Novembre 18, 2024 Storia nascosta
Loro mi considerano una persona che sa muoversi all’interno dei complessi meccanismi finanziari internazionali.
Il boss dei boss ed il suo impressionante impero finanziario (autobiografia non ufficiale)
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Mi chiamo Semyon Yudkovich Mogilevich, sono nato il 30 giugno 1946 a Kiev, in Ucraina, in una tipica famiglia ebraica della classe media.
I miei genitori erano Genya Tevevna Shepelskaya e Yudka Mogilevich.
A 22 anni mi sono laureato in economia presso l’Università di Lvov, una delle più prestigiose.
“È uno studente geniale”, afferma uno dei miei professori, “ha un’ottima memoria e riesce a moltiplicare, dividere e sommare all’istante anche numeri a sette cifre”.
Un altro professore sostiene che il mio grande interesse per la macroeconomia mi permette di avere una visione d’insieme dell’economia nazionale e mondiale.
Tutti sono convinti che io possa diventare un grande professore universitario.
Ma il mio destino è già segnato.
Nel 1970, approdo alla Lyubertskaya di Mosca, un’organizzazione specializzata in micro frodi e piccoli furti.
Purtroppo, la buona sorte non mi assiste.
Sono stato arrestato.
Passerò sette anni in prigione per reati legati al cambio di valuta sul mercato nero.
La mia prima grande occasione si presenta nel 1980, quando il governo dell’Unione Sovietica autorizza gli ebrei russi a raggiungere Israele.
Tuttavia, una volta ottenuto il visto di uscita, le famiglie ebraiche che desiderano espatriare hanno a disposizione soltanto pochi giorni.
Numerose famiglie sono proprietarie di oggetti d’antiquariato e gioielli di valore, la cui esportazione è severamente proibita dalle autorità, pertanto, mi viene l’idea di candidarmi come “custode” di quei tesori che le famiglie sono obbligate a lasciare in Unione Sovietica.
In pratica, dovrei essere responsabile della vendita di questi oggetti e della spedizione del loro ricavato ai legittimi proprietari in Israele.
Si tratta di una piccola ricchezza che sto accumulando attraverso la vendita di ciò che era di proprietà di migliaia di famiglie spinte a lasciare l’Unione Sovietica nel più breve tempo possibile.
Decido di tenere per me tutto ciò che ho incassato, confidando nel fatto che tali persone non potranno mai rivendicare alcunché nei miei confronti.
Nel 1990 ho già accumulato diversi milioni di dollari, che riciclo nel contrabbando di armi, nella prostituzione, nel gioco d’azzardo, nella droga e nel mercato nero.
Il 1990 è anche un anno davvero speciale.
Si assiste al crollo del regime sovietico e i vari gruppi malavitosi acquisiscono un discreto potere.
Sfortunatamente, il governo intraprende una lotta serrata contro di loro e capisco che è meglio cambiare aria.
Per lo meno per un po’.
In compagnia dei miei scagnozzi, decido di lasciare Mosca e di trasferirmi in Israele, dove prendo la cittadinanza e stringo rapporti con gli altri gruppi emergenti russi e israeliani, ampliando il mio piccolo impero.
Loro mi considerano un personaggio in grado di destreggiarmi nei complessi meccanismi finanziari internazionali.
Investo il capitale acquisendo società.
Acquisto locali notturni, fabbriche di gioielli, gallerie d’arte, fabbriche di liquori e molto altro, ma continuo anche ad ampliare la mia rete di attività illegali, come prostituzione, armi e droga, tramite numerose società offshore.
Nel 1991 mi sono sposato con una giovane ungherese, Katalin Papp, e ciò mi ha consentito, nel 1992, di ottenere, grazie al passaporto ungherese, la mia quarta nazionalità, dopo quelle ucraina, russa e israeliana.
Amo essere considerato “un cittadino del mondo”.
A questo punto decido di trasferire la sede della mia organizzazione a Budapest, seguendo l’esempio di quella israeliana.
Budapest è un rifugio sicuro e dispone di un sistema bancario solido e avanzato.
Formalmente sono un commerciante di grano e cereali, ma tutti mi considerano ormai uno dei boss più astuti e potenti al mondo.
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Nessuno è più in grado di fermarmi.
Il mio mestiere è il lavaggio di denaro sporco frutto di attività illecite, un ingegnoso gioco di matrioske e di scatole cinesi.
Investo principalmente nel business dei night club, dei ristoranti e della produzione di alcolici.
Creo un’organizzazione di circa 250 membri, sul modello di Cosa Nostra.
Grazie alla loro copertura, riesco ad ampliare la mia attività senza particolari problemi e a dotarmi di un piccolo “esercito privato” costituito da circa un centinaio di membri, per lo più ex combattenti in Afghanistan e veterani delle forze speciali.
Uomini disposti a tutto, come il mio fedele Igor Tkachenko, temuto in ogni angolo del pianeta.
Nel 1992 acquisto anche una fabbrica di armi, la “Army Co-Op”, che produce cannoni antiaerei e missili terra-aria.
Nel 1993 stringo un accordo con la Solntsevskaya brava, una delle organizzazioni più influenti di Mosca, per gestire il traffico di opere d’arte e antichità rubate da chiese e musei dell’Europa orientale.
Nel 1994, infine, sono riuscito a impadronirmi della Inkombank, una delle banche private più importanti della Russia, stringendo un patto segreto con il presidente della banca, Vladimir Vinogradov.
Questo mi ha permesso di ottenere un accesso diretto al sistema finanziario mondiale.
Inkombank dispone di una peculiarità essenziale per i miei interessi : l’immensa rete di conti di corrispondenza che ha praticamente dappertutto, nelle principali banche del mondo, come Bank of China, Union Bank of Switzerland, Swiss Bank Corp., Deutchebank e Bank of New York.
Quest’ultima è particolarmente interessante, dato che tutte le mie principali transazioni avvengono in dollari USA.
Nel dicembre 1994 muore mia moglie.
Valuto la possibilità di tornare in Russia, ma poi scelgo di restare a Budapest per espandere maggiormente il mio business nel settore bellico.
Acquisisco altre due industrie di armi : la Magnex 2000 e la Digep General Machine Works.
Queste ultime operazioni mi hanno permesso di acquisire il controllo dell’industria bellica ungherese.
Parallelamente, mi accaparro contratti di fornitura nei Paesi musulmani del Medio Oriente, tra cui l’Iraq, il Pakistan, l’Iran e l’Afghanistan.
Questi Paesi diventano il mio principale mercato di vendita di armi.
Sono persino riuscito a spostare in Iran una spedizione rubata nella Germania dell’Est, che comprendeva missili terra-aria e una dozzina di veicoli blindati.
Il tutto, naturalmente, in accordo con il Mossad.
Nel 1995 ho sposato Galina Alexeyevna Telesh-Jambulskaya, una donna russa di religione ebraica che è stata la mia amante per molti anni.
Il 31 maggio, in un ristorante di mia proprietà a Praga chiamato “U Holubů”, mentre è in corso una riunione tra alcuni membri del mio gruppo e quelli di Solntsevo, la polizia fa irruzione per impedire un regolamento di conti tra la mia organizzazione e quella di Mosca.
Vengono arrestate duecento persone.
Nel 1996, tramite la Inkombank, riesco a ottenere una cospicua partecipazione nella Sukhoy, fabbrica russa di aerei da combattimento, alcuni dei quali in grado di trasportare bombe nucleari.
In tre anni, realizzo un fatturato di oltre un miliardo di dollari, in gran parte incassato a fronte di vendite effettuate in Iraq, Iran, India e Libia.
Da molti anni agisco incontrastato in Europa, Stati Uniti, Russia, Ucraina, Israele e Regno Unito.
Ho anche contatti con organizzazioni in Sud America, Pakistan e Giappone.
Nel 1997, ho cercato di vendere un carico di tre tonnellate di uranio arricchito ad acquirenti mediorientali, riuscendo a farlo uscire di nascosto dalle scorte del Patto di Varsavia.
L’incontro con i “clienti” era previsto in un resort di Karlovy Vary, ma la polizia della Repubblica Ceca è intervenuta, ha recuperato il materiale radioattivo e ha arrestato i miei uomini.
Nel 1998, i media scoprono i miei rapporti con Sergei Mikhailov e altri membri della mafia russa nella YBM Magnex International Inc., una società quotata alla Borsa di Toronto, e il 13 maggio decine di agenti dell’FBI irrompono nella sede della YBM a Newtown, in Pennsylvania.
Le azioni della società, valutate oltre un miliardo di dollari, da un giorno all’altro perdono completamente valore.
Nel settembre 1999, il mio nome compare in un’inchiesta della Procura di Rimini su alcuni conti in banche italiane appartenenti a mafiosi russi operanti in Italia.
Dall’inchiesta emerge il mio coinvolgimento nello scandalo che ha coinvolto i familiari di Boris Eltsin, alcuni alti funzionari russi e esponenti della criminalità organizzata, riguardante il riciclaggio di 10 miliardi di dollari, parte dei quali provenienti dal Fondo Monetario Internazionale e dalla World Bank.
Nel 2000, l’FBI istituisce una task force in collaborazione con la Polizia ungherese per contrastare il crimine organizzato nell’Europa dell’Est e nel 2003 inserisce il mio nome nella lista dei “più ricercati”.
Nell’ordinanza internazionale sono indicato come “pericoloso, armato e a rischio di fuga”.
Secondo l’FBI, insieme ai miei complici, sono responsabile della grande truffa da 150 milioni di dollari operata da YBM Magnex International Inc. nei confronti di investitori americani e canadesi.
Il mandato d’arresto conta ben 45 capi d’accusa, tra cui estorsione, frode nei trasferimenti bancari e riciclaggio di denaro.
Nel 2003 ho deciso di rientrare in Russia.
Mi sono sistemato in una bella dacia fuori Mosca, dove vivo e conduco tranquillamente i miei affari.
Nel 2003 il Turkmenistan e la Russia stipulano un importante contratto che prevede la commercializzazione di grandi quantità di gas turkmeno a Gazprom, in parte destinato all’Ucraina.
A fungere da intermediario tra la società turkmena e Gazprom è la società EuralTransGas (Etg), con sede in un piccolo villaggio ungherese, Csadba.
Tra i fondatori e azionisti di questa società troviamo un cittadino israeliano, Zeev Gordon-Averbuch, che è anche il mio consulente legale, e l’uomo d’affari ucraino Dmitry Firtash, a capo della filiale della compagnia israeliana il cui responsabile finanziario è Igor Fisherman, inserito dall’FBI nell’elenco dei miei complici nella truffa della Ybm Magnex.
Dal 2004 Etg è completamente sparita dalla scena e in Svizzera è nata una più importante società di brokeraggio russo-ucraina: la RosUkrEnergo (Rue), le cui azioni sono divise a metà tra una filiale di Gazprom e una società austriaca, la Centragas Holdings, a loro volta controllate da un’altra società austriaca, la Raffeisen Investment, di cui si denuncia l’opacità.
Il monopolio della Rue riguarda le forniture di gas turkmeno venduto a Gazprom ed esportato in Ucraina alla società statale ucraina Naftogaz.
Tra gli azionisti di maggioranza della Rue, la cui identità non è nota, figura ancora Dmitry Firtash.
Gli organi di stampa lo associano subito a me, nonostante le mie ripetute smentite.
In fondo, il mio nome non compare su nessun documento cartaceo o legale.
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Mentre in Ucraina prende piede la cosiddetta Rivoluzione arancione, il capo dei servizi di sicurezza ucraini Turchinov lancia un’indagine sulla Rue e ipotizza un mio possibile collegamento.
In Russia gli amici mi sostengono dichiarando che questa mossa di Turchinov mira solo a screditare Gazprom e le sue forniture all’Ucraina.
Nell’autunno del 2005, Turchinov si dimette e il fascicolo che lo riguardava e che era stato compilato in più di 12 anni viene distrutto.
Nello stesso anno, il quotidiano russo Moskovsky Komsomolets è stato obbligato a scusarsi con me per aver dedicato un approfondito articolo riguardante la mia vita e le mie (presunte) malefatte. All’interno dell’articolo, tuttavia, un anonimo investigatore russo afferma che “a Mosca godo di solide ed elevate protezioni”.
Nel gennaio 2006, con lo scoppio della “guerra del gas” tra Kiev e Mosca, la Rue acquista ulteriore visibilità e, a causa della sua presunta opacità, è oggetto di critiche sia da parte ucraina che occidentale.
Il gas turkmeno viene esportato in Ucraina in maniera separata dal gas russo.
Si tratta di oltre 30 miliardi di metri cubi all’anno, sui quali la Rue incassa poco meno di tre dollari ogni 1.000 metri cubi.
Il 23 gennaio 2008, nel centro di Mosca, una cinquantina di agenti speciali di polizia cattura me e Vladimir Nekrasov, proprietario di Arbat Prestige, una grande catena russa di negozi di cosmetici, mentre siamo in strada vicino a un supermercato.
Siamo affiancati dalle nostre guardie del corpo, ma ci consegniamo senza opporre resistenza.
Io e Nekrasov siamo stati incriminati per frode nell’ambito di un’indagine su una presunta evasione fiscale di circa 50 milioni di rubli (2 milioni di dollari), reato che prevede la reclusione fino a sei anni.
Sono stato rilasciato su cauzione il 24 luglio 2009.
Al momento del rilascio, il Ministero degli Interni russo ha dichiarato che le accuse contro di me “non sono di natura particolarmente grave”.
Il 22 ottobre 2009, l’FBI mi ha inserito nella sua lista dei dieci latitanti più ricercati.
L’FBI ha rimosso il mio nome dalla lista solo nel dicembre 2015, indicando che non soddisfacevo più i criteri necessari.
Vivo in un Paese con cui gli Stati Uniti non hanno un trattato di estradizione.
Secondo i rapporti dell’FBI, ho anche avuto alleanze con la camorra italiana, in particolare con Salvatore De Falco, un membro di basso livello del clan Giuliano.
Secondo l’FBI, Mogilevich vive liberamente a Mosca.
Le forze dell’ordine di tutto il mondo mi hanno cercato di catturare per più di dieci anni.
Tuttavia, secondo le parole di un giornalista, possiedo “la capacità di non trovarmi mai nel posto sbagliato al momento sbagliato”.
Il 6 aprile 2022, l’Ufficio di presidenza ha rinnovato gli sforzi per arrestarmi, collaborando con il Dipartimento di Stato americano.
Il Programma di ricompensa per la criminalità organizzata transnazionale del Dipartimento di Stato americano offre ora una ricompensa fino a 5 milioni di dollari per informazioni che portino all’arresto e/o alla mia condanna.