Settembre 4, 2021 Grafene, Studi scientifici
Una crudeltà non è meno atroce solo perché viene commessa in un laboratorio ed è conosciuta come ricerca medica : resta sempre una crudeltà.
Misurate sperimentalmente irradiazioni emesse dai cosiddetti vaccinati. Possono essere pericolose per tutti gli altri ?
Studio di riferimento
A Phase 1/2/3, placebo-controlled, randomized, observer-blind, dose-finding study to evaluate the safety, tolerability, immunogenicity, and efficacy of SARS-COV-2 RNA Vaccine candidates against COVID-19 in healthy individuals (2020), Pfizer BioNTech, Usd IND number 19736, Protocol Number C4591001
Introduzione

Oltre alla rilevazione delle onde ionizzanti nell’ambiente mediante l’impiego di contatori Geiger, si sta altresì osservando la loro presenza in individui che hanno completato il ciclo di vaccinazione.
La ragione di tale fenomeno è attribuibile all’ossido di grafene, un nanomateriale noto per la sua capacità di moltiplicare le onde.
Tale scoperta, dal mio punto di vista, non rappresenta altro che una conferma di quanto già noto da tempo.
Centinaia, se non migliaia di donne, hanno riportato di aver sperimentato emorragie e coaguli irregolari dopo la somministrazione di uno dei vaccini mRNA della nota azienda farmaceutica Pfizer.
Purtroppo, centinaia di altre donne hanno riportato la perdita del feto.
Oltre a questi effetti collaterali, si stanno registrando centinaia di ulteriori testimonianze da parte di donne che hanno subito aborti spontanei o hanno sperimentato emorragie/coaguli irregolari dopo essere state in contatto con altre donne che erano state precedentemente vaccinate con il mRNA della stessa Pfizer.
È sorprendente constatare come questi effetti collaterali siano stati ampiamente anticipati dalla comunità scientifica.
Un documento prodotto da Pfizer stessa attesta la possibilità di manifestazioni avverse, in particolare l’ultima menzionata, e sottolinea come tali conseguenze siano state previste e deliberate dai ricercatori dell’azienda.
Questo è il motivo per cui non è stato difficile trovare, celata tra le righe di un documento intitolato “A Phase 1/2/3, placebo-controlled, randomized, observer-blind, dose-finding study to evaluate the safety, tolerability, immunogenicity, and efficacy of SARS-COV-2 RNA Vaccine candidates against COVID-19 in healthy individuals“, un’intera sezione che illustra con estrema precisione la concreta possibilità di “contagio da vaccino mRNA“.
Tale evenienza può verificarsi per tutti coloro che sono (o sono stati) in stretta vicinanza con individui che hanno ricevuto l’inoculazione del “vaccino” mRNA Pfizer.
Tale esposizione potrebbe indurre una risposta avversa comparabile a quella osservata nei soggetti “vaccinati“.
La conoscenza della presenza dell’ossido di grafene nei cosiddetti “vaccini” era assente.
Tuttavia, con l’arrivo delle analisi preliminari che ne hanno confermato la presenza, la situazione è apparsa chiara.
È sufficiente sostituire il termine “contagio” (è importante notare che non è possibile utilizzare questo termine, poiché nel fenomeno in esame non vi è nulla di biologico) con “radiazioni ionizzanti” (infatti, come già sottolineato in precedenza, la COVID è una sindrome da radiazioni acute) e poi considerare l’effetto moltiplicatore del grafene nella ricezione delle onde elettromagnetiche già presenti nell’ambiente (la cui frequenza, durata e ampiezza possono essere modificate a piacere dai “soliti noti” a seconda delle loro necessità).
È possibile propagare le radiazioni ionizzanti fra la popolazione attraverso un processo noto come “vaccinazione“.
In sintesi, l’arma batteriologica (ovvero i “vaccini“) rilasciata dalle élite, con il beneplacito dei politici criminali che sostengono questa pratica, sarà in grado di irradiare onde ionizzanti sfruttando l’effetto moltiplicatore, con un incremento fino a mille volte.
Questo effetto è reso possibile dal grafene, che amplifica le onde telefoniche non ionizzanti fino a portarle quasi alla radiazione Cherenkov, avvicinandole così alle onde ionizzanti.
L’effetto moltiplicatore del grafene può essere ottenuto sfruttando tutti coloro che si sono sottoposti al “vaccino“.
È altamente probabile che la maggioranza di loro sia diventata un vero e proprio veicolo di propagazione di onde elettromagnetiche.
In questo contesto, si rende opportuno un’ulteriore analisi del documento di Pfizer, che non solo ipotizza ma già può affermare che vi è stata una manipolazione dei fatti attraverso la presentazione di informazioni false e la distorsione della realtà, una tattica comune ma deprecabile.
Sulla base delle conoscenze acquisite recentemente, è possibile tentare di comprendere il meccanismo perverso che è stato studiato.
Fatti analizzati

Nella sezione 8.3.5 del documento menzionato in precedenza, si delineava la procedura da adottare in caso di gravidanza o di allattamento al seno, con l’obbligo di segnalare a Pfizer qualsiasi inoculazione del “vaccino“.
Tale avvertimento destò fin da subito perplessità.
È importante sottolineare che le donne in stato di gravidanza e le neo-mamme non dovrebbero mai essere incluse in studi sulla sicurezza di qualsiasi “vaccino“, soprattutto uno sperimentale come quello che si stava per distribuire, il cui scopo era di natura altamente perniciosa.
Le prove relative all’introduzione dell’ossido di grafene nei “vaccini” sono state effettuate nonostante i problemi e i danni evidenti che tale sostanza avrebbe causato alla salute umana, il che dimostra un dolo premeditato.

Secondo l’azienda farmaceutica Pfizer, l’esposizione al “vaccino” (quindi all’ossido di grafene) durante la gravidanza potrebbe verificarsi in caso di gravidanza della donna.
Tale affermazione potrebbe essere un modo per nascondere la verità sui fatti, ovvero la potenziale emissione di radiazioni ionizzanti.
Il documento affermava infatti testualmente che “l’esposizione ambientale durante la gravidanza poteva verificarsi se un membro della famiglia di genere femminile (o anche una persona appartenente al personale medico o paramedico di entrambi i generi) segnalava che la partner di genere femminile era rimasta incinta dopo essere stata esposta all’intervento di studio per inalazione o contatto con la pelle (ma ora sappiamo che molto probabilmente questo dipende dalle potenziali radiazioni che una persona “vaccinata” può emettere nei confronti di una “non vaccinata“).
Un’ulteriore ipotesi da considerare è che un individuo di sesso maschile appartenente alla stessa famiglia (o un operatore sanitario) che ha avuto un contatto con l’intervento di studio relativo all’inalazione o al contatto con la pelle, esponga la propria partner femminile prima (o anche in prossimità) del momento del concepimento.
In tale circostanza, è possibile formulare una spiegazione plausibile : quali sarebbero le condizioni necessarie affinché un concepito esposto a radiazioni ionizzanti possa svilupparsi correttamente nel grembo materno e nascere vivo ?
Nel documento in esame, la Pfizer ammetteva che era possibile sottoporre un altro essere umano al “vaccino” mRNA semplicemente respirando la stessa aria oppure toccando la pelle della persona che era stata vaccinata.
Tale affermazione è ulteriormente confermata dalla precedente ipotesi della stessa Pfizer relativa alla trasmissione di onde ionizzanti da individuo ad individuo.
Inoltre, l’azienda confermava che era possibile sottoporre il proprio bambino appena nato al “vaccino” mRNA tramite l’allattamento al seno, mettendo in luce i potenziali rischi di irradiazione con onde elettromagnetiche o di contaminazione da grafene nel latte materno, con possibili conseguenze per la salute del neonato, come già osservato in precedenza.
Questo rischio persiste anche in assenza di somministrazione del “vaccino” Pfizer alla madre.

Pfizer ha infatti esplicitamente confermato che tale possibilità si può concretizzare mediante l’esposizione ambientale (esposizione ad onde elettromagnetiche ionizzanti, verosimilmente 5G), nel corso della quale la madre si trova ad allattare il proprio bambino dopo essere stata esposta all’intervento di studio per inalazione o contatto con la pelle.
Pfizer ha inoltre confermato nella sezione 8.3.5.3 del documento che le reazioni avverse possono manifestarsi dopo “una esposizione professionale“, ovvero un contatto diretto non pianificato (un’esposizione accidentale a onde elettromagnetiche o un contatto con una persona “vaccinata” e quindi potenzialmente “irradiante” ?).
Si sottolinea che tale esposizione può o non può effettivamente condurre all’evento avverso, sebbene non vi sia certezza che si verifichi.
Il problema principale risiede nel fatto che, in caso di maggiore concentrazione di grafene, aumenta il rischio di irradiazione da parte del soggetto verso gli altri.
Riflessioni finali
È evidente che le autorità governative mondiali stavano già intraprendendo iniziative per censurare le migliaia di testimonianze fornite da donne che descrivevano la realtà dei fatti al di fuori dei canali ufficiali, che invece continuavano a negare l’evidenza dei fatti.
Queste autorità, al fine di sminuire la gravità della situazione, si sono spinte a deridere o a denigrare coloro che, con un approccio superficiale e a volte persino criminale, sono stati definiti “anti-vaxxers” o “complottisti“.
Tuttavia, alla luce delle imminenti azioni legali che potrebbero sfociare nel fallimento (anche se vi è scarsa probabilità che ciò accada) e, soprattutto, nell’arresto dei dirigenti di Pfizer (e, presumibilmente, di Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson), emerge la possibilità che Bill Gates abbia deciso di separarsi dalla moglie Melinda nel mese di maggio scorso.
Hanno dunque redatto un documento ufficiale in cui ammettono la concreta possibilità che la diffusione per contagio del “vaccino” mRNA si riveli un’eventualità reale.
Tuttavia, sulla base delle evidenze emerse finora, è possibile formulare uno scenario persino più catastrofico rispetto a quello inizialmente previsto tre mesi e mezzo fa.
È per questo motivo che è necessario porre fine al più presto a questa follia collettiva, che potrebbe realmente condurre alla distruzione dell’intera umanità.

Come precedentemente menzionato, il grafene manifesta un effetto moltiplicatore e avvicina le onde telefoniche non ionizzanti alla radiazione Cherenkov, avvicinandole alle onde ionizzanti.
Questo ci ha permesso di osservare che, quando vengono utilizzati contatori Geiger in prossimità di individui “vaccinati“, sia in quelli già affetti da asfissia che in quelli vaccinati che manifestano sintomi simili a quelli della sindrome da radiazione acuta, si attiva il dispositivo di radiazione.
In altre parole, queste persone, se la diagnosi di sindrome da irradiazione acuta è confermata (e quindi se la diagnosi di COVID è reale), emettono radiazioni.
Questo implica che individui in prossimità possono essere esposti a un rischio di esposizione, pur non manifestando la stessa sindrome.
La suddetta ricerca è condotta dalla dottoressa Astrid Stuckelberger, ex membro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Non si tratta di un contagio, perché non c’è nulla di biologico.
Tuttavia, è stato osservato che, in prossimità di individui vaccinati, alcune donne sperimentano un’alterazione del ciclo mestruale.
Inoltre, è stato osservato che i bambini possono manifestare sintomi quali palpitazioni, ovvero una percezione alterata del battito cardiaco.
Questo fenomeno, sebbene comune, può essere indicativo di una condizione più complessa, come nel caso in esame.
Tale fenomeno si manifesta quando i bambini non vaccinati sono in prossimità di bambini vaccinati.
Questo aspetto risulta in linea con la sindrome da radiazioni acute.
Infatti, se le persone sono in contatto con materiali (come il grafene, noto per la sua capacità di aumentare la frequenza delle onde elettromagnetiche) che moltiplicano le onde nel loro corpo, si verifica un processo di radioattività (piuttosto che di contaminazione o irradiazione).
Questo processo implica l’emissione di radiazioni di tipo ionizzante.
È comprensibile questo concetto ?
Questi soggetti, pertanto, rappresentano un bersaglio.
Un bersaglio, infatti, è soggetto a esplosioni in base ai campi di cui è oggetto.
Le radiazioni ionizzanti, infatti, causano un’infezione cronica.
Questo è ciò che attualmente sta accadendo.
In altre parole, all’interno dell’organismo vi è una quantità misurata in Gray, che corrisponde alla dose, e in Siebert, che rappresenta la dose di radiazioni assorbita.
Il gray, un’unità derivata del Sistema Internazionale di Unità (SI), rappresenta la dose di radiazioni ionizzanti.
La sua definizione è data dall’assorbimento di un joule di energia di radiazione per chilogrammo di materia.Viene impiegato come unità di misura della dose assorbita, intesa come energia depositata dalle radiazioni ionizzanti in una massa unitaria di materia irradiata.
In ambito applicativo, trova utilizzo nella determinazione della dose erogata di radiazioni ionizzanti in contesti quali la radioterapia, l’irradiazione degli alimenti e la sterilizzazione mediante radiazioni, nonché nella previsione degli effetti acuti probabili, come la sindrome acuta da radiazioni nella protezione radiologica.
In ambito scientifico, tale parametro rappresenta un fondamentale indicatore di bassi livelli di dose assorbita e funge da base per il calcolo dell’unità di radioprotezione, il Sievert, che misura l’effetto delle radiazioni ionizzanti a bassi livelli sul corpo umano.
Il Sievert, denominato in onore del fisico medico svedese Rolf Maximilian Sievert, noto per i suoi contributi alla misurazione della dose di radiazioni e alla ricerca sugli effetti biologici delle radiazioni, è impiegato per quantificare la dose equivalente e la dose efficace, che rappresentano il rischio di radiazioni esterne da fonti esterne al corpo, e la dose impegnata, che rappresenta il rischio di irradiazione interna dovuta a sostanze radioattive inalate o ingerite.
Il Sievert rappresenta il rischio stocastico per la salute, inteso come la probabilità di sviluppare cancro o danni genetici indotti dalle radiazioni.
Secondo il modello lineare senza soglia, un sievert è associato a una probabilità del 5,5% di sviluppare un cancro fatale.
Ogni anno si verifica un valore minimo o massimo di radiazioni che non possono essere assorbite, in quanto a partire da tale soglia si osserva un rischio letale.
Il Roentgen, o Röntgen, dal nome del fisico tedesco Wilhelm Röntgen, scopritore dei raggi X, è l’unità di misura dell’esposizione ai raggi X e ai raggi gamma.
È definito come la carica elettrica liberata da tali radiazioni in un determinato volume d’aria, divisa per la massa di tale aria.
Per comprendere appieno tale concetto, è utile immaginare la presenza di quattro raggi X all’interno di un ambiente domestico.
La relazione tra questa unità di misura e i fenomeni osservati, come la stanchezza, il disturbo dei cicli del sonno e il dolore alle gambe e alle articolazioni, è stata ampiamente documentata.
Tale condizione può essere attribuita all’esposizione a radiazioni emesse da dispositivi tecnologici.