LTCM : il perchè di un fallimento (2)

Dicembre 22, 2004 EcoAnemia


LTCM : il perchè di un fallimento (2)

L’hedge fund LTCM, che era di gran lunga il più grande e affermato, raccoglieva alcune superstar della cosiddetta industria dei servizi finanziari di Wall Street, banchieri con esperienza nel sistema di controllo finanziario ed i migliori cervelli della matematica.

Insieme avevano messo a punto uno dei più formidabili sistemi di investimento che si potesse concepire, capace di macinare profitti nell’ordine dei miliardi di dollari.

il perchè di un fallimento

Con la prodigiosa abilità dimostrata nell’elemento finanziario LTCM riusciva a disporre di capitali oltre la soglia dei 100 miliardi di dollari, e, con un uso smodato della leva finanziaria, fino a 400.

Quei capitali provenivano dalle principali banche e investitori mondiali.

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Investendo i capitali rastrellati come garanzia, l’hedge fund poteva impegnarsi in operazioni in derivati per un volume superiore ai 1000 miliardi di dollari.

Gli ispettori che hanno successivamente esaminato i conti di LTCM hanno accertato che i depositi degli investitori, un capitale di 4,75 miliardi di dollari, erano stati impiegati come collaterale per l’acquisto di titoli per 125 miliardi di dollari, per poi usare quei titoli come collaterale per partecipare in transazioni finanziarie esotiche che ammontavano a 1250 miliardi di dollari circa.

Nel team di LTCM figuravano due Nobel per l’economia, Robert Merton e Myron Scholes, che ottennero il riconoscimento nel 1997 per le formule matematiche alla base delle operazioni in derivati (il famoso algoritmo di Black & Scholes ampiamente utilizzato per il calcolo del prezzo teorico delle opzioni e,conseguentemente,la gestione dei rischi).

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A dirigere le operazioni c’era John Meriwether, ex money manager di Salomon Brothers, costretto a lasciare nel 1991, dopo lo scandalo riguardante la manipolazione delle aste dei titoli del Tesoro Usa e la conseguente indagine della Securities & Exchange Commission (la famosa SEC), da cui ne uscì dopo un concordato patteggiamento di 70 milioni di dollari di pagamento danni.

E poi ancora David Mullins, che era stato vicepresidente della Federal Reserve USA.

Il problema non fu, come si è raccontato all’epoca, che LTCM aveva sbagliato completamente un paio di investimenti in derivati, ma che si stava letteralmente disintegrando sotto il peso degli eventi negativi non previsti dai loro algoritmi.

Infatti, mentre LTCM stava saltando per aria, anche molti altri grandi investitori stavano rimettendoci in proporzione.

E, come effetto domino, 14 grosse banche d’affari mondiali stavano per essere trascinate nel baratro.
E gli effetti del salvataggio del LTCM (una grande, immensa iniezione di liquidità in dollari) si sentono ancora oggi, a sette anni dall’evento.

LTCM aveva ipotizzato che a lungo termine si sarebbe verificata una convergenza dei tassi d’interesse delle principali nazioni industrializzate, secondo i parametri definiti dal modello matematico di Merton e Scholes.

Il presupposto teorico che ciò che era accaduto nel passato recente avrebbe definito ciò che sarebbe accaduto nel futuro, una logica alla base di quasi tutti i modelli computerizzati della finanza mondiale.

Tutta la questione sembrava perfetta.

LTCM era, infatti, il segreto su cui si reggeva uno dei parametri chiave per la nascita dell’Euro, e cioè la convergenza dei tassi d’interesse a lungo termine dei paesi membri.

Il miracoloso avvicinamento dei tassi dei titoli italiani a quelli tedeschi, verificatosi nel corso del 1997, non era stato provocato dal risanamento finanziario operato dal governo Prodi, bensì da una spregiudicata operazione di megaspeculazione internazionale.

Secondo fonti londinesi, LTCM aveva preso posizioni lunghe sui titoli del Tesoro Italiano per un ammontare di circa 40 miliardi di dollari in titoli derivati.

Per fare ciò, era bastato che LTCM acquistasse “appena” 700 miliardi di lire in Bot, che per l’effetto leva furono moltiplicati cento volte.

Benché un ordine di acquisto di tali dimensioni sia di per sé sufficiente a provocare macroscopici cambiamenti nelle quotazioni del titolo, ad esso va aggiunto l’effetto-imitazione dei principali investitori istituzionali del mondo che, come è noto, studiavano le mosse di LTCM per poi copiarle, sicuri di realizzare giganteschi profitti.

Nella sostanza, il mercato fu “truccato” in modo da far affluire centinaia di miliardi di dollari di denaro virtuale che ipotizzava la convergenza dei tassi italiani con quelli tedeschi, e quindi sul successo dell’Euro.

Questi massicci investimenti in derivati ebbero come effetto proprio quello di realizzare la convergenza. Come un miracolo, la differenza tra i tassi a lungo termine italiani e tedeschi si ridusse ad un infinitesimale 1/8%.

La realtà, a differenza della logica dei computer, non è lineare.
I modelli computeristici che tengono conto di tutte le analisi dei dati finanziari del passato non possono prevedere la realtà che esiste al di fuori del loro universo lineare e statistico.

All’atto pratico, i modelli finanziari di LTCM non erano in grado di prevedere gli scossoni sistemici verificatisi in Asia ed in Russia, che avrebbero gettato il mondo finanziario nel panico, ed avrebbero dato vita alla corsa dei risparmiatori ad investire nei buoni del Tesoro tedeschi e statunitensi.

Quella corsa ai beni rifugio avrebbe accentuato la differenza dei tassi d’interessi, invece del presunto riavvicinamento, determinando le perdite colossali di LTCM.

A seguito di quella crisi, dall’inizio dell’anno LTCM perse la sua base di capitale che dai 4,8 miliardi dollari si ridusse fino a 600 milioni di dollari.
Solo ad agosto registrò una perdita netta del 44% degli investimenti.

LTCM, inoltre, aveva anche venduto un numero grandissimo di call scoperte a lunghissimo termine sull’indice S&P500,che in teoria sarebbero dovute essere garantite dal collaterale composto dai titoli azionari componenti il paniere posseduti dall’hedge fund, e quindi sufficienti a coprire le perdite.

Ma l’aumento improvviso della volatilità nei mercati ebbe come causa sequenziale un aumento improvviso e violento dei margini necessari per mantenere le posizioni aperte.

Alla fine i margini saltarono, e le isituzioni principali (in testa Morgan Stanley e Bear Sterns) dovettero iniziare a chiamare il reintegro dei margin call.

Che LTCM non poteva ovviamente fare, dato che,in contemporanea,sia gli investimenti azionari usati come collaterale, sia i derivati sul reddito fisso stavano causando pesantissime perdite.

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Il fatto preoccupante è che l’errore assiomatico che ha portato LTCM all’impatto frontale con la realtà è lo stesso che sta alla base di tutta la bolla speculativa mondiale dei derivati e di altre attività speculative.

L’illusione di fondo è quella di poter congegnare una realtà virtuale capace davvero di anticipare sistematicamente la realtà autentica.

Quello di LTCM è stato il tentativo più riuscito di tale illusione, premiato con tanto di Nobel.
Il suo destino è una metafora per l’intero complesso speculativo.

Poi sarà la volta delle grandi banche internazionali, sia quelle più esposte in operazioni derivate in proprio, che quelle che hanno cercato di non dare nell’occhio “prestando discretamente” ai fondi.

Vorrei sottolineare una cosa,a questo punto.
I derivati e la leva finanziaria sono strumenti che hanno arricchito le possibilità di investimento,ed hanno modificato ed arricchito il panorama delle possibilità a disposizione (ed io ne faccio grande uso).

Il punto è che con il tempo si è data la possibilità di utilizzo anche ad investitori retail, che non ne comprendono completamente i meccanismi delicatissimi.
E, soprattutto, la estrema pericolosità.

(2)-Continua


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