Il fallimento della Barings Bank

Gennaio 24, 2008 EcoAnemia


Il fallimento della Barings Bank

Il fallimento della Barings Bank
Il Nikkei da un anno oscillava in un range piuttosto stretto…

Uno dei più famosi esempi di manipolazione dei mercati finanziari fu quello che portò al fallimento della più antica banca d’affari inglese, la Barings Bank.

Nel febbraio del 1995, Nick Leeson, un trader, aprì una posizione enorme sull’indice Nikkei225 vendendo simultaneamente centinaia di lotti di opzioni call e put.

Il trader aveva venduto volatilità al massimo della leva perché, negli ultimi dodici mesi, l’indice Nikkei225 oscillava in un range piuttosto stretto (circa il 10%).
La Barings si attendeva un andamento simile anche nei mesi successivi.

Sfortunatamente, però, si verificò un evento imprevisto : il fortissimo terremoto che colpì il Giappone il 17 gennaio 1995.

Le implicazioni per il mercato furono naturalmente molto negative : i maggiori gestori prospettavano un calo dell’indice di almeno il 5%.

Ma un misterioso acquirente stava acquistando decine e decine di contratti futures sull’indice Nikkei225.

Barings, per mantenere una posizione a portafoglio neutrale a delta-zero e non subire immediatamente perdite ingenti dovute all’aumento improvviso della volatilità, stava acquistando sul mercato la massima quantità possibile di futures.

Un evidente tentativo di manipolare il mercato.
Ma ben presto la stessa Barings si trovò a fronteggiare le vendite dei gestori di tutto il mondo, arrivando ad avere in portafoglio oltre 10.000 contratti future.

Quando la situazione divenne di pubblico dominio, si scatenò un’ondata di vendite da tutto il mondo sul Nikkei, che collassò immediatamente di 1000 punti.

I margini saltarono dopo la chiamata di reintegro (il noto margin call).
Barings chiuse i battenti con perdite per 1,4 miliardi di dollari.


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