Settembre 15, 2006 EcoAnemia
Il Tronchetto della Infelicità
Telecom è indebitata per 41,3 miliardi di euro.
Hopa, Unicredit e Banca Intesa sono uscite da Olimpia esercitando la put a suo tempo stipulata a 4€ e che il tronchetto non è molto probabilmente in grado di onorare.
Il tronchetto ha bisogno di liquidità.
Dopo aver venduto ‘per riassettare’ Telespazio, Seat PG, Finsiel, Pirelli Cavi,Pirelli Tyre ecc, ecc.
Dopo il crollo del valore azionario di Pirelli e di Telecom negli ultimi cinque anni.
Dopo aver esternalizzato per dare ‘il segnale di svolta’ parte di Telecom.
Dopo aver fuso per ‘strategia industriale’ Tim e Telecom, indebitando Telecom per disporre della liquidità generata da Tim.
Dopo aver distribuito utili agli azionisti invece di usarli per ridurre il debito o fare investimenti.
Dopo aver inutilmente cercato di piazzare in borsa Pirelli Tyre.
Insomma, dopo averle provate tutte, secondo le indiscrezioni potrebbe vendere Tim, la rete di telefonia fissa, l’ultimo miglio.
Tutto.
Attraverso una serie di scatole cinesi Olimpia controlla con una percentuale da prefisso telefonico (intorno all’ 1%) la Telecom.
Non ha soldi, ma li vuole.
Il titolo di Telecom in carico ad Olimpia vale il doppio rispetto alla quotazione di borsa.
Non viene svalutato.
Nessuno sa perchè.
Vediamo un po’ la situazione finanziaria di Telecom :
L’attuale cash flow (trasformato in dividendi) di TI, per quanto enorme, non riesce a ripagare il debito di Olimpia, perchè è troppo bassa la percentuale di partecipazione che ha in TI (rispetto al prezzo che ha pagato per la stessa). Non c’entra nulla il debito di Telecom, il problema è il debito di Olimpia.
Olimpia in questo momento non ha i soldi per onorare i PUT delle banche (ripeto ancora : 4€, con una quotazione oggi in chiusura a 2.10€), poichè le stesse banche nicchiano all’idea di essere loro stesse a finanziare il riacquisto (cioè loro vogliono uscire da Olimpia senza aumentare gli affidamenti al gruppo).
Olimpia possiede l’1% circa, circa 400M € ma si comporta come avesse il 51% (20 miliardi).
Il problema è che, avendo comprato con una struttura creditizia decisamente articolata, per certi versi simile alle call, per altri a prestiti con garanzia reale, siamo al punto dell’escussione delle garanzie o dell’ “abbandono del premio” con la relativa contabilizzazione.
Una chiamata di margin call in piena regola.
Il capitale netto di Olimpia, correttamente valuato, è ad oggi quasi sicuramente negativo e questo metterebbe in crisi tutto quanto, inclusa la galassia Pirelli.
Il fatto che i derivati sulle obbligazioni Telecom (i Credit Defailt Swap) stiano da giorni lentamente allargandosi è un altro indizio.
In questa situazione, bisogna pur fare cassa vendendo qualcosa.
Ma tra sabato e domenica scorso, qualcuno deve aver spiegato a Tronchetti che non è così semplice : TIM vale circa quello che dicono i giornali solo se si vende al 100% ad un fondo di private equity che può rilevarla (è un’operazione in stile SEAT : si può creare valore solo con l’uso della leva finanziaria. Ecco perché sono stati contattati in segreto esponenti del fondo Carlyle riconducibile alla famiglia Bush).
Ma pare che venderla al 100% sarà un pò difficile, soprattutto all’estero.
La rete si potrebbe vendere alla cassa DDPP (depositi e prestiti), ma allora cade il presupposto per cui TI percepisca un canone (dagli utenti finali e dalle altre compagnie), che è entrata non irrisoria rispetto ai ricavi delle telefonate locali.
Inoltre non convince nemmeno il progetto di puntare ad un modello stile media company .
Dalla valanga di semestrali uscite in questi giorni emerge un dato incontestabile, e cioè che per i titoli editoriali le cose non stiano andando granché.
Se prendiamo le quattro quotate più importanti, vale a dire Mediaset, Rcs, Mondadori ed Espresso emerge che, in media, la crescita dei ricavi è stata del 2,6% (ai due estremi: più 8% Rcs, meno 1,9% Mondadori) rispetto al primo semestre del 2005.
Crescita bassa, dunque, ma questo è il solo dato che ha una variazione positiva: l’ebitda è mediamente sceso del 6,6%, l’ebit del 12,9% (-19,8% Rcs, -2,7% l’Espresso) e l’utile netto è addirittura tracollato del 25,8%.
In Mediaset il calo è stato del 22,1%, in Mondadori del 13,1 e per Rcs la caduta è stata del 47,3%, mentre L’Espresso ha tenuto le posizioni.
Il ciclo degli utili dei media sta volgendo verso il basso, e non solo in Italia.
È vero che le media company hanno multipli nettamente superiori a quelli delle tlc, ma la storia recente dei mercati è piena di mode passeggere, dalle multiutility alle tmt.
La crescente concorrenza e le pressioni sui margini non impediscono ancora oggi (dati della semestrale) a Telecom di avere un Ros del 24,8 per cento.
Solo Mediaset, tra gli editoriali di Piazza Affari, ha una redditività superiore (32,6%), gli altri seguono a parecchia distanza.
Le banche hanno oramai il coltello dalla parte del manico, per il tronchetto saranno tempi duri.