Febbraio 26, 2010 MacroEcoAnemia
La storia si ripete sempre (fondamentale)
Qualcuno ha ancora dubbi su come finirà la vicenda greca ?
Eppure la storia si ripete sempre : cambiano i personaggi, ma gli attori principali sono sempre i medesimi.
Questo è il primo di una serie di post che dedico a tutti coloro che continuano a insozzare il blog con commenti assolutamente non pertinenti con i temi trattati : qui non si parla di politica, se non di striscio, e solo riguardo ai temi economici.
Peraltro, la mia opinione è nota da tempo : tutti i politici, di qualsiasi schieramento e di qualsiasi paese, non contano ormai più nulla sulla scena internazionale; a comandare sono solo ed esclusivamente le potentissime lobbies e le banche d’affari, soprattutto quelle americane.
L’Europa è in vendita e Goldman Sachs sta acquistando.
La banca d’affari statunitense è senza ombra di dubbio il vero centro di potere privato mondiale.
Ed è scesa ultimamente più agguerrita che mai per fare shopping in Europa.
Fondata nel 1869 a Manhattan da due immigrati tedeschi, Marcus Goldman e Samuel Sachs, oggi è una vera forza “imperialista“.
Goldman Sachs è una vecchia conoscenza del nostro Paese.
Nel 1992, banchieri, finanzieri e manager italiani, statunitensi e anglo-olandesi si incontrarono sul panfilo della regina Elisabetta, il Britannia, e discussero del processo di privatizzazioni che il governo italiano avrebbe attuato di lì a breve.
Fu così che si stabilì, di fatto, lo smantellamento del capitalismo pubblico italiano a prezzi stracciati.
Tra i croceristi eccellenti c’era il “filantropo” George Soros, super finanziere d’assalto di origini ungheresi ma yankee d’adozione, a capo del Quantum fund (diretta emanazione del gruppo Rothschild) e protagonista di una incredibile serie di crack provocati in svariate nazioni (ricordate la crisi asiatica e la maxi speculazione sulla Sterlina, fra le tante ?).
Questo finanziere poteva contare su smisurate liquidità di provenienza ignota e oscura.
Allora, in Bankitalia c’erano il governatore Ciampi e il direttore centrale Dini che, si fa per dire, fronteggiarono il maxi attacco speculativo nei confronti della lira, in combutta con GS e i suoi alleati.
Carlo Azeglio Ciampi era a capo di Bankitalia.
La cosa più sensata da fare sarebbe stata chiamare la banca centrale tedesca (la Bundesbank), la più potente d’Europa, e chiedere il loro sostegno.
Avrebbe dovuto chiedere : “Siete disposti a spendere centinaia di milioni di dollari per acquistare lire e sostenere il corso della nostra moneta ?”
Se la risposta era negativa, ogni mossa a quel punto era inutile : Soros utilizzava l’effetto-leva (100 : 1) in derivati e qualsiasi azione difensiva tradizionale era in questi casi inutile e soprattutto perdente in partenza.
A quel punto, Bankitalia doveva fare solo una cosa: lasciare che la lira fosse soggetta ai venti della speculazione.
Invece, inspiegabilmente, Ciampi “difende” la lira da solo, dilapidando 48 miliardi di dollari in valuta estera e prosciugando le riserve valutarie di Bankitalia.
E come previsto, la manovra fallisce.
La lira si svaluta del 30%.
Ciò significa che, da quel momento in poi, gli stranieri che vogliono acquistare le industrie statali e parastatali italiane potranno pagarle il 30% in meno.
Le svendite erano infatti già state preparate, come già detto in precedenza.
Il panfilo Britannia della regina d’Inghilterra era apparso davanti a Civitavecchia (2 giugno 1992) per dettare le condizioni delle privatizzazioni.
A bordo del Britannia c’erano finanzieri della City, delegati di Warburg, di Baring e di Barclays. Costoro hanno convocato sul Britannia (ossia su suolo inglese) esponenti di spicco dell’IRI, dell’ENI, dell’Agip, della Comit, delle Assicurazioni Generali e…
Mario Draghi, all’epoca direttore del Tesoro, era un dipendente pubblico italiano, ma anche un uomo di ferro di GS.
Draghi scende prima che il Britannia prenda il largo, ma ha il tempo di tenere un discorso in cui approva l’urgenza di privatizzare le industrie di Stato per sottrarle alla politica.
Una volta sceso, i finanzieri di Londra si dividono i gioielli dell’economia italiana, come al mercatino dell’usato.
E si profilano altri sconti.
In quel frangente, guarda caso, l’agenzia Moody’s, di punto in bianco e senza che sia accaduto nulla di nuovo, “declassa” l’Italia, mettendola fra i paesi a rischio d’insolvenza.
Risultato : lo Stato deve pagare interessi più alti sui Buoni del Tesoro se vuole che qualcuno li compri.
Lo Stato si dissangua e, poiché Soros lancia subito la speculazione sulla lira, la situazione peggiora.
Si tratta di una manovra concertata fra Moody’s, Soros e i suoi banchieri di riferimento.
Fra i più accaniti speculatori contro la lira nella fase iniziale dell’attacco di Soros, si segnalano Goldman Sachs e Warburg.
Quei Warburg che poi “consigliano” al governo italiano di rivolgersi a Goldman Sachs per gestire le privatizzazioni.
Così l’alta finanza internazionale si sceglie i gioielli di stato con calma.
Perché costano poco : le privatizzazioni del 1993-94 frutteranno allo Stato solo 26 mila miliardi ; Ciampi, da solo, nella sua inutile “difesa della lira”, ha speso il doppio (denaro pubblico, cioè dei contribuenti).
La spartizione fu decisa nella successiva riunione del Bilderberg, il 22-25 aprile 1993, che si tenne in Grecia e aveva l’Italia all’ordine del giorno.
Non lo sappiamo perché, come sempre, la riunione fu a porte chiuse.
Dopo quella riunione, Ciampi “internazionalizza” il debito pubblico italiano, che fino a quel momento era prevalentemente interno.
Si è trattato di una scelta grave e non necessaria.
All’epoca gli italiani, coi loro risparmi, acquistavano volentieri i Bot.
Per lo Stato è un vantaggio enorme: si indebita con i suoi cittadini (a cui può chiedere “sacrifici”, ossia di pazientare e farsi pagare gli interessi) e utilizza la sua moneta, la lira, che può stampare a volontà.
Ciampi, invece, li offre sui mercati finanziari esteri.
Gli interessi, però, dovranno essere pagati in dollari, ossia in una valuta su cui non ha il controllo e che non può stampare quando vuole.
Di fatto, il debito italiano finisce nelle mani della grande finanza, le solite Goldman Sachs, Warburg, Barclays, e alla mercé delle “valutazioni” delle agenzie cosiddette “indipendenti” come Moody’s.
La mossa di Ciampi riduce l’Italia nella situazione di un paese del terzo mondo, e senza alcuna necessità.
A pagare caramente il crollo della lira fu il risparmiatore italiano.
Al che Bettino Craxi (un personaggio molto migliore di quanto i commentatori politici dello scorso decennio hanno voluto far credere) puntò l’indice contro “una quantità di capitali speculativi provenienti sia da operatori finanziari che da gruppi economici“, parlando di “potenti interessi che pare si siano mossi allo scopo di spezzare le maglie dello Sme” e di un “intreccio di forze e circostanze diverse“.
Parole sante.
In quel periodo, il governo italiano, uscito sfiancato finanziariamente dalla svalutazione, avviò il processo di privatizzazione.
La ciliegina sulla torta.
La Goldman Sachs non si fece trovare impreparata, visto che ha il dono di trovarsi al momento giusto e al posto giusto quando c’è profumo di affari.
La banca giocò, allora, un ruolo decisivo e, oggi, come spesso accade, sta facendo altrettanto per l’Europa, facendo più private equity e shopping nel settore delle infrastrutture, immobili e tecnologie.
Aggiunge al mestiere di banca d’affari l’attività di “comprador”, ossia rileva importanti pezzi di attività economiche.
Per gli acquisti di fondi e/o di strumenti finanziari esterni costituiti ad hoc, si serve di fondi e/o di strumenti finanziari esterni costituiti ad hoc, accompagnandosi, però, nelle operazioni, ad altri investitori.
Fra gli altri “affari“, nel 2006 ha acquistato il maggiore operatore portuale inglese, Associated British Ports, per 4 miliardi.
In precedenza, aveva rilevato per 3,7 miliardi il 51% di una grande fetta immobiliare della catena della grande distribuzione tedesca Karstadt.
Per quanto riguarda l’Italia, oltre agli acquisti del 1992, nel 2000 ha fatto shopping e business, avvalendosi del suo fondo Whitehall nel ramo immobiliare.
Comprò dall’Eni, in fase di dismissione di rami secchi, l’area immobiliare di 300.000 metri quadrati a San Donato Milanese per circa 3.000 miliardi delle vecchie lire, dove avrebbero dovuto trasferirsi gli uffici della Rai di Corso Sempione.
Fu il primo grande acquisto immobiliare, ma non l’ultimo.
Infatti, subito dopo ne fece altri, tra cui gli immobili della Fondazione Cariplo, nonché, insieme a un altro colosso americano, Morgan Stanley, i patrimoni mattonari di Unin, Ras e Toro.
Sul piano industriale, la Goldman Sachs è presente nel capitale di Prysmian (ex Pirelli Cavi) e nel fondo Management & Capitali di Carlo De Benedetti.
Nel 2001, quando si dimise da direttore generale del Tesoro e da responsabile delle privatizzazioni, il neo governatore di Bankitalia Mario Draghi passò armi e bagagli alla vice presidenza della Goldman Sachs International.
In quel periodo, la banca d’affari ha svolto il ruolo di advisor per Abn Amro e Banco Bilbao Vizcaya (oggi Banco Santander) : la banca olandese ha comprato AntonVeneta e gli spagnoli la Bnl.
Inoltre, nel consiglio di amministrazione della Goldman Sachs hanno figurato anche Romano Prodi e Mario Monti.
Uomini forti per un potere superforte.
Ecco la storia passata.
Ma anche la Grecia di oggi e la nostra futura.
Perché è rimasto solo un baluardo a difendere l’Italia.
Il più antipatico, il più odiato, ma l’unico che, facendo spudoratamente i suoi interessi personali, in questo momento è purtroppo anche l’unico in grado di difendere quelli del Paese.
GS e i suoi alleati vogliono accaparrarsi nei prossimi anni pezzi pregiati dell’Italia.
Cosa ?
Enel, ma soprattutto Eni (con le loro controllate Saipem, Terna e Snam).
Soprattutto l’Eni, che non fa ancora completamente gli interessi anglo-americani, i quali mirano ad accaparrarsi la disponibilità diretta delle fonti petrolifere e a mettere sotto controllo unico gli attori secondari nel mercato del greggio e del gas.
Hanno provato a fare lo stesso con il petrolio russo : crollo organizzato del rublo, deficit alle stelle, un Boris Eltsin ben felice di vendere le vecchie imprese sovietiche a qualunque prezzo.
Fu così che i Rothschild prestarono i soldi a un piccolo avventuriero russo, Khodorkovski, per comprare la Yukos a prezzi da svendita fallimentare.
Ora che Vladimir Putin ha ripreso il controllo della Yukos e sta portando avanti una politica energetica nazionale con la sua Gazprom, gli anglo-americani cercano in tutti i modi di isolare la Russia.
La presenza di aziende relativamente autonome come l’Eni ostacola questo processo di soffocamento.
Fate sempre attenzione, questi saranno i temi economico/finanziari dei prossimi anni.
Inoltre, prestate sempre attenzione al fatto che tutti gli Stati in cui GS e i suoi alleati iniziano attacchi speculativi, che in questi casi vanno sempre a segno, sono guidati da coalizioni che sulla carta appartengono solamente a una classe politica che a parole fa sempre gli interessi dei cittadini, ma che poi invece li spenna e basta.
Tutto il mondo è paese.
Tutti gli stati sovrani e i politici sono della stessa pasta, oltre che tutti – o quasi – in ostaggio delle lobbies e delle banche d’affari.
Chi crede che siano i politici a comandare davvero negli stati sovrani, non ha capito nulla del mondo di oggi.