Aprile 9, 2008 Il lato oscuro degli scacchi
Intervista interessante
Navigando in rete, ho trovato questa interessante intervista, effettuata dal giornalista Casale Anania (riporterò i passi salienti).
Il testo integrale è consultabile qui.
«È da quando lo conosco, che Enrico tenta di insegnarmi a giocare.
Mi ha fatto anche leggere i libri di teoria, quelli che insegnano i metodi per vincere, ma è tutto inutile, proprio non riesco a essere alla sua altezza».
Gli scacchi sono forse l’unica cosa che Andrea Mirò ed Enrico Ruggeri, legati nella vita e anche nell’arte, non condividono fino in fondo.
Il cantante infatti è un appassionato di lunga data.
«È incredibile come certe volte in tournée trascorra pomeriggi interi, magari sul bordo della piscina dell’albergo, a giocare con qualche ragazzo della band», esclama Andrea, più ammirata che stupita.
Perché chi vive insieme a un giocatore, sa bene che gli scacchi sono un’ossessione» […]
Enrico Ruggeri, con i suoi 50 anni appena compiuti, e gli oltre 30 di carriera, è forse il cantautore che più di altri ha saputo unire la qualità di testi e musiche alla popolarità, senza mai disdegnare i palcoscenici (tipo Sanremo), che altri disprezzavano.
Di lui si è detto e scritto molto.
Per cercare di scoprire qualcosa di nuovo, abbiamo pensato di partire proprio dagli scacchi, il gioco che tanto ama.
Per capire l’uomo che si cela dietro il giocatore.
Sei di quei giocatori che preferiscono attaccare, oppure difendersi e aspettare ?
«Amo il contrattacco.
Chi imposta la partita in modo aggressivo, deve calcolare tutto alla perfezione, perché basta niente per scoprirsi.
Ti mangiano un pedoncino, e tutto il tuo attacco va in fumo.
Anche nella vita, mi è successo spesso di non riuscire a calcolare tutto, e restare deluso.
Chi invece aspetta in difesa, e poi va in contropiede, come nel calcio, ha più possibilità di successo».
Gli scacchi sono un gioco fortemente competitivo, una dura battaglia a due, in cui l’adrenalina va a mille.
Ti piacciono per questo ?
«Sono il gioco più violento che esista, questo è sicuro.
Non si tirano pugni, ma si scontrano due cervelli, senza esclusione di colpi.
Però io non sono competitivo in senso classico.
Non mi metto mai in gara con gli altri colleghi, non godo se i loro dischi vanno male, anzi mi dispiace.
E non mi dispero se i miei non scalano la classifica.
Sono molto competitivo invece verso me stesso.
Mi sento in dovere di tirar fuori tutto il possibile dalle mie capacità.
Sempre». […]
Nel tuo programma televisivo, Il Bivio, parli con persone che vorrebbero cambiare una scelta di vita fatta anni prima.
Anche negli scacchi ogni decisione, anche piccola, può avere conseguenze fatali, magari 30 mosse dopo…
«Questo è uno degli insegnamenti più importanti del gioco.
Ma essere uno scacchista mi ha molto aiutato a fare il conduttore televisivo.
Mettersi nell’ottica di dover prevedere la mossa dell’altro, di dover capire come procederà il gioco, è stato di insegnamento quando sono andato in Tv.
Perché il mestiere del presentatore è proprio questo: cercare di capire cosa dirà la persona che hai davanti, e gestire lo spettacolo su quella base. In generale, prevedere le mosse degli altri è la base per fare bene il proprio lavoro».[…]
Perché sono così rare le donne che giocano a scacchi ?
«Perché ogni partita è una battaglia simulata, teorica.
Mentre le donne, più di noi uomini, nella vita sono chiamate ad affrontare battaglie molto più dure e concrete.
E non hanno il tempo per quelle finte». […]
Un documento molto interessante.
Ruggeri è indubbiamente uno degli artisti più sensibili a certe tematiche nel panorama musicale italiano, ed è uno dei motivi per cui l’ho sempre apprezzato prima di tutto come persona.
È uno scacchista dilettante che, a differenza di un altro grande musicista italiano, Ennio Morricone, non ha mai giocato in tornei federali, ma è un grande appassionato.
Non nego che mi piacerebbe conoscerlo di persona e giocarci qualche partita lampo.
Chissà se un giorno sarà possibile, magari al mio circolo. Sperarci non costa nulla, provarci nemmeno.