Settembre 22, 2024 Storie di sport e di vita
Gli addetti ai lavori erano già tutti sicuri del suo radioso avvenire.
Leonardo David, uno sfortunato campione
Fatalità, sfortuna, negligenza, superficialità.
Queste e tante altre parole sono state spese in fiumi di polemiche, disperazione e lacrime, dopo la perdita prematura e troppo dolorosa di Leonardo David, in netto contrasto con la sua allegria, la sua semplicità e il suo coraggio, qualità che lo caratterizzavano quando era all’apice della sua vita e della sua carriera sportiva.
Di buone maniere, sguardo dolce ma al tempo stesso atleta di carattere, David aveva un talento cristallino, una classe innata che lo portarono al vertice dello sci mondiale già a soli 18 anni.
All’epoca, aveva qualche anno in meno di Ingemar Stenmark, ed era considerato l’unico atleta emergente in grado di arginare lo strapotere dell’immenso slalomista svedese, ancora oggi recordman in Coppa del Mondo con le sue 86 vittorie.
Il rimpianto è ancora maggiore se si considera che Leo sarebbe stato lo sciatore che avrebbe rappresentato la continuità dello sci italiano dal periodo “Thoeni-Valanga Azzurra” al periodo “Tomba”.
Thoeni si ritirò infatti nel 1980, mentre Tomba vinse la sua prima gara nel 1987.
Nel periodo 1980-1987, infatti, la nazionale azzurra di sci non riuscì a esprimere nessun vero campione in grado di vincere ad alto livello con continuità.
Di conseguenza, negli anni ottanta lo sci praticamente scomparve dalla televisione e dalle prime pagine dei giornali.
Fu proprio per cercare di “costruire” David come atleta in grado di vincere la Coppa del Mondo che gli allora responsabili tecnici dello sci azzurro decisero di lanciarlo nella discesa libera.
Leo doveva infatti guadagnare nelle combinate i punti necessari per superare l’asso svedese Ingemar Stenmark.
Gli addetti ai lavori erano già tutti sicuri del suo radioso avvenire.
Purtroppo David è stato vittima di due brutte cadute nelle ultime due discese libere che aveva in programma di disputare.
La prima durante i Campionati Italiani a Cortina, la seconda – quella fatale – dopo una decina di giorni negli Stati Uniti, il 3 marzo 1979, durante la preolimpica di Lake Placid.
Sta di fatto che dopo quest’ultima caduta Leo non si sveglierà più, rimanendo in coma per sei lunghi anni durante i quali le speranze di tutti si alternano alla disperazione.
Il giovane campione si spegne il 26 Febbraio 1985, come ricorda una lapide esposta fuori dalla chiesa di Oberteilplats nel suo paese natale Gressoney la Trinitè.