Libertà di parola

Dicembre 1, 2020 Memorie dal sottoscala

Alla lunga, le capacità ed il talento infatti vincono sempre.
A patto che vengano fornite realmente pari opportunità.

E non certo uguaglianza per tutti.

Veronica Baker


Libertà di parola

Dal 30 novembre il governo della Norvegia, per bocca di Birna Rorslett, ha promulgato una legge che vieta qualsiasi forma di critica nei confronti della comunità T*.

Ma chi può definire realmente i confini tra l’esprimere una critica (legittima) e un possibile sentimento di odio ?
Nessuno.

Libertà di parola
Ha esposto il male che sta distruggendo le fondamenta della nostra civiltà…

O meglio, può farlo esclusivamente chi detiene il potere.
Quindi, imporre una legge del genere è un’arma a doppio taglio.

In futuro, infatti, potrà facilmente essere usata contro chiunque.
Soprattutto in qualsiasi ambito, in particolare in quello politico.

Non importa se ciò che è stato detto è un discorso d’odio o meno.
Basta avere un’opinione diversa da quella “universalmente accettata”.
In altre parole, si tratterebbe di totalitarismo.

Inoltre, poiché si tratterebbe di un discorso d’odio, sarebbe proibito esprimere la propria libera opinione.

Soprattutto se espressa pubblicamente.

Proprio perché è stata etichettata in precedenza come “sentimento d’odio”.
In altre parole, non sarà mai possibile provare la propria innocenza.

Detto questo, Birna Roslett dimentica che la cosa più importante da ricordare è semplicemente una.
Il rispetto della persona altrui.

Inoltre, vorrei ricordare a tutti coloro che in questo momento stanno riversando sentimenti di odio che persone come Chelsea Manning stanno cercando di rendere questo mondo un posto migliore.

Ha rivelato il male che sta minando le fondamenta della nostra civiltà e ora sta pagando per questo con il carcere.

È stata condannata su richiesta di quel “buonissimo” personaggio che “difende” da sempre le minoranze come “l’abbronzato” Barry Soetoro, alias Barack Hussein Obama.

Inoltre, la stragrande maggioranza di coloro che ne fanno parte, me compresa, è assolutamente contraria a questo tipo di iniziative che servono esclusivamente a dividere e non ad unire.

Il mondo ha disperatamente bisogno di altre Chelsea Manning.
E di meno politicanti che si sono vendute per quattro soldi come Birna Roselett.

Una finalità sbagliata

Sempre nello stesso periodo, il board del Nasdaq ha avanzato l’ennesima proposta idiota in salsa comunista:

NASDAQ to require one woman and one minority or LGBTQ on company boards.

Il problema è sempre lo stesso.

Libertà di parola
I cosiddetti programmi di diversità sono solitamente usati con finalità sbagliate…

I cosiddetti “programmi di diversità” hanno sempre finalità occulte.
Spesso vengono proposti come soluzione per “aiutare” le minoranze.

In realtà, però, servono solo per garantire un controllo ancora più stretto del potere da parte di un’élite.

Aggiungere persone di diversa provenienza culturale ed estrazione sociale è sicuramente importante.
Tuttavia, è altrettanto importante mantenere la propria identità culturale.

È quindi necessario assumere persone competenti che condividano gli stessi valori storici dell’azienda.
Bisogna cercare persone che sposino l’integrità morale e soprattutto etica, per esempio.

Cambiare il personale o il consiglio di amministrazione di un’azienda in nome di una presunta “diversità culturale e di valori” è semplicemente folle.

Una leadership competente ed onesta è fondamentale per il successo di qualsiasi azienda.
Questo è vero a prescindere dal colore della pelle o dall’etnia.

Inoltre, una buona cultura aziendale non deve mai prescindere dal fondamentale concetto di rispetto della persona.

Altrimenti, tutto il resto è assolutamente inutile.

Le persone di successo, siano esse donne, trans, gay, lesbiche o persone di colore, non hanno avuto bisogno di aiuti esterni per emergere.

Chi ce l’ha fatta ci è riuscita grazie al proprio talento e alla propria intelligenza.
E soprattutto grazie al duro lavoro.
Nonostante le discriminazioni.

Alla lunga, infatti, vincono sempre le capacità e il talento.
A condizione che vengano fornite realmente pari opportunità.

Non si tratta di uguaglianza per tutti.


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