Industria e qualità della vita. Questa rivoluzione scientifico-tecnologica ha amplificato ogni gesto umano

Ottobre 29, 2024 MacroEcoAnemia

Questa rivoluzione scientifico-tecnologica ha amplificato ogni gesto umano.

Veronica Baker


Industria e qualità della vita. Questa rivoluzione scientifico-tecnologica ha amplificato ogni gesto umano

Industria e qualità della vita
Questa rivoluzione scientifico-tecnologica ha amplificato ogni gesto umano…

Nel 1899, anno di nascita di mio nonno, la vita non era molto diversa da quella degli antichi Romani.
Si utilizzava l’illuminazione a petrolio, si viaggiava in carrozza e si navigava sui velieri.
Non esistevano né la lampadina, né il telefono, né tutto ciò che oggi dipende dall’elettricità.

L’80% della popolazione lavorava nei campi e una percentuale molto simile era totalmente analfabeta.
La cultura era appannaggio esclusivo di una ristrettissima élite.

Si moriva per una semplice infezione, a scuola andavano in pochissimi e la mortalità infantile era del 50%.

Del restante 50%, la metà moriva prima di raggiungere l’età riproduttiva.
Le informazioni e le idee circolavano pochissimo, in assenza di cinema, radio e televisione.

Nel giro di due generazioni, però, si è verificata la più grande esplosione di scoperte, conoscenze e trasformazioni che l’umanità abbia mai conosciuto nella sua storia.

Questa rivoluzione scientifico-tecnologica ha amplificato ogni gesto umano.
Oggi possiamo vedere, sentire e comunicare più lontano e viaggiare sempre più in fretta.

L’enorme sviluppo delle conoscenze ha modificato sempre più la stessa visione dell’uomo e della natura.
Andando nello spazio, in fondo agli oceani o penetrando nel nucleo di atomo o di una cellula abbiamo iniziato a trovare alcune risposte a dei quesiti che ci siamo da sempre posti.

Grazie allo sviluppo tecnologico, abbiamo acquisito conoscenze che ci permettono di istruirci, curarci, informarci e liberarci dalla fatica.

Basta pensare semplicemente all’evoluzione della specie umana.

In quel periodo, l’uomo era un raccoglitore e un cacciatore e doveva procurarsi tutto da solo : cibo, abiti, un riparo.
Con l’invenzione dell’agricoltura, la prima vera rivoluzione tecnologica, le derrate alimentari aumentarono.

Di conseguenza, alcuni uomini iniziarono a occuparsi di cose diverse, mangiando il cibo prodotto da altri e scambiandolo, per esempio, con vasi o attrezzi agricoli.

Man mano che il progresso avanzava, alcuni si specializzarono in altri ambiti, come il commercio e il trasporto di questi beni, offrendo cioè dei servizi.

Così nacquero il settore dell’agricoltura (primario), quello dell’industria (secondario) e quello dei servizi (terziario).
Quest’ultimo settore è composto da persone che non sono più produttori, ma consumatori che offrono il loro lavoro in altri settori: commercio, trasporti, insegnamento.

Questi tre settori naturalmente esistono tuttora nelle nostre economie.
Tuttavia, le loro proporzioni variano notevolmente da un paese all’altro.

Più un paese è industrializzato, meno persone lavorano nell’industria.
Più aumenta l’efficienza nella produzione di cibo e oggetti, più la popolazione locale potrà dedicarsi all’istruzione, alla sanità, all’informazione, all’assistenza, al tempo libero, alla musica, alla scienza, al turismo, alla letteratura, alla filosofia.

Si tratta delle cosiddette attività definite a misura d’uomo.

Nei paesi più avanzati e ricchi, la maggior parte della popolazione è impiegata nel settore terziario, mentre i lavori più umili sono svolti per lo più da persone provenienti dai paesi più poveri.
Sono le uniche ancora disposte a svolgere lavori che gli abitanti del luogo non vogliono più fare.

Come si può indirizzare in modo giusto questo sviluppo reso possibile dalla tecnologia, facendo in modo che sia possibile l’accesso alla maggior parte della popolazione e non solo a coloro che sono più fortunati perché nati in paesi più ricchi e opulenti ?

Industria e qualità della vita
Si impiantano esclusivamente stabilimenti che richiedono manodopera a basso costo…

Anche noi, senza la tecnologia di cui disponiamo oggi, torneremmo rapidamente a zappare la terra e, quindi, a essere analfabeti, con una speranza di vita al massimo di 40 anni, senza possibilità di essere indipendenti dal punto di vista economico o di poter garantire un’istruzione ai propri figli.

Il discorso è esclusivamente culturale.
Più che la disponibilità di tecnologie, è la cultura di un paese che può realmente modificare il quadro di vita.

Tutte le invenzioni e le tecnologie sono teoricamente disponibili per tutti.
Tuttavia, in pratica, solo pochissime persone le utilizzano effettivamente.

Il problema non è la disponibilità fisica.
Il problema è la capacità di utilizzarle realmente, di elaborare progetti e di ampliarli.

Naturalmente, servono molti finanziamenti.
Ma da soli servono a ben poco se non ci sono menti capaci di utilizzarli nel modo giusto.

I finanziamenti destinati alle aree depresse e prive di una qualsiasi cultura non riusciranno mai a sortire l’effetto desiderato.
Questo perché, nella realtà dei fatti, gli stessi paesi ricchi che le finanziano non lo vogliono.

Vengono esclusivamente impiantati stabilimenti che richiedono manodopera a basso costo.
Dove naturalmente è più facile utilizzare risorse umane che insegnare alla gente il progresso.

In questo modo la gente uscirebbe dall’ignoranza.
E capirebbe.

Invece, facendo così, alla fine queste grandi masse di persone povere si sposteranno solamente in enormi flussi migratori.


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