l’allevamento dei cammelli si rivelano essere esclusivamente inutili allarmismi che ingigantiscono gli effetti delle condizioni meteorologiche, ignorando invece i problemi reali di questa importante attività.


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