Milano microcosmo di EcoAnemia

Dicembre 19, 2024 EcoAnemia, Il Great Reset del WEF

A Milano tutto era regolato in base al denaro.
Nei bar, per esempio, si diceva “cappuccio” per “cappuccino”, così si risparmiava qualche sillaba.

Enzo Biagi


Milano microcosmo di EcoAnemia

Conosco fin troppo bene l’hinterland milanese, avendo osservato per anni, giorno dopo giorno, lo stato di quella che fu la capitale economica e, per certi versi, culturale italiana.

Milano (ma lo stesso ragionamento si potrebbe usare per la stragrande maggioranza delle metropoli dell’Europa occidentale e, sicuramente, per la maggior parte delle città italiane) è praticamente morta dopo essersi ammalata di alcune “malattie” incurabili che si possono riassumere con una sola parola : EcoAnemia.

Disprezzo per il lavoro e per chi lavora

Nonostante il milanese continui a ostentare una figura “lavoratrice”, dall’inizio degli anni ’90 a Milano si è sviluppata una mentalità che disprezza totalmente chi “si sporca le mani”.
Il termine “lavorare” non è più sinonimo di “costruire”, ma di “gestire”.

Gestire è l’attività di chi, da un lato, soffoca ogni ambizione di eccellenza per non tradire la propria mediocrità e incompetenza.
Dall’altro è una professionalità non meglio definita che consiste nell’indossare una cravatta, parlare un idioma incomprensibile e stare al telefono a discutere di cose già discusse.

Oggi, a Milano, chi fa le cose, chi costruisce le cose, chi realizza le cose, è considerato un povero pirla.

Il vero eroe cittadino, il modello di lavoratore locale, è colui che gestisce (per gli amici, un manager), l’unico che può ambire a un posto fisso.
Chi sa gestire è colui che farà carriera.

Se siete bravi e vi offrono la possibilità di fare carriera, a Milano non vi proporranno incarichi più impegnativi, più grandi o più complessi.
Vi offrono di iniziare a gestire.

Gestire è un’attività che si svolge in tre fasi :

Mortificazione di chi sa fare, a favore di chi sa comunicare e presentarsi bene.
Nel gergo milanese : “leccare il culo” a qualcuno che ti farà fare carriera.

Diffamazione di chi sa fare, a favore di chi non sa fare.
Non deve esserci nessuno in grado di rendere evidente l’incompetenza di chi gestisce.

Bisogna causare il licenziamento e l’espulsione dalla realtà produttiva di chi sa fare.
Non è abbastanza positivo, ovvero non dice sempre di sì a chi gestisce.

Questa trasformazione del concetto di lavoro ha causato l’abbandono da parte di ogni persona realmente qualificata.

Oggi a Milano non ci sono le risorse umane, le capacità o le competenze per raggiungere neanche il risultato più modesto.
A furia di disprezzare chi fa e di favorire chi gestisce, la città si è svuotata di ogni talento umano, rimanendo un regno della mediocrità ben presentabile e molto comunicativa che ormai informa.

Milano microcosmo di EcoAnemia
A Milano sono rimasti ormai solo i cialtroni…

Tutti questi “amministratori” si sono trovati in difficoltà con la fine dei contratti di lavoro a tempo indeterminato.

Ormai in Lombardia non è possibile lavorare se non ricorrendo a contratti atipici.
È venuto meno il flusso di talenti umani che in precedenza erano attratti dalla possibilità di lavorare a Milano.

Finito il posto fisso, i meridionali e, in generale, tutti gli immigrati che prima erano attratti dalla città hanno smesso di considerarla attraente (esclusi i delinquenti e i nullafacenti, ovviamente).

Il flusso di talenti umani da “amministrare” si è interrotto.
I “talenti” che si erano fermati prima si sono spostati altrove, o nel tempo sono andati in pensione.

Tutti questi esperti, che prima potevano gestire un enorme capitale di capacità realizzative, si trovano a “gestire” aziende che faticano a realizzare cose semplici.
A Milano sono rimasti solo i cialtroni.

Se negli anni scorsi i cialtroni riuscivano a nascondere la propria incapacità grazie a masse enormi di lavoratori che si lasciavano gestire in cambio di un posto di lavoro, oggi che il posto di lavoro non c’è più, il rubinetto si è chiuso.

Ed emerge la verità, nella sua cruda amarezza.
La città del design e della moda ha metropolitane che si allagano, non riesce a gestire in modo adeguato neanche le Ferrovie Nord, se fossero privatizzate.

Inizialmente, quando la città aveva ancora i capitali, si rivolgeva a imprese esterne.
Ma quelli che “amministrano” hanno esaurito i fondi e hanno iniziato a utilizzare solo risorse locali.

I risultati si vedono.

La chiesa (cattolica)

Milano microcosmo di EcoAnemia Her Own Destiny
Un solo modello economico : miseria, ignoranza, elemosina, umiliazione e compiacimento….

Un ente malefico e canceroso si è insediato nell’ex metropoli.
La chiesa (rigorosamente in minuscolo), che si riconosce in un solo modello economico : miseria, ignoranza, elemosina, umiliazione e compiacimento.

Si prefigge sempre di imporre il medesimo modello ovunque.

Là dove è forte, l’economia non può che degradare in una distesa di miseria, ignoranza, superstizione, violenza e servilismo.

Rappresenta una speranza nell’unico modo che aumenta la disperazione intorno a sé.
Questo è il suo modello di pietas : si pone come intermediario tra un mondo alto ed irraggiungibile e una massa di miserabili condannati e peccatori a cui dispensa la pietà divina.

Il suo modello economico è una distesa di poveri dannati e una cupola di ricchi, tra i quali (mediante opere di carità ed elemosina) fa da tramite.

La prima cosa che la Chiesa fa quando si rafforza è investire nel mattone, immobilizzando denaro e producendo un aumento dei prezzi.
A quel punto, attratti dall’aumento dei prezzi, moltissimi iniziano a investire nel mattone, immobilizzando a loro volta capitali.

Questo provoca una reazione a catena che annienta la liquidità in pochissimo tempo.
Lo spostamento di capitali verso il settore immobiliare provoca immediatamente il collasso dell’industria e riduce le dimensioni dell’artigianato, che tende sempre più a diventare un’attività di intermediazione.

Il suo rafforzamento in Lombardia, e in particolare a Milano, ha segnato il prosciugamento della liquidità impegnata inizialmente nello sviluppo.
Oggi, se chiedete a qualcuno di quali “capitali” disponga, a Milano vi diranno che possiedono immobili.
Ma che gli immobili non siano per definizione “liquidità” nessuno lo farà notare.

Una volta che la ricchezza viene immobilizzata nel mattone, la mancanza di liquidità uccide il resto dell’economia, lasciando solo il commercio di intermediazione e le banche.

A volte, il resto rimane in città, ma trasferisce le proprie attività altrove.

La procura di Milano

Un tempo Milano poteva vantare un’élite economica capace di dare forma alla città e di gettare le basi per il suo futuro.
Tale élite è stata però terrorizzata da Mani Pulite.

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Il milanese di oggi è un essere malvagio…

Sebbene l’inchiesta abbia coinvolto principalmente esponenti politici, i metodi argentini utilizzati per condurla (intercettazioni illegali, uso della carcerazione preventiva come forma di tortura per estorcere confessioni, uso della stampa come strumento di linciaggio) hanno provocato la fuga dell’intera classe dirigente.

Ormai sono pochissimi i grandi imprenditori che fanno affari in città.

Anche se vi risiedono.
Da anni, ormai, i pochi grandi imprenditori (monopolisti) rimasti, quando vogliono discutere qualcosa, prendono un aereo e vanno a parlare lontano dai microfoni della Procura di Milano.

Si riuniscono all’estero anche quando tutti i partecipanti sono milanesi.

Gli affari hanno lasciato la città, per paura degli inquisitori.

D’altronde, il monolite canceroso della Procura ha preso volentieri il posto dell’antica elite.
Se si conclude qualche “affare” in città, nel Palazzo di Giustizia se ne verrà a conoscenza.
Chi ha a disposizione tutti gli strumenti di indagine (e senza limiti) può sapere tutto.

Così, se qualche “affare” è condotto, occorre che qualche giudice, o qualche suo parente, sia presente al tavolo (si chiamano incarichi extragiudiziari : estimi, arbitrati, consulenze, perizie) e prenda la sua fetta di torta.

Altrimenti, puntuale, arriverà l’inchiesta.

La nuova elite economica di Milano è costituita da giudici, parenti di giudici e amici di giudici.
Non c’è grosso “affare” che non passi attraverso i canali deputati e che non riceva l’approvazione della Procura.

Ma i giudici non sono imprenditori : non creano capitale o affari, ma si limitano a entrare, personalmente o meno, in ogni affare succoso della città, che si tratti di una fusione di aziende o di un semplice fallimento.

Nulla avviene senza pagare dazio alla Procura.

Bigottismo maligno

Il milanese di oggi è, essenzialmente, un essere malvagio.
Gode, cioè, della sofferenza e della frustrazione altrui.

Milano microcosmo di EcoAnemia Her Own Destiny
Odiano e detestano tutto ciò che è gioia…

Esercitare una qualche forma di prepotenza, meglio se supportato da una massa di simili, è la sua massima aspirazione.
Meglio ancora se questo avviene sotto la bandiera di qualche altissimo valore.

L’insulto peggiore che possiate fare a questa città è essere felici.
Infatti, a Milano, è l’unica città italiana (e forse del mondo) dove i negozianti non sorridono ai clienti.

Provate a girare per la città senza uno sguardo arrabbiato, preoccupato o assente.
Vi prenderanno per dei pirla.

Il crimine peggiore che possiate commettere a Milano è essere felici senza che questo arrechi danno a qualcuno.
Una forma di competizione dalla quale qualcuno esca inferiore o umiliato, l’ostentazione di ricchezza.

Odiano e detestano tutto ciò che è gioia, divertimento, spettacolo e cultura.
Tutto ciò che, in sostanza, non comprendono.

Ogni forma di spettacolo è troppo rumorosa, troppo oscena o troppo, insomma, a patto che qualche milanese possa trovare una scusa per vietarla.

Non c’è iniziativa culturale che non provochi polemiche.
Seguite dall’immancabile divieto o dall’intervento censore dell’autorità.

Organizzare qualsiasi cosa che possa essere considerata svago, cultura o intrattenimento è difficilissimo, perché deve passare attraverso una selva di censori e alla fine della guerra dei veti incrociati ne risulterà qualcosa di insulso, vuoto, vecchio, snaturato e limitato.

Le uniche occasioni di svago, le uniche occasioni di divertimento e di cultura a Milano sono le occasioni di ostentazione.
Se si può ostentare il proprio status sociale, allora va bene.

Altrimenti, non ci si diverte.


Milano non si rilancerà mai.
Chi sa fare qualcosa e ama farlo, lascia perdere appena arrivano i soliti “milanesi”.

P.S. Sono “milanese” di nascita (ma felicemente “emigrata” dal 2016).


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