Luglio 1, 2008 MacroEcoAnemia
Inflazione anni ’70 ? No !
L’inflazione nella zona euro è pari al 4%.
Un dato che rappresenta un forte shock per la BCE (il doppio di quello che ha come obiettivo), che sicuramente alzerà i tassi a luglio.
Abbiamo un’inflazione da anni ’70 ?
No !
Allora la domanda dei consumatori cresceva ed è questo l’ingrediente indispensabile perché l’inflazione esploda.
Infatti, circa tre decadi fa succedeva che :
I consumatori non erano indebitati come lo sono oggi.
Esistevano meccanismi di indicizzazione degli stipendi, come la scala mobile.I governi avevano poco o nessun debito e potevano spendere, assumere e aumentare i salari senza problemi.
La lira si svalutava continuamente.C’era meno concorrenza internazionale per le imprese.
In seguito allo shock petrolifero e a una politica monetaria facile, si creò la cosiddetta “spirale prezzi-salari“, che si rincorrevano, e l’inflazione esplose fino a raggiungere il 15% quasi ovunque nel mondo.
Oggi gli stipendi non salgono e non sono indicizzati, c’è delocalizzazione in outsourcing, le famiglie hanno debiti fino al collo, lo Stato è indebitato al limite massimo, l’euro impedisce di svalutare e c’è molta più concorrenza a causa della globalizzazione.
Perché i prezzi aumentino ovunque non basta che aumentino i costi dell’energia e delle materie prime; se i consumatori riducono i consumi in corrispondenza a questi aumenti, l’inflazione non può salire più di tanto.
Alla fine, l’inflazione scenderà, portando la nostra economia verso la deflazione.
C’è però la sensazione di un’inflazione reale : tantissimi piccoli servizi che una volta erano gratuiti, oggi lo Stato fa in modo che costino, a causa di una serie infinita di piccole “regole” che dissanguano lentamente e senza che ce ne si accorga.
Si tratta di un aspetto “microeconomico” che nessun economista nota perché non quantificabile : gli economisti, infatti, parlano solo di quello che appare nelle statistiche e nei dati finanziari.
Si tratta di un processo lento e graduale, inarrestabile, che si manifesta solo in parte nelle statistiche ed è però percepito indirettamente alla fine da tutti.
Ciò che è reale e sta sotto le statistiche, in molti casi, sfugge.
Quando la maggior parte dei lavoratori è indebitata fino al collo, non aumenta il proprio reddito e spende e consuma meno.
A maggior ragione, non serve a nulla aumentare i tassi di interesse in presenza di un’inflazione da petrolio e materie prime.
Il fatto fondamentale che quasi tutti i commentatori ufficiali tralasciano è che, a partire dagli anni ’70, nella maggior parte dei paesi occidentali il tenore di vita reale del lavoratore medio ha smesso di aumentare.
Anzi, nella maggior parte dei paesi è sceso, a partire dagli USA, dove dal termine del secondo conflitto mondiale alla metà degli anni ’70 il reddito medio di un lavoratore è aumentato del 40% (al netto dell’inflazione), mentre negli ultimi anni è diminuito di circa il 5%.
La differenza fondamentale che ha compensato questo fatto fino ad ora è che le donne si sono messe a lavorare ; prima c’era solo il marito o il compagno a portare a casa lo stipendio, ora invece sono in due in genere a provvedere.
Poiché il genere femminile rappresenta la metà della popolazione in termini reali, questo effetto non si è ancora percepito.
Il motivo per cui, più o meno dalla fine degli anni ’80, si è iniziato a concedere al consumatore occidentale un debito facile è stato semplicemente per compensare i redditi reali fermi o in calo.
L’ingegneria finanziaria, le cui conseguenze oggi stanno mettendo in ginocchio le banche, è stata in realtà il metodo utilizzato negli ultimi anni per garantire il benessere, anziché aumentare gli stipendi.
Ma ora che tutti questi miliardi di crediti facili si stanno rivelando un boomerang, cosa succederà?
Il reddito reale per la maggioranza delle persone ha smesso di aumentare da tempo, quindi come si evita un abbassamento del tenore di vita ?
Avremo tassi all’1% entro un paio di anni, nonostante la BCE aumenti di 0,25 punti base.
Benvenuta deflazione.
Si arriva così al punto fondamentale: il problema non è l’inflazione, ma il trasferimento di ricchezza che è in atto fra i vari paesi.
In Occidente, per ogni aumento dei prezzi di alimentari, riscaldamento, elettricità, benzina e gasolio, e materiali industriali vari, ci saranno ora decrementi dei prezzi in altri settori dove la gente non spende (si spende di più da una parte e si taglia dall’altra).
Esempio pratico dal WSJ :
[…] Avevamo stimato che gli Stati Uniti spendessero quasi 1.100 miliardi di dollari all’anno per il petrolio.
In base ai dati rivisti dell’EIA, ora stimiamo che gli Stati Uniti spendano 1,01 trilioni di dollari all’anno per il petrolio, ipotizzando un prezzo del petrolio di 140 dollari al barile.Questi 1,01 trilioni di dollari corrispondono al 16% dei 6,5 trilioni di dollari di reddito al netto delle imposte di tutti coloro che hanno pagato le tasse negli ultimi dodici mesi […]
Pertanto, al prezzo attuale del petrolio negli USA, si spenderanno circa 1.000 miliardi di dollari in un anno per il petrolio, ovvero il 16% del reddito disponibile al netto delle tasse.
In Italia, che importa tutto il petrolio, la situazione non è per nulla diversa proporzionalmente (è ovvio che le cifre sono diverse) : dal 1º gennaio la benzina, il diesel e il gasolio sono aumentati del 50% in $ e del 40% in €.
Tuttavia, questi aumenti non si sono ancora riflessi nelle bollette e al distributore, ma stanno per esserlo.
L’anno scorso, con il petrolio a una media di 70-80 $, il consumo di benzina è calato del 4% in America, il maggiore calo dal dopoguerra.
Oggi il petrolio è a 143 $ : se le quotazioni resteranno a questi livelli, di quanto crolleranno i consumi?
Del 10%.
Intanto, le vendite di camion sono dimezzate e quelle di SUV sono crollate.
General Motors e Ford hanno quotazioni da fallimento, le linee aeree idem (guardate UAL) e in tutto il mondo il settore è in crisi, si iniziano a diffondere scioperi dei camionisti oberati da spese sempre più insostenibili.
Se il prezzo si mantenesse a questi livelli, nel mondo, nel 2008, si spenderanno 4.300 miliardi di dollari solo per il petrolio e i suoi derivati, contro 1.000 miliardi solo tre anni fa.
Ciò significa che :
Inflazione solo ed esclusivamente per i paesi che producono petrolio (e gas naturale, carbone, rame e altri minerali).
Deflazione per tutti gli altri.
Intanto, gli arabi si stanno comprando anche l’area ex-Falck a Milano e, fra un po’, anche la Bicocca.