La più grande minaccia alla pace nel mondo ? Gli USA

Gennaio 27, 2025 Libri, Totalitarismo

I nostri problemi sono causati dall’uomo.
Pertanto, possono essere risolti solo dagli uomini.

John Fitzgerald Kennedy


La più grande minaccia alla pace nel mondo ? Gli USA

La più grande minaccia alla pace nel mondo ? Gli USA
Ecco un libro che, oltre a fare chiarezza dipingerà un quadro veritiero dell’impatto non proprio roseo che la politica estera e soprattutto le azioni da parte degli Stati Uniti hanno avuto sul mondo che ci circonda…

Se considerate gli Stati Uniti come una forza forse imperfetta, ma complessivamente positiva nel mondo…

Se l’idea che gli Stati Uniti, “una repubblica fondata su principi di libertà e democrazia“, si siano trasformati in una forza imperialista mondiale, perpetrando assassinii, colpi di Stato, atti di terrore e guerre completamente illegali, vi fa schifo…

Se volete promuovere la pace, ma non avete ancora esplorato gli eventi ingannevoli che hanno da sempre alimentato la sete di guerra dei guerrafondai statunitensi…

Ecco un libro che, oltre a fare chiarezza, dipingerà un quadro veritiero dell’impatto non proprio roseo che la politica estera e soprattutto le azioni degli Stati Uniti hanno avuto sul mondo che ci circonda.

USA : The Ruthless Empire, dello storico e ricercatore svizzero Daniele Ganser, è la nuova traduzione in lingua inglese del suo libro Imperium USA, originariamente scritto in tedesco e pubblicato nel 2020.

Ecco un riassunto dei punti chiave trattati nel volume, compresi quelli meno noti, e delle possibili soluzioni per un futuro di pace nel mondo.

In questo libro, Ganser ci accompagna in un tour di eventi storici minuziosamente documentati che potrebbero risultare scioccanti per chiunque si impegni per l’equità e la dignità umana.

Il suo intento è quello di rafforzare il movimento per la pace, che comprende cittadini di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, che rifiutano la guerra, le menzogne e la propaganda utilizzate per iniziare e perpetuare tali conflitti.

Prima di addentrarsi nell’argomento, Ganser prepara il terreno nel capitolo 1, intitolato “Gli Stati Uniti rappresentano la più grande minaccia per la pace nel mondo“.

Ganser fornisce una serie vertiginosa di dati per sostenere la sua affermazione, tra cui il numero di Paesi bombardati dagli Stati Uniti dal 1945 (almeno 23), il numero di basi militari all’estero (oltre 700), il record mondiale di spesa militare degli Stati Uniti (che si avvicina a 1.000 miliardi di dollari l’anno), il numero di soldati statunitensi all’estero (oltre 200.000) e il fatto che gli Stati Uniti sono l’unico Paese ad aver utilizzato armi nucleari.

L’autore ha inoltre condiviso i risultati di un sondaggio Gallup condotto su 67.000 persone in 65 Paesi alla domanda : “Quale Paese rappresenta oggi la più grande minaccia per la pace nel mondo ?“, in cui il 24% ha indicato gli Stati Uniti, mentre tra il 5% e il 9% ha indicato uno degli altri sei Paesi e meno del 5% ha indicato uno degli altri dodici Paesi.

Il capitolo 2, “Gli Stati Uniti sono un’oligarchia“, mette in luce un’inquietante manifestazione dell’impero USA : le astronomiche disparità di ricchezza e di reddito (540 miliardari contro oltre 100 milioni di persone che vivono in povertà assoluta), senza menzionare l’impatto in tutto il mondo di un’oligarchia di super-ricchi che gestiscono l’impero e manipolano l’informazione a loro piacimento, con finte elezioni che non incidono sulla cosiddetta Realpolitik.

I capitoli 3 e 4 descrivono i principali precursori dell’attuale impero USA, sia prima che dopo l’indipendenza della nuova repubblica statunitense dalla Gran Bretagna alla fine del XVIII secolo : in particolare, lo sterminio di massa e l’espulsione dei nativi americani dai loro territori, nonché l’importazione e lo sfruttamento di manodopera schiavizzata dall’Africa in gran parte della nuova nazione.

Il capitolo 5 tratta del lancio esplicito di azioni imperiali a metà e alla fine del XIX secolo, quando gli Stati Uniti iniziarono guerre basate su menzogne e spesso episodi false-flag per annettere metà del Messico, conquistare le ex colonie spagnole come veri e propri possedimenti (Porto Rico e Guam), oppure con un’autonomia solamente di facciata, ma in realtà sotto stretto controllo statunitense (Cuba e Filippine).

Inoltre, il Regno delle Hawaii fu catturato e annesso con la minaccia della violenza.

Il capitolo 6, dedicato alla Prima guerra mondiale, analizza come, anche prima dell’entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1917, i criminali di guerra con sede negli Stati Uniti fossero già molto attivi nel finanziare entrambe le fazioni in conflitto.

J.P. Morgan & Co. finanziava l’Inghilterra e la Francia, mentre le società statunitensi vendevano armi all’Europa.
Di conseguenza, gli interessi acquisiti degli Stati Uniti nel prolungare intenzionalmente la guerra causarono milioni di morti evitabili.

La propaganda di guerra prosperò, con i tedeschi, un popolo che non aveva mai compiuto nulla contro gli Stati Uniti, che vennero duramente vilipesi.

Gli hamburger divennero “bistecca della libertà” e i crauti “cavolo della libertà” (ricordate che nel 2003, quando la Francia esitava a partecipare alla guerra contro l’Iraq, la mensa del Senato degli Stati Uniti vendeva “patatine fritte della libertà” ?).

La legge sullo spionaggio fu approvata per perseguitare i pacifisti (tra cui Eugene Debs) e negare la libertà di parola, e viene usata ancora oggi per perseguitare Julian Assange e Chelsea Manning che hanno denunciato i crimini di guerra degli Stati Uniti in Iraq.

Il capitolo 7 esamina il ruolo degli Stati Uniti nella Seconda guerra Mondiale, svelando un’immagine di “onorevoli combattenti per la libertà” accuratamente coltivata, ma soprattutto mettendo a nudo le reali inclinazioni bellicose e la “lealtà” assai contraddittoria.

Ganser ricorda che le compagnie statunitensi furono autorizzate a vendere petrolio alla Germania nazista sia prima che durante il conflitto.
Senza questo approvvigionamento di carburante, la minaccia nazista molto probabilmente si sarebbe dissolta prima che venissero commesse alcune delle peggiori atrocità.

Ancora una volta, gli USA prolungarono inutilmente la guerra.

Inoltre, sebbene ufficialmente alleati dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna in realtà gradivano che Hitler agisse contro la Russia comunista e evitarono di aprire un fronte occidentale fino alla metà del 1944, quando sembrava che l’Unione Sovietica (che nel frattempo aveva già perso 27 milioni di cittadini nella seconda guerra mondiale) sarebbe potuta essere l’unica nazione vittoriosa dei nazisti.

Ganser ha riportato alla luce questa incredibile frase, pronunciata nel giugno 1941 dall’allora senatore e poi presidente degli Stati Uniti Harry Truman:

Se vediamo che la Germania sta vincendo la guerra, dovremmo aiutare la Russia ; e se la Russia sta vincendo, dovremmo aiutare la Germania.

In questo modo permetteremo loro di uccidere il maggior numero possibile di persone, anche se di certo non voglio che alla fine vinca Hitler“.

In altre parole, ancora una volta il solito motto : “Divide et impera“.

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Per ottenere il sostegno popolare all’entrata in guerra degli Stati Uniti, questi ultimi abbiano intenzionalmente spinto i giapponesi ad attaccare Pearl Harbor…

Lo stesso Truman, in qualità di presidente degli Stati Uniti, ordinò il primo ed unico dispiegamento di armi nucleari della storia, uccidendo centinaia di migliaia di civili a Hiroshima e Nagasaki e terrorizzando un numero imprecisato di persone in un momento in cui il Giappone era già pronto ad arrendersi.

Inoltre, Ganser documenta ampiamente come, per ottenere il sostegno popolare all’entrata in guerra degli Stati Uniti, questi ultimi abbiano intenzionalmente spinto i giapponesi ad attaccare Pearl Harbor, fornendo il casus belli desiderato.

Il famigerato attacco del 7 dicembre 1941 non fu certo una sorpresa per il presidente Franklin Roosevelt, che lasciò che avvenisse senza fare assolutamente nulla per evitarlo, sacrificando migliaia di militari americani.

Come sottolineato nel capitolo 12 sugli attacchi dell’11 settembre, Ganser osserva che un film hollywoodiano, “Pearl Harbor“, che riproponeva il mito dell’attacco a sorpresa, è stato distribuito nelle sale cinematografiche nel maggio 2001, preparando il pubblico in modo subliminale a quanto sarebbe successo pochi mesi dopo, l’11 settembre.

Il capitolo 8, “Guerra segreta“, ci illustra la nascita della Central Intelligence Agency e del National Security Council nel dopoguerra.
Il capitolo include un elenco di situazioni in cui gli Stati Uniti se ne servirono per perpetrare molti colpi di Stato (Iran, Guatemala, Cile), assassinii (Lumumba in Congo, Trujillo nella Repubblica Dominicana, Diem in Vietnam, Che Guevara in Bolivia), tentativi di assassinio contro Fidel Castro e la fallita invasione di Cuba nel 1961.

Alla fine, il presidente Kennedy si indignò a tal punto per queste operazioni illegali da licenziare in tronco il direttore della CIA Allan Dulles.

Da notare che Ganser ha dedicato un intero libro precedente, NATO’s Secret Armies : Operation Gladio and Terrorism in Western Europe, a numerose altre operazioni segrete che coinvolgono gli Stati Uniti, attraverso la NATO e la CIA, e che non sono trattate in questo libro (ma che la sottoscritta ha ampiamente incluso in questo lungo articolo).

Tra queste, gli assassinii false-flag, i bombardamenti di civili (sempre attribuiti ai comunisti) e la manipolazione delle elezioni in gran parte dell’Europa occidentale durante la Guerra Fredda.

Il capitolo 9 si concentra sull’assassinio di Kennedy, riassumendo le prove che scagionano completamente Lee Harvey Oswald e coinvolgono pesantemente Allan Dulles nel complotto che ha portato a questo efferato omicidio.

Dopo che il procuratore distrettuale Jim Garrison di New Orleans portò alla luce la maggior parte delle prove nel 1967, mettendo in discussione la validità del Rapporto della Commissione Warren (redatto proprio da Dulles), la CIA creò e pubblicizzò ampiamente il concetto di “teorico della cospirazione” come termine dispregiativo per chiunque mettesse in discussione la narrazione ufficiale.

Infatti, chi ha coniato il termine nel 1967 l’ha inventato su commissione della CIA per risolvere il problema del 65% degli statunitensi che, quattro anni dopo l’assassinio di JFK, non credevano alla versione ufficiale del tiratore solitario Lee Harvey Oswald.



Secondo la CIA, questo “problema” doveva essere risolto.
L’agenzia per le comunicazioni, che era stata incaricata del compito, dopo solo qualche mese, ha presentato l’idea di ridicolizzare e marginalizzare chiunque non sostenesse la narrativa ufficiale in linea con la definizione di “conspiracy theorist“.
E così fu.

Questo lo sappiamo dal 1997, perché dopo 30 anni, come al solito, i fascicoli della CIA vengono declassificati e questa informazione è verificabile da chiunque negli archivi pubblici degli Stati Uniti.

È interessante notare che nel 1979 il Comitato ristretto della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti sugli assassinii ha pubblicamente affermato che “esiste un’alta probabilità che due uomini abbiano sparato a Kennedy… Il Comitato ritiene, sulla base delle prove a sua disposizione, che il Presidente John F. Kennedy sia stato probabilmente assassinato come risultato di una cospirazione.
Il Comitato non è in grado di identificare l’altro uomo armato o la portata della cospirazione
“.

Questo rapporto è stato opportunamente oscurato dai media e ancora oggi pochi ne sono a conoscenza.

Il capitolo 10, sulla guerra del Vietnam, che si intensificò rapidamente dopo l’assassinio di Kennedy, ricorda dolorosamente a chi l’ha vissuta le inutili sofferenze inflitte a milioni di vietnamiti e a decine di migliaia di soldati statunitensi, nonché i danni subiti dai Paesi vicini, come Laos e Cambogia.

Questi ultimi due Paesi furono bombardati dagli Stati Uniti senza alcuna provocazione, incitando la brutalità dei Khmer Rossi, che gli Stati Uniti poterono poi demonizzare per distogliere l’attenzione dal proprio ruolo nello spargimento di sangue.

Ganser ricorda inoltre l’incidente del Golfo del Tonchino del 1964, utilizzato per provocare un’escalation drammatica della guerra in Vietnam.

Nonostante il mondo fosse stato ripetutamente messo in guardia dalla propagandistica “teoria del domino“, in realtà non ci fu alcuna reazione a catena che portò i paesi vicini a diventare comunisti dopo la vittoria del Vietnam sugli Stati Uniti nel 1975.

Quindi, tutta quella morte e distruzione fu inutile, se non per rimpinguare le casse dei noti mercanti di guerra.

Nel capitolo 11, dedicato alla vicenda Iran-Contra, Ganser illustra un altro esempio di come gli Stati Uniti abbiano messo due avversari l’uno contro l’altro.

Infatti, da una parte sostennero Saddam Hussein nella guerra dell’Iraq contro l’Iran, dall’altra vendettero segretamente armi all’Iran, utilizzando i profitti per finanziare i Contras nicaraguensi che sostenevano il regime dittatoriale di Somoza.

Ganser mostra inoltre come la CIA si sia impegnata ipocritamente nel commercio di cocaina per finanziare le sue operazioni segrete.
Quante vite sono state rovinate da queste azioni all’estero e nelle città statunitensi devastate dalla droga ?

Nei capitoli 12 e 13, dedicati rispettivamente all’11 settembre e alla guerra al terrorismo, l’impero statunitense inaugura il XXI secolo con una travolgente dimostrazione di shock e terrore.

Il primo sottotitolo, “Una nuova Pearl Harbor“, è preveggente: si riferisce a una dichiarazione profetica fatta nel 2000 dal neocon Project for a New American Century, secondo cui sarebbe stato difficile convincere la popolazione statunitense ad accettare spese militari massicce e aggiornamenti per combattere più guerre contemporaneamente “senza un evento catastrofico e catalizzante, come una nuova Pearl Harbor“.

Ganser propone tre modi di valutare gli eventi dell’11 settembre 2001 :

(1) Attacco a sorpresa che ha colto tutti, compresi i vertici e i servizi di intelligence, completamente alla sprovvista.
(2) LIHOP (let it happen on purpose), che implica la consapevolezza da parte dei principali attori di ciò che stava per accadere, ma l’intenzione di non fermarlo.
(3) MIHOP (made it happen on purpose), che implica la complicità diretta di alcuni attori all’interno dell’apparato militare e di intelligence statunitense e dei loro agenti.

Nel libro, lo storico confuta facilmente la tesi (1) e indica le ipotesi (2) e (3) come molto più plausibili, propendendo per la (3).

Sono state condotte numerose ricerche per smontare la storia ufficiale dell’11 settembre, secondo cui 19 dirottatori musulmani e alcuni uomini in una grotta in Afghanistan sarebbero stati gli unici responsabili della morte e della distruzione di quel giorno.

Ganser include nelle sue note a piè di pagina i riferimenti a molte di queste ricerche.

Arrivando ai giorni nostri, chi scrive questa recensione rimanda i lettori all’International Center for 9/11 Justice per una raccolta aggiornata di ricerche sull’11 settembre.

Nel suo libro, Ganser esamina una serie di anomalie chiave :

Le evidenti fallacie del rapporto ufficiale della Commissione sull’11 settembre, redatto da Philip Zelikow, un insider dell’amministrazione Bush.
L’assoluto fallimento del sistema di difesa multimiliardario degli Stati Uniti nel prevenire un attacco, anche al suo stesso quartier generale pesantemente fortificato.

I profitti milionari realizzati da individui senza nome che hanno investito pesantemente in opzioni put nei giorni precedenti l’11 settembre 2001 (speculando sul fatto che le azioni delle compagnie aeree United Airlines ed American Airlines sarebbero presto crollate di valore), indicando una specifica “preveggenza“.
Le prove evidenti che l’edificio 7 del World Trade Center fu distrutto più tardi quel giorno con una demolizione controllata e il rifiuto delle autorità statunitensi e dei media di prendere in considerazione questa possibilità.

Le prove dell’uso di esplosivi per la distruzione delle Torri Gemelle.



Con la caduta dell’Unione Sovietica, dieci anni prima, l’impero statunitense era alla ricerca di un nuovo grande nemico.
I crimini dell’11 settembre offrivano un sostituto “ideale” : l’infinita e amorfa “guerra al terrore“, con la quale sono state giustificate numerose incursioni militari e la proliferazione di basi statunitensi in ogni angolo del pianeta, dove si riteneva che i “terroristi” fossero in agguato.

Ganser descrive in dettaglio il ruolo degli Stati Uniti nelle guerre illegali in Afghanistan, Iraq (entrambe iniziate con la diffusione di menzogne su presunte armi di distruzione di massa) e Siria, che hanno causato milioni di morti, per non parlare degli orrendi abusi sui prigionieri iracheni ad opera dei soldati statunitensi ad Abu Ghraib.

Con una nota di ottimismo, Ganser sottolinea come la palese ingiustizia delle guerre in Medio Oriente – esattamente come in precedenza l’ingiustizia della guerra del Vietnam – abbia dato energia al movimento per la pace proprio a partire dagli Stati Uniti, spingendo a massicce manifestazioni e forme di disobbedienza civile in opposizione, e indicando un vasto numero di persone che denunciano la guerra e l’impero statunitense e che cercano una coesistenza pacifica con tutti i popoli.

Oltre ai famosi leader del movimento per la pace come Jeannette Rankin, Martin Luther King Jr. e Mahatma Gandhi, l’autore sottolinea il ruolo dei cittadini comuni che affermano il loro impegno nei confronti di tutti i popoli come membri della famiglia umana e rifiutano i tentativi delle élite di dividere e conquistare.

Ganser sottolinea inoltre come l’ascesa dei media alternativi abbia consentito la diffusione di informazioni che contrastano le menzogne del mainstream e la propaganda di guerra.

Tuttavia, l’esplosione di Internet e dei social media si è rivelata anche un’arma a doppio taglio, come sottolineato dallo stesso Ganser nel capitolo 14, “L’impero digitale“, in cui si evidenzia il consolidamento e la monopolizzazione della tecnologia e dei flussi di informazione da parte di giganti digitali come Google, Facebook e Wikipedia.

L’ultimo capitolo, intitolato “La lotta per l’Eurasia“, descrive in dettaglio il ruolo degli Stati Uniti nel colpo di Stato del 2014 in Ucraina, che ha catalizzato la violenza che ne è seguita e che ora si è intensificata in modo esponenziale, e l’inarrestabile espansione verso est della NATO.

Il tutto, contrariamente alle assicurazioni degli Stati Uniti nel 1991 che ciò non sarebbe mai accaduto, altro fattore fondamentale per il caos che si sta verificando oggi in quella regione.

L’edizione originale in tedesco è stata scritta due anni prima dell'”operazione militare speciale” della Russia in Ucraina del 2022.

Questa nuova edizione inglese aggiunge alcuni paragrafi che condannano l’invasione russa come una violazione della Carta delle Nazioni Unite, sottolineando le provocazioni della NATO e dell’Ucraina che hanno alimentato questa guerra “per procura” tra Stati Uniti e Russia.

Il libro non include nemmeno lo stato attuale delle relazioni tra gli Stati Uniti e la Cina, ma nell’ultimo capitolo l’autore ricorda che l’umiliazione subita dalla Cina durante le guerre dell’oppio del XIX secolo dall’Impero britannico l’ha indotta alla cautela nelle sue attuali relazioni con l’Occidente.

Veniamo inoltre a conoscenza dell’annuncio della Cina nel 2013 di una “Nuova Via della Seta“, attraverso un massiccio progetto infrastrutturale transcontinentale noto anche come Belt and Road Initiative, attualmente in fase di avanzata realizzazione.

Questo progetto, concepito (almeno in teoria) non come un accaparramento imperiale di terre e risorse, ma piuttosto come un vantaggio reciproco per tutte le nazioni partecipanti, consentirebbe loro di rispettare la sovranità reciproca e di ridurre le tensioni tra di esse.

Nella sua conclusione, Ganser osserva :

“Il movimento per la pace deve avere fiducia nel fatto che un mondo senza guerra è possibile.
Un’uscita fondamentale dalla spirale della violenza è possibile.

Il fattore decisivo è se vogliamo veramente la pace interiore ed esteriore.
Se questa volontà è abbastanza forte, possiamo orientarci secondo i seguenti tre principi : la famiglia umana, il divieto di violenza delle Nazioni Unite e la consapevolezza”.

Questi tre principi, osserva, possono essere applicati per superare la polarizzazione, il profitto e la propaganda.
Uno strumento chiave dell’impero USA è dividere le persone in favorite e demonizzate, mettendole l’una contro l’altra, e consentire alle élite di generare profitti per pochi dalla lotta di molti.



La consapevolezza può aiutare le persone a rendersi conto rapidamente che guerra e menzogna vanno sempre di pari passo e a non lasciarsi ingannare con tanta facilità dalle operazioni di false-flag.



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