Novembre 3, 2021 Chiavi dell’Abisso, Grafene, Il Great Reset del WEF, Neurocontrollo
È la cosa più importante del mondo.
E praticamente nessuno la conosce.Pensano solo a diventare milionari.
Eppure stanno collaborando affinché la Bestia possa crescere.
E cercano di trascinare tutti gli altri nella loro avidità per partecipare a questo progetto.
Le chiavi dell’Abisso : grafene e informatica quantistica (Q)
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Qui ci troviamo in una situazione piuttosto curiosa.
Come per la Plandemia e tutte le prove che si tratta di una bufala, sembra incredibile che medici, scienziati e professionisti della salute non si rendano conto di nulla.
Bene, con la blockchain, l’intelligenza artificiale e il calcolo quantistico sta accadendo esattamente la stessa cosa.
Ci ritroviamo nella stessa situazione.
Non si tratta più nemmeno di trovare prove, ma di vedere o non vedere.
E la cosiddetta “visione” di Santa Ildegarda si sta purtroppo avverando :
“…molti saranno terrorizzati e crederanno in lui ; alcuni, conservando la loro fede primitiva, saranno tuttavia giudicati e costretti a chiudere l’occhio interiore della loro anima…”
Non servono a nulla la cultura, le tecnologie, le lauree, la medicina.
Perché se alla fine non si riesce a vedere l’inganno, lo scopo sottostante, si è semplicemente un cucciolo cieco che viene usato, un pezzo di carne guidato da istinti primitivi, un algoritmo programmato.
In poche parole, sei già un androide biologico.
O stai con l’umanità o stai con la Bestia delle bestie.
Tu sei colui che possiede il cosiddetto libero arbitrio e che può scegliere tra il bene e il male.
Ora, tutti i finti “risvegliati” che parlano della vergogna di quello che sta succedendo con le inoculazioni venefiche, ma continuano a sostenere il mondo delle cryptovalute, non fanno altro che alimentare sempre più la Bestia esclusivamente per denaro (ricordo l’etimologia : demone = denaro + moneta).
Quindi sono assolutamente uguali a coloro che ne fanno già parte.
Un inganno massimo.
1.Grafene
Il grafene è un materiale che fino a pochi mesi fa era rimasto totalmente inosservato.
Se fate una piccola ricerca, vi renderete conto che non si tratta di un materiale qualsiasi e che sono stati investiti miliardi in questo materiale.
Per comprendere il motivo per cui il grafene è considerato una delle tre chiavi che apre l’abisso, è necessario analizzare più approfonditamente la sua storia e l’attuale utilizzo.
Nel 2013, due grandi progetti sono stati integrati nel programma Horizon 2020 e sono stati finanziati con 2 miliardi di euro.
Uno dei progetti selezionati riguarda il cervello, l’altro il grafene.
La rete dello Spazio europeo della ricerca (Flag Era), che coordina i finanziamenti nazionali e regionali per i progetti faro nelle tecnologie emergenti e future, incluse le telecomunicazioni e le reti 6G.
Il progetto Macro “Human Brain Project” si occupa della ricerca e della creazione di un cervello virtuale, interessandosi a varie aree come la robotica, la medicina, le neuroscienze, la simulazione digitale del cervello, il suo comportamento e la creazione di un grande database, tra le altre cose.
Qui due pezzi cominciano ad unirsi : da una parte il “Human Brain Project” e dall’altra Graphene, perché l’imprenditore farmaceutico Hugo Sigman, padre di Mariano Sigman, direttore del programma decisionale del “Human Brain Project“, produce parte del cosiddetto “vaccino” di AstraZeneca.
Ed è qui che il grafene, lo Human Brain Project e le “inoculazioni” iniziano a intrecciarsi.
Facciamo un esempio con l’iniziativa Graphenexplora :
Qui iniziamo a collegare il grafene e il progetto Human Brain: creare un’interfaccia cervello-computer.
Questo è già abbastanza materiale per cominciare a capire che il grafene è la chiave di volta che può collegare il cervello a una dimensione superiore.
Ma se andiamo più a fondo, vediamo che c’è molto di più dietro a tutto questo.
Qui, la neuroscienziata Mavi Sánchez Vives, che ha coordinato il progetto SloW-Dyn sulla dinamica della corteccia cerebrale, sta già parlando di collegare il cervello a una nuvola.
Non è l’unica a parlarne.
Per esempio, c’è José Luis Cordeiro Mateo, ingegnere, economista e futurista, nonché transumanista, che parla di collegare il cervello al cloud.
Ed è qui che aziende come Google, StarLink, il grafene e il cosiddetto Human Brain Project iniziano a entrare in gioco.
Tutti uniti con un unico scopo.
Collegare il cervello umano al cloud.
E per riuscirci abbiamo bisogno della chiave magica : il grafene.
Ma è possibile iniettare questo materiale nel corpo ?
Certo, e lo stanno facendo proprio in questo momento.
Guardiamo tutte le prove.
Ogni azienda che aderisce all’etichetta Graphene Flagship partecipa al progetto Horizon 2020, patrocinato dall’Unione Europea, in particolare al progetto Grafene, al quale è stato assegnato un budget iniziale di 1 miliardo di euro.
G-Immunomics è impegnata nello studio dei modi per “mascherare” il grafene e evitarne il rigetto da parte del corpo umano.
Ciò è già un’indicazione che l’obiettivo era quello di introdurre l’ossido di grafene nel corpo attraverso iniezioni.
Un altro indizio si trova nella società spagnola Inbrain Neuroelectronics, specializzata nella realizzazione di impianti neurali in grafene.
Come possiamo vedere, questa azienda ha anche il sigillo di approvazione Graphene Flagship e, secondo il loro sito web, si tratta di un processo non invasivo.
È evidente che qualsiasi processo che preveda l’integrazione di elettrodi nel cervello è, per sua stessa natura, invasivo, a meno che non venga somministrato per via endovenosa.
È molto interessante notare i collegamenti tra questa azienda ed Elon Musk.
Vi ricordate che prima ho menzionato la collaborazione tra Google e SpaceX per migliorare il servizio cloud Star Link di Google ?
Qui possiamo vedere come questa start-up spagnola stia già facendo concorrenza al famoso Neural Link di Elon Musk.
Possiamo osservare ancora una volta lo schema dei tre cubi nella figura della molecola di grafene che mostra un 333 e un 666.
Sullo stesso sito web di Inbrain Neuroelectronics, è possibile vedere un grafico che riporta la parola Graphene e Intelligenza Artificiale, e tutto questo comincia ad assomigliare sempre di più al Neural Link di Elon Musk.
Ed è qui che tutti i pezzi cominciano a riunirsi, perché è proprio in questo momento che entra in scena Geordie Rose (un nome, un programma), che possiede la chiave dell’informatica quantistica.
All’inizio di quest’anno (2021), l’anno delle inoculazioni, la casa farmaceutica GlaxoSmithKline stava già iniziando a “considerare” l’informatica quantistica per carichi di lavoro che raggiungevano barriere di scalabilità e complessità con architetture e approcci tradizionali, in particolare algoritmi genetici.
Subito dopo, ovviamente, GlaxoSmithKline iniziava la fase 3 del suo “vaccino“.
Contemporaneamente, la FDA approvava l’uso del chip cerebrale negli esseri umani.
Allo stesso tempo, Inbrain Neuroelectronics sta concedendo in licenza la sua tecnologia a Merck.
Va notato che GSK ha collaborato con D-Wave e che Inbrain Neuroelectronics svolge il ruolo di Neural Link.
Un procedimento noto è quello di usare aziende o progetti schermo (le cosiddette start-up).
Nel caso di Neuralink di Elon Musk, il progetto schermo riceve tutta l’attenzione del pubblico, mentre il progetto reale, finanziato con gli stessi fondi, viene sviluppato in parallelo in modo che nessuno se ne accorga (la solita strategia della Matrix).
Un esempio è Inbrain Neuroelectronics, una start-up che sviluppa lo stesso progetto di Neuralink, ma che è meno nota.
Merck e GSK stavano già ufficialmente collaborando allo sviluppo di un farmaco contro il cancro.
È importante sottolineare che, in realtà, tutte le aziende farmaceutiche collaborano sempre tra loro.
Anche D-Wave collabora con aziende farmaceutiche (ovviamente) e, cosa più importante, con il CERN.
Va ricordato che il CERN ha originariamente istituito il progetto di calcolo distribuito LHC@home, creato per supportare la costruzione e la calibrazione dell’LHC.
Chiunque abbia una connessione internet e un computer con Mac OS X, Windows o Linux può utilizzare il tempo inattivo del proprio computer per simulare il viaggio delle particelle all’interno dei tubi del fascio.
Questo stesso progetto è attualmente in corso, ma con supercomputer (non quantistici) che sembrano essere utilizzati per la ricerca sui “virus” (a proposito, vi ricordate i miei commenti quando ho commentato il cosiddetto “manuale d’uso della plandemia” alias Bibbia della menzogna pubblica diffuso dall’OMS ?).
Al JSC (German Supercomputing Centre) troviamo un progetto piuttosto strano composto da un consorzio di 18 istituzioni.
Exscalate4COV è un consorzio pubblico-privato sostenuto dal programma H2020 della Commissione europea (ancora un programma “griffato” 2020 !).
Attualmente rappresenta il più avanzato centro di competenza volto a combattere il “virus” (farsa), combinando le migliori risorse di supercalcolo e intelligenza artificiale con strutture sperimentali all’avanguardia fino alla validazione clinica (non vi ricorda per caso il programma BEAST, già citato dall’OMS ?).
Ed è qui che l’informatica quantistica e il grafene iniziano ad avere molto in comune, perché i computer quantistici hanno bisogno di temperature vicine allo zero assoluto.
D-Wave, infatti, utilizza l’elio liquido come refrigerante per il raffreddamento.
I raffreddatori D-Wave sono “a diluizione secca“, il che significa che l’elio liquido è in un “sistema a circuito chiuso“.
Utilizza la tecnologia del tubo ad impulsi per riciclare e ricondensare l’elio liquido.
La maggior parte dei computer utilizza intervalli di tempo molto piccoli per rappresentare gli stati quantici.
Con un piccolo errore nelle tensioni, è possibile spingere facilmente un qubit dallo stato quantico A allo stato quantico B.
O da B a C.
O da B a C, e così via.
Ecco perché i computer quantistici devono essere freddi.
A temperature estremamente basse, gli atomi e le molecole si muovono di meno.
Più bassa è la temperatura, più una molecola diventa stabile.
Meno movimento significa meno energia espulsa.
Ed è qui che entra in gioco il grafene, perché gli elettroni di questo materiale si “congelano” con il calore.
Gli elettroni tendono a muoversi di più quanto più alta è la temperatura in un materiale, ma nei bilayer di grafene filato è vero il contrario.
L’effetto si verifica quando i due strati di grafene formano un “angolo magico” di circa 1,1 gradi (lo stesso angolo necessario affinché il sistema diventi superconduttore).
A questo punto la situazione inizia a farsi molto particolare, perché la ben nota simbologia ricompare di nuovo.
Possiamo osservare, per esempio, la struttura familiare che si crea quando due strati di grafene vengono ruotati di un angolo magico (1,1°).
Questa torsione cambia radicalmente le proprietà del bilayer, che prima diventa un isolante e poi, con l’applicazione di un campo elettrico più intenso, un superconduttore.
Si scopre che questa struttura è molto familiare.
Per cominciare, il grafene è costituito da carbonio.
Un atomo di carbonio ha 6 elettroni, 6 protoni e 6 neutroni, per un totale di 666.
La sua struttura, però, è anche molto familiare.
In questa immagine vediamo, a sinistra, un atomo di carbonio e, a destra, il cubo di Metatron.
Vi sembra familiare ?
Di nuovo il termine “cubo“, i cui vertici formano un 6.
Ma le coincidenze non finiscono qui.
Possiamo osservare il modello caratteristico costituito da due strati di grafene magicamente angolati e il fiore della vita che racchiude il cubo di Metatron.
La sincronicità diventa sorprendente.
Ma il numero 6 incorporato in queste forme comincia a suggerirci che il grafene è inequivocabilmente la chiave di volta che ci permetterà di esplorare l’ignoto.
Una somiglianza impressionante si ritrova nel Codice Atlantico di Leonardo da Vinci (1478-1519), dove è possibile osservare il fiore della vita, un esagono e motivi che sembrano indicare una sorta di angolo.
Il cubo sembra essere la forma scelta perché rappresenta Saturno.
Ricordo il significato del cubo nero di Saturno, che rappresenta Satana e il numero 666.
Possiamo osservare un cubo e il quadrato massonico all’interno, che rappresentano perfettamente un atomo di carbonio.
Tornando al calcolo quantistico, abbiamo visto che il grafene è un candidato ideale, in quanto le sue molecole diventano stabili con il calore, rendendolo un candidato perfetto.
Gli esperimenti condotti presso l’Università Autonoma di Madrid hanno dimostrato che magnetismo e superconduttività possono coesistere nel grafene, generando uno stato esotico noto come Yu-Shiva-Rusinov.
Questi risultati aprono la strada alla creazione di cubiti o bit quantistici basati su questo materiale, fondamentali per il futuro del computing quantistico topologico.
Curioso il nome dello stato : Yu-Shiva-Rusinov.
Viene in mente la statua di Shiva al CERN…
I cubiti topologici forniscono la base per il calcolo quantistico topologico, una classe molto meno sensibile alle interferenze esterne.
Oltre a diventare un superconduttore, il grafene può presentare proprietà magnetiche e persino possedere entrambe le proprietà contemporaneamente, il che lo rende un materiale davvero rivoluzionario.
Nell’ambito dell’iniziativa European Graphene Flagship, tre gruppi di ricerca di Spagna, Francia e Germania hanno iniziato a dimostrare sperimentalmente che il grafene può essere magnetizzato a volontà adsorbendo singoli atomi di idrogeno (H).
Ricordiamo che l’idrogeno è l’atomo più abbondante nell’universo e che la molecola di acqua contiene 2 atomi di idrogeno ; il corpo umano è composto dal 60% al 70% di acqua.
È evidente che il grafene è il materiale “inoculato” con le cosiddette “vaccinazioni“, vista la gran numero di persone che hanno manifestato un qualche fenomeno di magnetismo nel loro corpo.
Tutto questo indica che il grafene, in particolare l’ossido di grafene, viene utilizzato come supporto per l’interfaccia cervello-computer, come abbiamo già avuto modo di osservare all’inizio di questa pubblicazione.
Inoltre, il grafene è un eccellente moltiplicatore di frequenza.
Il grafene può essere usato come moltiplicatore di frequenza per ottenere radiazioni nella gamma dei terahertz.
Ciò è ideale per creare interfacce cervello-macchina.
“Si sta facendo un lavoro affascinante con il “biology-driven design”, specialmente nel campo dell’elettronica organica”, che, secondo Science Direct, “è un ramo dell’elettronica moderna che si occupa di materiali organici come polimeri o piccole molecole.
I materiali utilizzati in questo tipo di tecnologia sono basati sul carbonio, presente nelle molecole degli esseri viventi“.
È evidente che il grafene e il calcolo quantistico hanno molte cose in comune e che questo materiale “meraviglia” sta rivoluzionando tutto.
All’interno della struttura del Progetto Grafene dell’Unione Europea troviamo anche Ebrains, che si occupa di neuroscienze digitali, medicina del cervello e tecnologia ispirata al cervello.
In altre parole, la parte digitale.
Il progetto SHERPA ha applicazioni più generali sull’intelligenza artificiale e sui suoi usi in ambito civile, sui sistemi informativi intelligenti (SIS, ovvero la combinazione di intelligenza artificiale e analisi dei grandi dati) e sul loro impatto su questioni di etica e diritti umani.
Tali tematiche riguardano anche il settore delle cosiddette “armi intelligenti“.
Il progetto Graphene Flagship Core 3, che mira a commercializzare le innovazioni del grafene entro il 2023, consiste in 19 pacchetti di lavoro e 11 progetti principali.
I partner principali del progetto sono università, aziende e centri di ricerca che si occupano di portare a termine i compiti loro assegnati.
I partner di 2D-EPL sono aziende europee chiave del nuovo progetto di punta di Graphene, 2D-Experimental Pilot Line, che mira a guidare l’introduzione del grafene e dei materiali correlati nei semiconduttori.
I partner di 2D-EPL ricoprono ruoli di leadership nei gruppi di ricerca del Graphene Flagship e molti di loro partecipano anche al progetto principale.
Tutto questo fa parte del progetto Horizon 2020 della Comunità Europea, che è anche legato al CERN e al Large Hadron Collider (LHC).
È possibile trovare collegamenti tra il grafene e la neuromodulazione attraverso un’interfaccia cervello-macchina nelle serie trasmesse da Netflix come Altered Carbon.
È chiaro che il grafene è il materiale delle “meraviglie” e che detiene un profondo simbolismo nascosto nel numero 666, che lo rende la seconda chiave che apre l’abisso (la terza sarà il Quantum Computing, di cui parlerò nella prossima parte di questo lungo post ; la prima è ovviamente il CERN).
Attraverso un’interfaccia cervello-macchina, il grafene aiuta il cervello a collegarsi alla “nuvola” e da lì al Metaverso di Zuckerberg, di cui faremo la conoscenza fra poco.
Facebook è ora diventato Meta.
Mark Zuckerberg ha confermato il cambio di nome della società che dirige per segnare l’inizio di una nuova fase incentrata sul “metaverso“.
Meta sarà la società madre che comprende i social network di Facebook, WhatsApp e Instagram, così come altri progetti come Quest, Messenger e Horizon.
Secondo Zuckerberg, il metaverso è un universo virtuale che si estende nel mondo fisico, con realtà aumentata, avatar o interfacce virtuali.
Un esempio di metaverso è Facebook Horizon, una sorta di “Second Life” in realtà virtuale.
Per comprendere il significato occulto delle “strane” parole di Mark Zuckerberg, è necessario ricordare le parole citate ieri nel post precedente di Rafael Yuste.
Il cervello umano è un supercomputer che consuma solo 20 watt ed è l’organo “ospite” ideale per ospitare il grafene (una delle tre chiavi che aprono l’abisso), dando luogo a una sorta di “possesso” dall’altra parte, sotto forma di parassitismo.
In altre parole, utilizzando l’ospite come portale organico.
2. Informatica quantistica (Q)
L’informatica quantistica può sembrare qualcosa di molto tecnico riguardante la creazione di supercomputer, ma in realtà è solo una parte, e nemmeno troppo complessa.
La parte più importante ai fini dell’analisi di questo post è quella “metafisica“.
Un computer quantistico non è un supercomputer e permette di accedere a dimensioni nascoste.
Ciò suggerisce che l’informatica quantistica potrebbe essere una delle tre chiavi.
Attraverso il calcolo quantistico, è possibile accedere a dimensioni parallele, ma non si specifica quali o come lo si fa.
Tecnicamente, un computer quantistico è in grado di portare un bit quantico in uno stato di superposizione.
Ciò significa che, se in un computer classico ci possono essere solo due posizioni o stati, cioè o 1 o 0, in un computer quantistico 1 e 0 coesistono simultaneamente.
In un computer classico l’operazione è lineare, nel senso che i bit dovrebbero essere scritti uno dopo l’altro, mentre in un computer quantistico questa procedura può essere saltata, il che fa risparmiare molta memoria e tempo.
Tuttavia, questa parte dell’informatica quantistica non spiega come sia possibile accedere a dimensioni parallele per eseguire questi calcoli, senza considerare il concetto stesso di “accesso alle dimensioni” quando si parla di eseguire operazioni di calcolo con un “computer“.
Questo può sembrare qualcosa che solo una persona qualificata o qualcuno con un background in informatica quantistica potrebbe capire, ma non è necessariamente così.
A volte il tecnicismo maschera dei concetti che sono molto semplici da comprendere.
Per esempio, possiamo osservare un articolo in cui il fisico David Deutsch afferma chiaramente che il calcolo quantistico può essere utilizzato per compiti in collaborazione con un altro universo.
La parola “collaborazione” non è banale, perché affinché ci sia una collaborazione deve esserci un “lavoro” congiunto tra due persone o esseri e questo non è affatto come la definizione di fare calcoli con un computer classico.
La chiave di tutto è che per accedere a un altro universo parallelo sarebbe necessario creare un wormhole (ponte di Einstein-Rosen), che sarebbe a tutti gli effetti un buco nero, ed è questo il punto che ci dice che è una delle chiavi.
Ma questo è un concetto reale o si tratta solamente di fantascienza ?
Quando il qubit entra in uno stato di sovrapposizione (1 e 0 allo stesso tempo) si crea un micro “wormhole” sufficiente a far passare l’informazione.
Ovviamente un veicolo spaziale non potrebbe passare attraverso qualcosa di così piccolo, ma le informazioni che vengono trasmesse possono attraversare questi micro tunnel ed essere raccolte, per esempio, per ricevere un progetto su come costruire un veicolo spaziale.
Il film Event Horizon lo illustra piuttosto bene, in modo che possiamo farci un’idea di come sarebbe il wormhole quantistico attraverso il quale passerebbe l’informazione.
L’informatica quantistica è quindi una chiave che ci permette di aprire la porta attraverso la quale l’informazione scorre tra le dimensioni.
In altre parole, è uno dei tre 6 che compongono il cosiddetto marchio della bestia.