L’italiano medio vuole essere un cattocomunista/statalista

Luglio 23, 2013 MacroEcoAnemia


L’italiano medio vuole essere un cattocomunista/statalista

I politici di ogni paese non sono altro che lo specchio (deformato) della propria gente.

Ormai, in ogni parte del mondo, chi fa il politico lo fa perché non sa fare altro nella vita, ovvero non ha imparato nessuna professione, o non è in grado di fare nulla, oppure perché deve difendere in un qualche modo i propri interessi o quelli di qualcun altro più importante che rappresenta.

Inoltre, l’Italia è un paese assolutamente immobile, nel vero senso del termine (ed infatti non a caso nel mondo siamo il paese con il maggior numero di immobili ad uso abitativo, segno che siamo un popolo decisamente poco incline ai cambiamenti), dove la gente non fa assolutamente nulla per cambiare le cose (e non certo da ora) ma invece vuole solo prendere il posto (ed ovviamente i privilegi) di quelli che sono stati “fatti fuori“.

Se eccelli dalla mediocrità e non fai parte di qualche circolo non hai alcuna probabilità di emergere (e non certo anche questo da ora).

La troppa politica fa male allo sviluppo di una nazione che storicamente non lo è mai stata.

Il nostro è un paese che per troppo tempo è andato avanti basando il proprio sistema socio/politico/economico sul clientelismo (seppur “buono“, nel senso che se io faccio un favore a te, tu lo fai a me e non mi rompi le palle nei miei affari).

Sul “pagherò” (il nostro sistema è tale che il pagamento non avviene mai immediatamente o a breve termine, soprattutto nell’industria e nella PA, ma sempre dopo qualche giorno), sulla corruzione (a Nord come a Sud, anzi, ora la criminalità organizzata ha le sue basi logistiche ed economiche in Lombardia, con inattaccabili appoggi finanziari in Canton Ticino).

Eppure le possibilità ce le avremmo, come italiani non siamo certo peggiori degli altri, semmai il contrario.

Oltre ad avere molte persone davvero valide e competenti e una cultura media decisamente elevata, il Nord Italia, ad esempio, è stato (e probabilmente lo è tuttora nonostante la terribile crisi, il che è tutto dire) la regione europea a più alta concentrazione economico/industriale, e quindi potenzialmente la più ricca, anche di più della Baviera.

Ma ci stiamo suicidando: abbiamo una burocrazia oppressiva, lotte intestine politiche (nazionali e locali) e una tassazione a livello di Unione Sovietica che sta rapidamente svuotando le tasche di tutti (perché chi può, soprattutto chi ha un’attività produttiva indipendente di pregio e indipendente, se ne deve andare per non lavorare in perdita o chiudere, a meno che non si sia il classico “imprenditore” alla De Benedetti, Della Valle, Montezemolo o Berlusconi).

Da noi, lo ripeto ancora, se sei un personaggio di successo e ottieni troppa visibilità nel campo in cui operi – oppure sconfini in un “territorio” di altri – prima o poi cercheranno sempre e comunque di farti fuori : prima a livello di immagine e, se non riescono in questo modo, poi a livello politico/giudiziario.
Questo vale sia a livello locale, sia a livello nazionale, ed è la prassi.

A partire dagli anni ’80 è sempre stato così (la vicenda di Enzo Tortora, a mio avviso, è lo spartiacque da cui questo modo di fare è diventato di uso comune) e sarà sempre peggio.

Abbiamo scelto di stringerci volontariamente un cappio al collo, ed è proprio quello che ci sta soffocando inesorabilmente.
Tutti gli altri problemi sono solo una conseguenza.

La rapina dell’€ ?
I cattivoni dell’UE o della Germania che ci impongono misure restrittive che ci impoveriscono sempre di più ?
Le nostre imprese chiudono una dietro l’altra a causa del sistema di tassazione sempre più alto e delle leggi oppressive dell’UE ?

C’è del vero, anzi molto, nel discorso sui bankster, sul fiscal compact e sulle altre misure assurde volute per distruggere (sono d’accordo, agiscono in modo unitario in tutto il mondo e non solo da noi), ma molto meno di quanto si pensi comunemente : basta andare all’estero e viverci anche per poche settimane per accorgersene subito.

Ovviamente, però, è inutile farlo notare qui, perché in un paese dove tutti sono ormai abituati a mentire o a raccontare solo la propria versione, è impossibile avere anche solo un dibattito civile (al massimo ti spiano dal buco della serratura e vanno a discutere con i loro simili senza nemmeno confrontarsi).

Inoltre, tendiamo sempre a dare la colpa agli altri, quando i problemi sono principalmente interni e nostri (e che quindi dovremmo risolvere noi).

Quindi, se l’italiano medio ambisce prima di tutto alla distruzione dell’altrui persona e poi, forse, alla propria crescita (l’importante è che il proprio vicino cresca di meno), c’è poco da fare : l’Italia è destinata non solo a rafforzare sempre di più il Cattocomunismo già imperante, ma anche ad avere sempre di più una società di nani (inteso come mediocri).

Quella a cui stiamo velocemente raggiungendo.

P.S. : chiudo con una provocazione (questa volta davvero grande).
Se riuscissimo a eliminare i cattocomunisti (massoni) dall’Italia, diventeremmo una potenza superiore alla Germania, indipendentemente da ogni altra considerazione possibile.

Qual è la differenza fondamentale tra il tessuto economico dell’Italia e della Germania in questo momento ?

Non certo dall’€-rapina, dallo spread o da altre stupidaggini buttate in faccia al popolino bue e che da anni vengono incessantemente ripetute da tutte le parti : i medesimi problemi (in forma diversa) esistono allo stesso modo da ambo le parti.

La differenza (quantomeno a livello economico, poi a livello umano siamo anni luce indietro, ma questo è un altro discorso) la fa solo una cosa : le tasse sovrumane (nostre) che fanno sì che il costo della vita da noi sia decisamente più alto a totale parità di prodotti e di servizi (esempio : stesso prodotto, stessa catena di supermercati, da noi quando va bene è allo stesso prezzo, ma la media è più alta del 15-20%).

Non voglio (per ora) parlare di apparati burocratici e/o statali, è tutto un altro discorso e soprattutto la burocrazia è decisamente diffusa e pesante anche in Germania, con dei costi alti, ma servizi funzionanti.

Ah, si usano principalmente i contanti, le ricevute fiscali sono quasi sempre un optional (e gli studi di settore sono meno rigidi che da noi, oltre al fatto che hai grandi agevolazioni fiscali almeno il primo anno di apertura di un’attività) e il posto fisso praticamente non esiste più per nessuno (ma se vai in difficoltà lo stato interviene, questo vale per tutti i residenti, stranieri compresi), e molti settori di piccola/media impresa (alimentari e ristorazione in primis, ma non solo) sono in mano per almeno il 50% a imprenditori italiani (residenti, ovviamente).

I nostri sono tutti problemi tipici di un paese comunista, non di un paese liberale.
Il nostro è solo un problema di costi e di riorganizzazione.
Ma, in fondo, l’italiano medio è un cattocomunista/statalista.


italiano medio


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