Le mummie di Nasca

Dicembre 17, 2021 Storia nascosta

Madre Terra è l’unica a non averci abbandonati.

Veronica Baker


Le mummie di Nasca (articolo di Patrick Mattarelli)

Errata corrige (data di pubblicazione : 20 Giugno 2022)

Riguardo a questo articolo, è assolutamente doveroso segnalare il contenuto del seguente video, apparso un mese prima della pubblicazione del libro di Thierry Jamin, che pone inevitabilmente grandi dubbi sulla veridicità dei reperti trovati e, quindi, sull’intera validità dell’articolo in questione.



Per trattare il tema delle mummie di Nasca di cui parla il libro dell’archeologo francese Thierry Jamin, pubblicato nel giugno del 2020, occorre introdurre quattro aspetti in anteprima.

Gli effetti della neotenia e dell’addomesticamento presenti nella specie umana, descritti in “Resi umani” di Pietro Buffa.
I testi sacri scritti in sanscrito ed analizzati, come ad esempio “The book your church doesn’t want you to read” pubblicato nel 2001 da Tim Leedom.
Il lavoro del chimico svizzero Guido Ebner degli anni Ottanta nei laboratori della Ciba-Geigy a Basilea.
La testimonianza dello sciamano Zulu Credo Mutwa.


I Geni modificati di Adamo

Già con “I Geni manipolati di Adamo” il biologo siciliano Pietro Buffa dimostra in maniera più che convincente che il genoma umano è frutto di modificazioni genetiche eseguite in laboratorio, e non si è sviluppato evolutivamente in natura.

Ma in “Resi umani” ha aggiunto ulteriori prove inconfutabili.



Buffa inizialmente si riferisce alla teoria di un biologo statunitense degli anni ’70, Roger W. Wescott, esposta nel libro “The Divine Animal“.

Allora, in un contesto scientifico ben diverso da quello attuale, una discussione era ancora possibile.
E non immediatamente bloccata da termini come “complottismo”, oppure da un dogmatismo applicato a priori a tutto ciò che stona rispetto al contesto del cosiddetto mainstream.

Quindi il tema dell’addomesticamento umano venne preso almeno in considerazione.
Anche se il risultato fu piuttosto ridicolo : la specie umana si sarebbe “addomesticata” da sola.
Tralasciando però la spiegazione su come un tale evento sarebbe mai potuto accadere.

Riguardo a questo tema i principali argomenti a favore di tale tesi sono tre :

La presenza scientificamente provabile di numerosi effetti di neotenia nella specie umana come l’assenza quasi totale di istinti e la continua flessibilità del nostro cervello.
La condivisione di alcune patologie con altre specie altamente addomesticate come i gatti ed i cani (in particolare, la nostra tendenza alla diabete e al cancro).
Il numero particolarmente alto di anomalie genetiche, tra cui la più importante è la fusione del secondo e terzo cromosoma nel genoma umano, un fatto che non può essere in alcun modo spiegato in un contesto naturale, nemmeno in milioni di anni di “evoluzione”.

La quintessenza è tanto non ortodossa quanto inconfutabile.
L’essere umano è stato generato in laboratorio tramite profonde modifiche genetiche mirate.
Per poi essere stato rilasciato in un habitat che ormai non era più il suo.

Ed è questo il motivo per cui l’essere umano deve vestirsi, tagliarsi continuamente i capelli (come anche le pecore, un’altra razza geneticamente modificata, devono essere tosate), necessita di scaldarsi d’inverno, non può esporsi volontariamente al sole d’estate, e così via.

Per altro l’essere umano rappresenta una specie che si è diffusa in tutti i continenti ed in tutti i contesti climatici e geografici proprio a causa del suo essere “non adatto” ad un habitat naturale specifico.

I racconti antichi sulla creazione degli umani

Un’altra curiosità è il fatto che tutto ciò è documentato per iscritto.
Non esiste testo antico che non descriverebbe la nostra specie per quello che in realtà è : il prodotto di modifiche genetiche indotte volontariamente e di un profondo addomesticamento.

In questo caso preferisco riferirmi a delle fonti non “ebree”, per una specifica ragione.
Gli indizi che la lingua ebrea sia molto più recente di quanto si possa pensare sono schiaccianti.
E questo indica che la Genesi non sarebbe altro che una copia – per altro piuttosto mal scritta – di altre fonti molto più antiche e probabilmente molto più precise.

Vorrei menzionare in questo contesto un libro poco conosciuto, pubblicato nel 1980 dall’autore inglese Joseph Yahuda : “Hebrew is Greek”.



L’autore spiega, in centinaia di pagine ben strutturate, la tesi che l’ebreo “antico” non sarebbe altro che una deduzione grammaticale ed ortografica dal greco antico.

Fatto è anche che – un po’ come al solito – mancano completamente le fonti originali.
I testi più vecchi che abbiamo a disposizione sono quelli del cosiddetto canone masoretico, datato dopo il 900 d.C.
Il “caso” vuole che quella datazione corrisponda ai testi scritti in greco antico nel cosiddetto periodo del medioevo ellenico.

Anche qui ci troviamo in una situazione piuttosto assurda.
Non disponiamo di alcuna fonte che certifichi che tutti quei filosofi e storici abbiano mai vissuto in quella zona geografica che oggi chiamiamo “Grecia”.

Ciò che invece è un dato di fatto provato è che durante il cosiddetto medioevo europeo numerosi autori hanno pubblicato dei testi scritti in “greco antico”, facendosi chiamare “Omero”, “Platone” e così via.

Qualcuno potrebbe menzionare i papiri di Qumran, per apportare una fonte che risale almeno a circa il 400 a.C.
I problemi seri con questi artefatti invece sono due.

Uno, sono stati trovati in un contesto che rende poco probabile l’età stabilita (dei papiri chiusi dentro vasi in terra cotta in alcune caverne vicino al Mar Morto, coperti da un po’ di sabbia e polvere) e due, la datazione si basa esclusivamente sul metodo C14.



Chi volesse occuparsi seriamente del soggetto si potrà riferire al titolo “C14-Crash” degli autori tedeschi Niemitz e Blöss del 1999.
Per farla breve, a questo punto, mi riferisco ad un documento di poco più di 30 pagine, pubblicato a titolo gratuito da Niemitz circa un decennio fa.



Per poter applicare il metodo C14 si necessita di un metodo esterno per tarare la curva che descrive la concentrazione del C14 nell’atmosfera.
Per fare questo ci si riferisce alla dendrocronologia.

Fatto è che anche quest’ultima necessita di un metodo esterno per prestabilire in modo grossolano l’era dell’oggetto da datare perché le strutture degli anelli annuali in certi periodi tra loro distanti si assomigliano troppo per garantire una datazione esatta.

Nel caso peggiore si rischia di avere un risultato lontano migliaia di anni da quello corretto.
Il problema fondamentale viene camuffato, come al solito, tramite un trucco linguistico ; si parla della calibrazione del metodo C14 tramite dendrocronologia, oscurando però il modo in cui sarebbe stata “tarata” la dendrocronologia stessa.

Fatto è che questo è avvenuto tramite il metodo C14.
Una tale manipolazione ha un nome.
E se non volessimo chiamarlo “truffa”, circolo vizioso sarebbe un termine più che adatto.

In sostanza non abbiamo la più pallida idea riguardo a che età esattamente risalgano quei papiri trovati a Qumran, non sappiamo chi ha scritto i libri di ciò che comunemente viene chiamato il “Vecchio Testamento”, né dove, quando, per chi o a quale scopo.

Possiamo essere certi invece del fatto che quei testi sono pieni di errori grammaticali ed ortografici (circa 1.500 nel canone masoretico) e ciò fa sembrare piuttosto ovvio che chi li abbia scritti, o non era particolarmente pratico della lingua che stava utilizzando, oppure era nettamente dislessico.

Perciò preferisco riferirmi a dei testi sumeri, sanscriti e così via, analizzati tra altro nel libro già menzionato nell’introduzione “The book your church doesn’t want you to read”, e che descrivono prima la “fabbricazione” dell’essere umano in un posto lontano, e poi il “prodotto” finale – i nostri predecessori – portato sulla Terra dove venne addomesticato e convinto (o costretto) a spezzarsi le ossa dalla mattina alla sera per coloro che si facevano chiamare “déi”.



La Greenbox della Fios

Passiamo dalle oscurità dei tempi ad un piccolo laboratorio a Basilea in Svizzera, negli anni ’80, dove due chimici che lavoravano per la casa farmaceutica Ciba-Geigy hanno fatto un’importante scoperta : esponendo delle uova (di trote) o dei semi (di certe piante) ad un campo elettrostatico durante le prime divisioni cellulari si verificano dei notevoli cambiamenti genetici nel nuovo organismo biologico.



Con “notevoli cambiamenti” si intendono ad esempio una trota che da 150 anni era estinta e delle piante che conosciamo esclusivamente in stato fossilizzato.

Non mi vorrei soffermare troppo su questo argomento per non divagare.
In sostanza sono da notare tre punti piuttosto eclatanti :

La teoria di Darwin sull’evoluzione delle specie è nettamente errata.
La varietà nei limiti di una specie non si sviluppa dal basso (meno complesso) verso l’alto (più complesso), ma in linea orizzontale ; il genoma di ogni specie è presente in uno stato completo sin dall’inizio ed i cambiamenti causati dal contesto climatico, geografico ecc. non provocano altro che delle attivazioni e disattivazioni di sequenze genetiche già presenti nel genoma, mentre la trasformazione da una specie in un’altra è impossibile (e, detto tra noi, non è mai stata provata scientificamente).

La tecnologia necessaria per provocare dei profondi cambiamenti genetici in un organismo biologico è piuttosto banale se ci si “accontenta” di non spezzare i limiti prestabiliti (quelli delle specie).

Questi cambiamenti possono avvenire anche in natura.
Basta che cambi il contesto elettromagnetico.

Il problema è che queste modifiche, provocate da un campo elettrostatico, non sono persistenti se il contesto elettromagnetico dello habitat non cambia pure lui.

Ovvero l’organismo modificato torna al punto di partenza, nell’arco di poche generazioni, riadattandosi al suo contesto naturale.

Ma chi dovesse trovare un metodo per rendere le modificazioni persistenti, sarebbe facilmente in grado di creare un umano, partendo da un homo erectus.




I citauri

Nella prima parte dell’intervista a Credo Mutwa, svolta negli anni ’90 da David Icke, quest’ultimo afferma che i “citauri” (“the talkers”) non fossero venuti dallo spazio, ma che si trattasse di una specie rettiloide (o rettiliana) terrestre.



Secondo Mutwa sono stati loro ad averci “donato” la capacità di comunicare tramite le parole, sotto la condizione che l’umano si fosse sottomesso alla loro autorità, mettendosi a disposizione a lavorare per loro.

Fatto sta che nel cervello umano esiste una sola regione che viene condivisa da due capacità.
Il centro responsabile per il riconoscimento facciale viene contemporaneamente utilizzato per il riconoscimento delle lettere.



Un analfabeta riconosce meglio le facce perché utilizza quella regione interamente per quello scopo.
Mentre qualcuno che è in grado di leggere e scrivere, quelle capacità le “ripaga” con un riconoscimento facciale ridotto.



Si tratta “solo” di una testimonianza di uno sciamano degli Zulu, certo.
Ma se il caso volesse che trovassimo quei favolosi citauri ?

E se per puro caso dovessimo aver trovato proprio l’archivio di uno dei loro laboratori ?
Fantascienza, si direbbe.

Invece non è fantascienza.
Uno di quegli archivi è stato scoperto, nel 2015, da un tombarolo peruviano, soprannominato “Mario” dall’archeologo francese Thierry Jamin il quale si è impegnato a lasciare analizzare scientificamente i corpi trovati.

Ed i cui risultati sono stati pubblicati nel libro “Les momies non humaines de Nazca”, a giugno nel 2020.
Casualmente, poco dopo il periodo dei primi lockdown.

Le “mummie”

Mi ero trasferito qui, in una piccola casa in campagna, per staccarmi dal cosiddetto mondo del lavoro e così da ciò che comunemente chiamiamo “economia”.
Da più di due anni mi occupo in sostanza di due aspetti : rendere questo posto auto-sufficiente e – può sembrare presuntuoso – di cercare la “verità”.

Per trovarla mi sono riservato qualche oretta, ogni mattina, alla lettura, soprattutto di libri in forma cartacea.
Non riesco a leggere sullo schermo e così mi sono procurato un’altra discreta biblioteca dopo che avevo donato quasi mille libri ad un’università italiana perché allora sentivo il profondo bisogno di sbarazzarmene.

Una settimana fa casualmente ho tirato fuori due libri dallo scaffale.
Uno sulla storia della Wewelsburg nel Terzo Reich e, appunto, quello di Thierry Jamin del 2020.

Non mi ricordo neanche più quando avrò “divorato” un libro come mi è successo con questo.
Non riuscivo a metterlo da parte.

Quando mi svegliavo di notte perché il vento lasciava sbattersi contro il muro un’anta delle persiane o perché uno dei numerosi animali selvatici si divertiva a fare chiasso, lo aprivo e leggevo.
Al mattino, con il caffè in mano, lo leggevo.
Facendo una pausa dai lavori di ristrutturazione della casa, lo leggevo.

Vi ricordate quelle storie sui rettiloidi che vivrebbero sotto terra, per i quali noi umani saremmo del semplice cibo ed i quali sarebbero responsabili delle numerose sparizioni in tutto il mondo senza lasciare traccia alcuna (alcuni milioni ogni anno, secondo le statistiche ufficiali) ?



Credo Mutwa non era l’unico a parlarne.
Il romanzo di Edward Bulwer-Lytton “The coming race” ne parlava, nel XVIII secolo – e quel libro fu la base del credo di più società segrete e di personaggi noti nel corrispettivo contesto come Madame Blavatzky, Aleister Crowley, la Vril Gesellschaft e, infine, anche la Thule Gesellschaft che oggi conosciamo piuttosto sotto il nome NSDAP – il partito nazionalsocialista dei lavoratori tedesco – che ha preso in ostaggio un intero paese per un decennio, stabilendo un regno del terrore e del massacro.



Un certo Adolf Hitler, intanto, usava balbettare continuamente di certi “maestri invisibili” che sarebbero usciti dalle loro caverne sotterranee per riconquistare il regno sulla Terra, non appena il “nuovo ordine mondiale” sarebbe stato instaurato.

Quei “maestri invisibili” non sarebbero di specie mammifera.
Si tratterebbe di una specie rettiloide, i citauri (ovvero : “the talkers”).
Degli esseri le cui mani ed i cui piedi disporrebbero di solo tre dita, i cui crani sarebbero allungati, senza capelli né pelo, né orecchie, né naso, la cui bocca non disporrebbe di una mascella ed i cui occhi sarebbero a forma di mandorla, particolarmente grandi e neri.

Favole ?
Frutti di una fantasia accelerata ?
Una semplice frode ?


Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Ecco, Thierry Jamin vi presenta “Luisa”, ovvero : la radiografia di “Luisa”.
Lei era incinta quando è morta.

Per un rettile però “essere incinta” non consiste nella presenza di un feto, ma in quella di alcune uova nel grembo.


Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Vi ricordate i racconti sui “small greys”, sui piccoli “grigi”?
Sono loro.

I piccoli “grigi” sono i rettiloidi che vivono sotto terra e da cui usciranno una volta che sarà stabilito il “nuovo ordine mondiale” per governare il mondo.
E per instaurarlo hanno infiltrato la specie umana con degli esseri che George Gurdjeff chiamava “organic portals” ed Andrzej Lobacewski gli “psicopatici”.



Per potersi infiltrare era indispensabile che quegli psicopatici non si mischiassero con noi.
Per “funzionare”, uno psicopatico deve intrinsecamente rimanere uno psicopatico.
In poche parole, deve continuare ad essere privo di empatia e di emozioni.

Questa è la ragione perché le stirpi dei Windsor, dei Rothschild, dei Rockefeller, dei Bush e così via, ben definite ed analizzate da Fritz Springmeier ed altri, dovevano e devono rimanere “pure” – e perché, come nel caso di Benjamin de Rothschild, si sbarazzano velocemente di chi di loro non è “leale”.



Nasca però non svela soltanto l’identità dei “rettiloidi”.
Ciò che “Mario” ha scoperto è un vero e proprio archivio di esperimenti genetici.

“Maria” era alta 2 metri, disponeva di tre dita ad ogni mano e piede, di un cranio allungato e degli occhi a mandorla, ma era ibrida.

Ciò che ci troviamo davanti è l’archivio degli esperimenti genetici per infiltrarci e per costringerci a mantenere il patto dopo il quale ci era stata data la capacità di utilizzare le lingue.


Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Le mummie di Nasca
© 2020 Thierry Jamin – “Les momies non humaines de Nazca”

Dopo che gli “déi”, i nostri creatori, ci avevano abbandonati, i citauri, i talkers, si sono messi ad assumere il controllo sulla nostra specie che gli era stata rilasciata su questo pianeta.
Ed in questo contesto bisogna riconoscere un dato di fatto irrevocabile.

La domanda “ma esisteranno degli extraterrestri ?”, posta poi da un essere umano è proprio patetica.

Siamo noi gli extraterrestri.

I citauri invece sono terrestri e considerano questo pianeta il loro.
E noi degli intrusi.

Secondo loro noi non avremmo alcun diritto di esserci.
Ma visto che ci siamo, allora dovremmo, a loro avviso, accettare le condizioni a noi imposte.

E queste condizioni sarebbero ciò che viene chiamato il “nuovo ordine mondiale”, cioè la schiavitù totale della nostra specie e la modificazione definitiva del nostro genoma che sta per essere applicata, proprio in questo periodo, con questi cosiddetti “vaccini”.

Chi sta dietro le quinte non sono nè Vanguard, nè BlackRock, e nemmeno gli psicopatici o gli organic portals.

Ci sono stati imposti quei bellissimi strumenti d’indottrinamento, per l’intossicazione e del condizionamento totale come il sistema finanziario che ci rende dipendenti da un sistema malato, la gerarchia politica e sociale, il patriarcato, la guerra, i cosiddetti “vaccini”, i farmaci e le religioni per spingerci ad un punto disperato ed indifeso – per farci accettare lo scopo finale.



Trasformarci in biorobot telecomandabili, come menzionato da José Delgado nel 1969, dopo prima essere stati ridotti al numero di mezzo miliardo circa in totale, e poi chiuderci dentro delle cosiddette Smart Cities dove saremo destinati a “lavorare” per loro.



La nostra unica via d’uscita invece consiste nel dire “no”.
Consiste nel rifiutarci a questa definitiva modificazione genetica ed al nostro genocidio.

H. G. Wells, il massone di turno, aveva ragione quando scrisse in “The New World Order”, nel 1940, che sarmemo stati in tanti a rifiutarci e che ci saremmo sacrificati facendoci uccidere combattendo il cosiddetto “nuovo ordine mondiale”.



Ora è giunto il momento.

E’ giunto il momento di dire “no”.
E così il momento di dare la prova che il genoma umano non è né debole, né devoto.
Ovvero che l’addomesticamento forzato ha perso effetto.

Annulliamo il patto al quale sono stati convinti i nostri predecessori con una banale truffa.
Rinunciamo alla “tecnologia”, agli smartphone, ad internet e così alla guerra, alla moneta e pure, volendo, all’utilizzo della lingua.

Ci sarebbe spazio per tutti ed è comprensibile che uno che era già presente considera chi è appena arrivato un “intruso”.
Ma è anche un dato di fatto che quell’intruso questa Terra non la considera una sua proprietà.

Non si auto-assume neanche il “diritto” di distruggerla e ridurla all’ombra di sé stessa, risultando in un deserto senza CO2 né ossigeno, giusto per sottomettere qualcun altro.



Per noi “intrusi” questa Terra è la nostra Madre e non la “possediamo”, ma la amiamo.
Mentre lei stessa non ci impone delle condizioni.
Ma ci dà tutto ciò che ci serve per vivere in dignità e per integrarci nel contesto che ci viene offerto.

Lei, in effetti, è l’unica a non averci abbandonati.



BannerVeronica 1