Il genocidio dimenticato del 1919

Gennaio 13, 2025 Grafene, Il Great Reset del WEF, Quel terribile virus mai isolato

Oggi l’arroganza della comunità medica è addirittura peggiore rispetto a 100 anni fa.

Veronica Baker


Il genocidio dimenticato

Tutto iniziò con l’esperimento di una cosiddetta “vaccinazione” contro la meningite batterica da parte dell’Istituto Rockefeller sulle truppe americane.
E tutto finì con la morte di 50-100 milioni di persone in tutto il mondo.

Durante gli anni di guerra (1918-19), l’esercito degli Stati Uniti raggiunse i 6.000.000 di uomini, di cui 2.000.000 furono inviati all’estero.

Il Rockefeller Institute for Medical Research approfittò di questo nuovo pool di “cavie umane” per condurre “esperimenti” sui cosiddetti “vaccini”, inviando il suo siero sperimentale anti-meningococco anche in Inghilterra, Francia, Belgio e Italia.
Questo contribuì a diffondere l’epidemia in tutto il mondo.



Dal 21 gennaio al 4 giugno 1918, il Rockefeller Institute for Medical Research di New York sperimentò un cosiddetto “vaccino” contro la meningite batterica coltivato sui cavalli e lo iniettò nei soldati a Fort Riley.

Nel corso del 1918, quei soldati, che spesso vivevano e viaggiavano in condizioni igienico-sanitarie precarie, furono inviati a combattere in Europa, diffondendo i batteri in ogni sosta tra il Kansas e le trincee del fronte in Francia.

Uno studio ha descritto i soldati con infezioni attive che “aerosolizzavano i batteri che colonizzavano i loro nasi e le loro gole“, mentre altri, spesso negli stessi “spazi di respirazione, erano profondamente suscettibili di una rapida diffusione attraverso i loro polmoni dai propri o altrui batteri colonizzanti“. (1)

Quando la prima guerra mondiale finì, l’11 novembre 1918, i soldati tornarono nei loro paesi d’origine e negli avamposti coloniali, diffondendo la polmonite batterica killer in tutto il mondo.

Il genocidio dimenticato
Il tutto iniziò con l’esperimento di vaccinazione contro la meningite batterica dell’Istituto Rockefeller sulle truppe americane. E finì con la morte dai 50 ai 100 milioni di persone, solo negli USA…

Durante la prima guerra mondiale, il Rockefeller Institute inviò il suo siero sperimentale anti-meningococco in Inghilterra, Francia, Belgio, Italia e altri paesi, contribuendo a diffondere l’epidemia in tutto il mondo.

Secondo la dottrina medica “ufficiale”, nel 1918-19, la cosiddetta “influenza spagnola” uccise 50-100 milioni di persone, compresi molti soldati.

Molte persone non si rendono ancora conto che questa malattia ha provocato un numero di vittime superiore a quello causato dalle mitragliatrici o da qualsiasi altra arma tipicamente associata alla prima guerra mondiale.

Inoltre, nel 1918, “influenza” era un termine generico per indicare una malattia di origine sconosciuta.

Non aveva il significato specifico che ha oggi.
Infatti, il significato di questa parola deriva dal latino medievale “influente“, in senso astrologico, che significa “una visita sotto l’influenza delle stelle“.

Perché quello che è successo più di 100 anni fa è importante anche in questo particolare momento ?

Tra il 1900 e il 1920, c’erano enormi sforzi in corso nel mondo industrializzato per costruire una società “migliore”.

Per semplicità, la città di New York sarà utilizzata come esempio per discutere tre importanti cambiamenti avvenuti in quel periodo e il loro impatto sulla mortalità da malattie infettive.

Acqua pulita e servizi igienici

Alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX secolo, New York costruì il sistema ancora in uso oggi per portare acqua pulita dalla zona delle Catskill.
Inoltre, costruì oltre 6.000 miglia di fognature per convogliare e trattare i rifiuti. (2)

Elettricità

Alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX, New York costruì una rete elettrica e cablò la città in modo che la corrente fosse disponibile in ogni casa.

L’industria farmaceutica dei Rockefeller

Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, New York divenne la sede del Rockefeller Institute for Medical Research (ora Rockefeller University).
Il cosiddetto “vaccino” utilizzato nell’esperimento di Fort Riley sui soldati era stato inizialmente sperimentato sui cavalli dall’industria farmaceutica.



I dati sui tassi di mortalità negli Stati Uniti dall’inizio del 20° secolo al 1965 indicano chiaramente che l’acqua pulita, lo sciacquone dei bagni, sistemi fognari efficaci e cibi refrigerati hanno ridotto efficacemente la mortalità da malattie infettive, e non certo la diffusione dei cosiddetti “vaccini”.

La malattia non era “spagnola”

La Spagna era uno dei pochi paesi che non fu coinvolto nella prima guerra mondiale.
Di conseguenza, era un paese libero dalla censura, al contrario dei paesi coinvolti nella prima guerra mondiale.

Era quindi normale che i primi resoconti della stampa che parlavano di un gran numero di persone che stavano morendo di una “nuova malattia infettiva” provenissero proprio dalla Spagna.
I paesi in guerra non volevano spaventare ulteriormente le proprie truppe, quindi decisero di addossare la colpa alla Spagna.

Ai soldati di tutti gli schieramenti veniva chiesto di attraversare la terra di nessuno sotto il fuoco delle mitragliatrici, il che era già abbastanza spaventoso senza sapere che le trincee erano un terreno fertile per le malattie infettive.

Se tale “influenza” è iniziata in una base militare degli Stati Uniti nel Kansas e poi si è diffusa in tutto il mondo a seguito di un esperimento sui soldati statunitensi, allora gli USA dovrebbero chiamare questa influenza “I batteri di Fort Riley del 1918“, o qualcosa di simile.

Infatti, la cosiddetta “influenza spagnola” è iniziata nel luogo in cui è stato somministrato questo cosiddetto “vaccino batterico sperimentale“, rendendolo il primo (ed unico) sospettato come fonte delle infezioni batteriche che hanno ucciso così tante persone.

Sarebbe molto più difficile mantenere il mantra di marketing :

I vaccini salvano la vita“.

D’altra parte, come stiamo vedendo tuttora, se Big Pharma ammettesse che un esperimento con un cosiddetto “vaccino” avesse causato la morte di 50-100 milioni di persone, quali sarebbero le conseguenze ?

La malattia che ha ucciso così tante persone non era né l’influenza né un “virus”. Era un batterio

A partire dall’anno Duemila, i mass media hanno dedicato ampio spazio alla “preparazione a una possibile pandemia“.
I produttori dei cosiddetti “vaccini” contro l’influenza negli Stati Uniti hanno ricevuto finanziamenti per miliardi di dollari per sviluppare i cosiddetti “vaccini”, in modo da avere la certezza che non si verifichi un’altra “influenza” pandemica letale come quella del 1918-19.

Tutto questo ha aiutato i produttori dei cosiddetti “vaccini” a ottenere ingenti finanziamenti dai governi, anche se gli scienziati sapevano naturalmente che, all’epoca, la polmonite batterica era stata il vero killer.

Non è la mia opinione che la polmonite batterica fosse la causa principale di decessi – migliaia di autopsie hanno confermato questo dato di fatto.

Secondo un documento del 2008 del National Institute of Health, la polmonite batterica era la causa di morte in almeno il 92,7% delle autopsie effettuate nel periodo 1918-19.
È molto probabile che il valore sia addirittura superiore, arrivando quasi al 100%.

I ricercatori ne effettuarono circa 9.000.
Questi furono i risultati :

“… Nelle 68 serie di autopsie di qualità superiore, in cui era possibile escludere la presenza di colture negative non segnalate, il 92,7% delle colture polmonari autoptiche era positivo per almeno un batterio.
In uno studio su circa 9.000 soggetti, che sono stati seguiti dalla presentazione clinica con l’influenza alla risoluzione o all’autopsia, i ricercatori hanno ottenuto, con tecnica sterile, colture di pneumococchi o streptococchi da 164 dei 167 campioni di tessuto polmonare.

Sono state riscontrate 89 colture pure di pneumococchi, 19 colture da cui sono stati recuperati solo streptococchi, 34 colture che hanno prodotto miscele di pneumococchi e/o streptococchi, 22 colture che hanno prodotto una miscela di pneumococchi, streptococchi e altri organismi (soprattutto pneumococchi e streptococchi non emolitici) e 3 colture che hanno prodotto solo streptococchi non emolitici.

Non sono state riscontrate colture polmonari negative”. (3)

Quindi pneumococchi o streptococchi sono stati trovati in “164 dei 167 campioni di tessuto polmonare” sottoposti ad autopsia.
Cioè il 98,2%.
I batteri erano, ovviamente, l’assassino.

Dove ha avuto quindi origine la polmonite batterica del 1918-19 ?

Quando gli Stati Uniti entrarono in guerra nell’aprile del 1917, l’industria farmaceutica aveva improvvisamente una grande disponibilità di soggetti umani per i test : il primo vero e proprio battaglione di arruolamento dell’esercito americano.

Prima della guerra, nel 1917, l’esercito americano contava 286.000 uomini.
Dopo la guerra, nel 1920, l’esercito si sciolse ed era di 296.000 uomini.

Durante gli anni di guerra, il 1918-19, l’esercito americano aumentò in modo esponenziale fino a raggiungere i 6.000.000 di uomini, di cui 2.000.000 inviati all’estero.
Il Rockefeller Institute for Medical Research approfittò di questo nuovo pool di cavie umane per condurre esperimenti sui cosiddetti “vaccini”.

Nel 1918, il Dr. Frederick L. Gates, MD registrò un rapporto sulla cosiddetta “vaccinazione” antimeningite e le osservazioni sulle agglutinine nel sangue dei portatori cronici di meningococco.

Tra il 21 gennaio e il 4 giugno del 1918, il dottor Gates riferì di un esperimento in cui ai soldati furono somministrate tre dosi di un cosiddetto “vaccino” contro la meningite batterica.
4.792 uomini ricevettero la prima dose, ma solo 4.257 ricevettero la seconda dose (-11%), e solo 3.702 ricevettero tutte e tre le dosi (-22,7%).

Un totale di 1.090 uomini non si presentò alla terza dose.
Cosa era successo a questi soldati ?

Sono stati spediti a est in treno dal Kansas per imbarcarsi su una nave diretta in Europa ?
Erano nell’ospedale di Fort Riley ?

Tuttavia, il rapporto del Dr. Gates non menziona questo fatto, quindi molto probabilmente erano deceduti nel frattempo.

Sappiamo però che il dottor Gates iniziò i suoi esperimenti nel gennaio del 1918.
A marzo di quell’anno, 100 uomini al giorno entravano nell’infermeria di Fort Riley.

Sono alcuni di questi uomini quelli che mancano dal rapporto del Dr. Gates, quelli che non hanno ricevuto la seconda o terza dose ?

“… Poco prima della colazione di lunedì 11 marzo, la prima tessera del domino sarebbe caduta, segnando l’inizio della prima ondata dell’influenza del 1918.
Il cuoco della compagnia, Albert Gitchell, si presentò all’infermeria del campo con un “brutto raffreddore”.

Subito dopo di lui arrivò il caporale Lee W. Drake con sintomi simili.

A mezzogiorno, il chirurgo di campo Edward R. Schreiner aveva in cura più di 100 uomini malati, tutti apparentemente affetti dalla stessa malattia…”

Il dottor Gates riferì che molti degli uomini a cui era stato iniettato il cosiddetto “vaccino” avevano manifestato sintomi simili all’influenza : tosse, vomito e diarrea.

Questi sintomi erano disastrosi per gli uomini che vivevano nelle caserme, che viaggiavano sui treni verso la costa atlantica, che navigavano verso l’Europa e che vivevano e combattevano nelle trincee.

Le condizioni insalubri favoriscono infatti la diffusione di malattie contagiarie come la polmonite batterica.

Sempre nel rapporto del dottor Gates si legge :

“Sono stati notati diversi casi di intestino pigro o di diarrea transitoria.
Questo sintomo non era stato riscontrato in precedenza.

Un’attenta indagine nei singoli casi ha spesso portato all’informazione che gli uomini che si lamentavano degli effetti della vaccinazione soffrivano di lieve raffreddore, bronchite, ecc. nel momento dell’iniezione.

A volte la reazione è iniziata con una sensazione di freddo o di freddo e un certo numero di uomini si è lamentato di febbre o sensazioni febbrili durante la notte seguente.

Il disturbo più frequente era poi la nausea (occasionalmente il vomito), le vertigini e i “dolori” generali alle articolazioni e ai muscoli, che in alcuni casi erano particolarmente localizzati nel collo o nella regione lombare, causando rigidità del collo o della schiena.
Alcune iniezioni erano seguite da diarrea.

Le reazioni, quindi, occasionalmente simulavano l’insorgenza di una meningite epidemica e diversi uomini vaccinati furono inviati all’ospedale di base per la diagnosi”. (4)

Secondo il dottor Gates, ai soldati dell’esercito USA erano state iniettate dosi di un cosiddetto “vaccino” sperimentale contro la meningite batterica.
In seguito, però, alcuni dei soldati manifestarono sintomi che “simulavano” proprio la meningite.

Tuttavia, il dottor Gates avanzò un’affermazione piuttosto fantasiosa secondo cui non si trattava di “una vera meningite“.

Secondo il suo parere, i soldati avevano sviluppato sintomi simili a quelli dell’influenza.
Tuttavia, la meningite batterica, come è noto, imita i sintomi dell’influenza. (5)

Perchè la cosiddetta “spagnola” si diffuse in modo così ampio e rapido ?

Esiste una ragione ben precisa che spiega in modo esaustivo perché il batterio del Dr. Gates si diffuse così velocemente.
Un articolo del 2008 del CDC descrive come i soldati malati della prima guerra mondiale potevano trasmettere i batteri ad altri in modo molto facile :

Infine, per brevi periodi e in misura variabile, gli ospiti colpiti diventavano ‘adulti nuvola’, aumentando l’aerosolizzazione dei ceppi di batteri colonizzanti, in particolare pneumococchi, streptococchi emolitici, H. influenzae e S. aureus.

Per diversi giorni, durante le epidemie locali, in particolare in ambienti affollati come ospedali, campi militari, navi per il trasporto di truppe e miniere (e trincee), alcune persone erano immunologicamente predisposte, infette o in fase di recupero da infezioni da virus influenzale.

Le persone con infezioni attive aerosolizzavano i batteri che colonizzavano i loro nasi e le loro gole, mentre altri, spesso negli stessi “spazi di respirazione”, erano profondamente suscettibili all’invasione e alla rapida diffusione nei loro polmoni da parte dei propri o altrui batteri colonizzatori”. (6)

Nel suo rapporto sull’esperimento del vaccino di Fort Riley, il Dr. Gates affermò per ben tre volte che alcuni soldati avevano sofferto di una “grave reazione” che indicava “una insolita suscettibilità individuale al vaccino“.

Il pedaggio pagato dalle truppe americane fu impressionante.
La dottoressa Carol Byerly descrisse come l'”influenza” si propagò rapidamente nell’esercito americano.

“… Nel mese di marzo, quattordici dei più grandi campi di addestramento avevano segnalato la presenza di focolai di influenza, e alcune delle truppe infette portarono il virus con sé a bordo delle navi dirette in Francia.

Man mano che i soldati in trincea si ammalavano, i militari li evacuavano dalle prime linee e li sostituivano con uomini sani.

Questo processo portava continuamente il virus a contatto con nuovi ospiti, giovani soldati sani, nei quali poteva adattarsi, riprodursi e diventare estremamente virulento senza esaurirsi in alcun modo.

… Prima che potesse essere imposto qualsiasi divieto di viaggio, un contingente di truppe di rimpiazzo partì da Camp Devens (fuori Boston) per Camp Upton, Long Island, il punto di sbarco dell’esercito in Francia, e portò con sé l’influenza”.

Gli ufficiali medici di Upton dissero che il 13 settembre 1918 l’influenza arrivò “bruscamente“, con 38 ricoveri, seguiti da 86 il giorno dopo e 193 il successivo.

“Il 4 ottobre si registrò il picco con 483 ricoveri e, entro 40 giorni, Camp Upton inviò 6.131 uomini all’ospedale per l’influenza.
Alcuni svilupparono la polmonite così rapidamente che i medici la diagnosticarono semplicemente osservando il paziente piuttosto che ascoltando i polmoni…” (7)

Gli Stati Uniti non erano l’unico paese in possesso del vaccino batterico sperimentale del Rockefeller Institute.

Un rapporto del 1919 dell’Istituto afferma : “Occorre fare riferimento al fatto che, prima che gli Stati Uniti entrassero in guerra (nell’aprile 1917), l’Istituto aveva ripreso la preparazione del siero anti-meningococcico per soddisfare le richieste di Inghilterra, Francia, Belgio, Italia e altri paesi”.

Lo stesso rapporto afferma che : “Per soddisfare la domanda improvvisamente aumentata dei sieri curativi elaborati all’Istituto, fu rapidamente eretta una stalla speciale per i cavalli…” (8)

Un cosiddetto “vaccino” sperimentale anti-meningococco, testato solo sui cavalli e poi inoculato ai soldati che ben presto sarebbero entrati nelle anguste e insalubri condizioni di vita della guerra… cosa avrebbe potuto andare storto ?

Forse questo cosiddetto “vaccino” sperimentale fu il responsabile dei 50-100 milioni di persone uccise da infezioni polmonari batteriche nel periodo 1918-19 ?

Il Rockefeller Institute afferma di avere distribuito il cosiddetto “vaccino” in Inghilterra, Francia, Belgio, Italia e altri paesi durante la prima guerra mondiale.
Secondo la letteratura medica, non si conoscono gli effetti del cosiddetto “vaccino” nei soldati di altri paesi.

Io però ho qualche sospetto, dato che mio nonno ha combattuto nella Prima Guerra Mondiale, dove ufficialmente si ammalò di polmonite (fortunatamente si salvò), e proprio a causa di questa malattia invalidante fu riformato dall’esercito italiano poco dopo la fine della Grande Guerra.

E dai suoi racconti dell’infanzia, ricordo bene che le sue parole sull’accaduto erano più o meno queste :

“Entravamo in tantissimi nei sanatori, ma in pochissimi ne uscivamo vivi”.



I medici “giocano a fare Dio“, pensando di poter sempre domare la natura senza creare problemi imprevisti.
D’altra parte, l’industria dei cosiddetti “vaccini” è da sempre alla ricerca di nuovi soggetti da sottoporre a test su esseri umani.

Spesso, però, non trovano popolazioni che possano rifiutare.
Soldati, neonati, disabili, carcerati, abitanti delle cosiddette nazioni in via di sviluppo.



Oggi, l’arroganza della comunità medica è addirittura peggiore rispetto a 100 anni fa.

L’acqua pulita, i servizi igienici, gli sciacquoni dei bagni, i cibi refrigerati e le diete sane hanno migliorato le condizioni di vita dell’umanità proteggendola dalle malattie infettive.
Non certo il programma dei cosiddetti “vaccini” dei Rockefeller, che, anzi, furono responsabili di un genocidio (mai punito) che causò la morte di 50-100 milioni di persone in tutto il mondo.

I medici e l’industria dei cosiddetti “vaccini” hanno sempre usurpato il credito che invece dovrebbe appartenere di diritto a idraulici, elettricisti, ingegneri edili e urbanisti.

Bibliografia

(1) Deaths from Bacterial Pneumonia during 1918–19 Influenza Pandemic, John F. Brundage*  and G. Dennis Shanks†. Author affiliations : *Armed Forces Health Surveillance Center, Silver Spring, Maryland, USA; †Australian Army Malaria Institute, Enoggera, Queensland, Australia https://wwwnc.cdc.gov/eid/article/14/8/07-1313_article

(2)  World Health Organization : Unsafe drinking water, sanitation and waste management http://www.who.int/sustainable-development/cities/health-risks/water-sanitation/en/

(3) J Infect Dis. 2008 Oct 1 ; 198(7) : 962–970. Predominant Role of Bacterial Pneumonia as a Cause of Death in Pandemic Influenza : Implications for Pandemic Influenza Preparedness, David M. Morens, Jeffery K. Taubenberger, and Anthony S. Fauci https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2599911/

(4) PDF of Fort Riley Study (1918) : https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2126288/pdf/449.pdf

(5) Mayo Clinic :  Meningitis www.mayoclinic.org/diseases-conditions/meningitis/symptoms-causes/syc-2035050(8

(6) Public Health Rep. 2010 ; 125 (Suppl 3): 82–91. The U.S. Military and the Influenza Pandemic of 1918–1919, Carol R. Byerly, PhD https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2862337/

(7)  Rockefeller Institute pamphlet PDF (1919) : https://digitalcommons.rockefeller.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1005&context=rockefeller-institute-descriptive-pamphlet

(8)  Is Military Research Hazardous to Veterans’ Health ? Lessons Spanning Half a Century, A Staff Report Prepared for the Committee on Veterans’ Affairs, United States Senate, December 1994 https://www.hsdl.org/?abstract&did=438835


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