Marzo 6, 2010 EcoAnemia, Storie di sport e di vita
La banda dei ladri “onesti”
Volete sapere perché investire in una società italiana (soprattutto se ci si basa sull’analisi fondamentale) è sempre e comunque altamente sconsigliato ?
Ecco un esempio di vicenda all’italiana, dove i protagonisti – se fossimo negli USA o nella maggior parte degli altri paesi del mondo – sarebbero già in galera da tempo.
Non si tratta solo di un semplice falso in bilancio, ma di qualcosa di molto più grave : aggiotaggio, appropriazione indebita di capitali, insider trading.
Ma nel nostro Paese si preferisce perdere tempo con cavilli burocratici e costruire teorie campate per aria, anziché agire sulla base di fatti concreti facilmente riscontrabili.
Questo semplice resoconto dimostrerà che la credibilità dei bilanci di tutte o quasi le società italiane (non solo Saras, ovviamente) è pari a zero.
Settembre 23, 2008
[…]Saras pesante sulle indiscrezioni che indicano gli inquirenti del tribunale di Milano lavorare su un’ipotesi di falso nel prospetto per la quotazione, che ha portato la società della famiglia Moratti in Borsa nel 2006.[…]
[…] La perizia dei Pm indicherebbe che la corretta forchetta di prezzo per la quotazione del titolo era compresa tra i 4 e i 5 €, anziché i 6 € del collocamento. Vale a dire un “contestuale danno per il mercato di 770 milioni” di € […]
Fonte : ansa
Chiunque lavori nel mondo della finanza italiana sa bene che si tratta di uno dei più grossi furti con scasso (ed alla luce del sole) compiuti negli ultimi anni ai danni dei piccoli azionisti.
Certo, è solo uno dei tanti.
Ma la sfacciataggine con cui è stato compiuto e taciuto dai mass media fino a ora è qualcosa che poteva capitare solo in questo sgangherato Paese, dove se un personaggio possiede la nomea da onesto (anche se probabilmente è uno dei più grossi farabutti del Paese) ti è permesso di fare di tutto in qualsiasi campo, anche se sei palesemente incapace.
Ma in questo Paese tutto è possibile.
Veniamo al dunque : il 18 maggio 2006 è stato il primo giorno di contrattazione per il titolo Saras, dopo una faraonica campagna pubblicitaria durata settimane su tutti i media nazionali e locali, in particolare a Milano e provincia.
È stata una giornata evidentemente storica per il mercato italiano, perché non si era mai verificata in precedenza una situazione in cui, al primo giorno di contrattazione, un titolo piazzato in IPO non riuscisse a essere scambiato per eccesso di ribasso.
Eravamo in pieno mercato toro, non in una fase pesantemente ribassista.
Il primo prezzo registrato è stato 5,4€.
Il collocamento, però, era stato effettuato a 6€.
Il 10% in meno finito nelle casse di chi ?
Di coloro che hanno quotato l’azienda, senza esitare.
Un prezzo mai raggiunto dal titolo in due anni dalla quotazione e, anzi, il primo giorno di contrattazione il titolo ha registrato il prezzo massimo storico di 5,29€.
Per cui il piccolo azionista che aveva sottoscritto azioni Saras è stato bellamente fregato (per non usare parole più volgari) dalla “banda degli onesti“, che così ha potuto ripianare altri buchi evidentemente presenti in altre attività in perdita della famiglia.
Inoltre, si è sempre assistito a un inesorabile declino della quotazione del titolo, nonostante il prezzo del crude oil sia sempre aumentato, il che avrebbe inizialmente lasciato presagire un buon andamento del titolo.
Questo si chiama falso in bilancio e aggiotaggio.
Tuttavia, tutti i mass media hanno finora taciuto, occupandosi di altri personaggi e altri scenari.
Si inizierà a fare luce ?
Ne dubito.
Negli ultimi giorni non si è fatto altro che parlare dei deludentissimi risultati di Saras, oltre ogni pessimistica attesa, tanto che all’inizio ho pensato che il board avesse voluto presentare risultati molto peggiori del previsto per poter affossare nel lungo periodo l’andamento del titolo e poter procedere poi a un delisting favorevolissimo a prezzi stracciati.
Ma forse non è così : i conti sono in rosso e il fronte giudiziario (in due ambiti ben distinti) è più che mai in evoluzione.
I conti del 2009 : perdita netta “adjusted” di 54,5 milioni di € contro un utile di 327,2 milioni di € riportato nel 2008.
Inoltre, è stato annunciato che non ci sarà alcun dividendo, per la prima volta nella storia industriale di Saras.
Sul fronte giudiziario, non sono giunte buone notizie : l’azienda sarebbe responsabile di non adeguata organizzazione della sicurezza sul posto di lavoro per l’incidente con morti – tre – dell’anno scorso avvenuto a Sarroch.
Pare incredibile che, oltre alla “truffa” della quotazione, nei successivi tre anni ci siano stati ben 3 aumenti di capitale, cioè una ulteriore richiesta di fondi agli azionisti, per un totale di 300 milioni di €, e che i fratelli Moratti non investano nemmeno un centesimo nella loro azienda.
Attraverso la voce dell’associazione dei raffinatori, chiedono indirettamente un aiuto di stato, altrimenti devono licenziare.
Ma con che faccia tosta !
Ma la cosa più vergognosa di tutte è che la famiglia Moratti, con a capo l’AD di Saras Massimo Moratti, dirotta continuamente capitali da Saras stessa a una squadra di calcio, l’Internazionale FC, tramite triangolazione.
Volete sapere come è avvenuta tecnicamente una delle più colossali truffe ai danni dei piccoli risparmiatori italiani (al pari di Cirio, Parmalat, Finmatica, Giacomelli e molte altre) ?
Al momento della quotazione, il titolo valeva al massimo 4 o 5 € per azione.
Invece, le banche e la famiglia Moratti lo hanno piazzato sul mercato a 6 € (per la cronaca, ora siamo a 1,85 € dopo essere rimbalzati dai minimi storici a circa 1,70 €).
Per farlo, non hanno pubblicato alcuni dati rilevanti nel prospetto informativo.
Che la quotazione di Saras fosse stata giudicata gonfiata era evidente fin da subito : il giorno successivo alla quotazione, avvenuta il 18 maggio 2006, il titolo aveva perso oltre il 10% del suo valore.
I consulenti tecnici della procura che stanno indagando sul caso hanno infatti ricostruito, in un documento di oltre 400 pagine, i motivi di quella “debacle” : l’incasso della quotazione è servito soprattutto a un ramo della famiglia, quello di Massimo Moratti, per far fronte ai debiti dell’Internazionale FC.
Il danno arrecato al mercato è stato di 770 milioni di €.
Analisti, banchieri e investitori istituzionali avevano capito immediatamente, nonostante la faraonica e imponente campagna pubblicitaria che aveva portato la Saras in Borsa, che il valore di valutazione era troppo elevato.
Ma nessuno ha fatto nulla per “correggere il tiro“.
Un dato emerge inequivocabilmente: l’utile di gruppo, il principale indicatore su cui calcolare il valore della società, era “gonfiato”.
“Si è potuto riscontrare che l’informativa da Prospetto non aveva evidenziato l’esistenza di una considerevole componente di utili non ricorrente nei dati storici, dati unici su cui basarsi per la decisione di investimento (quantomeno per il pubblico indistinto)“, scrive il consulente della procura che sta indagando sulla vicenda.
La mancanza si riferisce all’utile del 2005, pari a 292,6 milioni di euro.
Una cifra riportata tale e quale nel prospetto, senza avvisare i risparmiatori che tale dato era “gonfiato” da utili derivanti dalle scorte di magazzino.
Dalla documentazione sequestrata dalla Guardia di Finanza presso Jp Morgan, una delle banche advisor per la quotazione, emerge chiaramente che nei report su Saras redatti prima della quotazione, gli analisti, compresi quelli di Morgan Stanley e Caboto di Banca Intesa (gli altri due advisor dei Moratti), prendono in considerazione gli utili depurati (“comparable”) per calcolare il valore delle società di raffinazione.
A febbraio 2007, in un altro comunicato, la società svelerà che l’utile netto rettificato per il 2005 è di 230 milioni di €.
Con questi profitti, il valore per azione di Saras sarebbe stato compreso tra i 4,1 e i 5,1 €, e non tra i 5,25 e i 6,5 €, come indicato nel prospetto.
Non vi è alcuna giustificazione per un prezzo di 6 € nemmeno secondo gli studi delle tre banche che hanno partecipato alla quotazione : “Sulla base delle valutazioni rettificate delle banche d’affari partecipanti all’operazione, il range avrebbe dovuto collocarsi tra i 4 e i 5 miliardi di €, ovvero tra i 4,4 e i 5,6 € per azione ; dunque inferiore di 700 milioni a quello definito nel Prospetto Informativo“.
Non è un caso, quindi, che le quotazioni di Saras, dal giorno dello sbarco in Borsa a oggi, non abbiano fatto altro che scendere.
Un ottimo investimento allo scoperto, senza dubbio.
Per cronaca, gli investitori istituzionali e i fondi hedge se ne erano accorti subito: in fase di quotazione, avevano ridotto o cancellato significativamente gli ordini di acquisto.
Perché, dunque, spingere il prezzo di quotazione ?
Le email sequestrate dagli inquirenti offrono qualche indicazione in merito.
“È vitale che davanti al prezzo ci sia un 6“, scriveva il numero uno di Jp Morgan, Federico Imbert, a un suo collega, mentre il bookbuilding attraversava una fase critica.
Oltre alle commissioni per il collocamento, Jp Morgan otterrà, cosa non menzionata nel prospetto, anche il mandato dalla famiglia Moratti per gestire, attraverso la sua filiale di private banking, i lauti proventi della quotazione.
Oltre alle commissioni per il collocamento, Jp Morgan otterrà, cosa non menzionata nel prospetto, anche il mandato dalla famiglia Moratti per gestire, attraverso la sua filiale di private banking, i lauti proventi della quotazione.
Un altro banchiere di Jp Morgan, Emilio R., Saracho (private banking) svela un ulteriore dettaglio in una email : “Devi essere al corrente del fatto che abbiamo ottenuto 1,6 miliardi di €, cioè da entrambi i fratelli, ma uno dei due deve ripagare 500 milioni di debiti, e così quella parte non la vedremo per lungo tempo“.
In un documento, poi, trovato presso la Jp Morgan e intitolato “Materiale di discussione”, si spiega la scelta di affiancare un aumento di capitale, non necessario, alla vendita di titoli da parte della famiglia.
Se così non fosse, “verrebbe evidenziata una scarsa propensione ad investire e si darebbe l’idea che la proprietà vuole solo fare cassa, prestando il fianco a critiche su altre iniziative (metti i soldi nell’Inter)“.
In ogni caso, secondo me i Moratti, pur essendo colpevoli di falso in bilancio, aggiotaggio, insider trading e molti altri reati minori, e pur avendo fregato i piccoli azionisti in maniera indegna nel collocamento di Saras, non saranno mai condannati dai giudici.
L’indagine andrà per le lunghe e con questo escamotage tutto andrà in prescrizione.
Ma non lamentiamoci se l’Italia non attrae capitali esteri.
Chiunque sia dotato di un minimo di buonsenso non investirebbe un centesimo in un’azienda italiana.
Soprattutto perché i mass media, anziché continuare a segnalare questi personaggi, li osannano : nella migliore delle ipotesi, dovrebbero vedere il sole a scacchi.
Così affondando sempre di più la credibilità del nostro Paese.