Aprile 14, 2023 La Medicina dell’Anima
Una biblioteca è come un alveare nel quale sia custodito il miele : contiene parte del prodotto migliore, più dolce e nutriente dell’esperienza umana.
Lettura
Leggo sin da quando ero bambina, navigo tra i libri e approdo al cuore della mia esistenza.
È questo per me il vero cerchio della vita.
È ciò che resta impresso come ricordo di noi.
Leggere per me significa vivere esperienze che non potrei mai fare nella vita reale.
Ma leggere significa anche conoscere ciò che hanno scritto coloro che hanno vissuto in passato, e scrittura e lettura diventano lo scrigno della vita e della memoria.
Forse le lettere di Seneca all’amico Lucilio non sono tra gli esempi più belli di corrispondenza epistolare di tutti i tempi ?
Fonte : A. C. Grayling, Il significato delle cose, TEA ed.
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Sembra che alcuni medici prescrivano ai propri pazienti, affetti da depressione, stress e ansia, non farmaci ma libri.
I pazienti vengono indirizzati da un biblioterapeuta che elabora liste di letture adatte alle diverse condizioni.
L’idea di consigliare letture di questo tipo è nata dall’osservazione dei bibliotecari secondo cui, quando un lettore restituiva un libro preso in prestito, spesso si confidava, raccontando come la lettura lo avesse fatto star bene, divertendolo o distraendolo dalle sue preoccupazioni.
Ci sarebbe molto da dire su questo fatto sorprendente.
Qualcuno, cinicamente, potrebbe chiedersi : ma fino a che punto siamo arrivati, se per leggere un libro la gente ha bisogno di farselo prescrivere dal medico ?
Quando abbiamo dimenticato che la lettura, per mille ragioni, è una delle principali risorse della vita ?
Nella prossima tappa del processo di medicalizzazione dell’esistenza umana, o forse come risposta alla passiva incapacità delle persone di pensare o agire in modo autonomo, i medici finiranno forse per prescrivere un pasto agli affamati e un buon sonno alle persone stanche ?
C’è qualcosa di giusto in queste esclamazioni, ma è sbagliato indirizzarle ai medici.
Piuttosto, andrebbero rivolte al fallimento della nostra cultura, che non è riuscita a mostrare alla gente quali ricchi tesori, in termini di piacere e utilità, e quale espansione degli orizzonti, possa derivare dalla lettura.
Un’educazione alla lettura implica l’insegnamento delle tecniche per reperire qualsiasi libro o genere di libro.
Si tratta di una guida molto facile da offrire: bastano cinque minuti (e molto meno se vi limitate a dire : “Chiedi al bibliotecario“), il che è anche un ottimo consiglio.
Basta una piccola esperienza in qualità di lettori per avere accesso a quel grande paese in cui ci si libra come aquile sulla storia, sulla commedia, sulla tragedia e su tutta la gamma delle esperienze umane.
Se la lettura è attenta, si raccoglie in ogni momento molto di ciò che l’abbondante offerta mette a disposizione.
La parola chiave è : “Attenta“.
La cosa migliore che qualsiasi tipo di istruzione e di educazione possa lasciarci in eredità è l’abitudine a riflettere e a porsi delle domande.
La lettura può essere un’attività passiva, riducendosi a un passatempo che non lascia nella mente nessuna traccia, a parte una piacevole distrazione dal presente.
Molti libri sono scritti abilmente per non pretendere di più, e non c’è nulla di male in questo.
Ma per trarre da essa qualcosa in più, la lettura deve essere un’esperienza attiva e non passiva.
È difficile dire cosa renda tali i buoni libri, perché ce ne sono di diversissimi.
Nella maggior parte dei casi, però, essi hanno in comune la capacità di indurre il lettore a pensare e a provare emozioni, elevandolo e disturbandolo, e di conseguenza spingendolo a considerare il mondo da una prospettiva leggermente diversa.
In breve, la lettura attiva dei buoni libri stimola l’attività intellettuale del lettore.
La lettura non rende automaticamente le persone migliori o più sagge.
Quando ciò si verifica, è perché i lettori hanno lavorato da sé, cercando il materiale necessario nelle proprie reazioni alla pagina stampata.
Tuttavia, a parte l’esperienza pratica della vita (l’esperienza che è la principale maestra di chiunque), ben poche cose reggono il confronto con i libri come miniera da cui cominciare quel genere di ricerca.
Leggere significa penetrare in altri punti di vista : è come essere osservatori invisibili di circostanze che potrebbero non realizzarsi mai nella propria vita. Significa incontrare persone e situazioni che, in termini di genere e quantità, vanno ben oltre le possibilità dell’esperienza individuale.
Di conseguenza, la lettura non solo promuove la comprensione di sé, ma arricchisce l’individuo offrendogli una via d’accesso per capire bisogni, interessi e desideri che potrebbe non condividere mai, ma che, ciò nondimeno, motivano gli altri.
In questo modo, gli consente di comprendere gli interessi altrui, tollerarli e perfino simpatizzare con essi.
Tutto ciò plasma il nostro comportamento verso gli altri e, per estensione, rappresenta anche la base della comunità civile e della fratellanza tra gli uomini.
Sulla mia scrivania tengo una fotografia della Biblioteca di filosofia del monastero Strahov di Praga.
La foto, scattata dalla galleria superiore, ritrae la sala, avvolta dalla luce che penetra dalle finestre del lucernario sulla parete di destra, e mostra una lunga lama di luce che illumina una fila di scaffali, mettendo in risalto la ricca varietà di rilegature in pelle che vi sono schierate.
Sotto, al piano terra, tre tavoli sono comodamente distanziati tra loro, e fra di essi si trova un’ingegnosa macchina antica che permetteva la consultazione contemporanea di diversi volumi, una “ruota da libri” che farebbe invidia a ogni studioso.
La scena esprime in modo meraviglioso tutto ciò che ha a che fare con i libri, la lettura, lo studio e il pensiero, dove i libri emergono come distillato degli sforzi dell’uomo, del tempo e perfino del mondo stesso, qui condotto a un equilibrio riflessivo avvolto nella quiete e nel ritiro.
Se in un angolo ci fosse un armadio con un letto e tutto l’occorrente per farsi un tè, non importerebbe di essere rinchiusi là dentro e che qualcuno buttasse via la chiave.
Con un approccio cinico, si potrebbe sostenere che questa biblioteca, così splendida ed evocativa, non sia altro che un obitorio di libri, una curiosità del passato esposta allo sguardo ottuso del turista frettoloso o, forse, un punto di vendita di cartoline, che oggi rappresentano il suo unico prodotto.
Ma io la considero un’opera d’arte che rappresenta qualcosa di nettamente opposto alla regola – agitata, volubile e difettosa – della maggior parte della vita umana e dei suoi compromessi.
Una biblioteca è come un alveare nel quale sia custodito il miele: essa contiene una parte del prodotto migliore, più dolce e nutriente, dell’esperienza umana.
Un commentatore del IV libro delle Georgiche, in cui Virgilio parla delle api e dell’amore perduto, sottolinea come solo quattro cose resistano agli insulti del tempo : l’oro, la luce del sole, l’ambra e il miele.