Ottobre 5, 2024 Studi scientifici, Totalitarismo
La gente comune, semplicemente svolgendo il proprio lavoro e senza alcuna ostilità particolare, può diventare agente di un terribile processo distruttivo.
Il Principio di Obbedienza di Stanley Milgram
8 Novembre, 2021
E’ noto che durante il processo di Norimberga la risposta ripetuta ossessivamente dai nazionalsocialisti portati alla sbarra per le atrocità da loro commesse era invariabilmente la medesima :
“Stavo solo eseguendo gli ordini !“
Una risposta – per taluni versi inaspettata – che indusse il celebre psicologo americano Stanley Milgram ad indagare sul fatto se il popolo tedesco fosse “diverso” dagli altri.
I risultati a cui arrivò Stanley negli esperimenti effettuati all’epoca (1963) furono a dir poco scioccanti per il mondo intero.
Questi risultati furono poi pubblicati e commentati in modo dettagliato nella sua opera più famosa, “Obedience to authority”.
Ne parlo perché è esattamente ciò che stiamo vivendo in questo periodo.
Ci sono infatti persone che seguono gli “ordini” dei mass media senza riflettere sulle motivazioni.
Altri invece inveiscono e attaccano violentemente chi non “segue gli ordini” e desidera semplicemente restare libero (ad esempio, non desidera indossare sempre “il simbolo dell’oppressione”).
In poche parole, anche e soprattutto grazie agli studi di Stanley Milgram si possono immediatamente identificare senza alcuna fatica tutte le “pecore” che obbediscono alle autorità qualunque cosa venga detta loro.
E contemporaneamente estraniare dalla società tutti i cosiddetti “dissidenti”.
Che finiranno per vivere isolati dal resto del mondo “normale”.
Di seguito, l’esperimento di Stanley Milgram e, soprattutto, i suoi sconvolgenti risultati.
Nel 1961 Stanley Milgram è un ricercatore della Yale University.
Durante quel periodo, i suoi studi si focalizzarono sul tema dell’obbedienza.
Partendo dalla convinzione che nella società moderna sia indispensabile la presenza di un’autorità, Milgram si dedicò allo studio di tale tema.
Un’autorità dalla quale è possibile sottrarsi solo se si vive in totale isolamento.
L’obbedienza (del popolo) è definita come un meccanismo psicologico che collega un’azione individuale a uno scopo (solitamente politico).
Inoltre, la storia suggerisce che l’obbedienza può indurre le persone a mettere in atto determinati comportamenti.
Al di là delle convinzioni etiche, dei sentimenti di vicinanza al prossimo o della propria condotta morale.
A questo proposito, nel 1961 Charles Percy Snow scrisse :
“Quando si riflette sulla lunga e cupa storia dell’umanità, ci si rende conto che sono stati commessi crimini terribili in nome dell’obbedienza, in misura maggiore di quanti ne siano stati commessi in nome della ribellione”.
Lo studio di Milgram
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Partendo da queste premesse, Milgram decise di testare la propensione dell’uomo all’obbedienza sottoponendo una vittima a scariche elettriche.
Per farlo, creò un finto generatore di corrente con 30 possibili voltaggi, compresi tra 15 e 450 volt.
La “vittima” era un collaboratore dello studioso (un attore semi-professionista, impiegato come contabile), che simulava risposte diverse a seconda del voltaggio indotto.
Le scosse venivano gradualmente incrementate in intensità su indicazione di Milgram.
Fino al punto di raggiungere livelli di voltaggio che, secondo le indicazioni riportate sull’apparecchio, erano altamente pericolosi.
Il momento in cui il soggetto si rifiutava di proseguire con la somministrazione delle scariche elettriche veniva definito come “atto di disobbedienza”.
A quel punto l’esperimento terminava.
A ciascun partecipante veniva assegnato un punteggio in base al voltaggio raggiunto prima del cosiddetto “atto di disobbedienza”.
Più alto era il voltaggio raggiunto prima del cosiddetto “atto di disobbedienza”, più alto era il punteggio ottenuto.
L’obiettivo dello studio era piuttosto ovvio.
L’obiettivo era identificare e valutare i fattori rilevanti nel determinare l’obbedienza o meno dei soggetti durante l’esperimento.
Le variabili che venivano manipolate da Milgram erano :
La fonte da cui proveniva l’ordine di azionare il generatore.
Il contenuto e la forma del comando.
Gli strumenti per l’esecuzione dell’ordine.Vennero reclutate circa 40 persone “comuni” (prese “letteralmente dalla strada”, come sottolineò in seguito lo stesso Milgram) di età compresa tra i 20 e i 50 anni.
Queste “cavie” erano convinte di partecipare a uno studio di tipo diverso: sulla memoria e sull’apprendimento.
Inoltre, si voleva indagare il ruolo della “punizione” nel caso di risultati giudicati “insoddisfacenti”.
Una persona avrebbe dovuto fingere di essere un insegnante.
L’altra persona, invece, avrebbe dovuto “ricevere le punizioni” previste.
L’insegnante sperimentatore era interpretato da un professore di biologia di circa 30 anni.
La cosiddetta “vittima” era invece un uomo di mezza età (il contabile “attore”), ben addestrato alla parte.
Ai 40 partecipanti venne detto che chi avrebbe dovuto ricevere le punizioni sarebbe stato scelto per estrazione a sorte.
Per questo motivo, in ogni situazione, i partecipanti si ritrovavano sempre insieme al contabile.
Quest’ultimo fingeva di essere un partecipante alla sperimentazione.
Ma l’estrazione a sorte era pilotata.
Tutte le persone reclutate, scegliendo sempre per prime il bigliettino, finivano per interpretare sempre il ruolo dell’insegnante.
Il contabile ricopriva sempre il ruolo della “vittima”.
Ovviamente, in entrambi i bigliettini era sempre scritta la medesima parola: “insegnante”.
In una stanza attigua, il contabile venne fatto accomodare su una sedia elettrica finta.
Per di più, era legato come su una vera e propria sedia elettrica, in modo da evitare movimenti improvvisi e incontrollati durante le scosse elettriche.
Infine, vennero posizionati anche gli elettrodi.
Prima di iniziare l’esperimento , il “professore di biologia in incognito” rassicurò gli ignari partecipanti:
“Anche se le scosse possono essere estremamente dolorose, non causeranno danni permanenti“.
Prima di iniziare l’esperimento, a tutti i partecipanti venne fatta provare una scossa da 45 volt.
Questo serviva per far loro comprendere che l’esperimento si sarebbe svolto secondo i canoni descritti.
I compiti, presentati in ordine crescente di difficoltà, erano relativi all’apprendimento di alcune parole.
Prima di azionare il generatore, veniva spiegato che i soggetti dovevano comunicare prima alla “vittima” il voltaggio scelto.
Durante la prova, lo sperimentatore istruì i partecipanti su come dare inizialmente scariche di 15 volt.
In seguito, si sarebbe dovuto aumentare gradualmente il voltaggio per ogni risposta errata.
Al raggiungimento dei 300 volt, si sarebbe sentito un colpo provenire dalla stanza attigua, dove si trovava la “vittima” (il contabile).
Da quel momento in poi, la “vittima” non avrebbe più risposto alle domande dei soggetti.
I partecipanti, durante lo studio, chiedevano continuamente al finto sperimentatore come comportarsi.
Naturalmente ad ogni dubbio, Milgram aveva predisposto un set già di risposte pronte da fornire per ogni possibile domanda da parte degli “insegnanti” :
“Per favore, vada avanti“.
“L’esperimento richiede che lei vada avanti“.
“È assolutamente necessario che lei proceda“.
“Non ha alternative, deve andare avanti“.
La prima variabile su cui l’esperimento voleva fare luce era il livello massimo di voltaggio a cui gli insegnanti potevano arrivare.
A cui si aggiungeva la misurazione dei tempi di latenza e della durata delle scosse.
Durante l’esperimento, i collaboratori di Milgram annotavano qualsiasi comportamento dei soggetti.
Infine, dopo la prova, venivano intervistati per avere la loro opinione al riguardo.
Alla fine, l’insegnante e la vittima venivano fatti incontrare, con l’obiettivo di creare un clima sufficientemente sereno fra le due parti.
I risultati dello studio
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Prima di presentare i risultati, Milgram rivelò un particolare molto importante.
Aveva chiesto a 14 insegnanti di psicologia dell’università di Yale di “predire” il comportamento dei soggetti coinvolti nell’esperimento.
Secondo la loro opinione, solamente l’1,2% delle persone coinvolte avrebbe accettato di portare a termine l’esperimento, arrivando a innescare la scossa più dolorosa.
Al termine dell’esperimento, i soggetti affermavano di essere consapevoli di aver provocato scosse estremamente dolorose alla vittima (13,42 su una scala da 1 a 14).
Alcuni di loro sudavano, tremavano, balbettavano, si mordevano le labbra, si lamentavano.
Quasi tutti ridevano nervosamente.
Alcuni di loro avevano addirittura subito delle convulsioni.
In un caso, l’esperimento è stato interrotto prima del previsto.
Analizzando la distribuzione degli “atti di disobbedienza”, Milgram notò che solo 5 soggetti si erano fermati al momento di dare la scossa di 300 volt.
Ovvero quando non ricevevano più segnali dalla stanza in cui si trovava “la vittima”.
Altri avevano interrotto l’esperimento quando il voltaggio era leggermente superiore.
Ma ben 26 persone arrivarono al massimo del voltaggio, quindi a ben 450 volt.
Le registrazioni effettuate all’epoca dell’esperimento ci permettono oggi di conoscere le opinioni di chi si era fermato prima della fine dell’esperimento :
“Penso che stia cercando di comunicare, lo sento picchiare sul pavimento…”.
“Non è giusto somministrare scosse al ragazzo… sono voltaggi estremi. Non credo che sia umano…”.
“Oh, non posso continuare, no, non è giusto. È un incubo, un esperimento. Quella persona sta soffrendo. Non voglio andare avanti. È una cosa da matti”.
Discussione dei risultati
Nel suo articolo, Milgram ha posto l’attenzione su due punti fondamentali.
In primo luogo, l’estrema propensione all’obbedienza dimostrata.
Ben 26 persone (su 40) avevano infatti agito contro le proprie regole morali per seguire i dettami dello sperimentatore.
Certo, si trattava di una fonte assai autorevole.
Tuttavia, non disponeva di strumenti di coercizione per far rispettare le proprie direttive.
La disobbedienza non sarebbe stata punita.
Eppure, nonostante le perplessità e i giudizi negativi sull’esperimento, il 65% delle persone ha deciso comunque di parteciparvi.
Un numero davvero molto alto.
Un secondo risultato totalmente inaspettato fu il comportamento degli “sperimentatori”.
Milgram si aspettava una situazione altamente stressante, è vero.
Ma non si sarebbe mai aspettato che i soggetti arrivassero ad accettare richieste così pericolose per la salute della “vittima”.
Per cercare di comprendere i risultati di questo incredibile esperimento, Milgram in seguito identificò i fattori che avevano portato a un tale livello di obbedienza
In primo luogo, l’autorità e la reputazione dell’istituzione a cui era affiliato lo studio, la Yale University.
Lo scopo (teoricamente nobile) per cui l’azione di obbedienza era necessaria : un possibile sviluppo di nuove conoscenze sull’apprendimento.La volontarietà della “vittima” nel sottoporsi alla sperimentazione.
La volontarietà del soggetto a partecipare alla ricerca. Un fatto che lo rendeva praticamente obbligato a seguire le istruzioni dello sperimentatore, in quanto aveva accettato di partecipare in prima persona.Alcuni dettagli della procedura, come il fatto che i partecipanti avessero ricevuto una buona somma di denaro anche solo per presentarsi al laboratorio.
La casualità dell’attribuzione dei ruoli di insegnante/vittima e, quindi, la pari accettazione del rischio.La mancanza di informazioni sui limiti del ricercatore, sia riguardo ai metodi adottati che al suo campo d’indagine.
La sicurezza di non arrecare danni permanenti.Le risposte fornite dalla vittima, che potevano essere segno di volontà di partecipazione (almeno fino ai 300 volt).
La necessità di fornire una risposta allo sperimentatore (continuando con la procedura) od alla vittima (interrompendosi) come unica via d’uscita, senza possibilità per il soggetto di trovare una soluzione accettabile per entrambe le parti.L’autorità scientifica della richiesta dello sperimentatore.
La mancanza di tempo per riflettere su una scelta più adeguata.Il conflitto interiore derivante dalla scelta obbligata tra due principi morali contrapposti: la volontà di non arrecare danni al prossimo e la tendenza a obbedire all’autorità.
A questo punto, appare evidente che la tirannia non si imponga solo a causa dell’ignoranza o dell’incapacità delle persone.
Basta identificare una fonte “credibile”.
Basta spacciare azioni crudeli per gesti “virtuosi”.
In questo modo, una qualsiasi autorità “certificata” può giustificare l’oppressione di altri individui “per il bene comune”.
Negli anni, i risultati degli esperimenti di Stanley subirono pesanti critiche da parte dei mass media.
Naturalmente, come spesso accade in questi casi, nonostante le prove inconfutabili emerse dagli esperimenti, la comunità scientifica (e, ovviamente, il mainstream) finse di rifiutare la validità della sua “teoria del condizionamento”.
Il motivo era ovviamente quello di non ammettere, agli occhi dell’opinione pubblica, che la maggior parte della popolazione (il 65%) non è altro che una massa di pecore ubbidienti nei confronti di un’autorità che può manovrarle a proprio piacimento.
In questo modo, tutti i responsabili (diretti e indiretti) dei peggiori crimini della storia possono essere “giustificati”.
Compreso il tentativo di distruzione della umanità che stiamo vivendo in questo momento.
Ecco il perché delle risposte comuni dei nazional-socialisti, dai gerarchi ai semplici cittadini :
“Stavo solo eseguendo gli ordini !“
Resta ancora un mistero dal punto di vista scientifico come sia possibile una situazione del genere.
Come sia possibile, invece, lo sappiamo molto bene.
Basta osservare ciò che sta succedendo intorno a noi.
Per questo motivo è del tutto inutile cercare di convincere le cosiddette “pecore”.
Cinquanta anni di semina da parte dei soliti noti amici del “Club” sono stati purtroppo sufficienti per raggiungere il loro scopo.
Adesso possono passare “all’incasso”.
Ovviamente Stanley Milgram – molto probabilmente il più grande psicologo della storia – non ebbe mai grande successo nel corso della sua vita.
Nonostante i suoi ottimi risultati in molti altri esperimenti che miravano ad approfondire il comportamento di singoli individui nel loro contesto di vita naturale.
Stranamente, le sue teorie iniziarono a essere accettate solo dopo la sua scomparsa, avvenuta a New York il 20 dicembre 1984, a soli 51 anni.
Curiosamente, lo stesso anno in cui fu pubblicato il celebre libro di George Orwell.