Agosto 17, 2008 MacroEcoAnemia
Il fallimento dell’edilizia popolare
Costruire nuove case popolari significa gravare ulteriormente sulla spesa pubblica.
L’economia italiana è quasi ferma : un ulteriore salasso la danneggerà ulteriormente.
Ci sono però anche ragioni più specifiche.
Storicamente, l’edilizia popolare si è rivelata un clamoroso fallimento, uno spreco colossale che ha sottratto forza all’Italia produttiva (prima di tutto proprio ai più deboli) e ha innescato una redistribuzione che ha avvantaggiato i beneficiari solo marginalmente.
Chi ha guadagnato di più in questo business ?
Politici, sindacalisti e amici degli amici che vivono in prestigiosi appartamenti pubblici a canone “moderato”.
E questa è solo la punta dell’iceberg.
Quando ci si avventura nelle periferie delle grandi città, infatti, si deve purtroppo constatare che non sempre gli appartamenti destinati ai più bisognosi sono abitati da loro: gli sfratti sono difficilissimi e quindi chi ottiene il privilegio di un’abitazione la lascia in eredità a figli e nipoti, oppure viene occupata abusivamente.
Inoltre, la gestione finanziaria di tale patrimonio è disastrosa a causa degli organici pletorici delle agenzie regionali e dell’alta morosità: mancano i fondi per le riparazioni, i quartieri sono totalmente degradati e l’incuria regna sovrana.
In ogni caso, anche se la gestione del progetto fosse stata diversa, il risultato non sarebbe stato migliore.
Per aiutare la povera gente, bisogna agire in modo diverso, stanziando dei fondi da destinare ad altre attività (spese militari in primis), ma soprattutto bisogna migliorare la gestione della cosa pubblica, tagliando i costi e ottimizzando l’organizzazione.
In questo modo, si potrebbe aiutare la gente a recuperare un appartamento in affitto dove desidera.
Bisogna evitare, però, di costruire ghetti in cui riunire disperati, disadattati e tossicodipendenti.
Il disastro francese dei quartieri HLM, teatro di autentiche rivolte nei mesi scorsi, dovrebbe aver insegnato a tutti che costruire casermoni per i poveri e metterli tutti insieme a condividere la loro disperazione produce conseguenze disastrose per l’intera società.
In una fase caratterizzata da notevoli ondate migratorie, lanciare progetti simili significa porre le basi per una disgregazione crescente della società.
Sarebbe auspicabile cercare di unire, non di dividere.