Settembre 15, 2021 5g, Grafene, Quel terribile virus mai isolato
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Nuova terminologia medica : il polmone COVID
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Ormai dovrebbe essere ben noto a tutti che la sigla “COVID” sta per “Sindrome da radiazione acuta“.
Tuttavia, chi sta studiando a fondo la problematica ha sicuramente notato che esiste qualcosa in particolare che la differenzia dalla “classica SARS” che conosciamo (ed ecco perché hanno aggiunto il numero 2).
La presenza di casi di polmonite uni o (più frequentemente) bilaterale nei pazienti che ne sono affetti.
Qual è il motivo di tutto questo ?
È molto probabile che dipenda dal comportamento dell’ossido di grafene inoculato, che impiega infatti fino a tre mesi per raggiungere i polmoni e stabilirsi lì, dove inizierà a smaltire questa sostanza tossica.
Ma chi conosce preventivamente questo particolare comportamento, può iniziare a irradiare le persone intossicate dal grafene (i cosiddetti “vaccinati“) con determinate elettrofrequenze, sfruttando inoltre la proprietà del grafene di moltiplicare per 1000 le onde elettromagnetiche assorbite.
Di conseguenza, le persone intossicate inizieranno a manifestare i sintomi della sindrome da irradiazione acuta, comunemente nota come sindrome da SARS-CoV-2.
D’altra parte, i polmoni sono l’organo più colpito, perché si impregnano letteralmente di un nanomateriale capace di ricevere e moltiplicare le onde non ionizzanti a livelli altamente nocivi per la salute.
Questo spiega anche il perché la cosiddetta “plandemia” sia stata originariamente sequenziata : Cina, Corea, India, Iran, Europa e America.
Chi ha ideato il piano sapeva bene che bisognava aspettare un po’ di tempo, circa due o tre mesi dal momento in cui avevano “grafenato” le persone, prima di iniziare a irradiare.
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Le persone che si sono ammalate in massa erano quelle che avevano precedentemente ricevuto i vaccini anti-influenzali del 2019.
Tutto questo perché gli ideatori di questo piano diabolico erano a conoscenza di un dettaglio fondamentale : prima che il grafene abbia effetto a livello polmonare occorrono almeno tre mesi.
Ecco perché sin dall’inizio tutta la storia del “terribile virus” è stata diffusa dai mass media come una malattia polmonare e non come una malattia neurologica.
Per quanto riguarda l’evolversi della situazione in Italia, ormai è tutto chiaro come la luce del sole.
All’inizio della “pandemia“, in alcuni paesi i primissimi decessi per COVID erano stati etichettati come “morti per radiazioni“.
Secondo la versione “ufficiale” (quella dell’inesistente “virus”), questo non aveva senso.
Ora che la ricerca è progredita e si è dimostrato scientificamente che la sindrome da radiazione acuta è in realtà il nome camuffato per non mostrare la triste verità dei fatti (il virus della COVID-19), si comprende la ragione di un tale protocollo.
Ora è anche chiaro il motivo per cui tutti gli operatori sanitari indossavano tute bianche anti-radiazione (la scusa era che bisognava avere a che fare con un “virus” sconosciuto e quindi potenzialmente “letale“), come se dovessero soccorrere persone colpite da radiazioni nucleari ionizzanti.
Senza contare che le autopsie, ovviamente sempre vietate dai governi mondiali con motivazioni ridicole, avrebbero mostrato immediatamente la verità dei fatti.
Ricordo inoltre che pochi giorni prima dell’inizio della farsa (6 febbraio 2020), vicino Lodi ci fu un incidente ferroviario – il deragliamento del FrecciaRossa Milano-Salerno – causato, secondo la versione ufficiale, da un errore del sistema degli scambi intelligenti.
Invece la causa era l’accensione delle antenne 5G in quelle zone, frequenze che possono naturalmente interferire con tutto ciò che è elettronicamente funzionante (perché stanno già preannunciando l’ennesima bufala della tempesta solare che potrebbe bloccare la rete internet per mesi?).
Ed infatti proprio lì vicino (guardacaso !) iniziò tutta la farsa (il 19 febbraio 2020) con la cosiddetta “zona rossa” di Codogno e il cordone militare dovuto al diffondersi di un “misterioso virus” da combattere (con tanto di tute bianche che si usano in caso di radioattività…).
Ora è tutto chiaro.
Quella povera gente era stata investita da radiazioni ionizzanti, naturalmente dopo essere stata preventivamente “vaccinata“, pardon “grafenata” !
Lo stesso è accaduto anche nella Bergamasca e in tutte le zone in cui erano state effettuate campagne di vaccinazione antinfluenzale a tappeto nel 2019.
Ecco perché in certe zone si sono verificati un numero insolitamente alto di decessi, soprattutto fra gli anziani, mentre in altre non si sono verificati.ù
Ovviamente, oltre a “grafenare” la popolazione in precedenza, hanno completato l’opera tramite irrorazioni di chemtrails effettuate da aerei che volavano seguendo rotte misteriose sopra la Pianura Padana durante il periodo del cosiddetto blocco della circolazione aerea in Italia, fregandosene bellamente del cosiddetto “coprifuoco aereo“, e addirittura spegnendo l’ADM in modo tale da non essere più visibili nemmeno su Flightradar24.
Nel medesimo periodo, ovviamente, non si sono mai fermate le installazioni delle antenne 5G e, anzi, le hanno pure accese per “prove tecniche di trasmissione” (sì, di radiazioni ionizzanti…).
Con questo, ribadisco ancora una volta che tutti gli “strani” acronimi usati hanno un significato.
SARS = Sindrome Acuta Respiratoria Severa
Il termine inglese “COVID-19” è l’acronimo di “Certificate Of Vaccination IDentity” e si riferisce all’intelligenza artificiale (A=1, I=9 nell’alfabeto).
Naturalmente, non c’è da stupirsi che, dopo aver riscontrato nanomateriali e componenti elettronici nei cosiddetti vaccini, stiamo assistendo alla morte di una parte della popolazione sottoposta a questo esperimento di trasumanesimo.
L’eugenetica al suo meglio.
Non appena si accende un’antenna e la si concentra in un luogo particolare con i segnali desiderati, che tra l’altro non devono nemmeno essere molto potenti.
Basta un impulso e tutti i “grafenati” si ammaleranno.
Ricordate che quando viene assorbito uno di questi segnali, la ricezione di questi segnali danneggia i mitocondri.
Se i mitocondri si ammalano, le cellule si ammalano perché non hanno energia sufficiente per sopravvivere e il corpo inizia a morire.
Non ti stai rendendo conto che ti stanno uccidendo ?
È così semplice.
Provo a spiegare in modo più accurato ciò che realmente succede al corpo umano in questo caso.
Il grafene, quando è esposto a determinate onde elettromagnetiche del 5G, diventa molto aggressivo.
Diventa dannoso per l’organismo.
Pertanto, finché è presente e non viene smaltito completamente dall’organismo, provoca effetti negativi, come la formazione di trombi che prima o poi non possono essere evitati.
Qualunque sia il suo stato energetico.
Se a questo si aggiunge l’eccitazione da parte del grafene delle suddette onde elettromagnetiche, la sua qualità chimica cambia.
Smette di essere un agente neutro e un agente super ossidante.
È questo a scatenare tutte le altre reazioni : la cosiddetta “malattia” e la tempesta di citochine e tutto ciò che ne consegue.
In poche parole, altera il livello di stress ossidativo.
Lo innalza rapidamente in una funzione equilibrata con i livelli di glutatione, provocando la rottura del sistema immunitario, il crollo delle difese e l’aumento delle citochine, e consumando tutti gli agenti riducenti nel corpo.
Una volta esauriti, non essendoci più una barriera, “divora” tutto.
E con ciò con cui si combina lo distrugge, lo inattiva, non è più utile.
E naturalmente tutto questo non può avvenire in un corpo.
Perché se si toccano le molecole e le si neutralizza, tutto diventa instabile.
Comincia a crollare dappertutto.
Non c’è bisogno di fare molto altro.
Basta pulsare lentamente o abbastanza velocemente in modo che i mitocondri non possano produrre energia.
Inizia poi la famosa tempesta di citochine, che non è altro che ciò che accade quando il corpo inizia a liberarsi di tutte le cellule morte.
Ed è quello che vediamo quando si verifica questo tipo di danno.
Spesso vediamo persone che si ammalano contemporaneamente.
Questo accade semplicemente perché sono state irradiate.
Questo non era mai successo prima nella sindrome da irradiazione acuta.
La risposta è arrivata un anno dopo : il grafene nei vaccini antinfluenzali.
Quando il grafene viene eliminato dal polmone, si manifesta il cosiddetto “polmone COVID“.
Il termine “polmone COVID-SARS” è una nuova definizione che sta prendendo piede negli ultimi mesi e che verrà utilizzata molto spesso in futuro, a indicare un polmone “grafenato“, intossicato dall’ossido di grafene, e quindi irradiabile sia dall’esterno che dall’interno.
Non ne conosciamo ancora il motivo.
Può essere a causa della permeabilità dei capillari che permettono lo scambio di ossigeno, dato che devono essere molto sottili e rimanere lì a filtrare.
Inoltre, il grafene vi si accumula.
In questo caso, il tessuto viene eccitato ed è per questo che si produce il cosiddetto “polmone COVID“.
Ecco perché la gente si ammala presentando il “polmone COVID“, cosa che non si era mai vista prima in una classica sindrome da irradiazione acuta.
In questo caso, l’abbiamo visto perché stavano combinando due tipi di danno.
Le onde elettromagnetiche dall’esterno e qualcosa che si irradia dall’interno.
Un agente tossico che si irradia dall’interno.
Dal polmone, nello specifico.
Luogo in cui questo nanomateriale tende ad accumularsi di più.
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Inoltre, aumenta la radiazione.
Ecco perché, molto probabilmente, non sappiamo bene quando la gente viene vaccinata in Cina, ma sappiamo che qui la gente viene vaccinata a ottobre/novembre.
Naturalmente, se ci si vaccina in ottobre/novembre e si aggiunge rapidamente il fattore delle onde elettromagnetiche, il grafene non ha abbastanza tempo per accumularsi ovunque nel corpo, perché è in fase di dispersione.
Quindi, il danno non sarà lo stesso.
Se invece si aspetta uno, due o tre mesi, il polmone è già pieno di grafene.
Ora si può irradiare.
E, irradiando, le persone iniziano ad ammalarsi di polmone da COVID.
L’hanno pensata molto bene.
Ecco perché la pandemia è stata sequenziata : Cina, Iran, Europa, America.
Cioè, sapevano benissimo che avrebbero dovuto aspettare un po’ di tempo dal momento in cui avevano “grafenato” le persone prima di iniziare a irradiare.
Questo perché il grafene potesse esplicare la sua azione a livello polmonare.
Infatti, è sempre stata presentata come una malattia polmonare, non come una malattia neurologica.
Ed è per questo che avevano bisogno che il grafene avesse un tempo di viaggio per arrivare ai polmoni.
Cosa che non avviene in un giorno o quindici giorni.
Ci vogliono due o tre mesi perché si accumuli nel polmone.