Gennaio 11, 2025 Storia nascosta
Ciò che dobbiamo sapere per risvegliare il suo spirito in noi e poter così portare avanti la sua missione ed emularne la testimonianza.
Martin Luther King : la vera storia del suo omicidio
Pochissimi conoscono la verità che si cela dietro l’assassinio di Martin Luther King Jr.
Esistono pochi libri sull’argomento, a differenza di altri omicidi “importanti”, come quello di JFK.
Inoltre, da sempre, esiste un oscuramento mediatico sostenuto dalla disinformazione governativa per nascondere la verità, visto che ben pochi (come al solito) hanno deciso di mettere in discussione la versione “ufficiale” dei fatti.
Oggi ne stiamo pagando amaramente le conseguenze : la discriminazione razziale, la povertà e la violenza della polizia occupano tuttora le prime pagine dei giornali di tutto il mondo.
Dopo oltre un decennio come leader dei diritti civili più noto e rispettato d’America, nel 1968 il reverendo Martin Luther King Jr. si era concentrato sempre più sulle questioni legate alla povertà, dichiarando inoltre pubblicamente la sua ferma opposizione alla guerra del Vietnam, come aveva fatto nel famoso discorso “Beyond Vietnam : The Time to Break the Silence”, tenuto alla Riverside Church di New York il 4 aprile 1967, un anno prima del suo assassinio.
Un estratto da “50 Years Ago: Riverside Church and MLK’s Final Year of Experiments With Truth” spiega ancora più dettagliatamente il suo pensiero a riguardo.
Un momento significativo nella sua vita si verificò il 14 gennaio 1967, quando il Dr. King vide per la prima volta un saggio fotografico di William Pepper sui bambini del Vietnam.
Bernard Lee, che era presente in quel momento, non ha mai dimenticato lo shock di Martin Luther King nel guardare le fotografie dei giovani vittime del napalm.
“Martin era già a conoscenza della guerra in Vietnam e si era già espresso contro di essa.
La forza della verità in queste fotografie lo portò direttamente a esortare la comunità della Riverside Church nel mese di aprile“.Un altro documento significativo sul pensiero di MLK è : “The Truth of the Children of Vietnam: A Way of Liberation – How Will We Challenge Militarism, Racism, and Extreme Materialism ?“
Dopo aver vinto il Premio Nobel per la pace nel 1964, a metà degli anni Sessanta, Martin Luther King Jr. era diventato una figura di rilievo a livello internazionale, le cui opinioni sui diritti umani, economici e sulla coesistenza pacifica erano diventate influenti in tutto il mondo.
Allo stesso tempo, il reverendo King era odiato da una schiera di razzisti in tutta l’America, in particolare negli stati del Sud.
Tra i suoi più grandi nemici dichiarati c’era sicuramente anche il direttore dell’FBI J. Edgar Hoover, il quale, in pubblico, affermava che i sostenitori di King fossero “comunisti che volevano danneggiare gli interessi dell’America“.
Come è ben noto, alla fine degli anni ’60, il programma COINTELPRO dell’FBI creò una rete di informatori per minare alla base i movimenti per i diritti civili e pacifisti, attenzionando in particolare MLK.
Dr. Martin Luther King, Jr., Case study, Senato degli Stati Uniti, Comitato ristretto per lo studio delle operazioni governative rispetto alle attività di intelligence (“Comitato Church”), Relazione finale – Libro III : Relazioni dettagliate supplementari sulle attività di intelligence e sui diritti degli americani, 23 aprile 1976, pp. 79-184.
Dopo il discorso “I Have a Dream” di MLK nel 1963, William Sullivan, capo della divisione di intelligence interna dell’FBI, scrisse in una nota successiva :
“Personalmente, ritengo che, alla luce del suo potente discorso demagogico, Martin Luther King sia superiore a tutti gli altri leader neri messi insieme per quanto riguarda la capacità di influenzare grandi masse.
Dobbiamo riconoscerlo ora, se non l’abbiamo già fatto in precedenza, come il più pericoloso dei neri del futuro per la sicurezza nazionale e la sicurezza nazionale dal punto di vista comunista“.
Dopo aver effettuato numerose intercettazioni su Martin Luther King, l’FBI gli inviò una lettera anonima in cui lo esortava a suicidarsi, altrimenti avrebbe reso nota la sua vita sessuale extraconiugale.
L’odio dell’FBI e del suo direttore, J. Edgar Hoover, per MLK era tale che per loro nulla era troppo meschino.
Durante le audizioni della Commissione Church del Senato a metà degli anni ’70, fu scoperto un gruppo parallelo all’interno della CIA, noto con il nome in codice CHAOS.
Nonostante lo statuto vietasse di operare all’interno degli Stati Uniti, la CIA utilizzò mezzi illegali per minare i movimenti per i diritti civili e, in particolare, quelli pacifisti.
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Nel suo discorso alla Riverside Church, MLK parlò chiaramente di quello che identificò come “il più grande fornitore di violenza nel mondo di oggi“, scontrandosi quindi con il suo stesso governo impegnato nella guerra criminale che stava conducendo contro il Vietnam.
Di conseguenza, fu universalmente condannato da tutti i mass media, in particolar modo da quel governo che, in seguito, dopo la sua morte, lo osannò ipocritamente.
Ufficialmente, Martin Luther King Jr. fu assassinato il 4 aprile 1968, alle 18:01, mentre si trovava sul balcone del Lorraine Motel di Memphis, nel Tennessee.
Fu colpito da un proiettile di fucile nella parte inferiore destra del viso, che gli frantumò la mascella, danneggiò la parte superiore della colonna vertebrale e si fermò sotto la scapola sinistra.
Il governo degli Stati Uniti sostenne che l’assassino era un razzista solitario di nome James Earl Ray, evaso dal penitenziario statale del Missouri il 23 aprile 1967.
Secondo la versione ufficiale, Ray avrebbe sparato il colpo fatale dalla finestra del bagno del secondo piano di una casa di affittacamere sopra il retro del Jim’s Grill, dall’altra parte della strada.
Una volta arrivato nella sua stanza in affitto, Ray avrebbe raccolto le sue cose, compreso il fucile, in un fagotto avvolto in un copriletto, si sarebbe precipitato fuori dalla porta d’ingresso sulla strada adiacente e, in preda al panico, avrebbe lasciato cadere il fagotto nel portone della Canipe Amusement Company, qualche porta più in là.
Poi sarebbe salito sulla sua Mustang bianca e avrebbe guidato fino ad Atlanta, dove avrebbe abbandonato l’auto.
Da lì sarebbe fuggito in Canada, poi in Inghilterra, quindi in Portogallo e di nuovo in Inghilterra, dove fu prima arrestato all’aeroporto di Heathrow l’8 giugno 1968 e poi estradato negli Stati Uniti.
La versione ufficiale ha sempre sostenuto che il denaro di cui Ray aveva bisogno per acquistare la sua automobile, oltre che per tutti i suoi spostamenti successivi, era stato ottenuto grazie a varie rapine e a un colpo in banca.
Il movente di Ray sarebbe stato il razzismo, oltre al fatto che fosse un solitario rancoroso e pericoloso.
Quando Ray, sotto fortissime pressioni, coercizioni e (soprattutto) con una bustarella da parte del suo avvocato, accettò il patteggiamento dichiarandosi colpevole (solo pochi giorni prima di richiedere un regolare processo che ai tempi gli era stato negato), e fu condannato a 99 anni di carcere, il caso sembrò essere chiuso per sempre.
Un altro assassino solitario pieno di odio, come il governo aveva già definito in precedenza Lee Harvey Oswald e Sirhan Sirhan, il presunto colpevole dell’assassinio di Robert Kennedy.
Ovviamente Ray era stato ingannato sin dall’inizio dal suo avvocato, Percy Foreman.
Gli era stato detto che il governo avrebbe perseguitato il padre e il fratello Jerry, e che sarebbe finito sulla sedia elettrica se non si fosse dichiarato colpevole.
Ray inizialmente acconsentì, presentando la cosiddetta dichiarazione di colpevolezza davanti al giudice Preston Battle.
Nel dichiararsi colpevole, Ray non ammise alcun crimine, affermando la propria innocenza.
Il giorno seguente licenziò Percy Foreman che, cercando di corromperlo per indurlo a confessare un crimine che non aveva mai commesso, aveva commesso un reato.
Foreman aveva anche mentito al giudice Battle riguardo al loro “contratto”.
Inoltre, la trascrizione della testimonianza di Ray fu immediatamente falsificata per dare maggior credito alla tesi del governo.
Fu condannato all’ergastolo.
Dopo tre giorni, Ray cercò di ritrattare la sua dichiarazione, dichiarando la propria completa estraneità ai fatti, ripetuta per quasi 30 anni fino alla sua morte.
Fin dall’inizio, il caso giudiziario del governo degli Stati Uniti contro James Earl Ray era estremamente debole e, negli anni successivi, è diventato talmente debole da non essere più credibile.
Con il tempo si sono accumulate numerose prove che lo rendono palesemente infondato.
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Ma prima di passare all’esame delle prove, è importante sottolineare che Martin Luther King Jr., suo padre, il reverendo M. L. King Sr., e suo nonno materno, il reverendo A.D. Williams, tutti pastori della Ebenezer Baptist Church di Atlanta, furono spiati dai servizi segreti dell’esercito e dall’FBI fin dal 1917.
Tutti erano considerati pericolosi a causa delle loro idee sull’uguaglianza razziale ed economica.
Nulla di tutto ciò aveva a che fare con la guerra o la politica estera degli USA ; tale spionaggio era collegato alla loro opposizione religiosa alle politiche razziste ed economiche che risalivano ai tempi della schiavitù, realtà oggi ufficialmente riconosciute.
Tuttavia, quando Martin Luther King Jr. denunciò con forza anche le guerre ingiuste e, in particolare, quella del Vietnam, annunciò la sua Campagna dei Poveri e l’intenzione di guidare un massiccio accampamento pacifico di centinaia di migliaia di persone a Washington, si diffuse il panico ai piani alti del governo degli USA.
Per più di cinquant’anni i mass media “ufficiali” hanno sempre fatto eco alla versione del governo riguardo all’assassinio di MLK.
Tuttavia, soprattutto grazie ai media alternativi e al monumentale lavoro e alla perseveranza dell’avvocato della famiglia di MLK, William Pepper, è emersa infine la verità sull’assassinio.
Attraverso decenni di ricerche, un processo televisivo, un processo giudiziario e tre libri meticolosamente studiati e poi scritti, Pepper ha documentato in modo inequivocabile le responsabilità dell’assassinio di MLK da parte del direttore dell’FBI J. Edgar Hoover, dell’FBI stessa, dei servizi segreti dell’esercito, della polizia di Memphis e di personaggi della mafia texana.
Nei suoi ultimi due libri, prima An Act of State (2003) e successivamente The Plot to Kill King (2016), Pepper ha presentato il caso in modo assolutamente completo.
L’indagine pluridecennale di William Pepper confuta l’inconsistenza delle prove a carico di James Earl Ray e dimostra definitivamente che Martin Luther King è stato ucciso da una cospirazione governativa guidata da J. Edgar Hoover e dall’FBI, dai servizi segreti dell’esercito e dalla polizia di Memphis, con la partecipazione di esponenti della mafia USA.
Ha inoltre anche ragione nell’affermare che “probabilmente abbiamo acquisito conoscenze più dettagliate su questo assassinio politico di quante ne abbiamo mai avute su qualsiasi altro evento storico precedente“.
Ciò rende il silenzio su questo caso ancora più assordante.
Lo shock si accentua quando si ricorda (o si racconta per la prima volta) che nel 1999 una giuria di Memphis, dopo un regolare processo di trenta giorni con oltre settanta testimoni, ha dichiarato il governo degli Stati Uniti colpevole dell’uccisione di MLK.
Una panoramica del processo con collegamenti alla trascrizione del tribunale è “The Martin Luther King Conspiracy Exposed in Memphis“, di Jim Douglass, Probe Magazine, 2000.
Oltre a essere stato uno dei due soli testimoni che hanno assistito a tutto il processo della durata di trenta giorni, Douglass è stato anche uno dei partecipanti.
Al momento di trattare l’argomento, i media del mainstream hanno liquidato sia il verdetto della giuria sia, soprattutto, tutti coloro che lo hanno accettato, compresa l’intera famiglia King guidata da Coretta Scott King, come “deliranti”.
Un classico quando si tratta di contraddire le verità cosiddette “ufficiali”.
Addirittura la rivista Time arrivò a definire il verdetto come “una conferma delle sporche fantasie della famiglia King“.
Ne è seguita una campagna diffamatoria che si è protratta fino ai giorni nostri ; successivamente il fatto che un tale processo fosse mai stato celebrato è scomparso dalla cosiddetta memoria collettiva, tanto che oggi la maggior parte delle persone non ne ha mai sentito parlare e pensa che Martin Luther King sia stato ucciso da un pazzo razzista bianco, James Earl Ray (ammesso che lo sappia).
Il processo civile fu l’ultima risorsa della famiglia King per ottenere un’udienza pubblica che rivelasse la verità sull’assassinio.
Sia loro che Pepper sapevano (e hanno dimostrato) che Ray era solo una pedina innocente, che però è deceduto in prigione nel 1998, dopo aver tentato per trent’anni di ottenere un regolare processo e dimostrare così la propria innocenza.
Durante tutti questi anni, Ray aveva sempre sostenuto di essere stato manipolato da una figura oscura di nome Raul, che gli aveva fornito denaro, una Mustang bianca e aveva soprattutto coordinato tutti i suoi successivi spostamenti, facendogli anche comprare un fucile e consigliandogli di prendere in affitto una stanza al Jim’s Grill.
Il governo ha sempre negato l’esistenza di Raul.
Pepper invece ha dimostrato il contrario.
Il 30 marzo 2018, il giornalista di cronaca nera del Washington Post Tom Jackman ha pubblicato un articolo a quattro colonne in prima pagina dal titolo “Chi ha ucciso Martin Luther King Jr.? La sua famiglia ritiene che James Earl Ray sia stato incastrato“.
Sebbene questo articolo fosse molto diverso dalle conclusioni del processo, era comunque ben lontano dalle sgradevoli critiche rivolte in passato a chi era d’accordo con il verdetto della giuria, etichettato come “fanatico della cospirazione“.
Dopo decenni di offuscamento della verità sull’assassinio di MLK, alcuni raggi di verità hanno iniziato a fare capolino, e per giunta sulla prima pagina del WP.
Jackman chiarisce che tutti i membri superstiti della famiglia King – Bernice, Dexter e Martin III – erano pienamente d’accordo sul fatto che James Earl Ray, l’assassino accusato, non era colpevole dell’omicidio del loro padre, e che c’era stata (e continuava ad esistere) una cospirazione per insabbiare la verità.
A tutto questo si aggiungevano le parole dell’icona dei diritti civili John Lewis :
“Credo che ci sia stata una cospirazione per eliminare Dr. King dalla scena politica americana”.
L’ex ambasciatore delle Nazioni Unite e sindaco di Atlanta Andrew Young, che era con King al Lorraine Motel quando gli spararono, concordava con questo pensiero :
“Non accetterei mai l’idea che James Earl Ray abbia sparato a King e questo è l’importante”.
Jackman aggiunse inoltre che Young aveva sottolineato che l’assassinio di MLK era avvenuto dopo quello del presidente Kennedy, di Malcolm X e pochi mesi prima di quello del senatore Robert Kennedy.
“Stavamo vivendo in un periodo di omicidi“, affermò allora Young.
Negli anni precedenti l’inizio delle indagini di Pepper (1978) sull’omicidio di MLK, solo poche voci solitarie avevano espresso dubbi sulle conclusioni del governo : Framing Up di Harold Weisberg nel 1971 e Nome in codice “Zorro” di Mark Lane e Dick Gregory nel 1977.
Come per l’assassinio del presidente Kennedy e di suo fratello Robert (due mesi dopo l’omicidio di MLK), tutte le prove indicano che il governo statunitense ha costruito dei capri espiatori da incolpare.
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Ray, Oswald e Sirhan Sirhan hanno infatti tutti una somiglianza impressionante nel modo in cui sono stati prima scelti e poi spostati come pedine per lunghi periodi di tempo.
Pepper ha impiegato decine di anni per arrivare a una verità praticamente certa sullo svolgimento dei fatti, dopo che lui e il reverendo Ralph Abernathy, collaboratore di MLK, avevano per la prima volta intervistato Ray in prigione nel 1978.
Il primo segnale arrivò con il rapporto del 1979 della House Select Committee on Assassinations sull’assassinio di MLK, redatto da Robert Blakey, un personaggio altamente ambiguo e sospetto, che in precedenza aveva sostituito Richard Sprague, ritenuto troppo indipendente.
Questa indagine ignorò completamente tutte le prove che lasciavano supporre che James Earl Ray fosse innocente e che potessero essere coinvolte forze governative.
Pepper elencò nel suo libro oltre venti omissioni sul reale svolgimento dei fatti.
Bloccato in ogni modo dalle autorità e impossibilitato a ottenere un regolare processo, Pepper organizzò allora un processo televisivo “virtuale”, andato in onda il 4 aprile 1993, venticinquesimo anniversario dell’assassinio.
I giurati furono selezionati da un gruppo di cittadini statunitensi, un ex procuratore e un giudice federale ricoprirono i ruoli di pubblico ministero e giudice, mentre Pepper era l’avvocato difensore.
Quest’ultimo presentò numerose prove che dimostravano chiaramente che le autorità avevano improvvisamente revocato tutte le misure di sicurezza per King ; che il principale testimone dell’accusa era ubriaco fradicio ; che il presunto covo del cecchino nel bagno era vuoto poco prima che venisse sparato il colpo ; che tre testimoni oculari, tra cui Earl Caldwell del New York Times, affermarono che lo sparo proveniva dai cespugli dietro la pensione ; e che due testimoni oculari videro Ray allontanarsi con la sua Mustang bianca prima dello sparo.
Di conseguenza, la giuria respinse i deboli capi d’accusa e Ray fu dichiarato non colpevole.
I mass media del mainstream risposero con il silenzio.
Nonostante si trattasse solo di un processo televisivo, emersero sempre più prove che il proprietario del Jim’s Grill, Loyd Jowers, era profondamente coinvolto nell’omicidio.
Pepper allora approfondì le indagini e, il 16 dicembre 1993, Loyd Jowers apparve nel programma Primetime Live della ABC, in onda su scala nazionale.
Queste le conclusioni di Pepper :
“Jowers dichiarò che non era stato James Earl Ray a uccidere Martin Luther King, ma che lui, Jowers, aveva assunto un sicario dopo essere stato contattato dal produttore di Memphis Frank Liberto, che gli aveva offerto 100.000 dollari per organizzare l’omicidio.
Jowers dichiarò anche di essere stato visitato da un uomo di nome Raul, che gli consegnò un fucile e gli chiese di tenerlo fino a quando non si sarebbero conclusi i preparativi.
Il mattino successivo alla messa in onda di Primetime Live, non venne dedicata alcuna copertura mediatica alla serata precedente, neanche su ABC.Ecco una confessione, in prima serata, di coinvolgimento in uno dei crimini più atroci della storia della Repubblica, e praticamente nessuna copertura mediatica negli Stati Uniti”.
Fino al 2018, Pepper ha sempre lavorato instancabilmente sul caso, portando alla luce decine e decine di ulteriori prove che confutavano sempre di più le affermazioni del governo e, nel contempo, accusandolo, insieme ai mass media, di aver continuato a insabbiare il caso.
Le prove raccolte e dettagliate in An Act of State e The Plot to Kill King dimostrano che Martin Luther King è stato ucciso da una cospirazione ordita dal governo degli Stati Uniti.
Le basi di questa affermazione sono state presentate nel processo del 1999, mentre altri documenti di supporto sono stati scoperti successivamente.
Poiché i nomi e i dettagli coinvolti chiariscono che, come per gli omicidi di JFK e RFK, la cospirazione è stata molto sofisticata e organizzata ai massimi livelli, mi limiterò a evidenziare alcune delle prove fornite da Pepper.
1.Pepper ha confutato la tesi governativa dimostrando, attraverso molteplici testimoni, prove telefoniche e fotografiche, che Raúl esisteva ; che il suo nome completo era Raul Coelho ed era il responsabile dell’intelligence che controllava James Earl Ray ; che gli fornì denaro e soprattutto le istruzioni sin dal loro primo incontro al Neptune Bar di Montreal, dove Ray era fuggito nel 1967 dopo la sua evasione dal carcere, fino al giorno dell’assassinio di MLK.
Fu proprio Raul a ordinare a Ray di tornare dal Canada negli Stati Uniti (un’azione che non ha senso per un prigioniero evaso dal Paese), a fornirgli i soldi per comprare la Mustang bianca, ad aiutarlo a ottenere i documenti di viaggio e a spostarlo in tutto il Paese come una pedina su una scacchiera.
I paralleli con Lee Harvey Oswald sono sorprendenti.
2.Pepper ha presentato il caso di Donald Wilson, un ex agente dell’FBI che lavorava nell’ufficio di Atlanta nel 1968, il quale si era recato con un collega anziano a controllare una Mustang bianca abbandonata con targa dell’Alabama (l’auto di Ray, di cui Raul possedeva un mazzo di chiavi), e aprendo la portiera del passeggero scoprì che una busta e alcuni documenti erano caduti a terra.
Più tardi, una volta letti, il loro contenuto “esplosivo” gli fece capire intuitivamente che, se li avesse consegnati ai suoi superiori, sarebbero stati immediatamente distrutti.
C’era una pagina strappata di un elenco telefonico di Dallas del 1963 con il nome “Raul” scritto in alto e la lettera “J” con un numero di telefono di Dallas di un club gestito da Jack Ruby, l’assassino di Oswald.La pagina era relativa alla lettera H e riportava numerosi numeri di telefono di H. L. Hunt, miliardario petrolifero di Dallas ed amico del direttore dell’FBI J. Edgar Hoover.
Entrambi detestavano MLK.Il secondo foglio conteneva il nome di Raúl ed un elenco di nomi, importi e date di pagamento.
Sul terzo foglio era scritto sia il numero di telefono che l’interno dell’ufficio dell’FBI di Atlanta.
A questo proposito, è interessante consultare l’importante intervista di James W. Douglass a Donald Wilson in The Assassinations, pp. 479-491.3. Pepper ha dimostrato che lo pseudonimo Eric Galt, utilizzato da Ray dal luglio 1967 al 4 aprile 1968, era in realtà il nome di un agente dei servizi segreti dell’esercito americano di Toronto, Eric St. Vincent Galt, che lavorava per la Union Carbide con autorizzazione Top Secret.
Il magazzino dello stabilimento canadese della Union Carbide a Toronto, che Galt supervisionava, “ospitava un progetto di munizioni top secret finanziato congiuntamente dalla CIA, dal Centro Navale per le Armi di Superficie degli Stati Uniti e dal Comando per la Ricerca e lo Sviluppo dell’Elettronica dell’Esercito“.
Nell’agosto 1967, Galt si incontrò con il maggiore Robert M. Collins, un aiutante di primo piano del capo del 902° Gruppo di Intelligence Militare (MIG), il colonnello John Downie.Downie selezionò quattro membri per un’unità di cecchini, l’Alpha 184, che fu inviata a Memphis per organizzare l’assassinio di MLK.
Nel frattempo, Ray, utilizzato come capro espiatorio, era in grado di muoversi liberamente in quanto protetto dall’anonimato garantitogli dal nome Eric Galt.4.Per confutare l’affermazione del governo secondo cui Ray e suo fratello avrebbero rapinato la banca di Alton, Illinois, per finanziare i loro viaggi e l’acquisto di un’auto (per dimostrare quindi che non esisteva nessun Raul), Pepper ha telefonato allo sceriffo di Alton e al presidente della banca all’epoca, ed entrambi hanno fornito la medesima dichiarazione : “i fratelli Ray non hanno nulla a che fare con la rapina“.
Nessuno dell’HSCA, dell’FBI o del New York Times aveva mai chiesto in precedenza la loro opinione.
5. Pepper ha dimostrato che il colpo di fucile che ha ucciso MLK proveniva dai cespugli dietro il Jim’s Grill e non dalla finestra del bagno.
A sostegno della sua tesi, ha presentato prove schiaccianti che dimostravano l’assurdità della teoria del governo, basata sulla testimonianza di un certo Charlie Stephens, alcolista cronico.Tra le prove presentate vi sono le testimonianze di numerosi testimoni oculari e, soprattutto, quella di Loyd Jowers, il proprietario del Jim’s Grill, che ha dichiarato di essersi unito a un’altra persona tra i cespugli e di aver riportato il fucile nel ristorante dalla porta sul retro dopo aver sparato il colpo che uccise MLK.
6. Inoltre, Pepper ha presentato un’ulteriore prova inconfutabile : i cespugli erano stati tagliati la mattina dopo l’omicidio nel tentativo di alterare irrimediabilmente la scena del crimine.
L’ordine era stato impartito dall’ispettore del Dipartimento di Polizia di Memphis Sam Evans a Maynard Stiles, un alto funzionario del Dipartimento dei Lavori Pubblici di Memphis.7. Pepper ha mostrato come la stanza di MLK fosse stata spostata dalla stanza 201, sicura, al piano superiore, alla stanza 306, con balcone ; come MLK fosse stato posizionato da solo sul balcone dai membri del suo entourage per essere ucciso alla testa con un colpo proveniente dall’altra parte della strada.
Inoltre, ha sottolineato il ruolo dell’agente di polizia nero Marrell McCollough, in servizio presso il Dipartimento di Polizia di Memphis e assegnato al 111° MIG, all’interno dell’entourage.
In questa foto è possibile vedere McCollough inginocchiato davanti a MLK per verificare che fosse davvero morto.
McCollough entrò ufficialmente a far parte della CIA nel 1974 (cfr. Douglass Valentine, “Deconstructing Kowalski : The DOJ’s Strange MLK Report”).
8.Pepper ha mostrato come l’assassinio fosse stato doverosamente fotografato da agenti dell’intelligence dell’esercito situati sul tetto della caserma dei vigili del fuoco adiacente.
9.Pepper ha presentato le prove che il Dipartimento di Polizia di Memphis aveva ritirato dall’area tutta la scorta sicurezza per MLK, compresa un’unità speciale di agenti di colore e quattro unità della polizia militare.
Un detective di colore della vicina stazione dei vigili del fuoco, Ed Redditt, si dimise dal suo incarico il pomeriggio del 4 aprile, molto probabilmente dopo aver subito minacce di morte, mentre gli unici due pompieri di colore della stazione dei vigili del fuoco n. 2 erano stati trasferiti in un’altra stazione.
10. Pepper ha confermato la presenza della “squadra Operation Detachment Alpha 184”, una squadra di cecchini delle Forze Speciali sotto mentite spoglie civili, che si trovava sul balcone del Lorraine Motel, e ha citato il nome di un soldato, John D. Hill, che faceva parte sia dell’Alpha 184 che di un’altra squadra militare, il Selma Twentieth SFG, che si trovava a Memphis.
11. Pepper ha dimostrato l’utilizzo di due Mustang bianche nell’operazione per incastrare Ray.
12. Pepper ha dimostrato che Ray si era già allontanato dal luogo della sparatoria, che Lloyd Jowers aveva preso il fucile al tiratore che si trovava nei cespugli e che la polizia di Memphis lavorava in stretta collaborazione con l’FBI, i servizi segreti dell’esercito e la “Dixie Mafia”, in particolare con il commerciante locale Frank Liberto e il suo socio di New Orleans Carlos Marcello.
Inoltre, ha dimostrato che ogni aspetto della versione governativa era pieno di contraddizioni e che qualsiasi persona che avesse familiarità con i dettagli dell’accaduto e possedesse capacità logiche elementari avrebbe potuto confutarla facilmente.
13. E, soprattutto, Pepper ha mostrato come i media mainstream e i funzionari governativi abbiano passato anni a coprire la verità sull’omicidio di MLK con bugie e disinformazione, proprio come hanno fatto con gli omicidi di Kennedy e Malcolm X, molto simili a quello di MLK.
Le numerose testimonianze, documenti, interviste e fotografie presenti in An Act of State e The Plot to Kill King dimostrano in modo inequivocabile che la versione ufficiale secondo cui James Earl Ray avrebbe ucciso Martin Luther King era totalmente falsa e che esisteva una cospirazione per assassinarlo, con il coinvolgimento dell’FBI e di altre agenzie governative di intelligence.
Solo chi non vuole conoscere la verità può ignorare tutte queste prove e continuare a credere alla versione ufficiale.
Martin Luther King rappresentava una minaccia per un ordine prestabilito basato sulla violenza istituzionalizzata, sul razzismo e sullo sfruttamento economico.
Era un uomo molto pericoloso per il governo degli Stati Uniti.
I rivoluzionari sono, ovviamente, un incubo per le élite di potere che resistono con tutte le loro forze agli sforzi dei ribelli di trasformare la società.
A cinquantasei anni dall’assassinio di MLK, le cause per cui si è battuto – i diritti civili, la fine delle guerre di aggressione degli Stati Uniti e la giustizia economica per tutti – non solo non sono state realizzate, ma sono peggiorate sotto molti aspetti.
Ma è ciò che dobbiamo tenere a mente per far risorgere il suo spirito in noi e poter così portare avanti la sua missione ed emularne la testimonianza.