Ottobre 9, 2024 EcoAnemia, Il Great Reset del WEF
Che sia proprio il tentativo di rendere le valute digitali mondiali interoperabili il prossimo cigno nero dei mercati finanziari ?
Ci sarà interoperabilità tra le CBDC e si arriverà a una de-dollarizzazione ? Non sarà così semplice
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La vera battaglia inizierà quando parleranno di digitalizzazione del Dollaro.
E qui gli scontri diventeranno ferocissimi, perché gli Stati Uniti – al contrario dell’Europa o del Giappone, o della Cina – non possono passare ad una valuta digitale così facilmente.
In primo luogo, oltre il 60% (ma forse addirittura l’80%, secondo alcune stime) dei dollari cartacei (circa 500 miliardi di dollari) si trovano al di fuori degli USA, dove vengono usati come valuta alternativa.
D’altra parte, sono da sempre la valuta di riserva mondiale.
Storicamente, le banconote statunitensi sono utilizzate come copertura n. 1 contro qualsiasi crisi valutaria.
Non solo in Europa, ma soprattutto in Asia.
Il motivo è che, a differenza di ogni altro paese del mondo, gli Stati Uniti non hanno mai annullato alcuna propria banconota nella storia.
Quindi, per esempio, una banconota da 100 $ del 1934 ha ancora corso legale.
È possibile utilizzarla in ogni momento.
Un fatto senza precedenti in nessun altro paese europeo.
Nel 1934, il Tesoro USA ha stampato banconote da 1.000, 5.000 e persino 10.000 dollari.
E tuttora hanno corso legale.
In alcuni paesi, come lo Zimbabwe o il Belize, il dollaro è la valuta de facto del paese.
In altri paesi, come l’Ecuador e soprattutto Panama, l’economia è completamente dollarizzata e il dollaro è la valuta ufficiale, scambiata alla pari con quella locale.
A ciò si aggiunga che nel mondo sono da sempre accumulati dollari come copertura contro l’inflazione.
Allo stesso modo, la maggior parte delle valute locali nel mondo non può essere cambiata all’estero (escluso il dollaro americano), per cui i dollari cartacei sono ancora utilizzati da chi fa affari a livello internazionale.
Per gli USA non sarà per nulla semplice adottare una moneta digitale.
E nella migliore delle ipotesi, il sistema sarà a due livelli, digitale e cartaceo.
Che sia proprio il tentativo di rendere le valute digitali mondiali interoperabili il prossimo cigno nero dei mercati finanziari ?
Marzo 28, 2024
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In tutto il mondo si sta avvicinando il momento del lancio delle valute digitali da parte delle diverse banche centrali.
La Cina, il cui yuan digitale è considerato il fiore all’occhiello più importante, è nel bel mezzo di una vasta sperimentazione che coinvolge oltre 25 milioni di persone.
Proprio questa settimana sono state pubblicate le nuove linee guida per i turisti che utilizzano per la prima volta le CBDC.
Una giornalista di DLNews, esperta di cryptovalute, ha raccontato la sua esperienza nell’utilizzarle e, sebbene le funzionalità siano al momento ancora molto limitate, non fa altro che insistere sulla bontà del progetto.
Hong Kong ha sviluppato una propria CBDC, la cui seconda fase sperimentale è stata lanciata la scorsa settimana.
Il Paese sta sviluppando la capacità di utilizzare “depositi tokenizzati” per aggiungere 160 miliardi di dollari al proprio PIL.
In Europa, dopo la Digital Euro Conference (DEC24) di fine febbraio, la Banca Centrale Europea ha annunciato lo sviluppo del “regolamento dell’euro digitale“.
In Svezia, il programma e-Krona della Riksbank ha pubblicato pochi giorni fa il rapporto finale sul suo progetto pilota CBDC.
Secondo quanto riferito dal Coin Telegraph, la banca sta lavorando per rendere il suo CBDC disponibile offline.
Infine la Banca centrale degli Emirati Arabi Uniti ha annunciato pochi giorni fa il lancio del proprio progetto pilota di CBDC.
Per quanto riguarda la pubblicità mainstream, invece, viene continuamente affermato che le CBDC aiuteranno il mondo a “de-dollarizzarsi” e che permetteranno alle nazioni in via di sviluppo di prosperare.
Per esempio, BusinessMagnates.com riporta che le CBDC aiuteranno a “rilanciare le economie dell’America Latina”.
L’unica eccezione sembra essere rappresentata dagli Stati Uniti, dove il progetto di implementazione delle CBDC rimane ancora decisamente in sordina : il dollaro elettronico stenta a progredire rispetto al resto del mondo, con rapporti contraddittori da parte dei funzionari che si susseguono.
È possibile che si tratti di una vera e propria opposizione da parte degli Stati Uniti alla minaccia di de-dollarizzazione, ma è più probabile che sia una naturale reazione di un’economia basata molto di più sul denaro contante rispetto alla maggior parte del mondo industrializzato.
In ogni caso, secondo il CBDC Tracker del Consiglio Atlantico, 134 Paesi, che rappresentano il 98% del PIL mondiale, stanno attualmente lavorando alla propria moneta digitale.
Un rapporto del medesimo Consiglio Atlantico, datato 14 marzo, sottolinea l’importanza della “interoperabilità” :
“Le banche centrali e le istituzioni finanziarie internazionali stanno comprendendo che l’adozione disomogenea e dispersa di tecnologie digitali potrebbe effettivamente causare una frammentazione ulteriore del sistema finanziario, ampliare le disuguaglianze digitali e creare rischi sistemici.
Questo vanificherebbe l’obiettivo delle valute digitali, che dovrebbero aumentare l’efficienza del sistema esistente.
Per fortuna, ci sono nuovi modelli di interoperabilità transfrontalieri”.
L’interoperabilità non è solo una parte importante delle CBDC, ma è il punto centrale.
Proprio ieri, secondo quanto riportato da Business Wire, SWIFT ha pubblicato i risultati del rapporto denominato “Seamless Introduction of CBDCs for Cross-Border Transactions”:
“Interoperability is critical to Swift’s strategy for instant and frictionless transactions.
The cooperative has focused its innovation agenda on interoperability between digital currencies and tokenized assets to overcome the potential risk of fragmentation caused by the development of digital currencies on different technologies and with different standards and protocols.
Swift’s solution has already been proven to enable cross-border transfers and connect CBDCs on different networks with each other and with fiat currencies”.
E’ evidente che non esisterebbe alcuna differenza pratica tra 195 valute digitali interoperabili ed un’unica valuta globale.
Le possibilità che le CBDC riescano a essere completamente interoperabili sono praticamente nulle.
Non perché manchi l’intenzione o il desiderio da parte delle “élite”, ma perché il settore bancario è davvero complicato, soprattutto in termini di tecnologia.
Basta pensare alla fusione di due importanti banche nello stesso Paese : richiede almeno un decennio per essere completamente operativa.
La complessità dei sistemi di contabilità è quasi “sconcertante” quando la si comprende, e ad esempio anche banche che si definiscono “proiettate nel futuro” come HSBC, sono piene di sistemi ancorati a una tecnologia davvero obsoleta.
Basta pensare al software utilizzato nei bancomat: quando va bene, si tratta di Windows XP, quindi un sistema operativo pieno di falle dal punto di vista della sicurezza e operativo.
A ciò si aggiungono i problemi legati alle diverse festività bancarie, ai fusi orari, ai cambiamenti di orario (ora legale), alle normative locali, alle modifiche normative e ai problemi di conformità.
Le CBDC sembrano una soluzione “facile”. : una nuova tecnologia costruita da zero e progettata per essere perfetta, fantastica e per funzionare sempre in modo impeccabile.
Tuttavia, tutte queste valute digitali dovranno “integrarsi” con i sistemi bancari esistenti, un compito davvero arduo.
Naturalmente, le CBDC in “modalità di prova”, senza alcuna interazione con i sistemi bancari preesistenti, sono un milione di volte più facili ed è proprio per questo che sembrano così promettenti.
Tuttavia, mi azzardo ad affermare pubblicamente che l’adozione di CBDC in modalità “all in” non avverrà mai.
Al momento è solo una moda: in teoria sembra buona, ma in pratica è una mina vagante.