Giugno 26, 2014 Totalitarismo
Manipolazione dell’informazione
I miliziani siriani del gruppo Al-Nusra si sono dichiarati leali ai ribelli iracheni dell’Isil in una delle città chiave al confine fra i due paesi.
A renderlo noto è stato l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che ha sottolineato come l’alleanza sia significativa, perché apre la strada ai jihadisti dell’Isil che potrebbero prendere il controllo di entrambe le parti del confine, ad Albu Kamal in Siria e Al-Qaim in Iraq.Uno dei membri dell’Isil ha confermato la notizia su Twitter, postando una foto che ritrae il comandante del Fronte al-Nusra mentre stringe la mano a uno dei leader dell’Isil di origine cecena.
Nonostante siano entrambi legati ad Al-Qaeda, i due gruppi sono stati rivali per lungo tempo, quando i miliziani dell’Isil sono stati coinvolti nella guerra civile siriana.
«Come molti miei colleghi professionisti nel mondo, ritengo, sulla base di informazioni serie e verificate, che Al Qaeda sia morta sul piano operativo nelle tane di Tora Bora nel 2002.
Dei circa 400 membri attivi dell’organizzazione che esisteva nel 2001, meno di una cinquantina di seconde scelte (esclusi Osama bin Laden e Ayman al-Zawahiri che non hanno alcuna attitudine sul piano operativo) sono riusciti a scamparla e a scomparire in zone remote, vivendo in condizioni precarie e disponendo di mezzi di comunicazione rudimentali e incerti.
Non è con tale dispositivo che si può animare una rete coordinata di violenza politica su scala planetaria.
Dalle indagini è emerso chiaramente che nessuno dei terroristi autori degli attentati post-11 settembre (Londra, Madrid, Sharm el-Sheikh, Bali, Casablanca, Bombay, eccetera) ha avuto contatti con l’organizzazione.
Tuttavia, si deve constatare che tutti, a forza d’invocarla ogni volta e spesso fuori luogo, appena un atto di violenza è commesso da un musulmano, o quando un musulmano si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato, o anche quando non ci sono musulmani affatto (come negli attentati all’antrace negli USA), Di continuo, certi media o presunti “esperti” di qua e di là dell’Atlantico hanno finito non già di resuscitarla, ma di trasformarla, come quell’Amedeo del commediografo Eugene Ionesco, quel morto il cui cadavere continua a crescere e a occultare la realtà, e di cui non si sa come sbarazzarsi».
Allain Chouet, già capo della DGSE (Direction Générale de la Sécurité Extérieure, ovvero il controspionaggio francese)
Fonte : Al-Qaeda non esiste : i servizi segreti francesi parlano
Al-Qaeda non esiste più dal 2002 (ammesso che sia mai esistita davvero come vera e propria organizzazione).
Eppure, periodicamente, i nostri media e i nostri governi ci ripropongono questo nemico inesistente (quantomeno ormai).
Come mai ?
La risposta è semplice: siamo gli obiettivi di una guerra psicologica e, in questo caso (ma non solo in questo), la tecnica utilizzata è il ben noto “meccanismo della ripetizione”, il buon vecchio paradigma caro a Goebbels :
“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”.
Si tratta di un uso pianificato (e ben conosciuto) di operazioni “psicologiche” finalizzato principalmente all’influenzamento di opinioni, emozioni, atteggiamenti e comportamento delle masse, in modo tale da creare nella gente frustrazione, insicurezza e soprattutto paura.
Queste condizioni, infatti, riducono un essere umano a uno stato di sottomissione e, soprattutto, di agitazione, in cui le capacità di ragionamento sono offuscate e il suo responso emotivo a vari stimoli e situazioni diventa non solo prevedibile, ma anche “sagomabile“.
Per creare frustrazione, insicurezza e paura, all’interno di un paese devono sussistere le seguenti condizioni :
Inflazione
Tassazione non equaConcussione e corruzione
Scarsità di uomini delle forze dell’ordineAumento di sanzioni
Scarse risorse per beni primari di necessitàFomentare l’intolleranza razziale e religiosa
Mancanza di fiducia nella politicaMancanza di risorse che possano sostenere l’economia
Azioni di terrorismo e di violazione dei diritti umani
Create abilmente queste condizioni, l’operatore di guerra psicologica può iniziare a lavorare.
I mezzi primari di manipolazione mentale sono :
Scuola
Televisione
Industria dell’intrattenimento
Altri fattori di secondaria importanza sono le droghe, l’alcool, gli psicofarmaci e l’alimentazione.
Per quanto riguarda la scuola, chiunque abbia avuto esperienze di insegnamento e abbia valutato in modo critico i metodi utilizzati ha potuto constatare che da noi si opera esclusivamente per :
Insegnare solo ciò che è strettamente necessario affinché la popolazione possa essere produttiva nei termini e nei modi voluti dal vero potere;
Imporre sistemi d’istruzione volti a uniformare e conformare la popolazione, evitando accuratamente di insegnare le materie che sviluppino la capacità di ragionamento (dialettica, retorica, logica), ovvero quelle materie che sviluppano il pensiero critico e autonomo.
Infine, instilla nei giovani preconcetti, pregiudizi e stereotipi su cui poi baseranno tutte le loro esperienze.
La funzione esercitata dalla scuola, che ha il vantaggio di poter agire sui bambini e sui giovani, maggiormente ricettivi ad assorbire pregiudizi e stereotipi, è fondamentale : l'”operatore psicologico” deve poter contare su una popolazione che risponde a determinate sollecitazioni.
Per poter manipolare, deve conoscere il modello di comportamento della popolazione, i modi di comunicazione e le motivazioni che stanno alla base del loro agire.
Una volta preparato il terreno dalla scuola, subentra la manipolazione attraverso i mass media : uno strumento fondamentale, poiché la nostra mente (tendenzialmente pigra) è attratta da tutto ciò che non richiede uno sforzo di pensiero (infatti elaboriamo solo 200 bit di informazioni su 400 miliardi che il cervello elabora in un secondo, cioè siamo consapevoli solo di mezzo miliardesimo di ciò che avviene nel nostro cervello).
Tutto il resto ci condiziona inconsapevolmente, senza che ce ne accorgiamo.
Le principali tecniche di manipolazione attraverso i media sono :
Creare un messaggio credibile
Usare il linguaggio giustoCreare un ampio numero di fonti di informazione
Creare degli “opinion leader”Attivare il meccanismo della ripetizione
Operare il debunking
Ecco una loro analisi nel dettaglio.
Creare un messaggio credibile
Il Vero Potere e i suoi “operatori psicologici” conoscono perfettamente gli schemi su cui si muove la popolazione e devono quindi sempre creare messaggi credibili.
Ma attenzione.
Il messaggio deve essere credibile, non vero.
Anzi, molto spesso, la verità può compromettere la credibilità del messaggio.
Le menzogne sono più attraenti della verità perché fanno leva sulle nostre speranze e sui nostri pregiudizi.
La verità, invece, spesso ha la sconcertante abitudine di metterci di fronte a un imprevisto, a qualcosa a cui non eravamo preparati e che, tendenzialmente, quindi, rifiutiamo.
Il vero potere sa perfettamente che la maggior parte del pubblico non è alla ricerca della verità, ma di ciò che gli permette di non uscire dagli schemi psichici indotti.
Perciò manipola la realtà su queste basi.
Ecco un esempio tragico.
La sera del 10 aprile 1991, 140 persone morirono bruciate sul Moby Prince davanti al porto di Livorno.
Se oggi qualcuno chiedesse alla gente i motivi della tragedia, la risposta che darebbe la maggior parte di loro sarebbe la seguente : c’era una fitta nebbia, l’equipaggio era davanti alla televisione a vedere la semifinale di Coppa delle Coppe Juventus-Barcellona, e non si è accorto della petroliera Agip Abruzzi entrando con questa in collisione.
Per la cronaca, è quello che ho creduto per molti anni anche io.
Tuttavia, è palesemente falso.
Dagli atti e documenti processuali è emerso che :
Quella sera la visibilità era perfetta (non c’era nebbia né prima, né durante, né subito dopo la collisione, come dimostrano foto e video amatoriali).
Nessuno dell’equipaggio stava guardando la partita (nella cabina di comando non c’erano televisori).
L’impatto non è stato improvviso, dato che tutti i passeggeri si trovavano nel salone De Lux (stanza provvista di porte tagliafuoco) con bagagli e giubbotti di salvataggio : questo significa che erano stati richiamati dalle cabine presso cui si trovavano.
Alcuni stavano mettendo a letto i bambini, visto che tutto è successo dopo le dieci di sera.
Sono stati invitati a rifare i bagagli, indossare i giubbotti e radunarsi nel salone, dove sono stati trovati.Nessuno dei corpi presentava traumi.
È difficile conciliare tutto ciò con l’impatto improvviso causato dalla negligenza del personale che guardava la partita, ma nella memoria collettiva è rimasta quella notizia : la tragedia è avvenuta perché l’equipaggio stava guardando la partita di calcio.
Perché ?
Perché il messaggio selezionato dall’operatore è assolutamente credibile : in Italia, mezza nazione si ferma per assistere a una semifinale di Coppa delle Coppe.
Usare il linguaggio giusto
Come abbiamo accennato, l’essere umano percepisce il mondo in termini di esperienze precedenti, pregiudizi e stereotipi.
Inoltre, avendo una mente pigra per natura, tende a semplificare i problemi complessi, alimentando il proprio ego e facendosi credere intelligentissimo e onnisciente.
Il vero potere risponde a questa esigenza utilizzando le parole.
Gli stereotipi sono parole o frasi così intimamente associate a idee o credenze comunemente accettate da essere di per sé convincenti, senza bisogno della ragione o dell’informazione, e sono accettati acriticamente senza essere prima sottoposti a un ragionamento.
Proprio per questo gli stereotipi sono volutamente lasciati vaghi : chiunque può interpretarli a proprio piacimento.
Un altro esempio.
Tutti i telegiornali, parlando del conflitto in Iraq (che è tornato prepotentemente di moda in questi ultimissimi giorni), usano il termine “guerra di liberazione“.
In realtà, si tratta di una guerra d’aggressione preventiva, illegale e criminale secondo il diritto internazionale.
Ma le truppe dei paesi invasori (in primis gli USA) al telegiornale diventano “truppe alleate”, mentre i combattenti iracheni vengono definiti “fedelissimi di Al-Qaeda“, con lo scopo di condizionare i telespettatori e far pensare che siano criminali, non uomini che difendono il loro paese.
Creare un ampio numero di fonti di informazione
Naturalmente, è necessario dare un’apparenza di democrazia, altrimenti la popolazione potrebbe accorgersi della censura.
Il vero potere crea, quindi, un ampio numero di fonti d’informazione i cui messaggi devono essere solo leggermente diversi, ma devono condizionare tutti allo stesso modo, così da dare alla popolazione la sensazione di poter scegliere liberamente tra diverse opzioni e programmi.
Un esempio lampante è rappresentato dai telegiornali, che non solo forniscono le stesse notizie, ma spesso hanno anche la stessa scaletta di apertura.
Creare degli opinion leader
Il vero potere sa perfettamente che gli “opinion leader” hanno il potere di influire sull’opinione pubblica quanto le personalità politiche, ed è per questo che li crea.
Si tratta di persone che compaiono in tutte le trasmissioni televisive e la cui fama è costruita dai media che li presentano come esperti del settore.
Ma per il telespettatore medio è difficile capire se l’opinionista è diventato esperto del settore perché è comparso in televisione o se è comparso in televisione perché era realmente un esperto.
Attivare il meccanismo della ripetizione
Una volta creata la realtà voluta, il vero potere deve attivare il meccanismo della ripetizione, ovvero deve ripetere un fatto non vero così spesso da farlo diventare reale, come nel caso di Al Qaeda.
Operare debunking
Ho già trattato più volte la figura del debunker e le sue finalità.
Il debunker opera con messaggi semplici, prevalentemente diretti a livello emotivo e con ganci diretti all’inconscio, ovvero a quei pregiudizi e stereotipi inculcati sin dai tempi della scuola e rinforzati quotidianamente dai media.
Normalmente, il messaggio teso a screditare la fonte di controinformazione del debunking si apre con un attacco personale, etichettando la persona con varie insinuazioni.
Le principali etichette sono : bugiardo, paranoico, complottista, affetto da delirio di persecuzione, mitomane in cerca di pubblicità, conservatore, nazionalista, xenofobo, razzista, fascista, sionista, antisemita, fondamentalista, euroscettico.
Tali parole (etichette) hanno la capacità di “impermeabilizzare” la nostra mente, neutralizzando a priori ogni possibile apporto a un pensiero diverso, grazie a processi automatici creati sin dalla scuola.
Queste sono le principali tecniche di manipolazione mentale.
Ma come ci si può difendere ?
In realtà, è molto semplice.
In primo luogo, è importante evitare la cosiddetta “bulimia di informazioni“: per me è facile ormai, ma per la maggior parte della gente no.
Inoltre, è importante ricordarsi sempre :
Quando i media trasmettono notizie come quelle su Al-Qaeda, è lecito chiedersi quale sia il loro scopo terrorizzando la popolazione.
Vogliono far approvare leggi che elidano ancora di più i diritti fondamentali dei cittadini ?
Oppure si tratta semplicemente di un “falso bersaglio“, nel senso che desiderano attirare l’attenzione della massa su un fronte per poter agire indisturbati su un altro ?Quando una persona, in un dibattito (o in una discussione), non prova a confutare i fatti ma si affida a frasi generiche e banali, con ganci emotivi e soprattutto stereotipati, è meglio cambiare canale (o troncare la discussione con l’interlocutore) e approfondire personalmente la questione.
La stessa cosa si deve fare tutte le volte che qualcuno, invece di contestare nel merito un’affermazione, attacca sul piano personale etichettando l’interlocutore con lo scopo di delegittimarlo.Bisogna sempre analizzare il contenuto di ciò che viene detto, ovvero verificare se si tratta solo di forma (parole inutili e stereotipi) o se c’è anche della sostanza.
Gli esempi potrebbero essere infiniti, ma in fondo tutto si riduce a una sola cosa.
Riappropriarsi della capacità di pensare.