Ottobre 22, 2008 EcoAnemia
La scoperta dell’acqua calda
Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha dato l’allarme : i derivati (sul credito, sulle valute, sui tassi d’interesse e su quant’altro) sono diventati un pericolo troppo serio per i mercati finanziari “perchè non siano d’ora in poi sottoposti a controlli”.
“Se adoperati senza adeguata considerazione dei rischi consentono una moltiplicazione senza controllo della leva finanziaria”
Fonte : ansa
Oggi si fa (finta) di scandalizzarsi, ed i vari banchieri centrali sono tutti nervosi ed agitati.
Ma questa situazione era ben nota, ed il buon Warren Buffet non era certo il solo a conoscenza di questo fatto da anni.
Tutti nel mondo economico/finanziario ne erano a conoscenza.
E tutti, anzichè cercare di porre dei correttivi, sono andati avanti all’infinito in un gioco che era destinato al massacro.
E bastava solo il buon senso per affermare questo.
Cosa raccontavo in questo blog nel Dicembre 2004 (facilmente rintracciabili questi post in archivio) ?
Oltre ad avere dato un possibile modello di crack finanziario globale – basato sulla vicenda dell’LTCM che avrebbe potuto e dovuto insegnare qualche cosa – scrivevo esattamente questo :
“L’84% dei derivati è costituito da contratti su tassi di interesse, mentre il 96% del totale dei contratti in essere è nei portafogli di sole sette istituzioni finanziarie.
Una di esse, la JP Morgan Chase, ne detiene da sola il 60%.
Una concentrazione del rischio enorme.Soprattutto considerando che circa il 90% dei derivati in questione è trattato OTC, Over the Counter, non sono cioè contratti standardizzati e scambiati su mercati regolamentati, bensì contratti negoziati in maniera bilaterale e disegnati spesso sulle esigenze del cliente della istituzione finanziaria.
Il rapporto tra capitalizzazione della società e valore nozionale dei derivati in essere in seno alla stessa risultava essere superiore a 700 già nel 2001.
Per dare un’ idea,quello già enorme del Long Term Capital Mangement si assestava intorno a 400.”
E poi, soprattutto :
“…nella gestione probabilistica del rischio degli strumenti derivati, il verificarsi di un evento imprevedibile è capace di far saltare in aria la montagna di carta finanziaria e ciò tanto più probabilmente quanto più alta è la concentrazione del portafoglio di derivati in seno a un numero ristretto di società, e quanto più alta è la leva finanziaria di ciascuna società a fronte dell’investimento complessivo in termini nominali”.
Per cui, non bisognava certo essere laureati a Yale od Harvard per capire che prima o poi il giocattolo si sarebbe rotto e che il risveglio sarebbe stato traumatico.
Oggi – rispetto alla già mostruosa cifra esistente nel 2004 – i derivati si sono addirittura moltiplicati al punto da aver raggiunto la cifra inimmaginabile di circa 700 trilioni di $ a livello globale.
I Credit Default Swaps (che esistono sin dal 1997) hanno un valore nozionale di 58 trilioni di $, in netto rialzo rispetto ai 43 trilioni di $ del 2007 (per la serie : continuiamo a farci del male da soli).
I derivati sulle valute hanno raggiunto un volume di 56 trilioni di $, mentre ben 71 trilioni di $ non sono allocati.
Queste cifre naturalmente sono tutte fuori bilancio.
Ma solo in caso di default della controparte l’ammontare nozionale diventa un passivo, perchè non esiste un mercato dove i derivati vengono scambiati, comprati e venduti con il relativo prezzo.
Sono tutte transazioni OTC.
Il grande mercato toro del Nasdaq e delle borse occidentali (i “favolosi anni di Clinton”) sono iniziati con il boom dell’ingegneria finanziaria proprio intorno al 1997, quando furono create leggi ad hoc dal governo USA per includere questi derivati e questi veicoli fuori bilancio nella contabilità e tutto il resto della legislazione necessaria.
E dopo però la lezione non recepita dell’LTCM nel 1997, il crollo dello stesso Nasdaq e la crisi susseguente del 2000-2003, si è iniziato ad abusarne sempre di più, complice un costo del denaro all’1% artificialmente troppo basso.
I mutui diventarono meno cari, il costo del denaro negativo, tutte le banche, assicurazioni ed aziende finanziarie globali si buttarono quindi a pesce sul sistema (spinte da tutti i governi, di qualunque schieramento, of course, che avevano “fiutato” l’affare, in primis gli USA).
Avendo tutta la struttura legale e contabile e l’esperienza dei modelli che erano già state create nel 1997-2000, il mercato dei derivati sul debito esplose e cambiò (momentaneamente) il mondo.
Ma ora il conto che dobbiamo pagare è salatissimo.
Gli uomini sono sempre troppo avidi, e si prendono sempre dei rischi insostenibili a lungo termine.
Come in tutte le bolle speculative non sorrette da fondamentali solidi.