Maggio 25, 2022 Studi scientifici
Fin dal momento della sua origine, l’umanità si è caratterizzata per una dicotomia che divide la sfera mentale da quella emotiva, impedendo la percezione completa e armoniosa del mondo naturale.
Questa divisione, che si manifesta nelle relazioni interpersonali e nelle dinamiche di potere, ostacola la comprensione e l’azione collettiva per il bene comune.
La legge del ritmo
Pierluigi Ighina è stato un illustre scienziato.
Parla dell’energia come la forza piu stupefacente del nostro Universo.
Tuttavia, la concezione di energia proposta da Ighina si discosta notevolmente da quella ampiamente diffusa nell’attuale panorama culturale dominante.
Questa concezione di energia si distingue nettamente da quella comunemente accettata.
È possibile asserire con certezza che ogni forma di vita e vitalità si manifesti attraverso funzioni ritmiche.
In assenza di un ritmo, la vita non può sussistere.
Tuttavia, resta aperta la questione fondamentale : cosa s’intende esattamente per “ritmo in sé” ?

In natura si osservano numerosi tipi di ritmi, tra cui il ritmo diurno e notturno, che alternano il passaggio tra notte e giorno, il ritmo lunare, che segue il ciclo della luna, e il ritmo stagionale.
Nell’essere umano, ritmi cardiaci, respiratori e digestivi sono esempi di fenomeni ritmici.
La presenza di un ritmo non è una caratteristica esclusiva degli esseri viventi, ma si manifesta anche in tutto l’Universo creato.
Nel tentativo di fornire una definizione il più possibile esaustiva del concetto di ritmo, si potrebbe affermare che esso si manifesta come un movimento esterno alternato, che può assumere la forma di un movimento ciclico, sia parabolico che a spirale, espressione di una pulsazione interna che si espande e si contrae in modo continuo.
La Pulsazione, pertanto, rappresenta l’aspetto interno e, di conseguenza, la parte nascosta del Ritmo, mentre il movimento esterno ritmico e spaziale, di aspetto variabile, che si manifesta in successione più o meno rapida, è ciò che può essere conosciuto in modo apparente dai sensi dell’essere umano.
Tuttavia, i nostri sensi ottengono solo ciò che deriva dall’aspetto esterno e superficiale del ritmo, costituendo un limite significativo tra l’uomo e la vera conoscenza che lo circonda.
Ighina ha introdotto sulla Terra la rivelazione del Ritmo inteso come fenomeno interiore, sebbene, come spesso accade in questi contesti, le sue parole siano state accolte con scarsa fiducia, in quanto implicavano una realtà non accessibile alle percezioni sensoriali convenzionali.
La chiave per decifrare le sue rivelazioni risiede nella fede incondizionata, come ho sperimentato personalmente in passato, poiché percepivamo internamente che si trattava della Verità.
Solo in un secondo momento, abbiamo compreso che il beneficio della nostra fiducia si è tradotto in una comprensione razionale e logica dei fenomeni misteriosi che si manifestavano in noi e nell’ambiente circostante.
Tuttavia, nell’attuale contesto culturale dominato da una mentalità materialistica che privilegia la verifica empirica e la razionalità, è lecito domandarsi chi possa credere alla nostra visione energetica e spirituale della vita, un’interpretazione che unisce armoniosamente le contraddizioni e i contrasti.
La visione di Ighina dell’Universo è notevole poiché fornisce una spiegazione semplice e unitaria dei fenomeni, integrando non solo le scoperte scientifiche, ma anche le corrispondenze nel campo religioso.
Ighina sosteneva che la scienza e la religione sono entrambe risposte alle domande fondamentali dell’essere umano, che anela di comprendere la natura intima di ciò che lo circonda e di ciò che percepisce attraverso i sensi, e che ha nel cuore il bisogno di credere che tutto ciò che esiste abbia un creatore e un scopo da realizzare.
Sfortunatamente, da millenni, nell’uomo sussiste una dicotomia che separa la mente dal cuore, impedendo la percezione piena della meravigliosa unità della Creazione, che connette, interpreta e conferisce significato a tutto.
Successivamente, ho compreso che forse è eccessivo pretendere di modificare l’errata mentalità umana, radicata nei secoli, attraverso semplici ragionamenti ben fondati sulle prove, che in passato mi hanno spinto a desiderare di mettere in atto straordinari segni per convincere le persone.
Tuttavia, ho successivamente eliminato tale desiderio, riflettendo su Gesù, che nonostante i miracoli da lui compiuti, non riuscì a influenzare significativamente la mentalità dominante del suo tempo, portando alla sua crocifissione.
Di conseguenza, ho deliberato di rivedere le mie aspettative, astenendomi dal tentare di convincere le persone della Verità insita nel messaggio profetico di Ighina, limitandomi a cogliere la soddisfazione di suscitare un ragionevole dubbio nella mente di coloro che leggono le mie riflessioni da anni.
In passato, ho ricevuto la visita di un caro amico, il quale ha manifestato un vivo interesse per gli studi di Ighina, ma che successivamente ha espresso riserve quando ho iniziato a discutere di religione, che lui considera un retaggio di superstizioni inculcate nel popolo da coloro che hanno cercato di esercitare il dominio sulla vita delle persone attraverso l’ignoranza.
Con il suddetto interlocutore, che ha spontaneamente richiesto un dialogo per approfondire le tematiche, ho tentato di evidenziare le limitazioni delle cosiddette “certezze scientifiche“, ormai profondamente radicate nella psiche collettiva.
In tal modo, è stato possibile avviare la dissertazione concernente la cinematografia, con le seguenti parole :
“È noto che, durante la visione di un’opera cinematografica, le immagini proiettate sulla retina persistono per un certo lasso di tempo, permettendo una percezione visiva prolungata“.
Un lampo di luce può accecare momentaneamente un individuo, ma la proiezione di un film può produrre un effetto simile, in quanto mostra un movimento continuo e coerente sullo schermo, sebbene in realtà sia continuamente interrotto da “ombre” inserite tra i singoli fotogrammi.
La cinematografia emerge come forma espressiva che riflette l’incapacità dei nostri occhi di catturare la presenza di elementi estranei alla luce durante la proiezione di un film.
Nel momento in cui l’otturatore interrompe il fascio luminoso emesso dal proiettore, viene occultata alla vista la distanza che separa ogni singolo fotogramma dal successivo, generando così una percezione di continuità visiva che è in realtà illusoria.
Questi istanti di ombre, che costituiscono una parte significativa del film che stiamo osservando, in quanto hanno una durata quasi equivalente a quella delle immagini luminose percepite, dovrebbero indurci a riflettere profondamente e a mettere in discussione la validità e l’affidabilità dei nostri strumenti di percezione, su cui fondiamo la nostra vita e il nostro modo di pensare.
Ighina postulava che la nostra percezione della realtà sia parziale, in quanto la luce del Sole, lungi dall’essere un’entità statica, è in realtà ritmica e pulsante, riassorbendo le riflessioni della sua luce, non percepibili ai sensi umani, che non solo provengono dai pianeti, ma anche dallo spazio, sulla cui superficie il Sole proietta il film della Creazione, enfatizzato in modo apparente e ingannevole dalla persistenza retinica, che ne fa apparire la materia come più o meno in movimento nello spazio.
A seguito della visione del film, si rende necessario porsi le seguenti domande :
“Quali eventi si sono verificati durante la proiezione tenebrosa che si è svolta anche sotto i miei occhi, senza che ne fossi consapevole.
Ora, se anche la luce del Sole manifesta tali comportamenti, sono costretto a dedurre che metà della mia esistenza mi è sfuggita, dal momento che non sono riuscito ad averne consapevolezza e a ricordarmene”.

Ighina postulava che tali interruzioni, non rilevate, celassero il Mistero della Riflessione e del Riassorbimento della Luce, l’aspetto ignoto del Ritmo.
Tuttavia, è difficile accettare tali affermazioni.
L’amico a cui ho sottoposto per la prima volta questo discorso ha condiviso con me di non essere riuscito a dissipare il dubbio che tale concezione possa essere vera.
Questo ha destato in me un notevole compiacimento, alimentando la speranza che possa contribuire a liberare la sua visione dalla concezione arida e incompleta della vita, aprendo la strada alla fertilità del Mistero, che, sebbene oscuro, contiene in sé i germi della Verità di una visione spirituale della vita.
Nella prima parte di questa esposizione, trattando il tema della cinematografia, ho tentato di evidenziare alcune verità ampiamente riconosciute dalla comunità scientifica, sia nel settore fisico che in quello tecnologico, le cui implicazioni filosofiche ed esistenziali sono largamente trascurate dalla stragrande maggioranza degli individui.
Gli individui assorbono quotidianamente e per svariate ore contenuti audiovisivi, ma non considerano che ciò che viene visualizzato sugli schermi, sia esso piccolo o grande, non è reale.
Mi riferisco non allo spettacolo in sé, ma al mezzo che ne consente la percezione.
I sensi umani, pertanto, vengono ingannati, e ciò che percepiamo come realtà è in realtà un’illusione.
Questo inganno è particolarmente evidente per la vista, ingannata dalla persistenza degli impulsi luminosi sulla retina, che creano una percezione brillante e ritmica, frammentata da interruzioni tenebrose causate dall’otturatore, dando luogo a una successione continua e coerente di immagini in movimento.
L’avvento della cinematografia dovrebbe generare una crisi esistenziale di portata globale nell’umanità, che concepisce le percezioni sensoriali come prove tangibili della realtà oggettiva e, di conseguenza, come fondamento della mentalità comune basata sulla logica.
La supposta veridicità delle percezioni rappresenta la premessa per le deduzioni logiche.
È sorprendente considerare che i fratelli Lumiere (Lumière in lingua francese significa “luce“) abbiano rivoluzionato la concezione del mondo con la scoperta del cinema, sebbene la portata innovativa della loro invenzione sia largamente sottovalutata.
Il cinema ha infatti mostrato la struttura fondamentale della creazione artistica, offrendo strumenti per generare illusioni piacevoli, suscitare emozioni e generare paura, in modo simile agli eventi quotidiani.
Tuttavia, ha anche stimolato una riflessione più profonda, spingendo lo spettatore a osservare oltre le apparenze sensoriali e a comprendere la vera natura della realtà.
Il lavoro dei fratelli Lumière rappresentò un’importante sollecitazione, sebbene interamente fraintesa, alla revisione dei principi fondamentali della metodologia cognitiva sensoriale.
Tale richiamo fu completamente ignorato e mal compreso, venendo considerato esclusivamente nella sua veste superficiale di semplice spettacolo.
Successivamente, il noto scienziato Heisenberg mise in guardia la comunità scientifica internazionale riguardo agli effetti della luce nel campo delle investigazioni atomiche e subatomiche.
Heisenberg affermò :
“Per osservare la luce è fondamentale, tuttavia, la sua natura interferisce con gli atomi, alterando la loro posizione e il loro movimento”.
Di conseguenza, una indagine veramente sensoriale della struttura atomica non sarà mai possibile.
In sintesi, i fratelli Lumière hanno evidenziato la tendenza del senso della vista a essere ingannato dalla luce, in quanto risponde a uno stimolo luminoso per la maggior parte del tempo in cui persiste (persistenza), gettando le basi per una revisione dell’affidabilità delle percezioni soggettive.
Parallelamente, Heisemberg ha evidenziato l’oggettiva interferenza causata dalla luce nell’ambiente atomico specifico, ma nessuno ha voluto rinunciare alle proprie ricerche per motivi di orgoglio, tentando di sostituire la luce con le accelerazioni generate da campi magnetici di grandi dimensioni, come se questi non avessero effetti sugli atomi.
Considerando che l’universo è composto esclusivamente da atomi, si potrebbe dedurre che le relazioni tra l’uomo e l’ambiente circostante sono influenzate dagli effetti prodotti dalla luce sulla materia e che è impossibile scoprire con metodi esterni ciò che accade all’interno.
Sin dall’infanzia, l’osservazione degli effetti della luce sul radiometro, un dispositivo che ruota su un perno contenente pannelli bianchi e neri alternati, ha destato meraviglia.
Era evidente che il radiometro rivelava la pressione della luce sulla materia, ma non è stato possibile reperire in alcuna opera di fisica o astronomia alcuna teoria che contemplasse gli sviluppi inevitabili di tale verifica.
Tuttavia, grazie alla conoscenza diretta con Pier Luigi Ighina e all’ascolto e alla partecipazione ai suoi insegnamenti, è stato possibile comprendere appieno la natura delle relazioni tra la Luce e la Materia, nonché le illusioni a cui tutti sono soggetti senza esserne consapevoli.
Ighina ha insegnato la Legge del Ritmo, secondo cui Luce e Materia rappresentano le polarità opposte della manifestazione e le cause dell’Effetto Stroboscopico, che è il “velo” che nasconde all’uomo la vera natura della Realtà.
Non conoscendo la Legge fondamentale del Ritmo, l’uomo crede che ciò che è utile a conoscere ciò che è esterno sia anche utile a scoprire il segreto dell’interno e quindi costruisce teorie internamente errate.
A titolo di esempio, si consideri il modo in cui la luce si comporta quando entra in una stanza buia.
La luce subisce un’inversione di polarità, un fenomeno noto e osservato durante lo sviluppo fotografico.
Tuttavia, nel momento in cui si suggerisce agli individui di rivedere le proprie convinzioni e di adottare un nuovo approccio mentale per comprendere appieno la realtà interiore, essi si mostrano immediatamente contrari a questa proposta.
Ighina postulava l’esistenza di un’unica Energia Fondamentale Creativa, da cui ogni cosa creata deriva; tale Energia, di per sé omogenea e quindi non diversificata, veniva denominata Spirito da Ighina.
Lo Spirito, secondo la concezione ighiniana, si distacca da sé stesso, dando origine a una relazione ritmica d’amore, che si manifesta attraverso le fasi di Emanazione invisibile e Riflessione. Questo processo incrementa continuamente l’Amore reciproco e, di conseguenza, l’Energia interna.
Tali effusioni ritmiche, che si intensificavano progressivamente, raggiunsero uno stato di Tensione immobile, che poi si manifestò attraverso la Luce Creativa.
Si può pertanto affermare che la Luce rappresenta il primo aspetto concreto e visibile assunto dallo Spirito, che si è irradiato nella forma di Alone dilatatosi e muovendosi verso l’esterno e contraendosi verso il punto di origine, dando così inizio al Ritmo Creativo.
Infatti, la Luce, che si sta espandendo, incontrando la Luce, che si sta contraendo, ha dato origine a tutti i tipi di materia, a seconda del punto dello Spazio in cui ha avuto luogo l’incontro.
Pertanto, come delineato in questa sintesi, l’origine della Luce e della Materia non è altro che la manifestazione di una Energia Creativa che, attraverso un processo di trasformazione continua, assume diverse forme.
In questa prospettiva, la Luce, quando percepita dai sensi, è sempre in fase di dilatazione, mentre quando è in fase di contrazione, seguendo la riflessione sul limite che la contiene, assume un aspetto tenebroso e non è visibile.
La Luce e l’Oscurità si manifestano superficialmente con un moto a spirale di senso contrario, una sull’altra, con diversa velocità, che è maggiore nella fase luminosa di dilatazione.
È proprio questa differenza di velocità che origina sulla superficie dei pianeti, dando luogo alla pressione nota come forza di gravità, che si manifesta anche come effetto stroboscopico.
Tale effetto stroboscopico può far apparire in movimento ciò che è fermo e viceversa, creando illusioni ottiche nello spazio.
Si ritiene opportuno a questo punto fermarsi, in quanto si è stabilito che è più proficuo evidenziare le incongruenze di quanto precedentemente ritenuto vero, al fine di sollevare dubbi ragionevoli, piuttosto che avanzare teorie innovative che, per essere approvate, richiedono l’abbandono di una mentalità consolidata, mantenuta in vita e cristallizzata dalla tradizione e dall’abitudine.