La libertà di decidere della propria vita

Settembre 16, 2012 Memorie dal sottoscala


La libertà di decidere della propria vita

Life shrinks or expands in proportion to one’s courage.

Anais Nin

In teoria, ogni persona ha il diritto di fare della propria vita ciò che desidera, a patto naturalmente di non infrangere il minimo diritto altrui.
Ma non sempre è possibile.

Purtroppo, molto spesso ci si scontra con persone che hanno una concezione bizzarra del significato di “altrui”.
C’è infatti chi, pur non avendone alcun diritto, ama insinuarsi abusivamente e prepotentemente nelle pieghe della vita degli altri, tentando di condizionarle secondo i canoni del tutto arbitrari della sua filosofia, spesso non corrispondente alle esigenze di nessuno, se non alle proprie.

La mia piccola ed insignificante esperienza di vita mi ha insegnato che sono proprio coloro che indicano con insistenza rigidi percorsi di vita ad alto concentrato morale a commettere, nel loro privato, ciò che pubblicamente disapprovano.
Vizi privati e pubbliche virtù.

Per rendere il mondo migliore non c’è bisogno di creare dogmi che limitino le scelte individuali o che le indirizzino verso specifiche concezioni esistenziali.
Regole sono ovviamente necessarie per evitare un’anarchia totale, ma sorprendentemente, rimangono sempre mere promesse, mai realmente applicate.

Nella vita, in realtà, occorre coraggio.
Il coraggio di lottare per vivere secondo ciò che ci suggerisce la nostra natura interiore, di mostrarci per quello che siamo, di mettere a nudo le nostre debolezze, di non curarci dei giudizi altrui.

La vera libertà, oltre che per le innumerevoli altre cose, passa anche attraverso queste scelte e non significa non rispettare la libertà altrui, ma esercitare la propria.

Ora vanno molto di moda le persone che manifestano in piazza e sui mass media contro l’immoralità dilagante del corpo femminile e dei costumi facili associati.
Un tempo anche io la pensavo allo stesso modo.
Ma, come loro, ero semplicemente fuori peso e, soprattutto, assai infelice.

La mia vita è cambiata esattamente nel momento in cui me ne sono resa conto: volevo essere considerata esclusivamente per le mie capacità intellettuali, per i miei studi e per le mie capacità lavorative.

Non riuscivo a vedere le potenzialità inespresse del mio fisico e del mio carattere.


La libertà di decidere della propria vita


Un errore doppio, perché avevo dovuto conquistarmi con impegno e fatica quello che Madre Natura non mi aveva concesso.
In realtà, mi ritenevo semplicemente inadeguata, avevo paura della mia sensualità e soprattutto della mia capacità di attrarre sessualmente.

Così sono finita in depressione.

In realtà, chi si maschera dietro la dignità della donna oggetto non è altro che l’oggetto vero e proprio da sfruttare.

Quelle usate solo come cameriere o come operaie.
Quelle con cui non si fa sesso perché sono brutte e grasse, spettatrici delle Venere bellissime, corteggiate da tutti.
Quelle che criticano chi veste Gucci o Prada e poi vanno al mercato alla ricerca dell’imitazione della griffe sperando che sembri originale (ma ovviamente non lo è).

La verità è che provano solo invidia.
Invidiose delle donne belle.
Anoressiche quando in realtà sono più in salute di loro.
Superficiali, quando tutte vorrebbero vivere bene.
Troie perché sono ammirate dagli uomini.

Ma sono le stesse che si buttano tra le braccia del primo sfigato che le guarda.
La vera felicità è la famiglia, uno stipendio di 800 euro al mese, stracci addosso, e magari un marito che sogna le altre e dice continuamente di dimagrire ?

La verità è che le brutte e grasse invidiano a morte le belle, spingendosi fino a diventare cattive.
Questo è il vero dramma.
L’invidia che cresce dentro e divora come un morbo l’italiana media, che non esita a compiere gesti inconsulti verso la bella ragazza.
Quante di loro sognano segretamente di uccidere una ragazza solo perché è bella ?

E qualcuna c’è già pure tristemente riuscita.

È su questo che dovremmo riflettere : a furia di fare manifestazioni e di dare spazio e voce a tali psicosi di donne frustrate travestite da femministe, non ci si accorge di quanto, in realtà, si alimentino queste menti malate.

Le persone normali non hanno bisogno di odiare una donna bella fino alla morte.
Le donne vivono la loro vita tranquille, non passano le giornate a escogitare modi per uccidere.

È chiedere troppo accettare che nel mondo esistano donne belle e magre (o persone ricche e famose) ?

O vogliamo incentivare le femministe represse in nome dell’equazione bruttezza/grassezza=intelligenza ?

Ci rendiamo conto verso quale sfacelo stiamo andando, oppure no ?
E ci rendiamo conto che la stragrande maggioranza di noi vive solo in funzione dell’invidia e dell’odio nei confronti di qualcuno ?


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